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Foto di Patrik Stollarz/Stringer
Fondamentali Flavio Fusi 16 agosto 2016 6'

Herr Carletto

Il Bayern Monaco di Ancelotti è apparso in difficoltà con il Borussia Dortmund ma si aggiudica comunque il primo trofeo stagionale.

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Le Supercoppe nazionali rappresentano un ponte ideale tra le annate calcistiche, mettendo di fronte le squadre che si sono giocate i trofei della passata stagione e che probabilmente si giocheranno anche quelli della prossima. Tra tutte, la Supercoppa tedesca è forse quella che meno si discosta da questo principio di continuità: puntualmente, ad agosto, sono Bayern Monaco e Borussia Dortmund, ovvero le dominatrici del calcio tedesco (e non solo) degli ultimi anni, a contendersela.

 

Quest’anno, però, a spezzare la monotonia apparente, ci hanno pensato i recenti stravolgimenti voluti dal mercato: dopo tre stagioni Pep Guardiola ha sposato il progetto City e il Bayern Monaco ha scelto Carlo Ancelotti come erede del tecnico catalano (una scelta epocale considerato l’impatto di Guardiola sul club e su tutto il calcio tedesco) mentre il Borussia Dortmund, testimone di un simile avvicendamento la scorsa stagione, è rimasto in mano a Tuchel, ma ha dovuto fare i conti con le partenze di quelli che probabilmente erano i tre migliori giocatori della rosa: Mats Hummels (tornato proprio al Bayern Monaco, squadra in cui era cresciuto), Ilkay Gündogan (espressamente richiesto da Guardiola a Manchester) e Henrikh Mkhitaryan (trasferitosi anch’egli a Manchester, sponda United). E con i soldi di queste tre cessioni sono stati acquistati otto giocatori, tutti tra i 18 e i 25 anni, tra cui spiccano il figliol prodigo Mario Götze e il funambolico Ousmane Dembelé.

 

Date le gerarchie nel resto della Bundesliga, con il solo Bayer Leverkusen che pare in grado di inserirsi come outsider in questo duopolio rosso-giallonero, la Supercoppa era un’ottima occasione per iniziare a capire la portata di questi cambiamenti nei due club e come essi potessero aver mutato i rapporti di forza.

 

Non è più il Bayern di Pep

 

Guardando la formazione messa in campo da Ancelotti era difficile evidenziare immediatamente il nuovo corso del Bayern: il 4-3-3 e l’undici titolare erano molto simili a quello del suo predecessore, almeno per dieci undicesimi. In porta Neuer, protetto dalla linea a quattro formata da Lahm, Hummels (unica novità rispetto alla passata stagione), Martinez e Alaba, utilizzato, seppur con diverse libertà, come terzino classico. A centrocampo, Vidal e Thiago hanno giocato ai fianchi del mediano Xabi Alonso. In avanti, Lewandoski centravanti con Müller a destra e Ribéry a sinistra.

 

Per forza di cose si sono visti più volti nuovi nella formazione scelta da Tuchel. 4-2-3-1 con Bürki in porta, Sokratis e Bartra centrali, Passlack terzino destro e Schmelzer terzino sinistro. Rode e Castro hanno giocato insieme a centrocampo, con Kagawa trequartista e Dembélé e Ramos ai suoi lati. In avanti, Aubameyang ha agito da unica punta.

 

Fin da subito è stato evidente come il Bayern non fosse il solito Bayern della scorsa stagione, che costruiva dalla difesa giocando attraverso il pressing avversario. L’abbandono del juego de posición era prevedibile, ma il distacco dai concetti di gioco degli ultimi tre anni è stato, già in questa prima gara ufficiale, alquanto netto.

 

Come negli anni precedenti, Xabi Alonso supportava da vicino i centrali, fino a eseguire la salida lavopiana. Il Borussia Dortmund pressava in un 4-4-2 piuttosto standard, ma comunque in maniera decisamente aggressiva e alta: Kagawa si univa a Aubameyang a formare la prima linea di pressione, mentre Ramos (spesso più basso, vista la posizione aggressiva di Alaba rispetto a quella di Lahm) e Dembélé (più alto ed attivo nel pressing) scalavano sulla linea dei centrocampisti. Il triangolo (che a volte diventava linea a tre) formato dal Bayern in fase di uscita, non riusciva comunque a far progredire il gioco in maniera pulita.

 

Il regista basco spariva spesso dietro ai due avanti di Tuchel, vanificando il vantaggio numerico dei bavaresi. Inoltre, le due mezzali non riuscivano a supportare adeguatamente i compagni: Vidal, che già con Guardiola aveva dimostrato alcuni problemi in queste situazioni era spesso troppo vicino ai compagni e quindi ridondante, oppure troppo largo, forzando lo sviluppo del gioco in zone con poco valore dal punto di vista strategico; dal lato opposto mancava la coordinazione necessaria tra Alaba, Thiago e Ribéry per favorire l’avanzamento delle manovra. Il Borussia, inoltre, cercava di forzare la palla sul centro-destra, poiché, tra i due centrali difensivi, era Hummels ad essere portato sull’esterno più facilmente.

 

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Una situazione emblematica delle difficoltà del Bayern nel primo tempo. Hummels è isolato lungo la fascia. Alonso risulta quasi inutile nel far progredire la manovra, mentre Lahm e Vidal sono larghi e dietro la linea di pressione, irraggiungibili per il centrale tedesco, così come Thiago.

 

Non riuscendo a guadagnare zone più alte di campo, il Bayern è stato di fatto innocuo durante la prima frazione di gioco. Costretto a giocare sulle corsie dove poteva essere facilmente intrappolato, oppure a cercare un lancio lungo che, vista la compattezza del Borussia, aveva una bassa percentuale di riuscita.

 

L’altra evidente frattura con il passato ha interessato il pressing ultra-offensivo: in fase difensiva il Bayern di Ancelotti si organizzava ora in un 4-4-2, ora in un 4-1-4-1, senza però attuare una pressione particolarmente intensa, né alta, sul campo. Non di rado Lewandowski era l’unico a cercare di disturbare i centrali, con i due esterni offensivi che in genere si mantenevano larghi (anche se Müller a volte si univa al polacco) e le mezzali che preferivano orientarsi sui due centrocampisti del Dortmund. Rode e Castro supportavano i propri difensori alternativamente e di fatto erano loro a determinare l’allineamento del Bayern, poiché quando si abbassavano venivano seguiti da Vidal e Thiago.

 

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Thiago è su Castro, mentre Rode, abbassatosi a supporto dei centrali, determina una sorta di 4-4-2 per il Bayern, visto che Vidal segue l’ex compagno di squadra nel suo movimento. Müller e Ribéry si mantengono larghi, senza partecipare attivamente al pressing.

 

L’orientamento dei due interni di Ancelotti sui due pivote di Tuchel scopriva però il Bayern, aprendo i corridoi ai lati di Xabi Alonso. Kagawa tendeva a posizionarsi sul centro-sinistra e Ramos sul centro-destra, contribuendo a creare linee di passaggio che potevano essere percorse da Bartra e Sokratis con un passaggio diretto. L’ex giocatore del Barcellona ha potuto così mettere in mostra più volte le proprie doti di “laser-passing”, dimostrando, almeno nel playmaking, di poter essere un degno sostituto dell’ex capitano Hummels.

 

 

Inoltre, la passività della prima linea di pressione del Bayern, rendeva complicato mantenere la compattezza nella formazione difensiva bavarese.

 

Dinamismo giallonero

 

Nel primo tempo, il Borussia Dortmund ha messo in seria difficoltà il Bayern e avrebbe probabilmente meritato di passare in vantaggio. In fase offensiva, Ramos si stringeva più vicino ad Aubameyang, così come faceva Kagawa, mentre l’ottimo Passlack poteva approfittare della fascia destra lasciata vuota dalla limitata partecipazione di Ribéry alla fase difensiva, per giocare particolarmente alto e bilanciare in ampiezza la formazione offensiva di Tuchel.

 

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La struttura del Dortmund, con Ramos che si stringe vicino ad Aubameyang, lasciando la corsia destra libera per l’avanzamento di Passlack.

 

L’addio di Gündogan e la panchina di Weigl hanno abbassato il potenziale creativo del centrocampo del Dortmund: Rode e Castro hanno giocato una buona partita, ma non sono in grado di fornire l’imprevedibilità del tedesco di origini turche. Il BVB, piuttosto, ha cercato di adoperare le fasce per creare isolamenti, sfruttando la vicinanza di Ramos, Aubameyag e Kagawa per costringere il Bayern a concedere spazio sulle corsie.

 

Il secondo tempo

 

Ancelotti ha riproposto lo stesso undici iniziale anche nel secondo tempo, ma è comunque riuscito a proporre i correttivi necessari per migliorare la fase di uscita della propria squadra. Innanzitutto i difensori hanno cercato di giocare di più attraverso Thiago, opzione maggiormente affidabile rispetto a Vidal, mentre anche Lahm e Alaba sono stati maggiormente integrati nella fase di costruzione, costituendo un baluardo importante nel superamento della pressione giallonera.

 

Il Bayern ha riguadagnato sicurezza e con il Dortmund che è gradualmente calato, è anche riuscito a trovare il gol del vantaggio con Vidal, tra i più attivi in fase conclusiva. Sbloccata inaspettatamente la partita, Tuchel è intervenuto sostituendo Dembélé (che nel frattempo aveva cambiato ruolo, partendo più largo per convergere verso l’interno, con Kagawa che ha giocato il secondo tempo in una posizione più centrale) con il nuovo arrivato Schürrle, e Ramos con Weigl.

 

Dopo i cambi il Borussia aveva quindi un’ala “vera”, ma non più quella sinistra (situazione a cui hanno cercato di rimediare Schmelzer e Castro), oltre che un solo pivote, in una formazione asimmetrica con un triangolo a centrocampo, e Kagawa e Aubameyang come giocatori più avanzati.

 

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Dopo l’uscita dal campo di Dembélé è stato Schmelzer a dover bilanciare la mancanza di un ala sinistra di ruolo.

 

Il Bayern, ormai in vantaggio, ha risposto abbassando il baricentro, dedicandosi alla difesa della propria area di rigore, senza rinunciare a contrattaccare, visti gli spazi sempre più larghi nella formazione avversaria (sull’1-0 Tuchel ha usato anche un discutibile terzo cambio, inserendo Mor per Aubameyang). Il 2-0 non è però arrivato in contropiede, ma sugli sviluppi di un calcio d’angolo: Müller ha raccolto la sponda aerea di Hummels e ha chiuso definitivamente i giochi.

 

La Supercoppa tedesca è andata al Bayern, nonostante un primo tempo preoccupante: il cambio di rotta è evidente già da questa prima uscita ed è probabile che la squadra di Ancelotti migliori già dalle prossime uscite. Il Borussia Dortmund ha mostrato segnali molto incoraggianti e lo stesso Tuchel si è detto soddifsatto della prova dei suoi. Gli attori in campo e in panchina sono cambiati, ma il duello tra queste due formazioni proseguirà anche nella stagione appena iniziata. E non è detto che finisca come questi primi 90’.

 

 

Tags : bayern monacoborussia dortmundcarlo ancelottisupercoppa tedescathomas tuchel

Flavio Fusi è nato nel 1993 e vive ad Arezzo. Laureato in Management, lavora per una startup tech e collabora anche con il sito di analytics StatsBomb.

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