Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
I 10 migliori gol delle semifinali di Conference
13 mag 2016
Dieci gol per vedere come sono andate le semifinali di conference dei playoff NHL.
(articolo)
10 min
Dark mode
(ON)

Innanzitutto un breve punto sulle semifinali di Conference.

La sfida più attesa si giocava ad Est, quella fra Washington Capitals e Pittsburgh Penguins. Con un gol in overtime di Nick Bonino in gara 6, i Pens hanno strappato il biglietto per la fase successiva, chiudendo una serie che è stata resa spettacolare dai protagonisti meno attesi.

Su tutti Matt Murray, il rookie di Pittsburgh, che nonostante i soli 21 anni ha dimostrato di saper interpretare alla perfezione il ruolo di goalie titolare. Il coach Mike Sullivan lo ha utilizzato dal primo minuto anche dopo il ritorno di Marc-Andre Fleury ed è quasi certo che le gerarchie rimangano le stesse anche nel prossimo round.

Come nel 2009, Crosby è passato al turno successivo pur perdendo la sfida diretta con Ovechkin (3+5). Rispetto al primo capitolo della saga, però, Sid the Kid si è limitato a giocare una serie da co-protagonista: qualche assist secondario e nessuno gol. A fare la differenza è stata la seconda linea (Hagelin-Bonino-Kessel), capace di mettere insieme 17 punti e tutti i 4 gol di Gara 6.

Nell’altro angolo i Tampa Bay Lightning, una sorpresa. Non tanto per l’avversario che hanno eliminato, i New Yorks Islanders, quanto per il modo: quattro vittorie consecutive, di cui 2 in overtime al Barclays Center, che hanno chiuso la serie sul 4-1 e reso i Bolts la squadra che al momento ha giocato meno partite (10). La squadra di John Cooper è riuscita a superare le assenze di Anton Stralman e del suo capitano Steven Stamkos affidandosi in difesa a Hedman (4+4 vs Islanders) e al goalie Ben Bishop che in Gara 5 ha firmato il quarto shootut su cinque elimination game in carriera.

In attacco il timone è stato preso dalla linea Killorn-Johnson-Kucherov, che dall’inizio dei playoff ha messo insieme 21 gol e 18 assist, e dal figliol prodigo Jonathan Drouin, mandato in AHL a gennaio dopo aver richiesto ufficialmente una trade e riportato in ‘prima squadra’ nel momento della necessità. Cooper inoltre ha ottenuto un contributo importante dalle terze-quarte linee, dove giocatori di assoluta esperienza come Boyle, Callahan e Garrison hanno fatto sentire il proprio peso specifico.

Ad ovest, invece, entrambe le serie sono arrivate a Gara 7. I St. Louis Blues, che al primo turno avevano eliminato i Chicago Blackhawks all’ultima partita della serie, sono approdati in finale schiantando i Dallas Stars 6-1 nell’atto conclusivo. La squadra di Ken Hitchcock ha approfittato dei problemi cronici della franchigia texana: le lacune difensive ma soprattutto l’alternanza in porta fra Lethonen e Niemi. Il primo era il titolare designato ma la gerarchia non è mai stata ben definita tanto che solo in questa serie ci sono stati 3 cambi a gara in corso, di cui uno in Gara 7 che il coach Lindy Ruff ha definito tardivo.

Le fortune di St.Louis, invece, nascono proprio dalla solidità dimostrata da Brian Elliott, .929 di save percentage e decisivo anche in gara 7 con un intervento fondamentale in un momento chiave del match. I Blues si stanno togliendo di dosso l’etichetta di eterni perdenti sfruttando al meglio il proprio talento offensivo, Tarasenko e Fabbri su tutti, e svolgendo meglio di qualsiasi altra squadra il lavoro sporco, come confermano i 43 tiri bloccati da Alex Pietrangelo e i 191 faceoffs vinti da Paul Stasny, primi nelle rispettive classifiche.

In previsione del prossimo turno i Blues dovranno però limitare i minuti di penalità dato che si troveranno di fronte la squadra che ha segnato più gol (13) in situazione di power play: i San Jose Sharks. I californiani hanno eliminato i Nashville Predators grazie a un perentorio 5-0 casalingo in cui Logan Couture, con un gol e due assist, ha raggiunto la quota di 17 punti, a una sola distanza dal record di franchigia.

È stata una serie pazza che senza il gol annullato a Joe Pavelski al primo overtime di Gara 4 avrebbe avuto uno sviluppo e una durata differente. Alla resa dei conti il fattore campo è stato decisivo dato che San Jose ha ottenuto tutte le 4W al SAP Center, compreso l’ultimo e decisivo successo in cui ha risposto alla sconfitta in overtime di gara 6 con una prima frazione da 17 tiri in porta contro i 3 di Nashville. Alla sirena le conclusioni saranno 27 e a farne le spese è stato il goalie dei Predators Pekka Rinne, protagonista dell’ultima azione degna di nota (

di queste semifinali.

Ecco però i dieci migliori gol.

Alex Goligoski – Dallas Stars

L’assist secondario di questo gol è stato assegnato a Eakin che, lottando sulla balaustra, riesce a fornire il puck a Jamie Benn, autore di quello primario. Il capitano di Dallas però non potrebbe mai effettuare quel passaggio no look davanti alla gabbia senza un segnale d’avviso di Alex Goligoski.

Il difensore degli Stars legge perfettamente l’azione e non appena il suo compagno entra in possesso del disco, lo chiama battendo ripetutamente con la mazza sul ghiaccio. La sua esecuzione davanti a Miller, poi, segue una logica cristallina: tirare il più forte possibile.

Victor Hedman – Tampa Bay Lightning

Ecco un modo semplice ed efficace per gestire un faceoff:

L’elemento fondamentale è avere in squadre uno come Hedman, un giocatore in grado di scagliare il puck verso la porta con questa potenza. Se poi quello stesso giocatore è il tuo miglior difensore ed è capace di tenere a zero gol in 4 partite l’attaccante più pericoloso della squadra avversaria, nel suo caso Tavares, sognare è più che lecito. Dalla sua capacità di frenare Crosby, Kessel, Malkin e Hagelin passano le speranze dei Lightning di tornare per il secondo anno consecutivo alle Stanley Cup Finals.

Alex Ovechkin – Washington Capitals

In Gara 4 Matt Murray ha siglato il nuovo record di franchigia per i Penguins con 49 parate, facendo seguito a una clamorosa prestazione in Gara 3 con 42 parate su 44 tiri. Le uniche due conclusioni che non ha bloccato sono state un tap-in a porta vuota di Williams e questo tentativo di Ovechkin:

Il puck viaggia a una velocità impressionante anche nei replay in slow-motion. Una delle poche ragioni credibili che giustificano il tentativo di intervento da parte di Murray è che si sia basato sullo spostamento dell’aria.

Il giovane portiere di Pittsburgh ha dimostrato di essere ben più di un normale back-up guadagnandosi sul campo i gradi di titolare e con l’expansion Draft che dovrebbe tenersi alla fine della prossima stagione, in cui ogni franchigia potrà rendere ineleggibile solo un goalie, la scelta per la dirigenza di Pittsburgh si fa difficile. Per quanta riguarda la descrizione del gol non c’è molto da dire: è un tiro imparabile e il destino di un qualsiasi goalie in grado di mettere il guantone su quel puck sarebbe stato lo stesso del povero Dario Belli.

Ryan Johansen – Nashville Predators

Sino ad ora abbiamo celebrato l’esplosività, la rapidità d’esecuzione velocità, l’istinto. Questo gol di Johansen invece andrebbe definito cerebrale:

Sembra lento ma si muove a questa velocità semplicemente perché è in grado di anticipare le mosse degli avversari. Ad esempio è il più lesto nel cambiare direzione una volta capito che Ellis aveva recuperato il puck e una volta ricevuto il passaggio non conclude immediatamente in porta ma aspetta il momento più adatto per mandare a vuoto la chiusura di Justin Braun (il #61) grazie ad un movimento elegante verso l’interno. La tecnica di tiro poi è quasi innaturale e sorprende Jones, che si aspetta una conclusione di potenza, ma intuendo il recupero di un secondo difensore l’attaccante dei Predators è costretto ad anticipare i tempi del backhand.

Vladimir Tarasenko – St.Louis Blues

L’azione di contropiede è propiziata da un disco perso malamente da Dallas che, con la difesa completamente collassata nel terzo offensivo, si dimentica di tenere sotto controllo l’attaccante avversario più forte.

Tarasenko fa un paio di pattinate per trovare il corridoio centrale poi comincia una gara di nervi con Lethonen. Ha già deciso che mirerà al five hole, lo spazio che si crea fra le gambe del portiere, e anche il goalie finlandese lo sa ma non può fare altro che mantenere quella posizione per essere pronto all’intervento. Sulla conclusione, però, il suo riflesso è troppo lento. Bucato.

James Neal – Nashville Predators

L’ultimo replay è che quello che offre realmente la misura della difficoltà di questo goal.

Neal, infatti, si sta muovendo all’indietro e contemporaneamente si sta allargando per cui il suo angolo di tiro quando riceve il puck è limitato. C’è solo una traiettoria possibile ed è quasi totalmente coperta da Jones, che nel frattempo si è mosso bene sul primo palo.

Il goalie di San Jose, però, per una frazione di secondo lascia libero lo spazio sotto l’incrocio, pescato da Neal con una stoccata che a velocità normale è impossibile da vedere. Solo il rumore dei sostegni su cui rimbalza il disco e il successivo boato del pubblico danno idea di cosa sia successo.

Colin Wilson – Nashville Predators

Il più classico dei tic-tac-toe gol, una triangolazione veloce che coinvolge tre giocatori. In questo caso sull’apertura di Ribeiro la difesa degli Sharks si muove come un blocco unico su Neal, esponendosi sul lato debole.

Il tempo per Neal di ricevere il passaggio e alzare la testa che il puck sta già viaggiando verso la gabbia di Jones dove Wilson sul secondo palo è libero di infilare il tap-in. Il valore di questo gol è amplificato dal fatto che Nashville in quel momento era sull’orlo dell’eliminazione e grazie a questa giocata ha mandato la partita all’overtime e la serie alla settima.

Brian Boyle – Tampa Bay Lightning

Lo spazio lasciatogli dai difensori degli Islanders abbassa leggermente il coefficiente di difficoltà di questo gol ma il gesto tecnico di Brian Boyle resta comunque di un’eleganza assoluta. Il tocco con cui fa passare il puck dietro la schiena è cercato così come lo stop è un’evoluzione della giocata dettata dallo spazio lasciato libero da Pulock, l’uomo appostato sul primo palo che si accorge troppo tardi del suo arrivo.

La completa libertà permette a Boyle di prendere pure la mira e di trovare il tempo per rilassare i nervi prima dell’esultanza in assoluto Ibra style.

Jay Beagle – Washington Capitals

Con questo gol arriviamo ai limiti della fisica:

Il backhand dalla linea di fondo con cui Jay Beagle beffa Murray è un mix di fantasia, incoscienza e tecnica, ma a colpire maggiormente è il suo sguardo durante i festeggiamenti. Nello sport professionistico ormai ogni dettaglio viene analizzato con la massima precisione e molte volte si ha l’impressione che siano le statistiche a vincere le partite. Ma guardate lo sguardo di Begale. Guardatelo bene perché non ci troverete la cattiveria agonistica di chi si sta giocando la stagione o la sicurezza di un atleta consapevole che quell’azione è stata possibile solo dopo aver eseguito alla lettera le indicazioni dello scouting report. Ci trovate l’incredulità e la gioia innocente di chi ha fatto un gol che probabilmente ha immaginato da bambino oppure tentando uno di quei giochetti che si prova per scherzo a fine allenamento.

Patrick Marleau – San Jose Sharks

Quello che avete appena visto passare a tutta velocità fra due difensori dei Nashville Predators ed evitare l’uscita di Pekka Rinne è Patrick Marleau, seconda scelta assoluta al draft del 1997 e alla diciottesima stagione con la maglia degli Sharks.

Il motivo per cui il gol con cui apre le marcature di Gara 2 è il più bello di tutti i 141 gol segnati nelle semifinali di conference non è la progressione fulminante con cui, nonostante i 36 anni, brucia in velocità Weber e Josi. E nemmeno il colpo di reni con il corpo già indirizzato verso la porta con cui elude Rinne e gli fa fare brutta figura. No. Il vero motivo è il colpo di tacco a metà campo, stilisticamente perfetto, con cui si lancia a rete da solo contro tre uomini.

Sport e romanticismo vanno a braccetto e una regola non scritta dell’hockey vuole che il primo giocatore a ricevere la Stanley Cup dalle mani del capitano sia il veterano con più partite alle spalle e ancora a caccia della prima vittoria. L’anno scorso è toccato a Kimmo Timonen, quest’anno il primo nome sulla lista è il suo.

Bonus

A Mosca e San Pietroburgo sono in corso i Mondiali di Top Division. Le star NHL delle squadre eliminate, tra cui Ovechkin, si sono aggregate alle rispettive nazionali ma la rassegna ha già il suo protagonista indiscusso, Roman Savchenko.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura