Alla vigilia della partita, Sarri aveva scherzato sulla possibilità di giocare con due palloni per soddisfare il bisogno di controllo di possesso delle due squadre (Napoli e Benfica in campionato hanno la stessa media possesso, 56%, e in Portogallo solo lo Sporting fa meglio del Benfica): «Loro sono forti, indubbiamente è una squadra che gioca da dietro, i due centrali sono forti tecnicamente, a centrocampo hanno calciatori di altissimo livello tecnico, basti pensare a Horta, Salvio e Pizzi. Talento, gestione della palla. Non sarà facile prendere in mano la partita perché quando la palla l’avranno loro non sarà facile riconquistarla».
I venti minuti precedenti al gol dell’1-0 di Hamsik hanno confermato la lucidità della lettura di Sarri. Il Benfica schiacciava le due linee del suo 4-2-3-1 molto in alto in modo da avere sempre una grande densità di uomini intorno al pallone, sia per facilitare il possesso che per recuperarlo immediatamente una volta perso. La grande intensità fisica ed abilità tecnica nel far girare il pallone in velocità non solo in orizzontale ma anche in verticale ha permesso al Benfica di saltare ripetutamente il primo pressing e ha messo molto in difficoltà il Napoli, che si è ritrovato spesso a difendersi nella propria metà campo sotto la linea del pallone.
In questo, un ruolo fondamentale l’hanno giocato proprio i due centrali della squadra portoghese, Lindelof e Lisandro Lopez, che, per niente intimoriti dai circa 45mila del San Paolo, tagliavano le linee del Napoli con verticalizzazioni precise o portando palla nella metà campo avversaria per far saltare il sistema di marcature azzurro.
In fase di non possesso il Benfica portava Horta ad isolare Jorginho, schermando le linee di passaggio di Koulibaly e Albiol (e poi Maksimovic, dopo l’infortunio del centrale spagnolo) verso di lui. Quando il brasiliano prendeva palla spalle alla porta, inoltre, i due esterni, Pizzi e Carrillo, entravano dentro al campo per restringergli lo spazio intorno ancora di più.
In questo modo, il Napoli inizialmente ha fatto un’enorme fatica a trovare le mezzali e le ali tra le linee ed ha anche rischiato di prendere gol, con due grosse occasioni malamente sprecate da Mitroglu (sommate sono valse 0,73 xG, cioè poco meno della metà di tutta la produzione offensiva del Benfica durante la partita).
In una partita dall’altissimo valore tecnico, prima che tattico, sono finiti per pesare i duelli individuali, che, grazie alla maggiore qualità azzurra, hanno fatto pendere la partita dalla parte del Napoli (anche se non tutti: a destra, per esempio, Callejon si è ritrovato in inusuale difficoltà in fase difensiva contro uno scatenato Grimaldo). Uno, in particolare, ha rappresentato la chiave tattica della partita, e cioè quello tra Hamsik e André Almeida.
Lo slovacco ha messo in mostra un dinamismo e una capacità di leggere il gioco da fuoriclasse assoluto. Hamsik ha annichilito il suo diretto avversario, mettendo il proprio contributo in tutti e quattro i gol del Napoli.
1-0: L’arte dell’half-space
Il primo gol nasce da un calcio d’angolo, è vero, ma l’azione con cui il Napoli se lo guadagna è esemplare dell’influenza enorme che lo slovacco ha sul gioco della squadra di Sarri.
Il possesso iniziale è sui piedi di Maksimovic. Il serbo non può servire Jorginho, perché schermato da Horta, e nemmeno Koulibaly, perché c’è Mitroglu in agguato. L’opzione più semplice sarebbe quella di andare sull’esterno da Hysay, dove però il possesso del Napoli sarebbe imbottigliato tra la linea del fallo laterale e la scalata orizzontale del Benfica. È a questo punto che Hamsik si abbassa sulla linea di Jorginho, con un movimento in controtempo che prende di sprovvista Almeida. Hamsik riceve il pallone e lo scarica su Koulibaly, che in questo modo è libero di avanzare fino alla trequarti avversaria.
La salita del senegalese costringe Almeida ad uscire su di lui, lasciando la marcatura su Hamsik. Lo slovacco allora gli scappa alle sue spalle e si piazza nell’half-space tra Lopez e Semedo. Si è creato un tre contro due sulla destra, con Lopez che è costretto ad andare su Hamsik, e Semedo su Ghoulam, mentre Mertens aspetta sulla linea del fallo laterale, ignorato da Pizzi.
Koulibaly verticalizza verso Hamsik che di tacco serve Ghoulam. L’algerino trova libero sulla sinistra Mertens, che può servire dall’altra parte Callejon, che sta attaccando il lato debole. Solo un grande intervento di Grimaldo riuscirà ad evitare il tiro di Callejon. Ma sul calcio d’angolo successivo, Hamsik porterà il Napoli sull’1-0.
2-0: Attivare la transizione
Il 2-0 del Napoli nasce da un’azione molto simile del Benfica, ribaltata dagli uomini di Sarri in transizione. In questo caso è Lisandro Lopez a salire palla al piede, mentre Pizzi si piazza nello spazio tra Koulibaly e Ghoulam. In questo caso, però, la superiorità numerica non viene a crearsi perché Almeida sale in ritardo e su di lui scala Jorginho.
Hamsik riesce a intercettare la verticalizzazione di Lopez, innescando la transizione di Mertens che porterà alla punizione al limite dell’area, poi trasformata proprio dal belga.
3-0: Dialogare nello stretto
Anche il terzo gol del Napoli nasce da una palla inattiva ma di nuovo nella creazione dell’occasione da gol c’è il contributo fondamentale di Hamsik.
Ancora una volta Horta riesce ad isolare Jorginho e quindi è Allan a doversi abbassare per dare uno scarico per Koulibaly. Il brasiliano, però, pressato alle spalle da Fejsa, decide ti tornare dal centrale senegalese. A questo punto è Hamsik ad abbassarsi di nuovo, ricevendo il pallone di spalle. Il Benfica prova ad approfittarne e stringe lo spazio intorno allo slovacco con il triangolo di centrocampo e l’aggiunta di Pizzi.
La sua capacità irreale di dialogare nello stretto con Jorginho, però, libera nuovamente Koulibaly che questa volta può scaricare su Ghoulam, libero dalla marcatura di Pizzi. Incredibilmente a dare uno scarico al terzino algerino è di nuovo Hamsik, che così può puntare la porta palla al piede.
Lo slovacco scaricherà poi su Allan, che in modo più casuale riuscirà invece a servire Callejon, poi steso da Julio Cesar. È il rigore del 3-0, trasformato da Milik.
4-0: Andare alle spalle
Ancora l’asse Koulibaly-Hamsik-Callejon ad essere decisivo. Il centrale senegalese sembra sapere quello che succederà subito dopo: la sua salita palla al piede ipnotizza Almeida che ancora una volta si perde Hamsik. Lo slovacco, con un movimento a mezzaluna, passa da essere davanti ad essere alle spalle del centrocampista portoghese e può quindi ancora attaccare la porta avversaria palla al piede.
Questa volta, però, gli si para davanti Fejsa, che cerca di fermarlo. A questo punto Hamsik ha due scelte semplici: andare in verticale da Mertens, che sta venendo incontro, o servire in orizzontale Allan, che si sta liberando alle spalle proprio di Fejsa. Con una finta, invece, lo slovacco rientra sul destro e serve Callejon, che sta attaccando lo spazio lasciato libero dalla compattezza orizzontale del Benfica.
Il cross dello spagnolo e la papera di Julio Cesar, poi, faranno il resto.
Diventare grandi
Il risultato finale di 4-2, nato da un parziale di 4-0, potrebbe illudere sulla facilità della partita affrontata ieri dal Napoli. In realtà il Benfica ha saputo mettere in difficoltà la squadra di Sarri, soprattutto nei primi venti minuti, e la partita è stata molto più equilibrata di quanto non dica il risultato finale (come confermano gli xG quasi in parità: 2 contro 1,5).
Nonostante la banalità del luogo comune, però, a questo livello a fare la differenza sono i fuoriclasse. E Hamsik, forse responsabilizzato dalla cessione di Higuain, si sta affermando quest’anno come un giocatore in grado di rientrare in quella categoria. Un fuoriclasse meno appariscente, per ovvie ragioni, ma non meno necessario alle speranze di vittoria del Napoli, sia in campionato che in Champions League.