Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
I migliori di Wimbledon (finora)
08 lug 2016
08 lug 2016
10 punti molto belli prima delle ultime partite.
(di)
(foto)
Dark mode
(ON)




 



 

Il declino di Dimitrov è così triste e ineluttabile che ogni sua bella partita, ogni suo bel punto, si è trasformato in una forma di nostalgia, in un bigliettino infilato nel collo di una bottiglia da un multiverso in cui il talento troppo ampio trova sempre il modo per non andare sprecato. E allora ammiriamo questa palla corta per quello che è, godiamo dell’eleganza con cui prepara il colpo, di come strozza improvvisamente un movimento del tutto mascherato. Di come la pallina schizza esternamente dopo aver toccato il limite estremo della riga. Tennis per il tennis: facciamocelo bastare.

 





 



 

Credo fermamente che il talento sia una responsabilità, se vuoi sprecarlo devi farlo quanto meno in modo interessante. Per questo ci sono pochi atleti al mondo che disprezzo più di Gasquet, un tennista che ha dichiarato che il numero di partite che vince di solito

Che sciatteria. Il suo modo di stare in campo, così involuto, così deresponsabilizzato, mai migliorato da quando aveva 20 anni, è una forma di passivo-aggressività nei confronti di chi aveva chiesto di più alla sua carriera. È una cosa così smaccata che mi aspetto che prima o poi comincerà a guardare in camera dopo i suo grandi punti, tipo Frank Underwood, aprendo una comunicazione con il pubblico intensissima e tutta nella sua testa. Quasi ogni colpo si porta dentro un sottotesto chiaro: “ringraziate che gioco ancora, e comunque lo faccio per i soldi”. Guardate qui, guardate come si era fatto schiacciare sui teloni da Ramos Vinolas, dico: da Ramos Vinolas. Per riacchiappare questo punto gli è toccato fare una corsa in avanti sfiancante, rialzando una pallina a un millimetro da terra. Dopo ritorna indietro a testa bassa, con una smorfia mezza sofferente mezza disgustata, come a dire “guarda che mi tocca fare”.

 

 




 



 

L’idea alla base del mio odio per Gasquet è la stessa che è alla base del mio amore per Nick Kyrgios. Perché, sebbene con una certa superficialità si è portati a pensare che Kyrgios è un coglione che si sta buttando via, sta proprio facendo l’esatto opposto. Cioè ce la sta mettendo tutta per diventare il miglior giocatore al mondo. Certo, poi ha 20 anni, è bello, intelligente e molto cool, e non perde occasione per divertirsi e fare qualcosa di scemo che rompe la cerimoniosa atmosfera del circuito. Ma in campo Kyrgios è teso come una corda di violino. Ogni tanto impazzisce con l’arbitro, il pubblico o con qualche nemico immaginario ma è il suo modo di stare sul pezzo, di non far scendere la tensione agonistica di un filo.

 

E poi il suo talento è quasi sboccato e certe volte prende pieghe di arroganza raramente viste su un campo da tennis. Questo colpo è un lob tirato con la racchetta in mezzo alle gambe, mentre una palla avvelenata sta in mezzo ai piedi e non c’è altro modo di colpirla che fare questa cosa.

 

 


 

 

https://www.youtube.com/watch?v=fRQvfSeSddE

 

Fognini alza di un paio di livelli la difficoltà del colpo eseguito da Kyrgios,ma i colpi di Fognini non contano niente e hanno spesso un sottotesto simile a quello di Gasquet. Solo che privo di sfumature da commedia borghese di Resnais. Vederlo esultare dopo questi colpi estemporanei è quasi volgare, non andrebbe neanche commentato.

 

Già me lo immagino Fognini, dopo il ritiro ad appena 32 anni, vincere i tornei dei circoli di Portofino e replicare gli stessi colpi, sorridendo appena alle signore ricche di mezza età in visibilio.

 

 


 

https://vimeo.com/173491522

 

Se fossi Marcus Willis, il giorno dopo la mia partita con Federer, sarei andato a scaricarmi il match intero. Lo avrei guardato facendo scorrere i momenti di inadeguatezza come se non fossero mai successi, poi avrei messo stop nei punti in cui c’è stata una partita alla pari con Roger Federer. Avrei registrato tutti quei punti, li avrei salvati in una cartella del pc per mostrarli a mio figlio, tra vent’anni, in una domenica pomeriggio piovosa sul divano. Col tablet sulle ginocchia, a guardare un album di gif. Questa ci sarebbe entrata di diritto. Non so se il figlio avrebbe riconosciuto la totale differenza tra Willis e il contesto che lo circonda. Non solo il suo fisico “morbido”, ma il suo modo di stare in campo così profumato di circolo. Quei movimenti laterali un po’ impacciati, le aperture corte e anti-moderne. Il back affettato verticalmente.

 

In questo punto aveva attirato Federer a rete con un back corto laterale in una zona grigia del campo. Poi aveva provato il lob, provocando la volé dorsale del Re. Willis ci arriva e vuole provare una palla corta incrociata, però scivola e gli scappa lunga. Federer mette un rovescio quasi sulla riga di fondo ma Willis riesce a rialzarsi, tornare e alzare un lob vincente. Se Willis fosse una persona meno modesta e integra di quello che è, a questo punto mostrerebbe a suo figlio il momento esatto in cui Federer deve abbassare la testa per un suo lob.

 

 




 



 

Sinceramente non so perché Dustin Brown abbia deciso di fare il tennista. Tra tutte le cose a cui un personaggio simile avrebbe potuto dedicarsi il tennis è una delle più ridotte. È tipo quando conosci qualcuno di veramente molto brillante e interessante e poi, quando gli chiedi che lavoro fa, ti dice una cosa che non avresti davvero mai associato a lui. Questo certo non significa che Dustin Brown interpreti il tennis come un lavoro, piuttosto è un modo come un altro per esprimere sé stesso. E c’è tanto Dustin Brown in questo colpo sotto le gambe, nella quantità di cose sbagliate che fa, ma tutte giuste se allineate alla sua prospettiva. La risposta di dritto che non è un top, che non è un back, che non è niente; l’attacco in back che parte dalla riga di fondo, come se fossimo nel 1978. Poi, dopo che il passante di Kyrgios riceve la deviazione del nastro, non ci pensa nemmeno a fare cose che potrebbero fargli perdere il controllo: arretrare di un paio di passi, provare a giocare una demi-volé profonda, o qualsiasi altra cosa che lo faccia sembrare un atleta. Allarga impercettibilmente la gamba destra e ci mette la racchetta.

 

 


 



 

In questa classifica sono rientrati diversi colpi di tennisti che hanno il difetto di giocare in una posizione di campo troppo arretrata, che spesso li costringe a miracoli di controintuizione. È bello quindi che ci sia spazio per Feliciano Lopez, surclassato dalla gioventù di Kyrgios ma sempre capace di offrire una delle migliori interpretazioni del tennis su erba nel 2016. In questo punto viene preso in controtempo da Kyrgios, ma fa in tempo ad avere il riflesso per tirare un dritto da racchettoni all’incrocio delle righe. Non è tanto il colpo in sé, quanto la posizione da dove è arrivato. Lopez è uno dei pochi tennisti che in difesa invece di correre all’indietro va in avanti per ridurre la porzione di campo da coprire.

 

 




 



 

Questo punto non è spettacolare, ma d’altronde poche cose del gioco (e forse della vita) di Raonic sono spettacolari. Ma è un punto importante perché è un punto coraggioso, perché Querrey aveva in qualche modo ributtato palla di là e un Raonic normale, ovvero un Raonic che fa 999 pensieri prima di colpire, avrebbe fatto quattro passi indietro, avrebbe lasciato rimbalzare la pallina, avrebbe fatto arrivare Querrey con la pancia sulla rete, con un margine minore per passarlo, e poi avrebbe tirato un dritto avvelenato dalle incertezze. Qui invece fa due passi in avanti, non ci pensa, e tira uno schiaffo violento sulla riga, giusto, deciso, da giocatore che sa di essere forte. Raonic è diventato grande.

 

 


 

 



 

L’origine dell’applicazione del termine ‘veronica’ alla volée alta di rovescio è strana. Il concetto deriverebbe dal modo in cui i toreri tengono la cappa in attesa della carica del toro. La sensibilità propriocettiva con cui la esegue Federer, quel grado irripetibile di atletismo ed eleganza, è solo di Federer.

 

La fotografia di questo colpo, circolata molto ieri, in cui sembra che Federer stia letteralmente volando, sarebbe un buon calco per la statua che per forza di cose all’All England Club gli tributeranno dopo il ritiro.

 



 

 


 



 

Andy Murray è un giocatore eccezionale non solo grazie ai suoi pregi ma anche, in qualche modo, a causa dei suoi difetti. Le sue letture di gioco non sono sempre state all’altezza del suo talento: negli scorsi anni per esempio restava troppo passivo, lasciando il controllo degli scambi agli avversari. Forse per questo è riuscito a sviluppare degli espedienti raffinatissimi, e davvero all’altezza del suo talento, per tirare colpi vincenti anche da situazioni in cui non è perfettamente in controllo.

 

Qui tira un rovescio lungolinea con la precisione golfistica che lo contraddistingue. Kyrgios risponde con un dritto lungolinea forte per riequilibrare l’inerzia dello scambio. A quel punto Murray, che sembra essere preso leggermente in controtempo, va sulla palla come se dovesse giocare un back passivo, che si rivela in realtà una palla corta. Kyrgios è ancora troppo giovane per capire che, se non vuole cedere un vantaggio psicologico, non può rosicare a un vincente di un avversario.

 

Se nel tennis la fase difensiva è un arte, Murray ne è il Klimt.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura