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Dario Saltari
Hype Sterling
29 lug 2015
29 lug 2015
La nuova puntata di Hype, la rubrica nella quale analizziamo giocatori al confine tra promessa e campione. Il protagonista stavolta è Raheem Sterling.
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Dario Saltari
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Se si cerca la parola

sull’Oxford Dictionary si trova questa definizione principale: «Genuine, of standard value or purity; of solid worth, not showy, that is what it seems to be». Cioè: genuino, con un valore standard di purezza; di qualità affidabile, non appariscente, che è come sembra. Si dice

, ad esempio, l’argento puro al 92%.

 

È buffo perché sono tutte caratteristiche agli antipodi rispetto a ciò che di solito si dice di Raheem Sterling, comunemente descritto come un sopravvalutato, un arrogante, un bambino viziato. Se è vero che l’identità viene a definirsi per contrapposizione e non per affermazione, si può dire che Sterling si sia formato in antitesi a ciò che per primo l’ha definito, e cioè il suo stesso nome. In inglese basterebbe dire: Sterling is not sterling.

 

Questo nonostante sia universalmente riconosciuto come un talento, già da parecchi anni ormai, al punto che la parola che troverete più volte associata al suo nome (almeno sui giornali d’oltremanica) è

: bambino prodigio.

 



A fare psicologia da strapazzo, si potrebbe dire che questo processo si sia messo in moto perché la figura che convenzionalmente dona il proprio nome ai figli, e cioè il padre, non sia praticamente mai esistita per lui. Sterling è emigrato dalla Giamaica in Inghilterra all’età di cinque anni solo con la madre e ha sempre dichiarato di non aver mai conosciuto suo padre. Ogni possibilità di eventuale ricongiungimento è stata poi brutalmente spazzata via nel 2003, quando il padre è stato ucciso in una sparatoria a Kingston. Di lui non si sa niente, nemmeno il nome: appare sulle pagine dei giornali solo in relazione alla sua morte.

 

L’assenza della figura paterna sarà un tema che perseguiterà Sterling non solo da figlio, ma anche da padre. Il giocatore del Manchester City ha avuto una figlia quando non aveva nemmeno 18 anni, dopo una brevissima relazione con Melissa Clarke, con cui non sembra avere un buon rapporto. Quando Sterling fece gli auguri alla figlia per il suo primo compleanno su Twitter, la madre della piccola rispose: «Mi dispiace correggerti, ma non sai che il compleanno di tua figlia è la prossima settimana! Vergognati». Quel tweet oggi non esiste più, come tutti gli altri dell’account @melissa_clarke.

 

È probabilmente sulla base di questa storia che in Inghilterra sono iniziate a circolare voci inquietanti che parlano di Sterling come vittima del proprio destino, che avrebbe tra i tre e i cinque figli sparsi per tutto il paese, tutte voci che Sterling ha definito «folli e completamente false».

 

Anche il rapporto con la madre è velatamente ambiguo. Sul bicipite ha un tatuaggio su cui c’è scritto: «Grazie mamma per i nove mesi in cui mi hai portato con te, attraverso tutta la sofferenza e il dolore». Una volta, però,

al

l’ha paragonata a José Mourinho: «Mia mamma regola la mia vita ed è un incubo a volte, ma le voglio bene ed è la persona più importante della mia vita». Dalle sue parole si ha come l’impressione che se il padre è stato del tutto assente, la madre è stata fin troppo presente: «Mi dice dove avrei potuto fare meglio e se sbaglio un’occasione allora sono finito. Non mi dà alcun supporto se sbaglio una partita. Ma cerca di essere costruttiva con le sue critiche, non di scoraggiarmi».

 

Per fare un esempio concreto: la madre di Sterling voleva che giocasse per la terra che gli ha dato i natali, la Giamaica, e invece lui non appena ne ha avuto la possibilità ha scelto l’Inghilterra, sfruttando una modifica al regolamento FIFA, proposta dalla federazione scozzese e approvata solo nel settembre del 2009, che permette ai calciatori stranieri di giocare per i paesi che hanno provveduto alla loro educazione da minorenni per almeno 5 anni. Ma in precedenza

: «Se la Giamaica mi chiama, perché no?». Insomma, Sterling sembra soprattutto sinonimo di ambiguità.

 

https://www.youtube.com/watch?v=qUhpH7nYs7M

In questa sfida a colpi di numeri da strada organizzata da Sky nel 2010, Sterling viene battuto da Christian Nanetti, un ragazzo italiano allora nelle giovanili del QPR. Oggi Nanetti gioca nelle leghe non professionistiche inglesi e secondo Transfermarkt vale 25mila euro.



 



Sterling risponde spesso con frasi di circostanza e in maniera distaccata, sembra quasi non capire le domande che gli porgono. Eppure il giocatore del Manchester City è uno di quei personaggi pubblici che nella terra dei tabloid fa la fortuna degli editori. Dovrebbe cominciare ad abituarsi. Non è propriamente un

, almeno esteriormente, perché manca di quell’atteggiamento di sfida che appartiene, giusto per fare un esempio, a Balotelli. Anzi, quando gioca è sempre sorridente, quando esulta si abbraccia con i compagni, quando risponde ai giornalisti è impassibile. È difficile capire se è realmente un piantagrane o quanto la costruzione del suo personaggio sia pura speculazione giornalistica.

 

Per spiegare i suoi problemi comportamentali (descritti spesso proprio così: come

) i giornali inglesi fanno spesso riferimento a un avvenimento del suo passato. Quando Raheem è alle elementari viene trasferito alla scuola speciale Vernon House di Londra, un’istituzione per bambini problematici, e lì un maestro gli dice qualcosa che si rivelerà profetica, ma che in quel momento era una minaccia: «Se vai avanti così, quando avrai 17 anni o sarai in prigione o a giocare per l’Inghilterra». Sterling esordisce effettivamente a 17 anni, il 14 novembre del 2012 in amichevole contro la Svezia. Quel giorno la BBC va a

quell’insegnante che in maniera molto romanzata dichiara: «Quando l’ho visto giocare con le giovanili dell’Inghilterra sono quasi caduto dalla sedia. Ero isterico per la gioia. Ho chiamato mia moglie e i miei figli e gli ho detto: "Ce l’ha fatta! È lui!"».

 

Per il resto del pubblico inglese, la scalata al successo di Sterling coincide con il continuo aggiornamento sulla sua tormentatissima vita privata. Nel settembre del 2013 viene assolto dall’accusa di aver aggredito una sua ex ragazza. Dopo il grande clamore mediatico iniziale, il caso si sgonfia in tribunale, dove le prove portate dalla giovane modella si rivelano essere praticamente inesistenti, almeno da un punto di vista penale. Meno di due anni dopo il

lo

in prima pagina per averlo scoperto a inalare gas esilarante poco prima di una partita. Jamie Carragher, che con Sterling ha condiviso lo spogliatoio un anno, commenta freddissimo: «Sterling deve stare nelle ultime pagine, non in prima». Brendan Rodgers, invece, ci va più cauto: «I giovani calciatori commettono errori. L’importante è che imparino da essi».

 



Il rapporto con Rodgers, di fatto l’unico vero allenatore con cui ha lavorato in prima squadra fino ad ora, è senza dubbio il capitolo più controverso dell’intera saga sui suoi problemi comportamentali. I giornali inglesi hanno scritto praticamente di tutto.

il

, ad esempio, Sterling sarebbe rimasto a Liverpool se non ci fosse stato Rodgers, perché l’allenatore nordirlandese avrebbe tradito la sua fiducia rivelando alla stampa alcuni “dettagli confidenziali” del suo contratto.

 

In realtà i due hanno sempre negato di avere un brutto rapporto: Rodgers lo ha

nel momento di maggiore esposizione mediatica (cioè quando il suo agente, Aidy Ward, ha definito Jamie Carragher «un coglione» per aver attaccato Sterling), mentre Sterling dopo il suo approdo al City ha ringraziato il suo ex allenatore per avergli dato l’opportunità di giocare in prima squadra.

 

L’unica prova reale di un eventuale rapporto difficile tra i due è contenuta in un documentario prodotto dal Liverpool nel 2012. A quel tempo Sterling è praticamente uno sconosciuto, Rodgers sta parlando a un gruppo di giovani giocatori in maniera molto grave, quasi da padre, quando improvvisamente si rivolge direttamente a Sterling, addirittura puntandogli il dito contro: «Se mi dici nuovamente di stare calmo mentre ti sto parlando ti metto sul primo aereo e te ne ritorni a casa». Sterling prova a difendersi bofonchiando qualcosa, ma Rodgers è irremovibile: «Sappiamo tutti e due cosa hai detto».

 

https://www.youtube.com/watch?v=wujTSELwsPA

Anche sull’atteggiamento di Rodgers nei confronti di Sterling davanti alle telecamere si è detto molto. Secondo il Mirror, negli ultimi mesi Rodgers si sarebbe fatto fotografare intenzionalmente vicino a Sterling nelle sedute d’allenamento aperte alla stampa per zittire le voci sul loro rapporto complicato.



 

Se il suo rapporto con Rodgers non è stato ancora chiarito, quello con il Liverpool è invece chiaramente compromesso. Che la frattura sia insanabile l’ha certificato il primo dei tifosi dei Reds, Steven Gerrard, che si è detto “molto deluso” dall’atteggiamento di Sterling, e cioè dalla sua decisione di non presentarsi in ritiro e di non partire con la squadra per il tour in Asia. «Ci sono milioni e milioni di tifosi del Liverpool in tutto il mondo che si aspettano di vedere Raheem Sterling con la maglia del Liverpool. Il suo comportamento non è giusto nei loro confronti».

 

Ma Sterling non aveva nessuna intenzione di stare a sentire il suo Yoda, come

l’aveva definito, perché il Manchester City lo stava già aspettando.

 

https://www.youtube.com/watch?v=t92X0i6qt-k

Sterling su Gerrard, nel gennaio del 2013: «Si prende sempre cura di me, controlla se sto bene. Ho anche notato che se qualcuno mi dà un colpo in campo, lui glielo restituisce sempre con una scivolata!».



 



I 49 milioni di sterline (oltre 70 milioni di euro) pagati dal Manchester City al Liverpool per acquistare il suo cartellino sono solo l’ultimo capitolo di una storia che è inestricabilmente, e a volte ossessivamente legata alla ricerca della ricchezza. Anche in questo caso si potrebbe trovare una certa relazione con il suo nome, dato che

è anche il nome della moneta nazionale, la sterlina per l’appunto.

 

Sterling è nato e cresciuto in uno dei quartieri più poveri e malfamati di tutta Kingston, Maverley, nella periferia nord-occidentale della capitale giamaicana, e quando la famiglia si trasferisce a Londra le cose non cambiano un granché. Il quartiere residenziale di St. Raphael, dove sua madre Nadine ha deciso di abitare, è degradato e infestato dalle gang di strada che lottano tra loro per controllare il mercato della droga. Da lì, però, Sterling vede distintamente Wembley, che adesso è tatuato su una delle sue braccia.

 

La prima persona ad accorgersi di lui, calcisticamente parlando, è il talent scout Peter Moring, che lo segnala al QPR: la società lo ringrazia, gli mette in mano una banconota da 50 sterline e tessera Sterling all’età di 11 anni. Quando nel 2010 il Liverpool deciderà di battere la concorrenza delle altre squadre per aggiudicarselo, di sterline ne pagherà 500.000, che arrivano a 5 milioni se calcoliamo i diversi bonus presenti nel contratto di cessione, tra cui il QPR riesce anche a inserire quella che gli dà diritto al 20% su un'eventuale cessione del giocatore da parte del Liverpool. Con il passaggio di Sterling al City, così, il club di Londra incassa altri 9,8 milioni di sterline.

 

A febbraio di quest’anno, quando si inizia a capire che a fine anno Sterling verrà ceduto, Moring sente il bisogno di rifarsi vivo per dirci che Sterling

: «Sono orgoglioso di vedere dov’è arrivato, ma non è il migliore che abbia mai visto». Raheem, ormai ex del Liverpool, risponde su Twitter: «Invece di dire che sei contento per un altro giovane ragazzo uscito dal quartiere per vivere il suo sogno, dici che non era il migliore della zona».

 

https://www.youtube.com/watch?v=gbDxiKM0c8M

Tutte le caratteristiche di Sterling erano già ben evidenti: quando parte da sinistra fa letteralmente impazzire gli avversari, nello stretto nessuno gli toglie il pallone e viene messo spesso giù dagli avversari (in Premier League nessuno subisce più falli di lui, a parte il solito Hazard).



 

I soldi sono il minimo comune denominatore anche della sua esperienza al Liverpool. Nel 2012, quando si capisce che Sterling è molto di più che un buon prospetto, il Manchester City inizia a interessarsi a lui e la società decide quindi di rinnovargli il contratto per evitare di perderlo. Secondo le ricostruzioni dei giornali inglesi, il Liverpool offre un contratto da 20mila sterline alla settimana (quasi 115mila euro al mese), un’enormità per un ragazzo di 17 anni, ma i suoi agenti rispondono di volere il doppio.

 

Sulla questione è intervenuto addirittura lo stesso Brendan Rodgers, uno che pur di rimanere all’interno del mondo del calcio ha allenato senza alcuna retribuzione i pulcini del Reading per più di 10 anni: «Ho lavorato con giocatori allo Swansea che hanno passato la vita guadagnando non più di duemila sterline alla settimana. Avevano giocato circa 400 partite ed erano a fine carriera. Oggi vedi giocatori giovani che sono milionari». Il punto che vuole sollevare Rodgers è che Sterling deve aspettare a chiedere cascate d’oro se non vuole bruciarsi: «Il denaro è la cosa che più distorce la realtà delle persone e dei calciatori. Se vogliamo proteggere e aiutare i giovani giocatori non possiamo dargli contratti gonfiati».

 

Alla fine, però, il Liverpool cede e firma un nuovo contratto a Sterling da circa 30mila sterline alla settimana, 15 volte tanto la cifra che guadagnava con il suo precedente contratto giovanile.

 

La situazione si ripropone praticamente identica all’inizio di quest’anno: il Liverpool prova a rinnovare il contratto di Sterling per non perderlo a favore del City. I giornali inglesi parlano di una proposta da 100mila sterline alla settimana rifiutata dai suoi agenti. Sterling non ha nemmeno 21 anni. Rodgers interviene nuovamente sulla questione, questa volta però con toni decisamente meno ecumenici: «Di certo non siamo un club che darà molto di più di quanto un giocatore vale in un certo momento della sua carriera. Non sto parlando di Raheem in particolare, ma di qualunque giovane calciatore».

 

Punto per l’ennesima volta sulla questione del suo reale valore, Sterling va a parlare alla BBC rispondendo indirettamente proprio a Rodgers. Alla più importante emittente nazionale il giovane giocatore inglese dichiara che il problema non sono i soldi, ma vincere trofei. Qualche tempo dopo il suo agente arriva a dichiarare che dal Liverpool Sterling non avrebbe accettato nemmeno 900.000 sterline alla settimana.

 

«Non voglio essere percepito come un ventenne in cerca di soldi. Voglio solo essere visto come un ragazzo che ama giocare a calcio e fare il meglio per la squadra».



 

Nella maggior parte degli articoli che hanno commentato il tribolato trasferimento di Sterling al City si trovano domande come: «Ma chi si crede di essere?», «Ma si ricorda da dove viene?». Ma forse sono questi i motivi per cui Sterling è così attaccato ai soldi, come il personaggio di DiCaprio in 

nella scena in cui spiega ai suoi colleghi perché devono essere il più possibile avidi: «Non c’è alcuna nobiltà nella povertà. Io sono stato un uomo ricco e sono stato un uomo povero, e scelgo la ricchezza tutta la vita!».

 



«Chi si crede di essere?» e «Si ricorda da dove viene?» sono anche le due domande che dobbiamo porci se vogliamo capire che tipo di giocatore è oggi Sterling e che tipo di giocatore sta diventando.

 

Il talento del giovane attaccante del City si forma per le strade di Maverley. Più precisamente, Sterling gioca con i suoi coetanei a Reapers Road a una forma molto particolare di calcio di strada, che sull’isola caraibica viene definito

(letteralmente “mischia”). Lo

è una sorta di calcetto: si gioca con il pallone di dimensione 4 (quello da calcetto, per l’appunto), possibilmente scalzi e le porte sono molto piccole e basse. Non esistono portieri, tutti difendono e tutti attaccano. Il calcio di strada continuerà a essere la sua scuola anche a Londra, prima di essere tesserato dal QPR.

 

https://www.youtube.com/watch?v=AWsIuwdiEoA

Un piccolo documentario sullo scrimmage prodotto da KickTV. Un intervistato paragona la cultura giamaicana del calcio di strada a quella brasiliana.



 

Questa formazione spiega le due caratteristiche più appariscenti di Sterling, sia in positivo che in negativo. La prima è l'assenza, dal suo bagaglio tecnico, del tiro dalla distanza. Nello

tirare da lontano non ha senso: le porte sono troppo piccole e gli avversari che si frappongono sono troppi per pensare che un tiro abbia qualche possibilità di finire in porta. Nelle ultime tre stagioni la percentuale di tiri da fuori area di Sterling si è sempre fermata intorno al 35% (e con pessimi risultati, tra l’altro: solo

da fuori area negli ultimi tre anni). La tecnica di calcio non perfetta lo ha portato anche a sbagliare

e, in generale, a non avere una vena realizzativa straordinaria (23 gol in tre anni in tutte le competizioni).

 

La seconda è la mania del dribbling. Lo

, vista l’alta concentrazione di giocatori in spazi stretti, costringe i giocatori a un gioco fortemente individualista, dove il dribbling è il passo obbligato per poter arrivare alla porta avversaria. In Premier League è praticamente impossibile trovare un giocatore dal dribbling più letale di quello di Sterling: il giovane inglese riesce a cambiare direzione a incredibili velocità spostando il pallone di continuo. Negli ultimi tre anni solo Hazard ha dribblato più di lui. Rispetto al belga, però, Sterling è molto meno meccanico nel superare l’avversario, unendo la tecnica e la fantasia nello stretto alla velocità nella progressione con la palla. Questo gli permette di destabilizzare anche difese schierate, creando spazi dove prima non c’erano.

 

Lo

, un gioco in cui non c’è abbastanza spazio per aggirare gli avversari con il palleggio, spiega anche perché Sterling sia un giocatore esclusivamente verticale, che prende il pallone solo per superare l’avversario e tirare o, al massimo, tentare l’ultimo passaggio per un compagno. La media di passaggi riusciti è molto bassa (intorno ai 25 negli ultimi tre anni) e l’accuratezza è addirittura peggiorata nel tempo (da 84% a 81%).

 

In questo senso, Sterling non è un giocatore dalla tecnica moderna, i suoi dribbling sono complessi e composti da diverse finte e cambi di passo. Fin dall’infanzia questo stile barocco lascia sbalorditi tutti in Inghilterra, di per sé non particolarmente abituata alla fantasia dentro al campo da calcio. Il maestro che aveva preconizzato il suo precoce debutto in Nazionale ricorda: «Era sempre felice di giocare a calcio, sorrideva e rideva quando ti faceva un tunnel. Trovava esilarante quanto fosse più forte di te. Giocavo con lui tutti i giorni. Giocavamo con 5 adulti e 5 bambini per squadra. Avere Raheem dalla tua parte era meglio che avere un adulto in più». Mark Anderson, talent scout del Liverpool, ha

al

la prima volta che ha visto Sterling giocare: «Non potevo credere ai miei occhi. C’erano alcune cose da smussare, ma era la miglior cosa che abbia mai visto».

 

Nelle giovanili di QPR e Liverpool il suo talento fa scintille. Con la maglietta dei Reds, in

di FA Youth Cup contro il Southend, arriva a segnare cinque gol in 67 minuti di gioco. In quattro gol su cinque, Sterling smarca almeno un difensore avversario. Il giorno dopo viene incluso in prima squadra per la prima volta per una partita di Europa League contro lo Sparta Praga.

 

Se Sterling arriva in Inghilterra con un’identità tecnica già definita, quella tattica la deve principalmente al lavoro di Brendan Rodgers. Una delle qualità più importanti dell’allenatore nordirlandese è quella di riuscire a far giocare i propri calciatori in diversi ruoli, in modo da adattare il modulo alle caratteristiche dell’avversario.

 

E così, arrivato a Liverpool da ala sinistra (dove può giocare a piedi invertiti per puntare meglio il terzino avversario) o al massimo ala destra, Sterling inizia a giocare anche in altri ruoli, da seconda punta o da trequartista centrale nel 4-3-1-2. Con Rodgers, Sterling ha imparato a muoversi

sfruttando lo spazio alle spalle dei difensori avversari ed è diventato addirittura abile a partire

del fuorigioco avversario per andare direttamente in porta.

 

L’apice della sperimentazione è arrivata durante la seconda metà dello scorso campionato, con il passaggio del Liverpool al 3-4-3. Molte volte Sterling viene utilizzato da punta centrale e addirittura, nei casi in cui i Reds dovevano recuperare partite compromesse, da terzino. Nel primo caso Sterling ha dimostrato caratteristiche inattese: nonostante il fisico minuto, ha saputo giocare spalle alla porta difendendo palla con il corpo e giocando con il resto della squadra. Da terzino, invece, ha iniziato ad assaporare l’importanza della fase difensiva e del sacrificio nel recupero del pallone.

 

Questo lavoro tattico continuo ha permesso a Sterling di essere più utile in un calcio associativo, smussando i propri punti deboli. Così, dal 2012 a oggi, la media di occasioni create a partita è passata da 1,54 a 2,14, quella dei passaggi chiave da 1,46 a 1,94, quella degli assist da 0,08 a 0,20.

 



L’evoluzione di Sterling ci può aiutare a inquadrare il senso tattico dell’acquisto del City. Nell’intervista alla BBC in cui dichiara di voler lasciare Liverpool per poter vincere dei trofei, Sterling afferma più volte di voler giocare “in avanti”. L’impressione che si ha è che l’attaccante inglese stia iniziando a pensare di potersi prendere il centro del palco diventando un giocatore alla Agüero, il famoso attaccante-moderno-che-sa-fare-tutto. Questo vuol dire che la posizione che potrebbe ricoprire nel 4-4-2/4-2-3-1 di Pellegrini sarebbe quella di seconda punta o al massimo di trequartista centrale. L’impressione è confermata dal fatto che la squadra di Manchester stia mettendo in vendita o abbia già venduto prime e seconde punte (Dzeko, Jovetic), mantenendo invece la flotta di ali (David Silva, Jesús Navas, Nasri). Pellegrini l’ha provato da prima punta del 4-2-3-1 nell’amichevole precampionato contro il Real Madrid.

 

Ma è davvero una prospettiva realistica o, come

l’ESPN, il giovane inglese sta semplicemente iniziando a credere al suo stesso hype? Come Agüero, Sterling ha vinto l’European Golden Boy, il premio al migliore Under-21 in circolazione. Ma tra i vincitori di quel premio ci sono anche giocatori come Balotelli, Pato e van der Vaart. Per non fare quella fine, Sterling dovrà dimostrare di essere sterling, un’impresa titanica per l’Under-21 più pagato della storia del calcio. Può riuscirci, a patto di capire cosa significhi veramente essere Sterling.

 
 

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