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Daniele Manusia
I migliori gol del 2016
29 dic 2016
29 dic 2016
I gol di cui non dovremmo dimenticarci.
(di)
Daniele Manusia
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Come spesso succede le partite più belle del 2016 non sono state quelle più importanti e molti dei gol che adesso ricordo senza sforzo per il loro valore sono decisamente brutti:

nella finale tra Portogallo e Francia; quello di Sergio Ramos in Champions League contro l’Atletico, compensato solo in parte da quello di Carrasco che quanto meno non era brutto; quello di Zaza che di fatto ha deciso la Serie A. D’altra parte la tecnologia ha fatto cadere ogni barriera tra alto e basso e, nel calcio come nel resto, la bellezza si può trovare dappertutto. È impossibile anche solo pensare di poter scegliere “il gol più bello” per tutti, il canone come sistema di valori estetici condiviso - cosa è bello, cosa è di maggior pregio - ormai è solo questione di marketing, di quanto lo spingi sui social; ma la

esiste ancora, nonostante tutto, sta a noi cercarla e non accontentarci.

 

Ad ogni modo, lunedì sarà la Fifa a scegliere il vero gol dell’anno (in realtà il premio Puskas comprende i gol realizzati dal 30 settembre 2015 al 30 settembre scorso) nel modo più oggettivo che la Fifa è riuscita a trovare; per cui posso concedermi la libertà di compiere scelte il più personali possibile. Mi rendo conto che non tutti potranno essere d’accordo con l’arbitrarietà della mia classifica, al tempo stesso l’unico modo possibile per godersela è perdonarmi se non sono riuscito - non ci ho neanche provato, a dire il vero - a intercettare i vostri gusti e a trasferirli in una classifica

.

 

Sono rimasti fuori molti gol eccellenti, per le ragioni più diverse, che magari ho anche apprezzato - tipo la rovesciata di Shaqiri

; o la

nell’area del Belgio, anche perché il lancio di Bonucci è già stato premiato da

- e molti gol che avrebbero da soli composto una valida classifica alternativa sono citati solo di passaggio. Ma veniamo da un 2016 in cui troppo spesso siamo saltati l’uno alla gola dell’altro, per cui se avete qualche altro gol da segnalare dedicategli un paragrafo nei commenti. Sarò felice di leggervi, e sono sicuro che lo saranno anche i lettori arrivati dopo di voi.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=hKwceMcFngw

 

Ci sono due tipi di gesti tecnici individuali: quelli in cui la superiorità del singolo è puramente una questione di grandezza - un tiro incredibilmente forte o con una parabola a zig-zag, un’acrobazia che atleticamente equivale a un tuffo da dieci metri, un dribbling così veloce che l’avversario si trasforma in una statua di sale; e quelli che tirano in ballo un tipo di superiorità più complessa, fatta di tanti piccoli pezzetti di superiorità che si incastrano alla perfezione per creare un gol unico.

 

Nel gol di Dele Alli c’è un controllo del corpo e del pallone che tiene conto del movimento dell’avversario, della sua posizione, e della decisione di concludere con un tiro. Il controllo di piatto verso l’esterno e il sombrero in direzione opposta sono praticamente un gesto unico con cui si libera della pressione, poi ci sono l’eleganza della coordinazione da carillon e il pragmatismo nella scelta della conclusione: avrebbe potuto sparare la palla fuori dallo stadio cercando un gol ancora più bello di questo, ma ha mirato l’angolo basso dove sapeva che avrebbe avuto comunque molte possibilità di segnare. Mi piange il cuore a piazzarlo solo in decima posizione, ma la vita di un adulto è fatta ogni giorno di scelte difficili.

 

Ne approfitto per citare altri splendidi gesti tecnici che mostrano questo tipo di superiorità complessa: il classico elegantissimo tiro a giro sotto l’incrocio, a cui

aggiunge un pizzico di violenza nichilista; l’inno alla pigrizia realizzato da

in finale di Europa League, che appena entrato in area, anziché inventarsi un modo per saltare gli avversari o giocare con i compagni, lascia partire una frustata di esterno sul secondo palo, da fermo; o ancora il tiro senza angolo di

che dalla linea di fondo in corsa si avvita su se stesso e fa passare la palla nella cruna di un ago.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=rD4m_8PlPVE

 

Questo di Bale invece è un ottimo esempio di gesto poco poetico che esprime però una superiorità schiacciante che ammiro perché richiede meno artifici. Nel genere, avrei potuto citare la mezza rovesciata di

durante ottavi di Champions dello scorso anno, o

di

, ma del gol di Bale mi piace il fatto che non ci sia alcuna precipitazione, fretta, neanche esplosività. Sembra una scelta naturalissima per Bale, anche se in teoria la deviazione di Cristiano Ronaldo lo prende in controtempo e lo costringe a frenare la corsa e a fare un passo laterale. Un gesto che però non ha davvero niente di naturale, dal suo concepimento - in quanti avrebbero pensato a tirare? - all’esecuzione - in cui vedo una somiglianza con un lungolinea da fondo da campo nel tennis, come se Bale avesse trasformato la propria gamba sinistra nella Babolat di Nadal. Però, ripeto, la ragione per cui ho scelto di inserirlo in classifica è l’assoluta normalità con cui fa una cosa così eccezionale. L’idea che potrebbe farlo in ogni partita, o quanto meno provarci, ma che qualche scopo superiore lo costringe a una quotidianità più semplice.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=RrbAJJlGTWA

 

La cosa meravigliosa di questo gol è il modo in cui la squadra - intesa come come organismo che si muove in modo coordinato con scopi e intenzioni comuni - in quel momento migliore del mondo, collassa sul buco nero della corsa di Morata. Una volta che Morata ha lasciato Alaba alle sue spalle, le connessioni tra i giocatori del Bayern svaniscono, si trasformano in tessere del domino che cadono l’una dopo l’altra. Anche quando Morata scarica, con una lucidità invidiabile, su Cuadrado, la squadra di Guardiola fatica a riprendere forma sul piano ormai inclinato e Cuadrado è l’unico a mantenere l’equilibrio, fisico e mentale: si muove al rallentatore mentre Lahm rotola giù dalla montagna, e poi calcia con calma nell’angolo alto che Neuer, con la sua posizione da hockey, non può coprire.

 

Ma il vero motivo per cui amo questo gol è la manina con cui Cuadrado chiama palla all’inizio dell’azione, mentre Morata sta già facendo qualcosa di assolutamente incredibile che però non sembra impressionare granché Cuadrado mentre regola la sua corsa per non finire in fuorigioco e andare al passo del compagno. Morata e Cuadrado potrebbero quasi correre su due campi diversi, sembrano due azioni diverse montate su uno schermo parallelo che poi alla fine si incontrano. Ogni volta che guardo questo gol sono indeciso se guardare solo Morata o solo Cuadrado.

 

Quel quarto di finale è andato come è andato, ma devo confessare che in quel momento la corsa in verticale di due giocatori, fianco a fianco senza quasi guardarsi, mi era sembrato un modo bellissimo di giocare a calcio. Questo gol ha di fatto tagliato fuori un’altra corsa fantastica di un giocatore che non è Messi, che anzi non ha neanche lontanamente le qualità di Messi, e cioè il gol di

poche settimane dopo quello di Cuadrado, in semifinale di Champions League. Ed è proprio perché apprezzo i sistemi complessi e l’organizzazione di alto livello che riesco a godermi quei momenti in cui l’anarchia di un individuo abbastanza coraggioso riesce a disordinare un’intera squadra.

 

Per compensare, due gol di squadra:

che arriva dopo una combinazione da manuale tra i quattro giocatori offensivi del Bilbao; e

che insomma non è proprio un gol corale ma il modo in cui il francese aspetta Filipe Luis e usa la sua sponda per spostare la difesa e crearsi lo spazio del tiro mi sembra comunque denotare intelligenza tattica non comune.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=7b82BGKcAuI

 

Ognuno di noi ha capito a un certo punto che il Leicester avrebbe davvero vinto il campionato. Io l’ho capito quando ho visto Vardy caricare il tiro. Il lancio di Mahrez è da restare a bocca aperta, il modo in cui esce dalla pressione laterale del Liverpool inventandosi un lancio golfistico di cinquanta metri, di cui aveva calcolato anche i rimbalzi per farlo arrivare sulla corsa di Vardy, che da parte sua non ci pensa un secondo prima di caricare e lasciar andare la gamba. Spostate l’azione sul vertice destro dell’area di rigore e il tiro di Vardy è comunque abbastanza audace, ma a quella distanza non ha semplicemente senso.

 

Altre prodezze rimaste fuori a cui mi fa pensare il gol di Vardy: la bomba al volo di

con il cucchiaio di Johannsson che gli arrivava da dietro; il tiro al volo di

che è il sogno di chiunque abbia giocato a calcio non da attaccante: la palla che ti viene incontro in aria alla distanza perfetta per preparare un tiro di collo pieno che o entra e diventi l’eroe del giorno o mandi il pallone oltre la rete e ti tocca andare a cercarlo in strada. Certo, se non avesse avuto bisogno della schiena del portiere per entrare in porta sarebbe stato meglio.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=8Wk7wrcdcag

 

Per chi segue Romelu Lukaku da quando

la sensazione di epifania che si accompagna a questo gol dovrebbe essere familiare. Epifania che si banalizza nel pensiero immediato: “Questo è il vero Lukaku!”. Che Lukaku sappia usare il proprio corpo come la carenatura di una nave per fendere il ghiaccio, e non come un impaccio che gli impedisce di esprimere a pieno la sua tecnica, non è solo una bella notizia per chi ha riposto in lui, in un momento o in un altro, qualche speranza - la scorsa stagione è stata la migliore della maturità di Lukaku dal punto di vista realizzativo, 25 gol in 45 partite. Il dominio fisico di un grande attaccante sui difensori è un piacere del tutto autosufficiente, il tipo di piacere che si nel vedere un evento naturale

, come un temporale che piega le cime degli alberi, dalla finestra calda della propria camera da letto. In questo caso Lukaku manda in pezzi una delle difese più forti fisicamente della Premier League: Ivanovic sembra già disperato quando scivola provando ad usare tutto il suo corpo per ostacolare Lukaku, Mikel è semplicemente troppo passivo mentre Cahill si dimentica quale sia il piede forte di Lukaku facendosi prendere dal panico: dalla paura che Lukaku possa segnare

.

 

Diego Costa ha segnato molti altri grandi gol da attaccante nel corso dell’anno e credo ne segnerà molti anche nel prossimo (

oltre all’anticipo da rettile c’è il calcolo dell’angolo con cui colpire la palla che ha qualcosa di incredibile, che mi fa pensare che Diego Costa sia uno di quelli che in area di rigore possono giocare anche bendati). Ma devo citare almeno il movimento di

, così controintuitivo che ha insegnato ai difensori, e a noi, a non dare mai per scontati i giocatori che consideriamo mediocri.

 



 



 

 

Il gol di Locatelli è un raro caso in cui il 2016 ha fatto combaciare la pressione di una partita importante con un gesto tecnico fuori dal comune. Come si è sentito Locatelli dopo aver segnato è facile capirlo dalla sua reazione, il mistero è cosa ha pensato prima di decidere di calciare da quella posizione. Anzitutto: se si possono ancora fare tiri così dritti e violenti anche con questi palloni, perché i calciatori non tirano più spesso in questo modo? Poi: Locatelli l’ha colpita di collo pienissimo o con una parte di esterno? Io l’ho guardato davvero molte volte e non sono riuscito a capirlo.

 

Alex Sandro quasi si scansa, Buffon non fa neanche in tempo a staccare i piedi da terra che la palla lo ha già superato. I tiri che colpiscono la traversa prima di entrare in porta sono i miei preferiti, quei tiri che grazie all’elasticità della traversa riprendono vita dopo averla toccata come la pallina di un flipper sulle sponde. Nel tiro di Locatelli c’è una tale precisione, necessaria per l’angolo strettissimo a disposizione, unita alla violenza di un maschio ventenne sicuro dei propri mezzi fino all’incoscienza che l’effetto finale è quasi spaventoso. La reazione corretta da avere dopo un gol del genere è quella avuta da Montella.

 



 

 

Altri tiri assurdi che per qualche ragione fisica sono entrati in porta quest’anno: quello di

di cui è eccezionale anche la preparazione, la delicatezza con cui Boufal mette a terra un campanile che arrivava dal centrocampo (Boufal che

ha detto di essere consapevole che il suo gioco “énerve”, che potremmo tradurre con un piano “irrita”, ma che forse sarebbe più corretto rendere con “fa rosicare”); il fulmine scagliato da

all’Europeo; il gol da centrocampo di

e - menzione speciale - il gol da prima di centrocampo di

.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=oSFzVpTXG8M

 

Di questo gol se ne è parlato molto e anche recentemente. Personalmente ho l’impressione che troppo dipenda dal movimento sincrono dei due difensori, giustificato solo in parte dalla microfinta di Ozil, che evita l’impatto con il difensore proveniente da dietro senza fare praticamente nulla e senza forse neanche rendersene conto.

 

La cosa che trovo meravigliosa di questo gol è il pallonetto sul portiere, il controllo millimetrico con cui Ozil fa passare la palla sopra la mano del portiere anziché tirare nella porta vuota. C’è qualcosa di intenzionale nell’umiliazione che Ozil fa subire al portiere e ai difensori e questa forma di superiorità, per quanto crudele, ha una sua bellezza.

 

Ozil non è un giocatore barocco, non al punto da aspettare, dopo aver dribblato il portiere, il ritorno di un secondo difensore solo per poterlo dribblare insieme al primo con un’unica finta; ma è un giocatore più pericoloso di quello che siamo portati a pensare. Quando un calciatore del suo talento gioca una partita senza fare un passaggio eccezionale pensiamo sempre sia una questione di carattere, ma l’Ozil di questi ultimi tempi sta mostrando un carattere da killer scelto, un potenziale da predatore che magari nel 2017 vedremo esprimersi ancora in misura maggiore.

 

Ed è questa cinica efficienza che mi fa preferire il suo gol con il Ludogorets all’assolo infinitamente più complesso e forse anche più unico di

. Payet potrebbe passare novanta minuti a correre in giro per il campo con la palla al piede facendo cadere avversari, ha un tale controllo sul pallone che gli avversari devono solo sperare che compia la scelta sbagliata e gli calci addosso mentre loro scivolano; questo è il modo in cui Payet giocherebbe sempre se potesse. Payet è un leone che corre dietro a ogni gazzella che vede sapendo che sprecherà molte corse, Ozil è il tipo di predatore che prepara la trappola e aspetta che la vittima si presenti alla porta di casa sua con una scatola di cioccolatini. Sto scegliendo i migliori gol per cui non posso dilungarmi troppo, ma c’è questo tipo di spietatezza anche nei migliori passaggi di Ozil, fateci caso. Non sono sicuro che Ozil sia una bella persona, anche se sembrerebbe di sì.

 

 


 



 

 

Questo gol è diventato virale ed è entrato tra i tre finalisti del premio Puskas (e secondo me dovrebbe vincere: è molto più bello di

, molto diverso da

che dipende in parte dalla debolezza delle sue avversarie) .

 

Non ho idea di come sia possibile una parabola del genere e sarebbe troppo facile prendersela con il pallone. In fondo non è che di gol del genere se ne vedano ogni domenica. Anzi, fate una prova. Prendete la prima persona che vi capita a tiro e fategli vedere il video in pausa prima che Faiz Subri arrivi sulla palla. La persona che avrete scelto probabilmente ha già capito che si tratta di un gol (perché su YouTube la Storia non la fanno i pali né tanto meno i tiri fuori), ma voi chiedetegli

entrerà il pallone. Chiedetegli con che piede e con che parte di esso colpirà la palla Faiz Subri, con quale parabola la palla entrerà in rete. Poi ripetete l’esperimento con altre 10 persone. Anzi, facciamo 100. E vediamo in quante risponderanno: “Tiro di esterno destro, parabola a uscire sul secondo palo”.

 

Poi controllate i dati anagrafici delle persone che hanno risposto correttamente e vi accorgerete che probabilmente saranno tutte sotto i 12 anni. È impossibile che un adulto abbia ancora la libertà immaginativa per vedere questo gol prima che glielo mostriate. Ed è per non confrontarsi con i limiti della propria immaginazione che gli adulti, poi, cercano scuse per sminuire l’evento eccezionale a cui hanno appena assistito. I fantasmi non esistono, Babbo Natale non esiste e tutti i gol incredibili segnati nei campionati scrausi di tutto il mondo sono colpa dei palloni.

 

O del portiere. Che, in questo caso, con il suo comportamento aggiunge valore al gol. Un bonus del tipo: ingannare il portiere facendogli perdere il senso dell’orientamento come dopo averlo bendato e fatto girare su stesso dieci volte. I portieri in casi del genere hanno sempre le reazioni migliori. Il portiere del Pahang F.C, appena realizzato cosa è successo, ha avuto la reazione che dovremmo avere anche noi: è caduto in ginocchio e si è girato verso Faiz scandalizzato.

 

La punizione di Faiz Subri esclude dalla mia classifica quella di

in Copa America. Il gol con cui è diventato il primo marcatore della storia dell’albiceleste, ed è anche una delle punizioni più belle che Messi abbia tirato. Nel replay da dietro si vede che la mano di Brad Guzan copre lo spazio che separa la palla dalla base della traversa

ma la parabola di Messi non si muove solo da sinistra verso destra, con l’effetto violento di un sasso che esce da quelle fionde composte da due lacci e un sacchetto (si chiamano

) ma anche dall’alto verso il basso. Messi controlla la profondità e trasforma Guzan in una figurina bidimensionale, perché i pensieri di Messi entrano direttamente nella palla attraverso i suoi piedi.

 

 


 



 

 

Non ho resistito, la combo “assist di tacco volante + mezza rovesciata in testa al difensore” per me è (quasi) imbattibile. Non sono un fan delle acrobazie per partito preso, come non lo sono dei trick fatti nella propria camera da letto o su un palco montato

, ma ci sono casi in cui il gesto atletico non è il cuore della questione. Il modo in cui

ha usato il proprio corpo nella sua rovesciata stagionale, ad esempio, non ha niente di atleticamente apprezzabile: non stacca il piede da terra e non fa nulla per nascondere la propria pesantezza; non c’è niente di magico né di ultraterreno, eppure è meravigliosa la forza che riesce a imprimere alla propria rotazione e la parabola che sceglie di dare alla palla - calcolando, probabilmente, i pochi metri di cui era avanzato il portiere.

 

Nel caso del gol di Boateng con l’assist di Tana l’atletismo gioca la sua parte, ma è una parte di minoranza rispetto alla componente di follia richiesta sia dall’assist che dal tiro. Se quello di Faiz Subri è un gol immaginabile solo se hai 12 anni, quello di Boateng è perfetto per i trentenni pazzi che non hanno niente da perdere. Nel calcio purtroppo i singoli gesti hanno breve durata, ma nella vita è importante, di tanto in tanto, dichiarare a chi ci vede che intenzioni abbiamo e come pensiamo che vada trascorso il nostro tempo su questa terra. Questo è la dichiarazione poetica di Kevin-Prince Boateng (grazie anche a Tana, è bene ricordarlo: perché la loro sintonia è quasi romantica). Lo dico senza ironia, perché in un’epoca di falsi bomber, sempre strisciatamente violenti, diventa doveroso ricordare di apprezzare i veri gesti da pazzo, gli unici da cui può nascere una bellezza reale.

 

 


 



 

 

Ho deciso di premiare con il primo posto il gol di Jordan Blondel perché l’effetto sorpresa che ho provato quando l’ho visto per la prima volta è ancora intatto al centesimo replay. Non è un gol

come quello di Faiz Subri, o

tipo quello di Boateng, ma c’è Blondel trasforma una palla morta in un pallonetto di tacco al volo con la grazia semplice con cui un padre piega un foglio di carta trasformandolo in aeroplano per il proprio figlio.

 

Jordan Blondel aveva fatto un altro gol assurdo già lo scorso marzo - saltando due avversari a centrocampo e poi tirando

- ma questo gol attraversa tutte le categorie di peso calcistiche esistenti, mostrando un talento che, in condizioni diverse, avrebbe potuto dire la sua anche ai livelli più alti. Se per qualche ragione Blondel si trovasse a giocare la finale di Champions League e gli arrivasse una palla simile, potrebbe ripetere esattamente quel gesto anche trovandosi davanti, mettiamo, Manuel Neuer. Dopo il gol,

(‘92) si è detto felice perché era il suo primo gol della stagione e poi perché la sua squadra puntava alla salvezza, ha sintetizzato dicendo di aver “sentito” che il portiere era alle sue spalle e che quello era il gesto “da fare”, di aver capito dopo, quando si sono congratulati con lui, di aver realizzato “un bel gol”.

 

Questo è un gol che include la grandezza dello scorpione di

di pochi giorni fa e ne amplifica il significato, venendo da un campionato minore e da un giocatore qualsiasi. Il

per cui ho deciso di metterlo in prima posizione è racchiuso nei passettini che Blondel compie per coordinarsi, finendo col dare la schiena alla porta. L’Avranches, in cui gioca Blondel, è una squadra normanna che nel logo ha disegnato il Mont Saint-Michel, una delle mete turistiche più visitate di Francia, un isolotto su cui sorge un antico santuario che la marea separa o unisce alla terra ferma. In quei tre passettini Blondel ha espresso un senso del tempo naturale e un’armonia con gli elementi che è una specie di omaggio all’andare e venire delle maree: un passo in più e Blondel sarebbe stato sommerso dall’acqua.

 

Mi sembra giusto chiudere questa classifica con un gesto che non cambia niente alla carriera di un giocatore sconosciuto, ma che ci ricorda l’importanza di un singolo gesto unico. Con la speranza che comincerete il 2017 concentrandovi sull’esattezza dei vostri movimenti quotidiani anziché sulle teorie del successo che vi impongono dall’esterno. Non dovete essere affamati, né pazzerelli, dovete solo cercare di fare del vostro meglio con le persone che avete intorno. E magari, se siete fortunati, vi arriva la palla perfetta per fare un tacco da fuori da area.

 

 

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