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Valerio Coletta
I migliori spot della storia dei Mondiali
11 lug 2018
11 lug 2018
Le réclame più iconiche dal 1990 ad oggi.
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Valerio Coletta
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La potenza evocativa dei Mondiali di calcio è talmente travolgente che in questo periodo quasi tutte le pubblicità cercano prendersi un pezzetto di quell’aura. Chiaramente le più importanti marche sportive dominano il settore, arrivando a girare dei veri e propri capolavori, narrazioni cult che rimarranno nell’immaginario più di alcune finali e di molti momenti di calcio vero.

 

Anche molti altri brand però vogliono dire la loro, creando momenti strani o divertenti che uniscono le contorte dinamiche pubblicitarie al mondo del pallone. Di seguito ho provato a fare una passeggiata nelle varie competizioni, cominciando da Italia ‘90, e scegliendo gli spot più belli, curiosi e pazzi, provando a trasmettere questa frenesia collettiva che ci prende ogni 4 anni.

 



Prima che Nike Football arrivasse a mangiarci il cervello con “Good VS Evil” del 1996 (quello con Cantona), gli spot sul calcio erano più tranquilli, meno ironici, meno veloci, meno film-di-fantascienza-che-vorrei-uscisse-al-cinema-subito, e a vederli oggi sembrano roba anni Sessanta. Ma attenzione, sono comunque molto belli. Questo della Rai per il Mondiale in casa sembra un saggio di danza metafisico scritto da persone con quel senso dell’umorismo che capiscono solo loro. Però guardandolo in prospettiva mi fa pensare che i modelli di riferimento erano meno forti e ognuno si esprimeva come voleva. Forse meglio questo che scimmiottare male ESPN.

 



 

Adidas invece sceglie di assemblare azioni e reazioni di grandi campioni sul brano “Funiculì funiculà”, chiaramente senza nessun livello di ironia. Oggi il generatore di meme che sta al centro della Terra esploderebbe.

 



 

Per darvi ancora l’idea del mood che avevano gli spot in quegli anni ho scelto anche questo su Franco Baresi per Gatorade. Ancora una volta viene scelto un brano classico, in questo caso di Ennio Morricone. Baresi si allena sul campo e in palestra, ma al confronto di un calciatore di oggi sembra un vecchio padre buono. La bottiglia di Gatorade ovviamente è in vetro.

 



 



Qualcuno lo ha dimenticato, qualcuno era troppo giovane, qualcuno non vuole ricordare; per sicurezza ripropongo questo spot dell’IP con Roberto Baggio con la giacca di pelle e un bambino che gli dice “me la rimbocchi tu la schedina?”.

 



 

Ma la pubblicità che avete appena visto non è niente senza il suo remake con Guzzanti che sicuramente è la cosa più divertente di questo pezzo.

 



 



Gli spot della Nike cominciano seriamente a piegare l’immaginario calcistico e a spostare l’attenzione degli appassionati di tutto il mondo. Questo vero e proprio cortometraggio, ormai di culto, tramanderà negli anni l’idea della Seleção brasiliana che si diverte, che scherza, che gioca a pallone come in spiaggia, filmando inoltre nel dettaglio i trick di Denilson e Ronaldo.

 

Questi ultimi erano diventati una delle maggiori attrazioni per i ragazzini dell’epoca che si impegnavano a copiarli in piazzetta con il Super Santos. In particolare quelli di Denilson sul nastro trasportatore erano diventati un saggio da emulare alla perfezione. La combo è la seguente: sombrero alzando la palla da terra, aggancio, due dribbling di suola sinistro-destro, alzare di nuovo il pallone, piccolo palleggio di piede e tunnel a un carrello. Prego, adesso fate voi.

 



 



Il problema di organizzare un Mondiale in Corea e Giappone è che poi ti becchi le pubblicità pazze di quei paesi. Ho scelto due spot che coinvolgono direttamente l’Italia e che trovo tanto geniali quanto irritanti. Nel primo viene ricostruita l’azione dell’espulsione di Totti in Italia-Corea del Sud. Dopo il fallo arriva Byron Moreno (un attore ovviamente, ci mancherebbe pure) e invece di tirare fuori il rosso dal taschino, estrae un gelato. Infatti è una pubblicità di un gelato fatta post-competizione. Fa impressione (e anche un po’ ridere) vedere i giocatori italiani interpretati da attori orientali con la parrucca che si disperano. Si intravede anche Giovanni Trapattoni con i capelli bianchi che protesta in panchina. Lars Von Trier non avrebbe saputo fare di meglio.

 



 

L’altro spot vede protagonista Pierluigi Collina, scelto per pubblicizzare i takoyaki, ovvero delle polpette fritte giapponesi. Credo che il senso del video sia che la testa di Collina è rotonda come queste palline di pesce. Qui il regista che mi viene in mente non è il danese Von Trier, ma David Lynch, guardare per credere.

 



 

Non potevo, in conclusione, escludere questa pubblicità della Pepsi del 2002 con Roberto Carlos, confezionata, a quanto pare, per il pubblico brasiliano. Essendo superfluo qualsiasi commento sullo spot, voglio continuare con il gioco dei registi fatto fino ad ora, tirando in ballo in questo caso il grande Mel Brooks.

 



 



Ok c’è anche l’Adidas. Questo spot è uno dei miei preferiti a tre righe perché rende reale quel gioco che potremmo chiamare “tu chi ti prendi?”. Ogni bambino si sceglie il suo calciatore preferito e quello entra nel campaccio in terra sotto casa per giocare. Quando lo facevo io, di solito, non usciva nessuno e mi ritrovavo a giocare a tedesca o a rigori. Comunque riguardando lo spot si notano una serie di cose assurde: il bambino che ha la possibilità di scegliere per primo un giocatore da tutta la storia del calcio sceglie Djibril Cissé. Io capisco che Nike si sia fregata tanti nomi importanti e capisco pure che il francese era nel suo momento top, ma davvero Cissé? In fondo sono dei bambini. Altra cosa che mi fa impazzire è che lo stesso bambino alla terza chiamata sceglie Defoe per poi mandarlo in porta (con tutti che ridono). Sono convinto che un bambino di oggi che gioca a Fifa tutto il giorno e che non ha mai visto un Super Santos di gomma non farebbe mai errori del genere.

 



 

Ho dovuto recuperare questo spot con Bonolis per mettervi di fronte al vostro vero “io”. Dopo aver vinto il mondiale eravamo così dopati che pubblicità come queste ci facevano ridere e ci fomentavano, oggi invece mi fanno pensare che abbiamo sfruttato molto male quella occasione. E comunque in Paradiso tutti vincono il mondiale, senza sapere però che tutti vincono il mondiale.

 



 



Lo spot “Write the future” è uno dei “film” più belli e sottovalutati mai scritti dalla Nike. Nel video si sottolinea il fatto che ogni calciatore è padrone del proprio destino, in grado con le sue sole forze di scrivere il proprio futuro e determinare, attraverso una scelta giusta o sbagliata, le fila della propria vita. Al centro dello spot ci sono le eventualità negative e positive, dilatate esponenzialmente, che seguono gli errori o i meriti conquistati dai vari campioni. I miei preferiti sono Rooney barbone che vive nella roulotte e dall’altro lato il doppio passo di Ronaldinho che viene clonato miliardi di volte in tutte le declinazioni possibili.

 



 

A chi si chiede perché l’Argentina non riesce più a vincere nulla nonostante la caratura della squadra io rispondo: ecco perché. Questo è lo spot in cui praticamente Dio dice di essere tifoso dell’Argentina, responsabile dei legni presi dalle altre nazionali e della mano di Maradona (quello lo sapevamo). Quando si dice “profilo basso”.

 



 



Spostandoci di 4 anni al Mondiale brasiliano torniamo subito a notare che l’Argentina continua a mettere una pressione clamorosa sulla sua squadra, questa volta scegliendo come principale testimonial Papa Francesco. Se non avete mai visto un mix YouTube dei gol di Messi in nazionale accompagnate dalle parole del Papa sappiate che praticamente questo spot è un mix dei gol di Messi in nazionale accompagnate dalle parole del Papa. Nonostante il filo di ironia (spero) con cui si gioca con il discorso del Santo Padre accostandolo ai grandi momenti della storia calcistica albiceleste, continuo a pensare che agli argentini serva un po’ più di tranquillità. Ragazzi state calmi, vi avevo detto di avere un profilo più basso.

 



 

Torniamo alla Nike che si cimenta in un ambiziosissimo film animato che ammetto però non essere uno dei miei preferiti. Sicuramente, comunque, è migliore di tanti film animati della DreamWorks, vediamo quali: Shrek 2, 3, 4 e lo spin off sul gatto, Shark Tale, Madagascar 1, 2, 3 e lo spin off dei pinguini, Bee Movie, Mostri contro alieni. La mia parte preferita dello spot è, ancora una volta, quella in cui Rooney lavora al porto trasportando pesci giganti sulla schiena.

 



 

Spot Fiat con Bruno Pizzul e Giovanni Trapattoni: nessun commento.

 



 

Ho quasi deciso che potrei collezionare spot calcistici stranieri in cui viene presa in giro la nazionale italiana. Questo è il secondo esemplare di questo nostro excursus e la pubblicità in questione è quella della birra Skol, molto amata dai brasiliani. Un gruppetto di italiani vestiti con stile coatto-elegante (qui ci hanno preso) si addentrano in un party mentre una folla verdeoro canta una canzone simpatica (credo, forse) sulle note dell’Inno di Mameli. Ve lo dico subito: è una trappola. La canzone elenca una serie di “cose” italiane fino ad arrivare a sorpresa al rigore sbagliato da Baggio a USA ‘94 e infatti a bordo piscina c’è Baggio che tira sopra la traversa mentre gli italiani reagiscono tipo “oh no, di nuovo” oppure “oh no ci hanno fregato”. Morale: andate solo alle feste organizzate in maggioranza da abitanti di nazioni contro cui non abbiamo perso una finale mondiale. Quindi tutte tranne il Brasile, sveglia!

 



 



Eccoci al Mondiale 2018, quello senza l’Italia e con l’Islanda, che fanno rispettivamente 60 milioni e 334 mila abitanti. In questo spot gli islandesi ricordano a noi e al mondo che sulla loro isola, infatti, non c’è nessuno.

 



 

Si intravedono figure ferme nella neve o che giocano dove molti di noi scivolerebbero mortalmente. Scorrono spazi bianchi e gelidi, case monocromatiche pastello, fiumi ghiacciati, niente muri ma esili e tranquille staccionate e poi un vento fresco che sventola le nuove maglie per la competizione, mentre dal nulla si alza il geyser sound che ha ammaliato tutti a EURO 2016. Nel colletto blu della maglietta si intravede la scritta Fyrir Island, che significa: per l’isola.

 

 

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