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Foto di Vincenzo Pinto/Getty Images
Classificone Emanuele Atturo 20 settembre 2016 4'

I 5 migliori inserimenti di Marco Parolo

Breve storia delle incursioni in area del centrocampista della Lazio.

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A 22 anni Marco Parolo era in Serie C, alla Pistoiese, dove giocava poco e pensava di smettere del tutto. D’altronde non era né veloce né particolarmente tecnico: aveva un fisico abbastanza normale e non passava la palla meglio degli altri. In un’amichevole estiva la Pistoiese riesce a fermare la Fiorentina sul pareggio e a fine partita Prandelli – all’epoca allenatore dei “viola” – dichiara: «Dovremmo avere tutti la grinta di Parolo, che gioca due categorie sotto di noi».

 

Oggi Parolo ha più di 200 presenze in Serie A e 26 nella Nazionale italiana, di cui ha fatto il titolare nell’ultimo Europeo in Francia. Per certi versi Parolo rappresenta il maggior esponente di quella classe di calciatori italiani non particolarmente dotati arrivati tardi ad alti livelli, quando nessuno se li aspettava, per prendere il posto di chi invece ha tradito le aspettative. Calciatori con un percorso di carriera anomalo, tortuoso, e che hanno compensato il poco talento con l’umiltà, il sacrificio, la disciplina. In pratica, l’ossatura dell’Italia operaia degli ultimi Europei (Parolo, Giaccherini, Barzagli, Pellè, Eder).

 

Parolo è modesto anche nelle ambizioni (quando gli chiedono cosa avrebbe fatto se non avesse fatto il calciatore risponde “l’animatore turistico”) e spesso mostra un’umiltà quasi auto-annullante (“quello che dice il mister è legge”).

 

Le sue migliori caratteristiche sono anche tra le meno appariscenti nel calcio, e questo non lo ha aiutato ad arrivare presto a giocare ad alti livelli. La qualità migliore di Parolo è una delle più sottovalutate: l’inserimento senza palla. Il calcio è un gioco di “tempi” e Parolo li sa leggere per correre verso la porta con una specie di sesto senso. Una dote che gli ha fruttato 30 gol in Serie A, 5 dei quali realizzati contro il Milan, l’avversario di questa sera. Ho scelto i 5 migliori inserimenti senza palla di Marco Parolo: 5 gol che i laziali possono leggere come una buona profezia mentre i milanisti come una specie di esorcismo.

 

 

  1. vs Napoli, pallonetto di testa

 

 

 

Diamo subito l’idea dello spettro calcistico dentro cui è racchiuso Marco Parolo. Quando deve descriversi con le sue parole si limita a dire “corro tanto”; quando invece gli chiedono qual è il miglior complimento che ha ha ricevuto dice: “centrocampista box to box”, cioè un centrocampista bravo a difendere quanto ad attaccare, con una visione del calcio verticale. Un tipo di giocatore molto amato nel calcio inglese ma visto in Italia in rari casi (uno di questi, Marco Tardelli, è anche quello a cui Parolo viene accostato e che lui stesso considera “il suo modello”). Quando Parolo si trova in area sa bene come muoversi e quando impatta la palla di testa lo fa da attaccante, pensando più a colpire l’area vuota della porta che a colpire forte. In questo gol contro il Cesena tira un rigore di testa, mentre nella gif sopra realizza una fantascientifica palombella su Morgan De Santis.

 

 

  1. vs Sampdoria, di sinistro scavato

 

La Lazio di Pioli in fase di attacco posizionale amava spesso allargare il gioco sulle fasce per poi sovraccaricare l’area di tagli verticali dei centrocampisti. Parolo era un vero “sniper” di queste situazioni, tanto che quando la macchina di Pioli girava alla perfezione – due anni fa – il centrocampista brianzolo è riuscito a segnare 10 gol in campionato. Questo contro la Sampdoria – finalizzato da centravanti, con una palla colpita leggermente sotto per alzarla sotto la traversa –  vuole sottolineare soprattutto l’armonia e l’ineluttabilità di questi movimenti di squadra (specie quando girava quel Felipe Anderson). Ma a prescindere dal sistema, Parolo si muove verso la porta come un predatore, con tempi d’attacco modulati al millimetro sulla preda: in questo caso, contro la Spagna, arriva all’impatto passeggiando con l’andatura cadenzata sul tempo di gioco; mentre in quest’altra azione, contro il Chievo, inizia una corsa addirittura fuori dall’inquadratura.

 

 

  1. vs Atalanta, armato da Cassano

 

Quando giocava nel Parma l’istinto a muoversi in verticale senza palla di Parolo trovava la sua complementarità mistica in Antonio Cassano. Il barese si sfilava verso il centrocampo per ricevere e armare gli inserimenti di esterni e centrocampisti che calavano verso la porta avversaria come una pioggia di dardi. Qui Parolo chiude un uno due che scende da dietro in modo quasi violento, ed è ancora una sentenza al volo di sinistro, il piede teoricamente debole.

 

 

  1. vs Atalanta, mezza rovesciata

 

 

 

È naturale che con queste doti Parolo si sia costruito un portfolio di gol da calcio d’angolo di tutto rispetto. Schiacciando di testa gettandosi in corsa da un trenino di giocatori, dopo un contromovimento verso il centro oppure concludendo a incrociare dopo un primo controllo mezzo fortuito. Ma il mio preferito è senz’altro questo contro l’Atalanta, non tanto per la mezza rovesciata in sé, quanto per l’intelligenza con cui tiene lontano il marcatore e ne sfrutta l’attrito per prendere slancio e coordinarsi. Sono sicuro che Parolo è un formidabile giocatore di “tedesca”.

 

 

  1. vs Milan, di piatto al volo di sinistro

 

Impattare un cross al volo dopo un inserimento non è semplice. Da una parte si ha l’inerzia della corsa, dall’altra bisogna avere l’istinto di accorciare il passo e coordinarsi per l’impatto. Questo gol contro il Milan è tra i più paradigmatici della bravura di Parolo in questo tipo di azioni. Il cross di Klose è molto bello, ma Parolo accorcia il passo verso il pallone come se stesse recitando uno spartito, aprendo il piatto sinistro con un’estetica da “primo tempo” pallavolistico.

 

 

Bonus: il gol alla van Basten che non è entrato perché non sarebbe stato abbastanza Marco Parolo

 

 

 

Va detto però che Parolo non è solo un tempista. Come si legge tra le righe di tutti questi gol, possiede anche doti tecniche notevoli, non solo nel tiro da lontano (specialità nella quale comunque eccelle), ma anche nell’impattare palle che rimbalzano in area in maniera banale. In questo caso si butta nello spazio svuotato dalle punte e improvvisa una girata alla van Basten con una perfezione tecnica da ballerina.

 

 

Tags : lazioMarco Parolomilan

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988) dove vive e lavora. Laureato in Semiotica, si interessa di cultura pop e sottoculture. È caporedattore de l'Ultimo Uomo e scrive in giro.

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