È stato un mese particolare per la Serie A. Innanzitutto perché ci si è fermati per le Nazionali. Durante una pandemia quasi tutti i giocatori di quasi tutte le squadre sono partiti per l’estero, hanno incontrato compagni, colleghi, amici. Abbiamo visto l’Italia di Mancini esaltarsi senza il proprio allenatore, risultato positivo al coronavirus. Poi è stato il momento della scomparsa di Maradona, da celebrare in stadi ancora vuoti, con minuti di silenzio che sembravano eterni. In mezzo a tutta questa stranezza, però, il nostro campionato si sta riavvicinando alla normalità. Le partite con risultati pazzi sono diminuite, la pioggia di gol anche. Una squadra, il Milan, ha preso la testa, come spesso accade a questo punto della stagione. Per i gol incredibili, che il mese scorso erano stati tantissimi, non è stato un grande mese, ma insomma: la bellezza è negli occhi di chi guarda.
Zaza contro l’Inter
Solitamente tendiamo a premiare i gol che sono belli “come gol”, ovvero dove il marcatore fa qualcosa di incredibile, o al massimo gol che sono grandi azioni corali, quando una squadra si comporta come un'orchestra in un momento di trance. Ma quando in un gol la bellezza arriva da un singolo che però non è chi segna, che facciamo, lo ignoriamo? Il tacco con cui Meite libera Zaza per la conclusione merita di essere ricordato qui, dove si parla dei migliori gol, perché solo a livello di definizione da vocabolario non è un gol. La sua giocata - improvvisa, inaspettata - fa passare il Torino da una situazione di possesso non particolarmente pericolosa a una in cui il pallone è in rete.
Seguendo Meite per tutta l’azione, dal primo recupero dell’Inter al passaggio, non lo vediamo mai guardarsi alle sue spalle, tanto meno guardare Zaza. La sua giocata è quindi di puro istinto, sensazione confermata dagli eventi che il compagno doveva essere lì. Meite avrebbe potuto quindi fare quella giocata anche bendato, anche capultato sul campo all’improvviso con un paracadute. Un passaggio di tacco che oltre essere incredibilmente utile alla causa, è anche proprio bello, con il calciatore che si lascia scivolare il pallone oltre la figura per evitare l’intervento di Bastoni per poi delicatamente colpirlo col tacco e metterlo delicatamente tra i piedi di Zaza. Meite non è un calciatore particolarmente raffinato o creativo, ma nel calcio capita che ogni tanto il genio si manifesti nella normalità.
Ibrahimovic contro il Napoli
Dieci anni fa Arrigo Sacchi offese involontariamente Zlatan Ibrahimovic, dopo una partita in Champions con l’Auxerre in cui aveva segnato due gol, il primo dei quali toccando la palla in allungo con la punta del piede, perché secondo lui se avesse portato un numero di scarpe inferiore al suo 46 o 47 (ovvero: se avesse avuto i piedi più piccoli) non ci sarebbe arrivato. Dopo il derby di ottobre, vinto dal Milan 2-1 con doppietta di Ibra, Sacchi ha detto alla Gazzetta che, oltre ai gol, era «fenomenale» anche per come ha vinto tutti i duelli fisici della partita. E insomma passano gli anni e Ibrahimovic continua ad essere troppo per le difese avversarie: col piede troppo lungo, troppo alto, troppo grosso, troppo forte. Ma non è tanto il vantaggio fisico di per sé, né quello tecnico, che rendono speciale Ibra, quanto piuttosto il modo unico in cui li ha sempre usati. L’elasticità muscolare e la tecnica di tiro sono qualità che hanno anche altri, ma quanti le hanno usate per segnare in rovesciata da centrocampo con il portiere fuori dai pali? Oppure, guardando il gol segnato al Napoli chiedetevi: quanti centravanti non solo avrebbero anticipato Koulibaly così in alto, ma avrebbero anche angolato con quella forza la palla?
Il fatto è che se per segnare basta che alzi la palla al limite dell’area e la tua punta la schiaccia sul palo lontano il calcio diventa un gioco davvero facile. La linea rossa che unisce le varie tappe della carriera di Ibrahimovic, la cosa che lo ha contraddistinto in ogni momento e che ha conservato anche adesso a 39 anni, è la capacità di far sembrare le cose più semplici di come sono in realtà. Il suo carisma, che dal vivo deve essere spaventoso, che sui difensori deve avere un effetto pietrificante, viene anche da quest'aura di superiorità, simile a quella che devono avere i grandi giocatori quando scendono di categoria o, ancora di più, quando finiscono a giocare con i dilettanti. Solo che Zlatan non è mai sceso di categoria, fa sempre parte dell’élite. Il difensore davanti a cui è saltato è considerato tra i migliori al mondo. Il portiere è nel giro della Nazionale italiana. Eppure vicino a lui sembrano... degli esseri umani normali. Zlatan Ibrahimovic fa parte di quella ristrettissima categoria di giocatori che sembrano davvero venuti da un pianeta diverso rispetto ai loro avversari.
Mkhitaryan contro il Parma
Gagliardini contro il Sassuolo
Forse è passato troppo tempo da quando Gagliardini ha impressionato tutti con la maglia, sempre nerazzurra, dell’Atalanta, ma quello che piaceva e sembrava unico di quel giovane centrocampista difensivo/offensivo, a suo agio vicino alla propria difesa e al limite dell’area avversaria, nel togliere palla a un avversario come nel giocare a pochi tocchi nello stretto, era proprio la velocità di reazione. Ancora oggi, che di acqua ne è passata molto sotto ai ponti, e giudizi a volte esagerati anche, quando i ritmi si alzano e Gagliardini si muove in verticale viene fuori questa abilità che è un insieme di equilibrio, tecnica e sensibilità sul pallone. Adesso, non possiamo sapere se la palla gli si alza dopo il controllo per errore, probabilmente è così, anzi, ma la velocità con cui Gagliardini si coordina per calciare di esterno sul palo lontano - non esattamente la più semplice delle finalizzazioni - ricorda da vicino la brillantezza di quel ragazzo col numero 4. Gagliardini è uno di quei giocatori apprezzati forse più dagli allenatori che dai loro stessi tifosi, e forse non è adattissimo a contesti più controllati, a ritmi più bassi e con una funzione che richieda una precisione alta, ma almeno quando guardiamo gol possiamo essere tutti d’accordo sul talento alla base della sua fortuna professionale e che fa ben sperare per il futuro, visto che ha ancora 26 anni.
Quagliarella contro il Torino
Mi sembra che da quando prepariamo questo articolo sui più bei gol di ogni mese di Serie A, ogni mese c'è almeno un gol di Quagliarella, anche nei mesi in cui non segna o il calcio è fermo. Non scopro nulla, l'attaccante della Sampdoria è storicamente famoso per fare gol belli, non solo belli poi, ma molto personali, gol che è anche difficile chiamare à la Quagliarella, perché nessuno riesce a riprodurli, per cui diventa ridondante parlare di gol alla Quagliarella di Quagliarella.
Questo per dire che anche questo gol, che è bello in maniera più canonica, è un gol da grande attaccante capace di coordinarsi anche con un pallone che arriva alle sue spalle, di guardare dietro ma al tempo stesso sapere dove si trova la porta e il portiere, anche in questo gol c'è qualcosa di Quagliarella. Guardate come si prepara al tiro: i due passi che fa prima di colpire il pallone con una mezza sforbiciata. Nei gol di Quagliarella c'è sempre una tensione tra un gesto elegante come la danza classica e una gommosità da cartone animato. È difficile da spiegare, ma insomma sono praticamente 15 anni che Quagliarella è difficile da spiegare, e ci va benissimo così.