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Fabio Barcellona
Hype: Patrick Schick
22 giu 2017
22 giu 2017
Nella seconda puntata di Hype, la rubrica in cui analizziamo i giocatori pieni di aspettative, il nuovo attaccante della Juventus.
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Fabio Barcellona
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L’ascesa di Patrik Schick è stata sorprendentemente rapida. Pur essendosi formato nelle giovanili dello Sparta Praga, frequentando anche le nazionali giovanili della Repubblica Ceca, ha faticato ad accumulare minuti in prima squadra. Ha esordito nella stagione 2013-14, giocando complessivamente 15 minuti distribuiti in 2 partite. La stagione successiva il minutaggio è aumentato di appena 7 minuti, a cui vanno aggiunti i 9 minuti in Europa League contro lo Young Boys. Insomma, solo due anni fa Schick era un diciannovenne che non riusciva a trovare spazio nello Sparta Praga, che decideva di spedirlo in prestito al Bohemians Praga, quindi a un livello ancora più basso.

 

Al Bohemians, Schick ha giocato 27 partite su 30, partendo da titolare in 22 occasioni. Ha segnato 7 gol e messo a referto un assist. Nella stagione 2015-16 ha esordito in nazionale U-21, dove ha segnato 8 reti nelle 7 partite disputate in stagione. Le prestazioni al Bohemians e nell’U-21 hanno attirato le attenzioni dei club europei: dopo un’asta che lo aveva visto vicinissimo alla Roma, è passato infine alla Sampdoria, che lo ha acquistato per 4 milioni di euro. Una cifra importante, ma che di certo non lo metteva nello stesso discorso delle grandi promesse del calcio mondiale (è un esempio estremo ma Vinicius

per 45 milioni di euro). Prima della cessione alla Samp, il suo allenatore al Bohemians, Pivarnik, non aveva nascosto una certa perplessità, immaginando che Schick non avrebbe avuto spazio in un campionato complicato come quello italiano.

 

 



 

Ad inizio campionato le prospettive di Schick non sembravano esaltanti; Giampaolo imposta la sua Samp con il 4-3-1-2 e l’attacco è piuttosto affollato. I titolari sono Muriel e Quagliarella e il loro primo ricambio, più che il ceco, sembra essere il croato Ante Budimir, reduce da 16 gol in Serie B con il Crotone. Anche immaginare un impiego come trequartista è complicato, visto che nel ruolo Giampaolo ha già a disposizione Ricardo Álvarez, Filip Djuricic, Bruno Fernandes e Dennis Praet.

Eppure in breve tempo Schick si ritaglia il ruolo di dodicesimo uomo della Samp, entrando con costanza a partita in corso per regalare imprevedibilità all’attacco. Quando entra il più delle volte si posiziona dietro le due punte, dove può ricevere tra le linee, sfruttare la qualità del suo primo controllo, e partire in transizione per spaccare le difese avversarie. La prima da titolare arriva alla decima giornata e, assieme all’esordio dal primo minuto, arriva il primo gol in Italia, proprio in quello che sarà il suo futuro stadio.

 



 

Fino ad aprile gioca solo altre 4 partite da titolare, ma da subentrante segna 6 gol, mostrando una notevole capacità di entrare a partita in corso: contro il Torino a Marassi mette la palla alle spalle di Hart due minuti dal suo ingresso in campo al novantesimo.

 

A fine marzo, l’infortunio di Muriel gli regala una maglia da titolare. Schick, come aveva fatto altre volte in stagione, gioca in coppia con Quagliarella e, girandogli attorno e sfruttando il suo lavoro sporco, riesce a realizzare 4 gol nelle 8 partite cominciate dal primo minuto. Complessivamente, Schick in questa stagione ha collezionato 14 partite da titolare e 18 da subentrante, mettendo a referto 11 gol e 5 assist nei suoi 1510 minuti di gioco a cui vanno aggiunti i 2 gol segnati al Cagliari in Coppa Italia.

 

Il suo impatto sulla Serie A, pur diluito nel tempo, è stato piuttosto impressionante. Non tanto per i numeri che abbiamo citato, quanto per il modo in cui li ha messi insieme. Schick è entrato nell’immaginario dei centravanti che combinano una certa stazza fisica - tra i 187 e i 190 cm a seconda delle fonti - a una qualità tecnica e di coordinazione negli spazi che sembra un miracolo. Un combinato che consente a Schick di giocare in quasi tutti i ruoli dell’attacco, partendo da posizione centrale o occupando inizialmente una posizione aperta, ma può anche schierarsi, come ha fatto spesso a partita in corso, un passo dietro a 1 o 2 punte.

 

Schick utilizza quasi esclusivamente il suo piede sinistro e in conduzione può essere devastante. Usa soprattutto la parte esterna del piede, e non perde mai contatto e ritmo, anche in mezzo a parecchi avversari. Questa qualità gli permette di uscire palla al piede da situazioni di traffico intenso, sfruttando anche un’agilità sorprendente e una tecnica che anche nello stretto

.

 


Nel derby della Lanterna, leggero tra i difensori del Genoa che cercano di colpirlo.





Schick è molto bravo anche nel gioco di sponda, dove sfrutta la sua altezza per coprire la visuale al difensore che lo marca da dietro, e la sensibilità del suo piede sinistro per dosare, spesso di prima, con palla a terra o al volo,

per l’inserimento. Il suo gioco di passaggi però non è ancora all’altezza della sua sensibilità tecnica. Schick ha una buona visione di gioco e ottimi tempi, oltre a un certo istinto a cercare giocate complesse e importanti, ma le misure non sono sempre ottimali. L’imprecisione aumenta quando è sotto pressione: Schick si disimpegna bene soprattutto quando riesce a mettere distanza col proprio marcatore, meno quando questo riesce a stabilire il contatto. In quel caso il ceco soffre ancora un po’ di leggerezza negli appoggi che i difensori più intensi riescono a sfruttare (

non resiste al minimo di pressione fisica messa dal difensore in recupero).

 


Il famoso gol “à la Bergkamp” contro il Crotone non è il solo realizzato da Schick ricevendo centralmente in spazi aperti con le spalle alla porta.





Considerata la stazza, e l’agilità con cui riesce a muoversi, un po’ di chili potrebbero aiutarlo a sostenere meglio l’impatto fisico con i difensori, anche nei duelli aerei (ne vince il 40%, 2 su 5 ogni 90 minuti). In compenso Schick brilla in uno dei fondamentali tecnici più importanti per un centravanti, arrivando con la tecnica dove non riesce a sfruttare il fisico come dovrebbe. Con il primo controllo il ceco riesce quasi sempre a orientare la giocata successiva, non solo grazie alla sensibilità tecnica ma anche a un ottimo utilizzo del corpo (evidente in

).

 

Nonostante la sua eleganza lo faccia sembrare in qualche modo estraneo alla praticità, Schick è molto freddo sotto porta. Anche in questo aspetto sfrutta un’esecuzione tecnica estremamente pulita e varia: può cercare la soluzione di precisione come quella di potenza, con cui si rende pericoloso anche nei

. A differenza di diversi grandi tiratori, Schick non è però bulimico nella ricerca della conclusione: lo scorso campionato ha effettuato di media circa 2.5 tiri ogni 90 minuti, di cui più del 25% da fuori area.

 

Notevole è la sua “goal efficiency”, cioè il rapporto tra gol ed Expected Goals, che dà la misura della capacità di un giocatore di tradurre in rete i propri tiri, calcolando la difficoltà intrinseca della conclusione. Schick ha concluso il campionato con una goal efficiency pari a 1.99, inferiore solo a quella di Borriello e Keita Baldè tra i giocatori con più di 10 presenze.



 



 

Nella Sampdoria Patrik Schick è stato impiegato principalmente come punta nel 4-3-1-2 di Marco Giampaolo, ma, da subentrante, ha occupato anche la posizione di trequartista e di punta esterna in un 4-3-3.

 

Il suo variegato impiego mostra che Schick ha attualmente, in potenza, le qualità per occupare ogni possibile casella offensiva di una squadra. Il sistema di gioco impiegato dalla Sampdoria, in assenza di esterni offensivi di ruolo, impone alle punte di garantire ampiezza sia giocando tracce interno-esterno per ricevere il pallone, sia tramite un posizionamento preventivo nella zona esterna e ricezioni statiche in fascia per fare avanzare la manovra. Schick mostra una naturale tendenza ad avvicinarsi alla zona palla e ha giocato soprattutto partendo da ricezioni esterne sul lato forte. La zona di gioco d’elezione è stata quella destra, dove può utilizzare la sua conduzione palla con l’esterno sinistro per entrare dentro il campo o, grazie a questa minaccia, ripartire sull’esterno per poi rientrare successivamente.

 


Schick preferisce ricevere il pallone nelle zone esterne del campo.



 

Sul lato destro dell’attacco può proteggere meglio palla, sovrapponendo una porzione maggiore di corpo tra il sinistro e il marcatore alle sue spalle. La conduzione palla da destra verso il centro del campo può sfociare nel passaggio chiave verso il lato debole o direttamente nella

.

 

La sua capacità di giocare partendo dall’esterno ha consentito al suo allenatore di impiegarlo anche come punta esterna di un 4-3-3 puro. In generale, la possibilità di ricevere e puntare la porta costituisce attualmente la comfort zone di Schick, più a suo agio quando può guardare la porta avversaria piuttosto che la propria.

 

Il suo istinto a muoversi verso il pallone lo limita nei tagli senza palla, non molto sviluppati. È ancora riluttante a muoversi in verticale per ricevere in profondità o, in ogni caso, abbassare le difese avversarie. Più abile è nei movimenti a “mezzaluna” che partendo da una posizione centrale, disegnano una traiettoria arcuata al fianco esterno del difensore centrale, per attaccare la profondità sottraendosi alla marcatura.

 





Patrik Schick è un giocatore con un talento speciale ed è normale sia circondato da così tanto entusiasmo. Bisogna però ricordare che ha alle spalle una sola stagione titolare nel Bohemians Praga e una alla Sampdoria in cui ha brillato ma principalmente da subentrante, inoltre in una situazione di classifica comoda per la sua squadra, che gli permetteva di giocare in un contesto non troppo teso.

 

Le doti tecniche e i colpi geniali, in un calciatore dalla struttura fisica di Schick, gonfiano la sua carriera di promesse, ma non è detto che sarà da subito decisivo all’interno di una squadra di alto livello come la Juventus, dove i gol e le giocate hanno un peso specifico diverso. Senza dimenticare che anche da punto di visto tecnico Schick deve migliorare qualcosa: rendere meno meccanico il gioco con il piede debole e diminuire il numero di errori gratuiti nel controllo e nel passaggio, figli comunque più di cali di intensità mentale che di vere lacune tecniche.

 


A volte sembra davvero sbadato rispetto ai difensori.



 

I margini di miglioramento atletici sono forse quelli più ampi: Schick può fare passi da gigante nello sviluppo delle sue capacità aerobiche e delle doti di forza esplosiva. Questo potenziamento potrebbe restituire un giocatore in grado, grazie all’accoppiata fisico-tecnica sopraffina, di esercitare un dominio totale sui difensori avversari, aumentando a dismisura la sua capacità di utilizzare a proprio vantaggio il contatto fisico coi propri marcatori.

 

Se in potenza Schick è in grado di occupare ogni ruolo nel reparto offensivo, è probabilmente come punta centrale che potrebbe sviluppare il massimo del suo potenziale. Per questo, oltre alle doti fisiche, deve migliorare i movimenti senza palla e l’istinto associativo al gioco. Come attaccante puro, libero di svariare sull’esterno e di abbassarsi a raccordare il gioco, Schick potrebbe davvero far pesare il suo talento, tanto in fase di rifinitura quanto in quella di definizione del gioco.

 

Immaginare un impiego nella Juventus di Allegri della prossima stagione non è semplice, vista anche la variabilità di moduli e soluzioni che il tecnico bianconero ha sempre mostrato e che è difficile anche solo immaginare a calcio mercato appena iniziato. La ricerca di un esterno puro come Douglas Costa sembra preludere a una riconferma del 4-2-3-1 visto nella seconda parte della stagione o, in alternativa, a un 4-3-3. In entrambi i casi, considerando anche che tradizionalmente la Juventus non transige nello svolgimento dei compiti difensivi di tutti i propri giocatori, appare improbabile un impiego continuo sull’esterno, in una posizione forse troppo dispendiosa per l’attaccante ceco. Come già fatto per Dybala, su cui Allegri ha impostato sin dall’inizio un programma per affermarlo che trequartista, è probabile che Schick sia destinato a un lavoro di sviluppo per definirne il ruolo. Potrebbe in questo caso essere proprio quello di attaccante puro, non trascurando occasionalmente il ruolo di vice-Dybala, con cui ha in comune la zona preferita di campo.

 

Arrivato un po’ in sordina, Patrik Schick in pochissimo tempo si è affermato, anche grazie ad

, come un vero e proprio

. L’eleganza dei suoi movimenti, unita a un corpo che non sembra destinato a tanta coordinazione, ha scomodato paragoni con giocatori come Marco Van Basten o Zlatan Ibrahimovic. Schick è lontano da questi grandi attaccanti tanto quanto però dall’espressione completa del suo potenziale. I margini di lavoro sul sembrano ampi e i suoi colpi, di rara bellezza, lasciano intravedere un futuro radioso. Nel calcio, però, è bene ricordarlo possono scoppiare temporali anche a cielo completamente sereno…

 

 

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