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I migliori gol di febbraio
03 mar 2022
Le punizioni di Verdi e Malinovskyi più molto altro.
(articolo)
7 min
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La seconda punizione di Simone Verdi contro lo Spezia (o la prima, se preferite)

Simone Verdi ha fatto gol su punizione al secondo pallone toccato con la maglia della Salernitana. Poco più di dieci minuti dopo, e un’altra manciata di palloni toccati, segna la sua doppietta su punizione. Non è la prima in Serie A, visto che col Bologna ne aveva realizzata una ancora più sorprendente - un gol di destro e uno di sinistro. Non può essere un caso, e nelle valutazioni spesso impietose su Verdi - che ha avuto la “colpa” di fallire in una grande squadra, il Napoli - ciò che non si può discutere è la sua tecnica, in particolare la sua tecnica balistica. Preferite il primo o il secondo gol su punizione? Nel primo la distanza è più ravvicinata, l’angolo più stretto, il calcio sulla palla è stato più tagliato; nel secondo calcia da più lontano, ha dovuto imprimere più forza, abbiamo potuto vedere la palla disegnare un arco dolcissimo prima di entrare in rete sfuggendo alle mani di Provedel.

Verdi compirà 30 anni a luglio. Dopo i fallimenti a Napoli e Torino (acquisto più caro della storia del club) ha ancora la possibilità di regalarci qualche stagione di magia da qualche parte. Dipenderà molto dalla sua tenuta fisica: dopo quella doppietta contro lo Spezia il corpo di Verdi è crollato di nuovo, affaticamento muscolare. Solo in questa stagione ha saltato 17 partite per problemi fisici vari. Chissà però che, come Saponara, un altro talento italiano fragile e delizioso, non possa rinascere proprio mentre tutti hanno perso le speranze.

Ruslan Malinovskyi contro la Juventus

Vi ricordate il tempo in cui si potevano ancora usare metafore belliche per descrivere il sinistro di Malinovskyi? Era il 13 febbraio e Juventus e Atalanta si affrontavano per dare un tono alla corsa per l’ultimo posto valido per la Champions League, una corsa in cui i bianconeri erano rientrati dopo aver recuperato diversi punti. Dalla loro potevano contare sull’entusiasmo dato dal mercato di gennaio, dall’arrivo di Vlahovic nello specifico. La partita fino a quel momento era stata combattuta, intensa come spesso sono le partite a Bergamo, ma senza prendere una direzione. Malinovskyi era entrato in campo da pochi minuti ed era stato lui a prendersi il fallo, evitando un’uscita azzardata di de Ligt, ma quando mai le punizioni da lì fanno paura? Anche la Juventus, nell’organizzare la barriera e sistemarsi in area si era mossa pigramente, come se quello fosse un momento per rifiatare, per poi ripartire a tutta. Anche l’idea che Freuler fosse sul pallone aveva rilassato l’ambiente, l'avrebbe messa in mezzo?

E invece poi il fulmine: il centrocampista svizzero se la fa scivolare alle spalle con una leggera suolata e il pallone diventa un confetto per Malinovskyi che può calciare piegando il corpo, dando al tiro una carica di forza ed effetto che Szczesny semplicemente non può arginare, forse non avrebbe potuto neanche se il tiro fosse passato a pochi centimetri dalla sua faccia. Su internet si trovano video con riprese di alcuni tifosi in curva, altri angoli da cui si capisce quanto il tiro dell’ucraino sia allo stesso tempo veloce e velenoso, con una parabola da grafico di fisica universitaria. Uno di quei tiri che non si vorrebbe mai smettere di vedere e rivedere.


Federico Bonazzoli contro il Milan

Nonostante la sua carriera sia andata in maniera molto diversa da come ci si aspettava, Federico Bonazzoli ha mantenuto una spensieratezza da giovane appena arrivato in Serie A. Ci sono pochi altri attaccanti più ambiziosi di lui in Serie A, e questo in parte è stata anche la ragione della sua rovina. Vedere una partita di Bonazzoli significa assistere a uno spettacolo di rovesciate sbucciate, passaggi forzati, trivele, tacchi finiti nel vuoto. Contro il Milan, però, Bonazzoli ha finalmente trovato la catarsi che cercava, dopo anni di prestiti, panchine e squadre disperate. Certo, Maignan esce con la sfrontatezza di Steven Seagal sguarnendo la porta, ma l’attaccante della Salernitana con la palla che gli arrivava lenta esattamente sul dischetto del rigore avrebbe potuto cercare soluzioni più pavide: proteggere il pallone col corpo per tentare un tiro più sicuro, ad esempio, o provare a indirizzare la palla di testa per evitare l’intervento di Theo Hernandez. Non fraintendetemi: l’idea di andare in rovesciata è anche dettata da ragioni da efficacia. Se Bonazzoli avesse aspettato che la palla ricadesse, infatti, probabilmente sarebbe stato raggiunto da Calabria e a quel punto tirare a rete sarebbe stato molto più difficile. Ma la ricercatezza nel trovare la giusta coordinazione, l’attesa per librarsi con le gambe verso il cielo, la tensione dei muscoli diretti verso la palla che sta per scendere come se fosse un antico sacerdote greco che cerca di capire il mistero del sole, e infine la violenza sfacciata di schiacciare la palla a terra, ecco, tutto questo è Federico Bonazzoli. Federico, mi sento di poterti parlare direttamente a questo punto: anche se le prossime cento rovesciate dovessero finire in curva non cambiare mai.


Dusan Vlahovic contro l’Empoli

Abbiamo detto e scritto tanto su Dusan Vlahovic nelle ultime settimane. Il calciatore più ambito della Serie A che passa a gennaio dalla Fiorentina alla Juventus, l’ennesimo passaggio di un talento da una all’altra società. Il centravanti serbo è arrivato per svegliare dal torpore i bianconeri, una squadra a cui in questa stagione semplicemente le cose non funzionavano in attacco. In queste prime partite ci sono stati momenti più o meno difficili, eppure la sola presenza di Vlahovic lì davanti è una promessa di felicità. Guardate questo gol: Vlahovic non è un calciatore particolarmente tecnico, la sensibilità, diciamo, non è la sua prima qualità, eppure è uno di quegli attaccanti che quando si avvicina la possibilità di un gol sembra drizzare le antenne, migliorare in tutto. Se servisse per fare un gol, probabilmente, saprebbe risolvere un complicato problema matematico. Il controllo che fa è, quasi letteralmente, irreale: il pallone di Morata gli arriva alle spalle, non sulla corsa quindi, ma dietro. Vlahovic sta correndo in avanti, il corpo spinge verso l’area di rigore eppure con l’esterno sinitro riesce a controllare il pallone, controllarlo a seguire, portarselo davanti, prepararsi al gol. Sul piede sembra avere il velcro, è un tipo di controllo che richiede una sensibilità notevole, un controllo che fece simile Benzema con la maglia della Francia. Anche il tocco sotto successivo, colpo presentissimo nel bagaglio del serbo, fatto col piede debole come fosse la cosa più semplice del mondo, ci dice quanto il rapporto tra lui e il gol, almeno al momento, è un rapporto meraviglioso.




Hamed Traorè contro la Fiorentina

Hamed Traoré sembra finalmente aver trovato la sua dimensione. Dopo anni di promesse e panchine, l’esterno del Sassuolo sta finalmente trovando continuità e soprattutto un suo ruolo in campo. Dionisi lo ha messo sull’esterno sinistro dove la sua conduzione palla miracolosa sembra ogni volta poter provocare un terremoto, e le cose per lui sembrano finalmente aver iniziato a funzionare. Traoré, in questo senso, sembra essere stato posseduto dall’eredità di Boga: guardate il modo con cui tocca il pallone a intervalli sempre più brevi, la sicurezza con cui punta Odriozola, il senso per la teatralità nel prendersi la pausa prima di tentare un dribbling difficilissimo tra due, facendosi passare il pallone da un piede a un altro. Traoré passa con un po’ di fortuna, perché il tunnel tocca il tacco dell’avversario aggiustando il pallone esattamente dove voleva che andasse, ma questo non toglie nulla alla forza con cui si è creato uno spazio per il tiro in area di pura fantasia. La precisione e la freddezza nel tiro sembrano scontati dopo il numero con cui è arrivato fino a quel punto, ma è esattamente ciò che divide il Traoré di oggi al Traoré di prima. L’esterno del Sassuolo viene da due gol e due assist nelle ultime tre partite: magari non terrà questa media per il resto della stagione, ma adesso sappiamo di cosa è capace.


Pedro contro il Napoli

Quanti calciatori di Serie A sono ambidestri al livello di Pedro? I due migliori sono probabilmente in questa classifica, ovvero Verdi e Pedro. Lo spagnolo sarebbe destro, ma contro il Napoli ha giocato a piede naturale - quando ha preso il posto di Felipe Anderson - e la sua classica azione a rientrare per il tiro lo portava naturalmente a concludere col sinistro. Da quel lato il suo ingresso ha aumentato esponenzialmente i pericoli per la porta di Ospina. Dopo pochi minuti ha provato la conclusione dal vertice dell’area, quasi da fermo, costringendo il portiere del Napoli a una parata forse più plastica che complicata con la mano di richiamo. Poco dopo gli arriva questa palla sputata fuori dall’area da Rrahmani dopo un cross su punizione. Pedro la guarda, accorcia il passo, e la colpisce così piena che pare di sentire il rumore per sinestesia. Il tiro non esce fuori angolatissimo, ma è forte, improvviso e ravvicinato, e Ospina ci arriva troppo in ritardo per poterlo respingere. È il nono gol stagionale, tre in più di quelli segnati lo scorso anno con la maglia della Roma.




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