Dopo 23 anni, 414 Gran Premi, 27 podi e 1 vittoria, la Formula Uno perde un personaggio storico e uno degli ultimi ‘garagisti’ ancora presenti nel circus: Peter Sauber. Il magnate svizzero, infatti, ha ceduto l’intero pacchetto azionario della sua omonima scuderia alla Longbow Finance, compagnia svizzera che opera nel mondo dell’informatica. La cessione è l’ultimo capitolo della scuderia elvetica per come l’abbiamo conosciuta: una squadra che non ha mai fatto parte dell’élite della Formula Uno, né è mai stata vincente, ma che ha sempre rappresentato un sedile sicuro per giovani promesse in rampa rilancio, piloti con alle spalle un grosso sponsor o abbandonati dai Top Team.
Jean Alesi
Come dite? Hakkinen?
La carriera di Jean Alesi non è stata ricca di successi ed è rappresenta al meglio da una splendida massima di Leo Turrini. La sua parentesi in Sauber dura due anni e il pilota francese ci arriva dopo due stagioni alla Benetton di Flavio Briatore in cui ottiene ottimi piazzamenti ma non riesce a replicare i successi di Michael Schumacher.
Il primo anno il suo compagno di squadra è Johnny Herbert, con cui forma la coppia di piloti con più esperienza (cioè la più vecchia) di quella stagione. Come sempre la vettura non è competitiva, anche se di fatto è una succursale della Ferrari, ma nonostante le premesse Alesi conquista tutti i 10 punti della squadra svizzera e addirittura nell’acquitrino di Spa, quello del famoso tamponamento fra Schumacher e Coulthard, sale sul gradino più basso del podio.
L’anno successivo i rapporti fra la dirigenza e il pilota si logorano in fretta tanto che a metà stagione annuncia il suo passaggio alla Prost ma prima del suo abbandono, sempre sullo storico tracciato belga, regala un sorpasso da capogiro:
Nico Hulkenberg
Il quarto posto in Corea davanti ad Alonso e Hamilton sarà il suo risultato migliore di quell’anno.
Un po’ come Alesi, Hulkenberg è giudicato un ottimo pilota destinato a rimanere nell’anonimato, dato che sino ad oggi non ha mai avuto una macchina per potersi dimostrare vincente. Il 2013 sembrava l’anno della svolta. Reduce da due buone stagioni in Force India, Nico passa in Sauber dove fa coppia con Esteban Gutiérrez. La macchina non è buonissima ma nella seconda metà stagione, grazie anche ai soldi russi portati in dote dal terzo pilota Sergey Sirotkin, lo sviluppo permette di trasformare la Sauber in una vettura più veloce ed affidabile.
Hulkenberg ne trae beneficio e comincia ad infilare una serie di ottimi risultati frutto della guida solida e precisa che ha contraddistinto tutta la sua carriera. Tante scuderie mettono gli occhi su di lui, ma la Ferrari è l’unica squadra a fare sul serio. Le trattative vanno per il meglio e si attende solo il closing, ma nel weekend del Gran Premio di Monza la scuderia di Maranello annuncia a sorpresa l’ingaggio dalla Lotus di Kimi Raikkonen. Nelle settimane successive i dettagli del mancato accordo cominciano a trapelare e alla fine si scoprirà che l’allora team principal, Stefano Domenicali, lo scaricò con un sms.
Felipe Nasr
È l’ultimo pilota lanciato da Peter Sauber in grado di unire talento e soldi. Per lui, o per meglio dire per il suo sponsor, è stata cambiata la livrea della vettura che da nera è passata a blu e gialla, come la Carlin, la vettura che guidava in GP2 e che lo ha portato agli onori della cronaca. Al suo debutto in Australia nel 2015 è stato subito in grado di ottenere quello che è ancora oggi il suo miglior risultato in carriera: un quinto posto.
Con Marcus Ericsson, nonostante le cose non vadano sempre per il meglio, compone un’ottima coppia di piloti ma la travagliata situazione economica ha portato alla creazione di una vettura che in questa stagione non è riuscita ancora ad entrare a punti, subendo addirittura il sorpasso della Manor nella gerarchia assoluta. L’ingresso dei nuovi capitali potrebbe finalmente eliminare lo 0 in classifica.
Felipe Massa
Molto probabilmente non c’è sera in cui Felipe Massa non vada a letto maledicendo Timo Glock, l’uomo che gli costò il titolo mondiale nel 2008. Quella vittoria, oltretutto ottenuta di fronte al pubblico di casa, avrebbe rappresentato l’apice di una carriera che ha preso il via grazie alla visione di Peter Sauber che nel 2002 lo lanciò nel circus.
Le sue tre stagioni con la scuderia elvetica, inframezzate da uno stint come collaudatore Ferrari nel 2003, non sono state ricche di soddisfazioni né di risultati prestigiosi ma sono bastate per dimostrare una costanza di rendimento perfetta per approdare a Maranello e diventare il gregario di Schumacher.
Nick Heidfeld
Sarà ricordato anche per questo.
Lewis Hamilton è l’ultimo talento formidabile sfornato dall’Academy della McLaren. Sul finire degli anni ’90 le stesse pressioni che vennero riservate al britannico erano riposte su Nick Heidfeld, campione mondiale di Formula 3000 (l’attuale GP2) nel 1999. Il suo debutto in Prost nel 2000 fu tragico ma Peter Sauber, che se non lo avete ancora capito per il talento ha sempre avuto un certo intuito, gli fece firmare un contratto per la stagione successiva.
Alla terza gara con la scuderia svizzera. Nick ripaga la fiducia riposta in lui con un podio al Gran Premio del Brasile. È il 2001 e con la fine di quella stagione il cerchio finalmente sembra chiudersi. Mika Hakkinen annuncia il suo ritiro ufficiale lasciando libero un sedile in McLaren, la casa madre di Nick, che nel corso di quell’anno raccolse più punti del compagno di squadra Kimi Raikkonen. Era il naturale favorito per la successione del due volte campione del Mondo, ma Ron Dennis optò per continuare la tradizione di piloti finlandesi e scelse il suo compagno di squadra. La sua sarà comunque un’onesta carriera: in totale ha collezionato una pole position e 13 podi in 185 Gran Premi ma senza mai un acuto che gli sia valso una vittoria.
Jacques Villeneuve
Old but gold.
La Sauber è stata l’ultima tappa della carriera in Formula Uno di Jacques Villeneuve, l’unico pilota insieme a Mika Hakkinen e Fernando Alonso che può fregiarsi di aver vinto un titolo mondiale battendo Michael Schumacher.
Il canadese firma nel 2005 un contratto biennale che gli permette di ottenere un sedile anche nel 2006 quando la scuderia passa in mano alla BMW ma le prestazioni sono mediocri e, dati i numerosi incidenti, verrà scaricato a metà della seconda stagione.
Heinz-Harald Frentzen
Figlio di un becchino di Moenchengladbach, Heinz Harald Frentzen è stato il primo pilota a portare la Sauber sul podio: Monza 1995. Corre per tre stagioni con la scuderia svizzera e grazie alla sua assoluta concretezza regala alla Sauber una fama che sino a quel momento non aveva mai conosciuto. Il suo nome finisce sui taccuini di tutti i Team Principal e si vocifera che Frank Williams avesse scelto lui come per sostituire Ayrton Senna ma l’accordo non andò in porto perché il tedesco volle continuare a correre in Sauber. L’affare si concretizzò due anni dopo quando nel ’97 sostituì Damon Hill.
Per via della squalifica a fine stagione di Michael Schumacher chiuderà il 1997 al secondo posto, ma l’apice della sua carriera arriva nel 1999 quando ottiene due vittorie e il terzo posto nella classifica piloti al volante della Jordan. Da quel momento parte un lento declino di una carriera che però gli riserva un finale romantico. Nel 2003 torna in Sauber per la sua ultima stagione in Formula Uno. Al penultimo Gran Premio della sua carriera, Indianapolis, approfitta della pioggia per concludere al terzo posto ma soprattutto, per la prima volta nella storia, porta la Sauber in vetta ad un Gran Premio.
Sergio Perez
Huevos.
Sergio Perez è stato l’ultimo pilota a portare la Sauber sul podio. La storia del pilota messicano è simile a tanti altri giovani passati prima e dopo di lui nella squadra del magnate svizzero. La sua gavetta nel panorama automobilistico termina nel 2010, dopo una sola stagione di GP2 dato che Peter Sauber rimane attratto dal suo talento e dai soldi che il suo sponsor, la Telmex, è in grado di offrire. Nella stagione d’esordio mostra grossi sprazzi delle sue abilità ma i Gran Premi fuori dalla zona punti o non terminati rappresentano la fetta più grande del bilancio conclusivo.
Il 2011 è l’anno della svolta. Sfiora la vittoria in Malesia combattendo con Alonso sino alla bandiera a scacchi, a Montreal sale sul gradino più basso del podio e, grazie ad una strategia di gara perfetta, a Monza ottiene un secondo posto dopo aver sorpassato Massa e Alonso. Quel pomeriggio di settembre in Brianza sarà l’ultima grande soddisfazione sportiva per Peter Sauber.
Robert Kubica
Robert, thanks for the memories.
Disclaimer: nel 2006 la BMW acquistò il pacchetto di maggioranza delle azioni della Sauber dalla Credit Suisse. L’accordo prevedeva che la monoposto corresse con la livrea della casa automobilistica tedesca ma che il nome ufficiale fosse BMW Sauber in quanto Peter Sauber, oltre ad una parte delle azioni della società, mantenne un ruolo di consulente non operativo.
Robert Kubica è il più grande what if della storia recente della Formula Uno. I suoi quattro anni nel circus sono stati un concentrato di sorpassi clamorosi e incidenti spettacolari. Il suo stile di guida aggressivo lo rendeva una mina vagante per gli altri piloti ed una calamita per il pubblico. La vittoria a Montreal nel 2008 rappresenta il punto più alto della storia della Sauber, seppur con i soldi e le strutture della BMW, ma soprattutto della sua breve carriera dato che quella stagione fu l’unica occasione in cui riuscì a combattere per il titolo mondiale.
A volte su l'Ultimo Uomo ci divertiamo ad immaginare scenari più o meno plausibili dopo una decisione che sconvolge gli equilibri di uno sport, ma se provassimo a prenderci una piccola rivincita con il destino e provassimo a ragionare su cosa sarebbe stata la carriera di Kubica senza quel maledetto incidente perderemmo solo del tempo perché ogni pensiero andrebbe a infrangersi contro la tristezza di un’avventura in Ferrari che non si è mai realizzata.
Kimi Raikkonen
Si vocifera che la scuderia Redbull sia nata dopo che Helmut Marko vide Peter Sauber ridere di gusto.
Helmut Marko è il Deus ex machina della Redbull. A lui si deve l’ascesa al successo di Sebastian Vettel, Daniel Ricciardo e, ultimo in ordine di tempo, Max Verstappen. Nel 2001 Marko e la Redbull sono sponsor della Sauber e detengono una piccola fetta azionaria. Per questa ragione spingono affinché il brasiliano Enrique Bernoldi sia il secondo pilota di quella stagione. Peter Sauber, però, ha altri piani.
È rimasto folgorato da un ragazzino finlandese che ha corso 23 gare in Formula Renault, non proprio la crema dell’automobilismo giovanile, ed è convinto che sia lui il pilota giusto da affiancare a Nick Heidfeld. I due arrivano allo scontro e decidono, come nel più classico dei confronti del Far West, che sarà la pista a decretare il vincitore.
Al Mugello, Raikkonen straccia Bernoldi, a cui non bastarono i soldi portati in dote dall’azienda austriaca per esordire in Formula Uno. A Melbourne, qualche mese dopo, sullo schieramento di partenza ci sarà il finlandese ma per realizzare il piano di Peter Sauber servirono una licenza speciale da parte della FIA e un meccanico che svegliasse Raikkonen, che a mezz’ora dal semaforo verde stava schiacciando un pisolino nel retro del motorhome. Quello che poi successe in pista fu solo il primo capitolo di una carriera vincente e fuori dagli schemi.