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Diego Privitera
I 10 migliori attaccanti italiani in Premier League
16 set 2016
16 set 2016
Ambasciatori d'Italia in Inghilterra.
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Diego Privitera
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Simone Zaza ha appena cominciato la sua avventura in Premier League con la maglia del West Ham, perdendo peraltro con il Watford di Walter Mazzarri. Il suo cartellino è costato 25 milioni di euro e i tifosi degli “Hammers” si aspettano grandi cose da questo ragazzo. Zaza è giovane e ha passato la maggior parte del suo tempo sui campi di calcio, probabilmente non ha potuto seguire con attenzione la Premier degli ultimi vent’anni. Allora forse è il caso di rinfrescargli la memoria su quali, tra colleghi ed ex colleghi attaccanti, siano i suoi predecessori nel massimo campionato inglese.

 

In questo modo possiamo non solo dargli un’iniezione di fiducia, ma anche indicargli dei modelli da imitare: ecco dieci attaccanti italiani che, per la loro personalità, i loro gol e i trofei vinti, hanno lasciato il segno in Premier League.

 

 


 

https://youtu.be/MB9q4fl6OEA?t=42s

Why always me?



 

Modello e Balotelli nella stessa proposizione sono un ossimoro?

 

Balotelli fa parte di quella categoria di attaccanti italiani che hanno superato la doppia cifra in una stagione di Premier League, il 2011-2012, la sua seconda con la maglia del City. Balotelli è arrivato per 28 milioni nell’estate dell’Inter post-triplete, insieme ad altri giocatori che hanno costituito la colonna portante del Manchester City negli anni a venire: Yaya Toure, David Silva, Milner e Kolarov. Non è un’annata troppo fortunata per Mario, soprattutto dal punto di vista fisico, ma il City raggiunge il terzo posto in campionato e vince la FA Cup.

 

Tra gennaio e giugno 2011 arrivano Dzeko e Aguero e la concorrenza per Mario sembra insormontabile. Tuttavia, nell’annata conclusa con la vittoria della Premier League, Balotelli segna 13 goal in 23 partite (media di 0,56 a partita) e, a coronamento della stagione, disputa anche un ottimo europeo. Due partite in particolare rimarranno nella memoria: il derby del 23 ottobre 2011, vinto 1-6 dai Citizens, in cui il numero 45 segna una doppietta e mostra la maglia con su scritto “Why always me?” (che paradossalmente sembrava parlare più al futuro che al presente) e l’ultima gara di campionato contro il Queens Park Ranger, quando il City ribalta il risultato nel recupero vincendo partita e titolo. Mario entra nel finale e fornisce ad Aguero l’assist del 3-2 con un coraggioso passaggio da terra. È la sua ultima grande partita con il City e anche in Premier League, dato che la seconda esperienza con il Liverpool è per Mario completamente da dimenticare.

 

 


 

https://youtu.be/0UKp6EFjVWY?t=43s

I goal che trascinano il “Boro” in finale di Coppa Uefa.



 

Nel marzo del 2002 Massimo Maccarone gioca nell’Empoli in Serie B e nell’attacco dell’Under 21. Si gioca una partita tra gli “azzurrini” e i pari età inglesi quando, alla fine del primo tempo, Trapattoni telefona a Gentile per invitarlo a far riposare il giocatore: il “Trap" lo vorrebbe per l’amichevole del giorno seguente a Leeds tra le Nazionali maggiori.

 

Maccarone gioca solo 15 minuti, sufficienti ad attirare l’interesse di molti club inglesi. Manchester City, Aston Villa, Fulham e Bolton formulano offerte all’Empoli ma alla fine è il Middelsbrough ad aggiudicarsi l’attaccante per 13 milioni di euro (acquisto più caro del “Boro” fino a quel momento). L’arrivo in Inghilterra è in pompa magna, il tecnico

. La prima annata è da incorniciare: 9 reti in campionato e conquista della Curling Cup in cui però non gioca la finale, frenato da un infortunio. Il pubblico lo ama e conia per lui il soprannome “Big Mac”. Il secondo anno è invece da dimenticare a causa di un rapporto deteriorato con McCLaren e di alcuni comportamenti fuori dal campo che gli costano il posto da titolare. Dopo una parentesi in Italia nel 2004-2005 tra Parma e Siena, l’attaccante rientra alla base in un Middelsbrough che intanto ha acquistato Hasselbaink e Viduka. “Big Mac” riesce comunque a entrare nella storia del club: nei quarti di finale di Coppa Uefa, dopo la sconfitta per 2-0 a Basilea, entra nel secondo tempo e sigla il gol decisivo del 4-1 che manda il “Boro” in semifinale. Ancora una volta la squadra perde all’andata a Bucarest contro la Steaua (1-0) e al ritorno è sotto 0-2 in casa. McCLaren manda in campo l’attaccante che segna una doppietta e contribuisce al 4-2 che vale la finale. A Eindhoven contro il Siviglia finirà 4-0 per gli spagnoli, ma Maccarone rimane un assoluto protagonista del miglior piazzamento del “Boro” al livello internazionale.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=i-6bukynie0

Due dei suoi 16 gol in Inghilterra.



 

Rambaudi-Signori-Baiano. Il tridente del Foggia di Zeman nel 1997 esporta un suo membro in Premier: Francesco “Ciccio” Baiano. Dopo i 38 gol a Foggia in due stagioni e i 29 a Firenze nei cinque anni al fianco di Batistuta, nell’estate di 19 anni fa si presenta il Derby County e lo paga due miliardi di lire garantendogli un contratto triennale.

 

Il Derby è reduce dal suo primo campionato di Premier League, dove si è piazzato dodicesimo, ma è un club storico, tra i 12 fondatori del campionato inglese del 1888 e coltiva grandi ambizioni. L’impatto di Baiano non è dei migliori, il calcio inglese è molto diverso da quello italiano: tanti palloni alti, tanti duelli fisici e Baiano, alto 1,70, ha grande difficoltà ad adattarsi. In un’intervista ha commentato così quel periodo: “Sembrava di giocare all'aeroporto con tutti quei palloni che mi passavano sopra la testa”. Parla con il Mister del Derby, Jim Smith, che decide di provarlo dietro le punte o in appoggio al centravanti, il costaricense Paulo Wanchope. Va molto meglio e nella stagione 1997-98 Baiano segna 12 volte, trascinando la squadra a un ottimo nono posto, che sarà migliorato di una posizione l’anno successivo, nonostante la flessione realizzativa dell’attaccante (4 gol). I tifosi impazziscono per lui e lo eleggono player of the year della squadra nel 1998. Nel gennaio del 2000 la nostalgia dell’Italia e alcuni diverbi con la nuova società lo spingono a tornare in patria, alla Ternana in B.

 



 

https://www.youtube.com/watch?v=lUca46WncFU

Il gol che illude il Sunderland in finale di Coppa di Lega.



 

L’avventura in Premier di Borini comincia molto presto. Nel 2007 ha 16 anni e il Chelsea lo preleva dalle giovanili del Bologna. Rimane a Londra per quattro anni tra giovanili e sprazzi di prima squadra prima di passare allo Swansea in Championship nell’anno della promozione dei gallesi. Nel 2011 scade il contratto con i “Blues” e Borini passa prima al Parma a parametro 0 e poi alla Roma che a gennaio lo riscatta dai ducali. 9 gol in 24 presenze che gli valgono la convocazione agli Europei del 2012, dove però non scende mai in campo. Ad agosto arriva la seconda chiamata dalla Premier, questa volta dal Liverpool, che lo acquista per circa 13 milioni di Euro.

 

Nella squadra di Rodgers non è titolare e in più si fa male dopo due mesi e salta quasi tutta la stagione 2012-2013. L’anno successivo continua a non esserci spazio e i “Reds” lo cedono in prestito al Sunderland. Qui realizza 7 gol in 32 partite e contribuisce alla salvezza tranquilla del club, oltre che al raggiungimento della finale di Coppa di Lega (persa 3-1 contro il City). A fine anno è di nuovo al Liverpool, in una squadra che ha acquistato tanti giocatori offensivi (Markovic, Balotelli, Lambert) e in cui il suo spazio si è ulteriormente ridotto. Borini vede poco sia il campo che la porta (1 goal in 14 presenze). L’estate scorsa, mentre si prospetta un’altra stagione di purgatorio, arriva il Sunderland ad acquistarlo a titolo definitivo per poco più di 10 milioni. Borini ripaga la fiducia e con cinque gol, tutti determinanti, regalando un’altra inaspettata salvezza ai “Black Cats".

 

 




https://www.youtube.com/watch?v=OXg5LQz-YBA

Debutto in Premier League con un trick.



 

Nell’agosto del 2008 il

pubblica una classifica dei migliori debutti della storia della Premier League (cioè dal 1992 in poi). Al primo posto c’è un italiano, Fabrizio Ravanelli, acquistato vent’anni fa dal Middelsbrough dopo aver vinto la Champions League con la Juventus. È il 17 agosto del 1996 e nella città del profondo nord-est inglese (la stessa della disfatta dell’Italia contro la Korea del Nord del ’66) si affrontano il “Boro” e il Liverpool di Robbie Fowler e Steve McManaman. “Penna Bianca”, ribattezzato “Silver Fox” dai suoi nuovi tifosi per colore dei capelli e furbizia in area di rigore, bagna l’esordio con una tripletta nel pirotecnico 3-3 della prima giornata. Il Middelsbrough non è una squadra costruita per salvarsi: oltre a Ravanelli ci sono i brasiliani Juninho Paulista, Branco, il portiere Schwartzer e un altro italiano, il difensore Gianluca Festa.

 

All’inizio della sua esperienza Ravanelli dichiara che con qualche altro innesto la squadra può vincere la Premier. Nessuno immagina che per il “Boro” ci sarà un finale di stagione amarissimo: tra metà aprile e metà maggio la squadra perde la finale di Coppa di Lega contro il Leicester, la finale di FA Cup contro il Chelsea e non riesce a raggiungere la salvezza in Premier League. Ravanelli è il miglior marcatore della squadra e uno dei migliori di tutto il calcio inglese: 31 reti tra cui 16 in Premier, 9 in Coppa di Lega e 6 in FA Cup, nessun italiano ha segnato così tanto in una singola annata inglese. In estate si presenta l’Everton con un contratto importante, ma Ravanelli vuole tornare al grande calcio e decide di firmare per l’Olympique Marsiglia e abbandonare la Premier.

 

Torna quattro anni dopo, al Derby County. Ancora una volta però è l’uomo giusto nel posto sbagliato perché i suoi nove gol in campionato non bastano a salvare la squadra dalla retrocessione. In questo caso però Ravanelli rimane e disputa anche una stagione in Championship condita da 5 reti. Dopodiché si trasferisce in un’altra Premier League, quella scozzese, al Dundee; dopo mezza stagione è già stufo e torna in Italia, al Perugia di Gaucci.








https://www.youtube.com/watch?v=RmvHGYlPOXI

Uno splendido tiro da 40 metri



 

Oltre a Ravanelli, nell’estate del ’96, approda in Inghilterra un altro attaccante italiano con caratteristiche fisiche e tecniche completamente diverse. È Benito Carbone, calabrese di 25 anni, che in Italia aveva indossato le maglie di Torino, Napoli e Inter.

 

Lo compra lo Sheffield Wednesday, club nel quale “Benny” rimane per tre stagioni segnando 25 gol in 96 presenze e aggiudicandosi il titolo di Player of the year del club nella stagione 98-99. Nel South Yorkshire gioca per due anni insieme a Paolo Di Canio ma la sua integrazione con l’ambiente è meno solida di quella dell’ex laziale. Pare che in quanto astemio, Carbone rifiutasse gli inviti al pub dei compagni e dei tifosi, al punto da logorare il rapporto già compromesso da ciò che succedeva in campo: il compagno di squadra Andy Booth si dichiarerà inizialmente sollevato dalla partenza degli italiani (ceduti tra gennaio e giugno '99) perché non gli passano mai la palla. Peccato che senza di loro Booth, attaccante centrale, segnerà giusto un paio di reti nell’anno successivo concluso con la retrocessione dei biancoblù. Carbone intanto passa all’Aston Villa e da lì inizia il suo girovagare durato tre anni: dopo una FA Cup coi “Villans" in cui si ricorda un suo goal da 40 metri contro il Leeds, Carbone cambia tre squadre in due anni (Bradford City, Derby County e Middelsbrough) prima di rientrare in Italia al Como. Il suo bottino inglese è di 36 goal, terzo miglior marcatore italiano nella storia della Premier.

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=EaJV2M4ughQ

Il più bel gol di Graziano Pellè.



 

“Nemo propheta in patria” è una frase che descrive bene la carriera di Graziano Pellè, miglior marcatore italiano nei campionati europei con 87 gol tra Olanda e Inghilterra e autore di un solo gol in Serie A con il Parma nel 2011. Il Southampton lo compra per 11 milioni di euro dal Feyenoord due estati fa, dopo che l’attaccante leccese è andato a segno 50 volte in due anni in Olanda. Il suo arrivo nella città da cui nel 1912 salpò il Titanic è voluto dall’allenatore Koeman, che deve rimpiazzare la cessione di Riki Lambert al Liverpool. Il suo impatto è molto positivo: 6 gol nelle prime 9 gare tra cui una perla in rovesciata contro il Queens Park Ranger decisiva per convincere Conte a convocarlo per la prima volta in Nazionale a 29 anni. A fine anno 12 gol (decimo in classifica marcatori) e settimo posto che regala alla squadra la qualificazione ai preliminari di Europa League. Nella competizione europea l’anno successivo va a segno due volte mentre in campionato supera ancora una volta la doppia cifra con 11 reti. Il resto è storia recente: l’Europeo in Francia, nonostante l’ingenuità commessa contro la Germania, lo consacra come uno dei migliori centravanti europei. Ma Graziano, ignorando alcune offerte da grandi club e un contratto fino al 2017, passa ai cinesi dello Shandong per guadagnare tanto e continuare la sua carriera di bomber fuori dai confini italiani.

 

 




https://youtu.be/ja67peszWDA?t=1m19s

Poker servito.



 

Esattamente vent’anni fa la sentenza Bosman stabiliva che i calciatori possono liberarsi a costo zero dopo la scadenza di un contratto e scegliere la squadra che vogliono senza che questa debba pagare il cosiddetto “parametro” calcolato in base ad età, rendimento, guadagni precedenti.

 

Il primo grande campione a sfruttare la sentenza Bosman è stato il capitano della Juve fresca campione d’Europa, Gianluca Vialli. Il giorno dopo la finale di Roma, il 23 maggio 1996, Vialli firma con il Chelsea, dove trova sulla panchina Ruud Gullit, che svolge il doppio ruolo di allenatore-giocatore. Insieme a Vialli dall’Italia arrivano ai “Blues” anche Roberto Di Matteo e Gianfranco Zola.

 

Nella sua prima stagione Vialli segna 7 reti in 14 partite. Ma a novembre una lite con Gullit ne condiziona il rendimento, dato che l’olandese lo lascia spesso in panchina. In ogni caso Vialli riesce a superare la doppia cifra e a fine anno i gol in Premier saranno 11. Nella stagione successiva Gullit è confermato sulla panchina e porta avanti la sua scelta di non schierare Vialli tra i titolari. Il 24 agosto del 1997 il bomber azzurro si prende una rivincita contro il suo allenatore andando a segno quattro volte nella sfida esterna contro il Burnley. Vialli dunque ritrova il gol, la squadra staziona nelle prime posizioni in campionato e va avanti in Coppa delle Coppe. Ma a febbraio Gullit viene licenziato dalla società per problemi più economici che tecnici. Il consiglio direttivo del club decide di continuare la politica del player-manager e sceglie Vialli come successore. Il Chelsea continua a volare con Vialli nel doppio ruolo e a fine anno vince la Coppa di Lega contro il Middelsbrough e la Coppa delle Coppe contro lo Stoccarda.



Ad agosto, nella finale di Supercoppa Europea, Vialli si presenta in giacca e cravatta e non in tuta e scarpini, segno che il suo ruolo è oramai solo quello di manager. Sulla panchina del Chelsea vince cinque trofei in tre anni che fanno di Vialli l’allenatore italiano più vincente in Premier League.



 


 

https://www.youtube.com/watch?v=bwL-QDZg2BY

Il goal più bello del “vecchio” Upton Park.



 

Nel nuovo stadio del West Ham Zaza troverà una targa intitolata a Paolo Di Canio. Infatti un sondaggio della scorsa primavera tra i tifosi degli Hammers ha scelto 11 nomi a cui dedicare altrettante targhe nell’Olympic Stadium. Di Canio, unico non britannico, viene celebrato accanto a nomi come Bobby Moore e Geoff Hurst, campioni del Mondo nel 1966. Contemporaneamente i tifosi hanno dovuto scegliere anche il gol più bello del vecchio Upton Park e ancora una volta a trionfare è stato l’attaccante italiano grazie ad un gol al volo contro il Wimbledon del 2000. Insomma Di Canio, non proprio amatissimo in Italia (laziali a parte), a Londra è un vero e proprio idolo. Arrivato nel dicembre del ’98 dopo l’esperienza allo Sheffield con Benny Carbone, ci è rimasto per cinque stagioni, nonostante il suo approdo non sia stato proprio colmo di onori: appena pochi mesi prima si era reso protagonista di una spinta all’arbitro Paul Allcock che gli era costata 11 giornate di squalifica. Si dice che Sir Alex Ferguson, suo grande estimatore, non lo abbia portato a Manchester proprio per la sua tendenza agli isterismi in campo. Ma al West Ham Di Canio si fa conoscere soprattutto per i suoi gol, 17 il primo anno, che, grazie alla vittoria dell’Intertoto, portano gli Hammers in Europa. La definitiva espiazione avviene invece il 18 dicembre 2000 a Liverpool contro l’Everton: il portiere avversario si fa male e rimane a terra, a Di Canio arriva un pallone da spingere comodamente in rete, ma l’attaccante lo prende con le mani e ferma il gioco per far soccorrere l’estremo difensore. In seguito a questo episodio vince il Fifa Fair Play Award accompagnato da una lettera di encomio del presidente Blatter. Al termine dell’esperienza londinese, conclusa nel 2003, il bilancio di Di Canio è di 49 reti, che unite alle 15 con lo Sheffield e alle quattro con il Charlton del 2003-2004 fanno di lui il miglior marcatore italiano in Premier (68 gol totali).

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=dNI6gekZ09Y

Entra e segna dopo 21 secondi in finale di Coppa delle Coppe.



 

Sette anni in Premier nella stessa squadra, sei trofei vinti, 311 partite giocate e 80 gol segnati (di cui 59 in campionato). Due reti in particolare raccontano la sua grandezza con i “Blues”: Stoccolma, 13 maggio 1998, finale di Coppa delle Coppe Chelsea-Stoccarda. Zola è leggermente infortunato e parte dalla panchina. Al 71° entra in campo e dopo appena 21 secondi supera il portiere con un tiro preciso sotto la traversa, regalando al Chelsea un trofeo internazionale che mancava dal 1972.

 

L’altro gol è forse più noto perché più recente e parliamo dello splendido colpo di tacco in una partita di FA Cup contro il Nordwich nel gennaio del 2002. Un misto di classe, intelligenza e fiuto per il pallone che sono probabilmente le sue maggiori caratteristiche. La Professional Footbal Association (l’associazione calciatori britannica) lo ha premiato come miglior giocatore della storia del Chelsea, superando la concorrenza di campioni più recenti come Terry, Lampard e Drogba, e

al quarto posto tra i migliori stranieri di sempre in Premier League dietro a Thierry Henry, Cristiano Ronaldo ed Eric Cantona. Persino sua maestà la Regina ha voluto manifestare la stima per il campione sardo assegnandogli nel 2004 il titolo di Member of the British Empire, un’onorificenza riservata a britannici, e più raramente stranieri, meritevoli tra cui David Beckham, Mick Jagger e l’autrice di Harry Potter J.K. Rowling. Più che un campione di calcio, Zola è un aristocratico ambasciatore italiano in Inghilterra.

 

 

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