
Contro il Borussia Dortmund non è una partita qualunque per Erling Haaland. È a Dortmund che il suo mito è cresciuto e per di più indossa la fascia di capitano del City. Sono due motivazioni extra che lo spingono a voler far bene, a voler segnare insomma, come se abbia bisogno di motivazioni ulteriori.
La partita, però, non sembra la sua. Per i primi 10 minuti non tocca quasi palla, il City fatica a trovarlo in area di rigore. A sbloccare il risultato è Foden, che sfrutta un movimento del norvegese a far arretrare la linea difensiva per accentrarsi e tirare da fuori area. Questo però non basta ad Haaland, che finalmente riesce a prendersi la scena nel giro di pochi minuti. Su una punizione si abbassa a centrocampo per ricevere in verticale, si gira in un lampo e parte in conduzione, scrollandosi di dosso i due difensori che subito provano a fermarlo. In due tocchi è già in area e da lì serve il pallone a O’Reilly, totalmente libero perché tutta la difesa era collassata su di lui. Il giovane inglese però calcia centrale.
Vista con la coda dell’occhio l’occasione sprecata dal compagno, Haaland si lancia in un salto contro la traversa per sfogarsi, facendola tremare in modo preoccupante per qualche secondo. Due minuti dopo arriva il suo gol: appostato a centro area attende il solito cross basso di Doku dalla linea di fondo. Il pallone gli finisce proprio accanto come attirato da un magnete. Sembra incredibile come quasi sempre un cross basso possa passare tra i corpi di un'area piena per finire proprio dove è Haaland.
Nonostante ami essere soprannominato cyborg, nonostante sia destinato a riscrivere tanti record numerici del calcio, nonostante sappiamo che cura in maniera maniacale la sua routine fuori dal campo fin da quando era un ragazzino (con scelte anche poco scientifiche come bere latte crudo o strafarsi di bistecche alla griglia dopo le partite), in questo momento Haaland è una delle poche stelle del calcio mondiale che ci appare effettivamente autentico: per l'espressività che assume il suo volto, per gli atteggiamenti che sembrano sempre schietti o per i vezzi che si concede, come l’ossessione per i capelli lunghissimi. Ma non è solo il suo corpo o il suo stile: anche con i compagni di squadra mostra una empatia naturale, è contento quando segnano, rosica quando sbagliano, è generoso in campo e nelle esultanze.
Se abbiamo imparato che per segnare così tanto bisogna anche sacrificare parte del proprio spirito collettivo, Haaland vuole farci credere che non è così, che non bisogna sacrificare la propria anima sull'altare delle prestazioni. Proprio per questo, nonostante il suo corpo perfetto e il suo gioco seriale, non riesce ad apparirci come un mero burocrate del gol.
Haaland rappresenta qualcosa di talmente antico da essere nato forse col calcio stesso. Basta prendere la descrizione che Bruno Roghi faceva di Gunnar Nordahl, che ancora oggi con 225 gol è il terzo miglior marcatore di sempre della Serie A, il primo tra gli stranieri: "Nordahl incassa il testone tra le scapole, stringe i pugni, solleva ad angolo retto le ginocchia, parte col trotto del bufalo infuriato, non vede più niente davanti a sé, se non una nuvola rossa. Invano gli avversari gli muovono incontro. Invano tentano di ostacolarne la marcia, magari ricorrendo agli sgambetti a manico di ombrello. Lui si fa largo come può farsi largo una spada rovente in un pane di burro. Rovescia gli avversari, si avventa verso la rete, spacca il tiro con una veemenza che è pari soltanto alla forza della determinazione. Il suo gol, in circostanze come queste, deflagra".
È la descrizione scritta di un centravanti degli anni '50, ma si sposa benissimo con Haaland, un centravanti che oggi ci appare ineluttabile. Quello al Borussia Dortmund è stato il quinto gol in 5 partite di Champions League, cinque partite in cui ha scalato la classifica dei marcatori di tutti i tempi superando Zlatan Ibrahimovic, Thierry Henry, Pippo Inzaghi e Mo Salah. Ora è in top 10 con 54 gol in 52 partite, 3 meno di Thomas Müller, 4 meno di Andriy Shevchenko e 5 meno di Ruud van Nistelrooy, altri mostri sacri che supererà entro questa stagione, a 25 anni. «Ogni volta che vengo qui alla conferenza stampa mi parlate di un altro record e di un altro record battuto da Haaland... Sono così felice», ha detto Guardiola dopo la partita col Dortmund.
L'attaccante del City ha già segnato 27 gol in 17 presenze con il club e la nazionale, il che lo mette sulla buona strada per superare i 56 gol realizzati nella stagione 2022/23, la sua migliore da quando a Manchester. Alan Shearer, che detiene il record di gol in Premier League con 260 reti, ha previsto che Haaland lo supererà prima o poi. Al momento ha segnato 98 gol in Premier in un totale di 107 presenze. «Conosco questo record, non conosco molti record, ma questo lo conosco», ha detto Haaland che fin dal primo momento in Inghilterra si è ritrovato a dover parlare a intervalli più o meno regolari di un record che ha bruciato: «Non riesco a pensare ai record che potrei battere. È l'ultima cosa a cui penso. Cerco di aiutare la squadra a vincere le partite di calcio. Questo è il mio lavoro e questo è il mio obiettivo principale. So che è noioso, so che vorreste che dicessi esattamente il contrario, ma non è così».
Arrivati alla decima giornata di Premier League il Manchester City è secondo in classifica e con 20 gol ha l’attacco più prolifico del campionato. Di questi gol Haaland ne ha fatti 13: da solo ha segnato più di 10 squadre della Premier. Nessun altro calciatore è arrivato ancora a quota 7 gol e Haaland non ha avuto bisogno di rigori. Ovviamente ha anche il più alto numero di xG totali con 9.50. Non ha segnato solo in due partite, entrambe terminate con una sconfitta (Tottenham e Aston Villa). Prima del gol del 3-1 di Nico O'Reilly contro il Bournemouth, Haaland aveva segnato gli ultimi 8 gol del Manchester City in Premier. Considerando anche la Champions League non c’è stata ancora una partita vinta dal Manchester City che non comprende anche un gol di Haaland.
«Anche segnando, aiutando o vincendo i duelli, non importa, purché vinciamo le partite. Voglio aiutare la squadra a diventare una squadra di calcio migliore, questo è il mio lavoro» ha detto Haaland e Guardiola in conferenza stampa ne ha esaltato la voglia di aiutare la squadra oltre ai gol. Ma quello che rende speciale Haaland è proprio la facilità a volte disarmante con cui riesce a segnare, e di riflesso l’incapacità delle difese della Premier League nel contenerlo.
Il tecnico del Bournemouth Andoni Iraola dopo l’ultima giornata di Premier ha dichiarato che è «quasi impossibile» prepararsi ad affrontare Haaland, aggiungendo: «È incredibile. Quando si pressa più in alto e si concede spazio alle spalle, lui è velocissimo». Il Bournemouth è in corsa per la zona europea con uno dei migliori sistemi difensivi della Premier, un pressing ibrido con marcature a uomo e giocatori rapidi e reattivi che salgono in blocco e Haaland se n’è fatto beffa. Guardiola ha utilizzato due rifinitori alle sue spalle e puntato ad andare subito su di lui in verticale in situazioni anche di due contro uno. Perché quell’"uno" non era contenibile.
«Conosco Erling, lui conosce me. Quando gioco con lui e lui con me, è molto semplice», ha detto Cherki, che è arrivato in estate dal Lione e ha giocato titolare sulla trequarti contro il Bournemouth: «Il mio compito è passare la palla a Erling e lui segna».
Questo inizio di stagione sta dimostrando come per fermarlo non basta rintanarsi nella propria area di rigore. Ci si dimentica fin troppo spesso di quanto sia rapido e reattivo Haaland, come possa battere l'avversario anche nel piccolo fazzoletto che è l’area piccola, quanto conti a quel punto il suo istinto non comune per il gol, un talento a metà tra la supremazia fisica e il dominio mentale che ha già mostrato decine e decine di volte. È come pensare che sia più facile tenere a bada un orso a mani nude in una stanza invece che nella foresta: magari sì, ma dagli l’occasione e troverà semplicemente il modo di fare cioè che vuole di te.
Haaland sta migliorando nella qualità delle finalizzazioni. So che può suonare come un'affermazione assurda. In trasferta contro il Brentford, ha trasformato un pallone alto e lento in un’occasione, liberandosi dei due difensori centrali con la facilità di chi si scrolla di dosso la sabbia andando via dalla spiaggia. Contro l'Everton, ha preso un cross lento e ha colpito di testa bene da renderlo un tiro secco per superare Jordan Pickford. Nel derby di Manchester si è ritrovato in corsa in area con Luke Shaw attaccato e ha comunque trovato uno scavetto perfetto sul portiere. Insomma: sta facendo meglio quello che faceva già benissimo prima. Secondo Hudl-Statsbomb ha grossomodo gli stessi tocchi in area di rigore della scorsa stagione (leggermente meno), ma ne tira fuori occasioni più pericolose.

Affrontare Haaland con una linea alta oggi è un suicidio. Se non fa bene il fuorigioco è un problema, e Haaland non finisce mai in fuorigioco. Proprio numeri alla mano. «Penso che da quando sono arrivato al City sono stato in fuorigioco 18 volte. Quindi 18 volte in tre anni e mezzo vanno bene, credo. È una cosa che fa parte del mio gioco. Odio essere in fuorigioco. Se sei in fuorigioco ora con il VAR, non c'è alcuna possibilità» ha detto in conferenza stampa. Ha poi spiegato che è una situazione che lo accompagna da sempre: «(...) è qualcosa su cui lavoro da quando avevo 13 anni a Bryne. Gioco ancora nello stesso modo in cui giocavo a 13 anni. Solo che ora sono più veloce, più bravo, più rapido e gioco per il City invece che per il Bryne». Parliamo di un centravanti che non ha bisogno di vivere sul limite del fuorigioco neanche in area di rigore, se il pallone è nella sua zona sarà comunque suo, figuriamoci quindi fuori dall’area dove la sua superiorità atletica gli permette di partire dietro la linea e comunque trovarsi poi a superare in corsa il centrale sul pallone in avanti, che sia sulla corsa o partendo proprio lui in conduzione come visto contro il Borussia Dortmund.
Al City quindi servono giocatori in grado di servire Haaland più spesso possibile. Di questo ne aveva già ampiamente parlato Guardiola dopo la stagione in cui aveva vinto tutto nel 2023: «Abbiamo una macchina che quando gli dai la palla è inarrestabile. La prima idea deve essere di dargli la palla. Da quando abbiamo capito questa cosa lui è entrato di più nelle dinamiche della squadra». Spiegando che doveva essere un pensiero di tutti, dai compagni vicini fino al portiere. In sostanza riprendendo una delle tattiche meno ricordate di quando giocava per il Barcellona di Cruyff e che lo vedeva come regista della squadra a cui il tecnico olandese chiedeva per prima cosa sempre di cercare di servire Romario davanti.
Il modo migliore per creare un’occasione da gol era dare la palla a Romario e quindi il Barcellona del gioco di posizione come prima opzione aveva comunque quella di andare subito in verticale per la sua stella, solo se questa opzione non era percorribile allora Guardiola doveva giocare corto. Ci aveva già provato con Ibrahimovic al Barcellona e non aveva funzionato. Ora in questa versione del City che si è lasciato alle spalle tutta la vecchia guardia è tornata in modo ancora più preponderante. Guardiola ha spinto al massimo su sull'idea di servire Haaland sui piedi il prima possibile. Il City non è mai stato così verticale, non ha mai passato così poca attenzione alla costruzione della manovra. Non è forse mai stato così dipendente da un singolo giocatore per le sue fortune.
Ha scritto The Athletic che si è discusso sporadicamente se il contributo limitato di Haaland al gioco al di fuori dell'area di rigore costituisca effettivamente un vantaggio netto per la coerenza offensiva del City. La sua forma in questa stagione è stata così straordinaria da spazzare via ogni residuo dubbio. Anzi: al momento sembra più una questione di come trovare i gol da altri giocatori. Il City si regge sull'incredibile media gol del norvegese per restare attaccato all'Arsenal. Ci sono prove sufficienti per dimostrare che fermare Erling Haaland oggi significa fermare il City. Guardando alla storia della Premier in media, il capocannoniere di una squadra vincitrice del titolo contribuisce al 25,9% dei gol della propria squadra. Haaland ha segnato il 68.4% dei gol del Manchester City (ovviamente è primo in tal senso in Premier col secondo Mateta che ha segnato il 42.9% dei gol del Crystal Palace) e il dato più sorprendente è che il secondo miglior marcatore del Manchester City in questa Premier non è un compagno di squadra ma Maxime Esteve del Burnley, con i suoi due autogol nella partita di settembre.
In questo momento a tenere in corsa il Manchester City sono i gol di Haaland e visto che se sta in campo segna, la cosa più importante oggi per la squadra di Guardiola è la sua salute fisica più che mentale o motivazionale - che non sono mai in questione. Fino a che Haaland sta in campo è il giocatore più pericoloso della Premier League.