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I 5 minuti in porta di Olivier Giroud
09 ott 2023
09 ott 2023
5 minuti fuori controllo di Genoa-Milan.
(copertina)
Foto IMAGO / ABACAPRESS
(copertina) Foto IMAGO / ABACAPRESS
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Essere un giocatore di movimento e decidere di andare in porta per sostituire il portiere appena espulso della propria squadra è un’improvvisa assunzione di responsabilità e di rischio. Non so se la scelta abbia a che vedere più col sentirsi in obbligo nell’assolvere un compito oggettivamente difficile o col sentirsi di essere chiamati in causa da un momento fuori dall’ordinario. Da spettatori sembra semplicemente accadere: essendo finite le sostituzioni un giocatore tra quelli rimasti in campo prende i guanti e la maglietta sudata dell’espulso, s’infila il tutto velocemente come fossero accessori arrangiati, e, travestitosi da portiere, si mette in porta. Le azioni da svolgere sono tre: scegliere, vestirsi e parare, le stesse che ha compiuto Olivier Giroud negli ultimi cinque minuti di Genoa-Milan di sabato sera.

Giroud diventa Maignan

Il Milan è passato in vantaggio da otto minuti con un gol contestato di Pulisic. Il risultato è 0-1. Al novantacinquesimo, su un lancio al volo di Vasquez da dietro la metà campo, Ekuban s’infila tra Bartesaghi e Thiaw, li supera facilmente in accelerazione fino a trovarsi davanti Maignan che, appena fuori l’area di rigore, lo anticipa in elevazione di testa piazzandogli il ginocchio destro tra petto e collo. Ekuban crolla a terra per il colpo, Maignan anticipa di testa anche Gudmundsson, torna nell’area piccola e si butta sul campo per il dolore al ginocchio. Constatati i due uomini a terra, l’arbitro Piccinini ferma il gioco e viene subito richiamato dal VAR. All’on field review, verificato il fallo, Piccinini espelle Maignan non per “chiara occasione da gol” ma per “intervento in gioco pericoloso”.

Il Milan non può più effettuare sostituzioni. Nei concitati momenti successivi all’espulsione del portiere, in campo largo si vede Pulisic correre verso la panchina seguito a passi più lenti da Giroud. Cambia l’inquadratura e, mentre l’arbitro Piccinini si spiega con Maignan dicendogli «l’ho visto» - riferendosi al fallo -, dal fuoricampo arriva Giroud, che ha già scelto. Piccinini lo riconosce immediatamente come il giocatore che indosserà la maglia da portiere, il sostituto designato, e gli indica Maignan come a volergli dire «prendi le sue cose».

Il momento della vestizione è fugace, non ci sono parole o consigli da elargire, ma solo brevi azioni da compiere. Giroud sfila il guanto destro a Maignan, che poi gli porge anche il sinistro e la sua maglia verde brillante. Giroud se la infila immediatamente sopra la sua, non la indossa perfettamente, la lascia arrotolata sull’addome con un pezzo di maglia bianca con banda verticale rossonera che sbuca sotto la verde, come a evidenziare visivamente uno scarto tra l’essere un portiere e il fare il portiere, come a dire «sì, in questo momento sono un portiere, il doppelgänger di Benoît Costil - suo sosia -, ma guardate che sotto rimane comunque la maglia numero 9 da attaccante di Olivier Giroud». Giroud in questo rito della vestizione sembra un monaco con una tunica mai provata prima perché proveniente da un altro ordine religioso. È il novantanovesimo.

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Nel post-partita, alla domanda fatta dal giornalista di Sky: «perché tu in porta?» Giroud risponde: «Perché sono il più grande di taglia e ché quando ero piccolo mi piaceva andare in porta». Negli articoli che riportano l’intervista quel più grande di taglia è stato tradotto come «il più alto». Leggendo i dati sull’altezza dei giocatori del Milan, Giroud, coi suoi 192 cm (dati Transfermarkt) è senza dubbio più alto della maggior parte dei compagni di squadra - 1 centimetro più di Maignan, 15 centimetri più di Pulisic il quale subito dopo l’espulsione, secondo le parole di Pioli, si era diretto verso la panchina chiedendo di poter andare lui in porta - ma non è il più alto tra quelli presenti in campo. Thiaw è infatti più alto di lui di 2 centimetri. Escludendo che la definizione possa corrispondere all’essere il più grande di età, e quindi a un’assunzione di responsabilità per via anagrafica, quel «più grande di taglia» sembra piuttosto coincidere con la semplice relazione tra centimetri e chilogrammi (93 chilogrammi quelli di Giroud, stavolta dati Wikipedia), ovvero col giocatore in grado di occupare più volume possibile sulla riga della porta, nello spazio tra i pali e la traversa.

Fuori posizione

Sul calcio di punizione nato dal fallo di Maignan, Giroud si apposta sul palo e “muove” la barriera come se con la sua mano sinistra impugnasse una protesi invisibile con la quale spostare i giocatori “un po’ più a destra e un po’ più a sinistra”. È una visione così comune durante una partita che quando un portiere compie questi movimenti non ci si fa nemmeno caso. Vederli fare a Giroud dà però un senso di straniamento; è come se, tra urla che si sentono distintamente e movimenti sincopati della mano, fosse un attore in overacting.

Mentre Gudmundsson attende il fischio dell’arbitro per calciare, Martinez, il portiere del Genoa, e Dragusin si avvicinano a lui per consigliargli come tirare. Uno con le labbra poggiate sull’orecchio sinistro, l’altro sull’orecchio destro, i due sembrano delle figure diaboliche pronte a svelare a Gudmundsson il modo segreto in cui quel tiro si trasformerà in gol. Giroud si sistema in porta con più spazio da coprire alla sua destra, il lato da cui proviene il tiro. La maglia verde è scesa del tutto sulla parte superiore del suo corpo. Theo Hernández sembra indicargli il punto esatto in cui piazzarsi. Al momento del tiro, Gudmundsson opta per la scelta più semplice e forse la più controintuitiva: non tira a rientrare sopra la barriera né sul palo del portiere. Il suo è un tiro secco, centrale, in grado di mettere in difficoltà Giroud proprio sul fondamentale della parata. Tomori allunga il piede destro e devia il tiro sulla traversa. Sul prosieguo dell’azione, è lo stesso Tomori a mandare il pallone in calcio d’angolo di testa. Quindi c'è un non portiere in porta, e un altro non portiere come Tomori si improvvisa portiere con i piedi.

Giroud batte i pugni sulla traversa, nel punto in cui è stata colpita dal pallone, come se volesse ringraziarla e al tempo stesso scaricare tutta la tensione emotiva del momento, del suo sentirsi fuori posizione, ma sopravvissuto. Sull’azione successiva, che parte dallo stesso calcio d’angolo, Giroud si muove nell’area piccola con dei movimenti laterali prima sulla riga di porta e poi all’interno della stessa area. È come se volesse seguire l’azione e contemporaneamente misurare l’area che lo circonda con le gambe, in modo spannometrico. Dopo che Calabria ha ribattuto un cross basso, il pallone viene lanciato verso il centrocampo da Musah. Leão dopo un primo rimbalzo lo controlla. In quel momento uno dei giocatori più veloci al mondo ha una metà campo possibile da divorarsi, con un uomo davanti, e la porta sguarnita. Pregustiamo un altro momento inusuale ma Piccinini, che segue l’azione a distanza, decide di non applicare la regola del vantaggio (perché?!), fischia un fallo in attacco di Martinez su Musah ed espelle per doppia ammonizione anche il portiere del Genoa. È il centoduesimo, sono passati cinque minuti dalla fine del recupero segnalato dal quarto uomo, tre da quando Giroud si è “travestito” da Maignan e ora c’è un altro portiere da sostituire.

Intermezzo

Rassegnato per il cartellino rosso ricevuto, Martinez si toglie subito la sua maglia giallo fluorescente convinto di doverla dare a un compagno. Corre verso il centro del campo e parla con qualcuno fuoricampo, mentre con la mano destra tiene la sua maglia da un lembo come se fosse un consunto straccio bagnato. La maglia viene consegnata nelle mani di Dragusin che senza proferire parola e quasi schifato in meno di due secondi la lancia a Kutlu. Non si sa se Dragusin si sia rifiutato di eseguire il compito per cui sembrava essere stato designato da Martinez, se abbia preferito dire di no. Il tempo di quattro replay delle ultime azioni e si scopre con sorpresa che il Genoa, avendo ancora delle sostituzioni a sua disposizione, può far entrare il secondo portiere Leali.

La partita in quel momento raggiunge un livello di ribaltamento in cui sembra davvero possa succedere di tutto, qualsiasi cosa più o meno strana o fuori dall'ordinario.

La parata

Il gioco riprende con un calcio di punizione a favore del Milan. Giroud per diminuire la pressione sulla propria difesa lancia il pallone nella metà campo avversaria. Leão la spizza di testa ma il Genoa con quattro velocissimi passaggi di prima, tutti al volo, entra di nuovo nell’area di rigore del Milan. È un’azione bellissima, da calcio-tennis. Un colpo di testa in avanti di Frendrup, un passaggio di Puscas e uno di Gudmundsson che sembrano due smash leggeri, un tacco volante di Ekuban a scavalcare Bartesaghi e Calabria. È un’azione simile a quella che ha portato all’espulsione di Maignan. In questo caso però Puscas invece d’infilarsi in mezzo tra i due difensori supera Calabria in accelerazione sulla sua sinistra ed entrando in area di rigore si porta in avanti il pallone di testa.

In questo esatto momento Puscas ha il pallone pochi centimetri davanti al proprio corpo e Giroud è appena fuori l’area piccola. Tra lui e il pallone sembra esserci una distanza enorme, saranno almeno sei metri, sembrano molti di più. Il pallone rimbalza una volta a terra, Giroud compie due veloci passi in avanti e si tuffa verso di esso con l’obiettivo di deviarlo a mano aperta. Ci riesce, lo tocca col braccio destro, per lo slancio cade di schiena mentre il pallone rimbalza dietro di lui. Da terra si spinge all’indietro per agguantare il pallone prima di Gudmundsson, lo blocca definitivamente e come se fosse un gigantesco armadillo si raggomitola su se stesso. Mentre è a terra in questa posizione ultradifensiva, la maggior parte dei compagni gli corre incontro, lo tocca, lo colpisce con delle pacche, lo ringrazia. È Giroud con indosso la maglia di Maignan, una strana doppia personalità.

Come sapeva Giroud che sarebbe riuscito a colpire il pallone? «Lo sapeva, e basta» aveva scritto Daniele Manusia cogliendo il suo lato mistico in un gol all’Inter nel derby di ritorno della stagione 2021/22. Anche stavolta Giroud sembra solo saperlo.

Sull’azione successiva, l’ultima della partita, Giroud esce fino al limite destro dell’area di rigore per prendere il pallone dopo un colpo di testa di Thorsby. Piccinini fischia la fine. È il centoquattresimo, sono passati solo cinque minuti da quando Giroud è entrato in porta, e mentre è ancora col pallone in mano i compagni corrono verso di lui per onorarlo. È un gigantesco abbraccio costruito da almeno sedici giocatori che si stringono in maniera caotica tra di loro, un insieme di maglie bianche e tute rosse che circonda il loro santo e lo festeggia. Nel rito collettivo Giroud quasi scompare, di lui si vede solo la ciocca platino dei capelli.

Nelle interviste post-partita Giroud è raggiante, ha ancora indosso la maglia di Maignan, se l’è tolta e rimessa perché ha il nome e il numero del portiere davanti, sul petto, come a sancire un ringraziamento nei confronti del portiere per l’esperienza vissuta, bella - dice - «quasi» come fosse un gol.

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A Dazn nel suo italiano perfetto descrive la parata così: «ho preso il mio coraggio e sono andato davanti la palla. Non pensavo di vivere questo tipo di emozioni, dall’altra parte, nella porta, ma è molto importante aver fatto questa parata».

In fondo, scegliere di mettersi in gioco, fuori posizione, fuori fuoco, significa spesso voler sperimentare nuove sensazioni, viverle per poi incorniciarle in un ricordo. Lui ha detto che con quella maglia verde brillante farà così, la metterà in un quadro.

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