Come spesso succede le partite più belle del 2016 non sono state quelle più importanti e molti dei gol che adesso ricordo senza sforzo per il loro valore sono decisamente brutti: quello di Eder nella finale tra Portogallo e Francia; quello di Sergio Ramos in Champions League contro l’Atletico, compensato solo in parte da quello di Carrasco che quanto meno non era brutto; quello di Zaza che di fatto ha deciso la Serie A. D’altra parte la tecnologia ha fatto cadere ogni barriera tra alto e basso e, nel calcio come nel resto, la bellezza si può trovare dappertutto. È impossibile anche solo pensare di poter scegliere “il gol più bello” per tutti, il canone come sistema di valori estetici condiviso – cosa è bello, cosa è di maggior pregio – ormai è solo questione di marketing, di quanto lo spingi sui social; ma la bellezza reale esiste ancora, nonostante tutto, sta a noi cercarla e non accontentarci.
Ad ogni modo, lunedì sarà la Fifa a scegliere il vero gol dell’anno (in realtà il premio Puskas comprende i gol realizzati dal 30 settembre 2015 al 30 settembre scorso) nel modo più oggettivo che la Fifa è riuscita a trovare; per cui posso concedermi la libertà di compiere scelte il più personali possibile. Mi rendo conto che non tutti potranno essere d’accordo con l’arbitrarietà della mia classifica, al tempo stesso l’unico modo possibile per godersela è perdonarmi se non sono riuscito – non ci ho neanche provato, a dire il vero – a intercettare i vostri gusti e a trasferirli in una classifica che avreste potuto scrivere voi.
Sono rimasti fuori molti gol eccellenti, per le ragioni più diverse, che magari ho anche apprezzato – tipo la rovesciata di Shaqiri a cui, però, ho fatto vincere la classifica dei gol dell’Europeo; o la meravigliosa sequenza controllo-tiro di Giaccherinho nell’area del Belgio, anche perché il lancio di Bonucci è già stato premiato da Emiliano Battazzi nel listone sugli assist – e molti gol che avrebbero da soli composto una valida classifica alternativa sono citati solo di passaggio. Ma veniamo da un 2016 in cui troppo spesso siamo saltati l’uno alla gola dell’altro, per cui se avete qualche altro gol da segnalare dedicategli un paragrafo nei commenti. Sarò felice di leggervi, e sono sicuro che lo saranno anche i lettori arrivati dopo di voi.
- Dele Alli vs Crystal Palace (Premier League 15/16)
Ci sono due tipi di gesti tecnici individuali: quelli in cui la superiorità del singolo è puramente una questione di grandezza – un tiro incredibilmente forte o con una parabola a zig-zag, un’acrobazia che atleticamente equivale a un tuffo da dieci metri, un dribbling così veloce che l’avversario si trasforma in una statua di sale; e quelli che tirano in ballo un tipo di superiorità più complessa, fatta di tanti piccoli pezzetti di superiorità che si incastrano alla perfezione per creare un gol unico.
Nel gol di Dele Alli c’è un controllo del corpo e del pallone che tiene conto del movimento dell’avversario, della sua posizione, e della decisione di concludere con un tiro. Il controllo di piatto verso l’esterno e il sombrero in direzione opposta sono praticamente un gesto unico con cui si libera della pressione, poi ci sono l’eleganza della coordinazione da carillon e il pragmatismo nella scelta della conclusione: avrebbe potuto sparare la palla fuori dallo stadio cercando un gol ancora più bello di questo, ma ha mirato l’angolo basso dove sapeva che avrebbe avuto comunque molte possibilità di segnare. Mi piange il cuore a piazzarlo solo in decima posizione, ma la vita di un adulto è fatta ogni giorno di scelte difficili.
Ne approfitto per citare altri splendidi gesti tecnici che mostrano questo tipo di superiorità complessa: il classico elegantissimo tiro a giro sotto l’incrocio, a cui Hazard (vs Tottenham) aggiunge un pizzico di violenza nichilista; l’inno alla pigrizia realizzato da Sturridge (vs Siviglia) in finale di Europa League, che appena entrato in area, anziché inventarsi un modo per saltare gli avversari o giocare con i compagni, lascia partire una frustata di esterno sul secondo palo, da fermo; o ancora il tiro senza angolo di Salah (vs Palermo) che dalla linea di fondo in corsa si avvita su se stesso e fa passare la palla nella cruna di un ago.
- Gareth Bale vs Legia Varsavia (Champions League 2016/17)
Questo di Bale invece è un ottimo esempio di gesto poco poetico che esprime però una superiorità schiacciante che ammiro perché richiede meno artifici. Nel genere, avrei potuto citare la mezza rovesciata di Luis Suarez (vs Arsenal) durante ottavi di Champions dello scorso anno, o il tiro dell’aquila di Simone Verdi (vs Samp), ma del gol di Bale mi piace il fatto che non ci sia alcuna precipitazione, fretta, neanche esplosività. Sembra una scelta naturalissima per Bale, anche se in teoria la deviazione di Cristiano Ronaldo lo prende in controtempo e lo costringe a frenare la corsa e a fare un passo laterale. Un gesto che però non ha davvero niente di naturale, dal suo concepimento – in quanti avrebbero pensato a tirare? – all’esecuzione – in cui vedo una somiglianza con un lungolinea da fondo da campo nel tennis, come se Bale avesse trasformato la propria gamba sinistra nella Babolat di Nadal. Però, ripeto, la ragione per cui ho scelto di inserirlo in classifica è l’assoluta normalità con cui fa una cosa così eccezionale. L’idea che potrebbe farlo in ogni partita, o quanto meno provarci, ma che qualche scopo superiore lo costringe a una quotidianità più semplice.
- Cuadrado vs Bayern Monaco (Champions League 2015/16)
La cosa meravigliosa di questo gol è il modo in cui la squadra – intesa come come organismo che si muove in modo coordinato con scopi e intenzioni comuni – in quel momento migliore del mondo, collassa sul buco nero della corsa di Morata. Una volta che Morata ha lasciato Alaba alle sue spalle, le connessioni tra i giocatori del Bayern svaniscono, si trasformano in tessere del domino che cadono l’una dopo l’altra. Anche quando Morata scarica, con una lucidità invidiabile, su Cuadrado, la squadra di Guardiola fatica a riprendere forma sul piano ormai inclinato e Cuadrado è l’unico a mantenere l’equilibrio, fisico e mentale: si muove al rallentatore mentre Lahm rotola giù dalla montagna, e poi calcia con calma nell’angolo alto che Neuer, con la sua posizione da hockey, non può coprire.
Ma il vero motivo per cui amo questo gol è la manina con cui Cuadrado chiama palla all’inizio dell’azione, mentre Morata sta già facendo qualcosa di assolutamente incredibile che però non sembra impressionare granché Cuadrado mentre regola la sua corsa per non finire in fuorigioco e andare al passo del compagno. Morata e Cuadrado potrebbero quasi correre su due campi diversi, sembrano due azioni diverse montate su uno schermo parallelo che poi alla fine si incontrano. Ogni volta che guardo questo gol sono indeciso se guardare solo Morata o solo Cuadrado.
Quel quarto di finale è andato come è andato, ma devo confessare che in quel momento la corsa in verticale di due giocatori, fianco a fianco senza quasi guardarsi, mi era sembrato un modo bellissimo di giocare a calcio. Questo gol ha di fatto tagliato fuori un’altra corsa fantastica di un giocatore che non è Messi, che anzi non ha neanche lontanamente le qualità di Messi, e cioè il gol di Saúl Ñíguez (vs Bayern Monaco) poche settimane dopo quello di Cuadrado, in semifinale di Champions League. Ed è proprio perché apprezzo i sistemi complessi e l’organizzazione di alto livello che riesco a godermi quei momenti in cui l’anarchia di un individuo abbastanza coraggioso riesce a disordinare un’intera squadra.
Per compensare, due gol di squadra: Susaeta (vs Borussia Dortmund) che arriva dopo una combinazione da manuale tra i quattro giocatori offensivi del Bilbao; e Griezmann (vs Real Madrid) che insomma non è proprio un gol corale ma il modo in cui il francese aspetta Filipe Luis e usa la sua sponda per spostare la difesa e crearsi lo spazio del tiro mi sembra comunque denotare intelligenza tattica non comune.
- Jamie Vardy vs Liverpool (Premier League 15/16)
Ognuno di noi ha capito a un certo punto che il Leicester avrebbe davvero vinto il campionato. Io l’ho capito quando ho visto Vardy caricare il tiro. Il lancio di Mahrez è da restare a bocca aperta, il modo in cui esce dalla pressione laterale del Liverpool inventandosi un lancio golfistico di cinquanta metri, di cui aveva calcolato anche i rimbalzi per farlo arrivare sulla corsa di Vardy, che da parte sua non ci pensa un secondo prima di caricare e lasciar andare la gamba. Spostate l’azione sul vertice destro dell’area di rigore e il tiro di Vardy è comunque abbastanza audace, ma a quella distanza non ha semplicemente senso.
Altre prodezze rimaste fuori a cui mi fa pensare il gol di Vardy: la bomba al volo di Gnabry (vs Werder Brema) con il cucchiaio di Johannsson che gli arrivava da dietro; il tiro al volo di Bogdanov (vs Dinipro, credo) che è il sogno di chiunque abbia giocato a calcio non da attaccante: la palla che ti viene incontro in aria alla distanza perfetta per preparare un tiro di collo pieno che o entra e diventi l’eroe del giorno o mandi il pallone oltre la rete e ti tocca andare a cercarlo in strada. Certo, se non avesse avuto bisogno della schiena del portiere per entrare in porta sarebbe stato meglio.
- Romelu Lukaku vs Chelsea (FA Cup 2015/16)
Per chi segue Romelu Lukaku da quando non era ancora la sua dimensione calcistica la sensazione di epifania che si accompagna a questo gol dovrebbe essere familiare. Epifania che si banalizza nel pensiero immediato: “Questo è il vero Lukaku!”. Che Lukaku sappia usare il proprio corpo come la carenatura di una nave per fendere il ghiaccio, e non come un impaccio che gli impedisce di esprimere a pieno la sua tecnica, non è solo una bella notizia per chi ha riposto in lui, in un momento o in un altro, qualche speranza – la scorsa stagione è stata la migliore della maturità di Lukaku dal punto di vista realizzativo, 25 gol in 45 partite. Il dominio fisico di un grande attaccante sui difensori è un piacere del tutto autosufficiente, il tipo di piacere che si nel vedere un evento naturale inarrestabile, come un temporale che piega le cime degli alberi, dalla finestra calda della propria camera da letto. In questo caso Lukaku manda in pezzi una delle difese più forti fisicamente della Premier League: Ivanovic sembra già disperato quando scivola provando ad usare tutto il suo corpo per ostacolare Lukaku, Mikel è semplicemente troppo passivo mentre Cahill si dimentica quale sia il piede forte di Lukaku facendosi prendere dal panico: dalla paura che Lukaku possa segnare entrando in porta con il pallone.
Diego Costa ha segnato molti altri grandi gol da attaccante nel corso dell’anno e credo ne segnerà molti anche nel prossimo (qui vs Newcastle oltre all’anticipo da rettile c’è il calcolo dell’angolo con cui colpire la palla che ha qualcosa di incredibile, che mi fa pensare che Diego Costa sia uno di quelli che in area di rigore possono giocare anche bendati). Ma devo citare almeno il movimento di Robson Kanu (vs Belgio), così controintuitivo che ha insegnato ai difensori, e a noi, a non dare mai per scontati i giocatori che consideriamo mediocri.