Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Emanuele Mongiardo
Guida al Verona 2019/20
20 ago 2019
20 ago 2019
L'Hellas è tornata in Serie A con un nuovo allenatore.
(di)
Emanuele Mongiardo
(foto)
Dark mode
(ON)

 

 

: Serie B.

 

Amir Rrahmani, Antonio Di Gaudio, Emmanuel Badu, Darko Lazovic, Salvatore Bocchetti, Miguel Veloso, Gennaro Tutino, Koray Gunter, Boris Radunovic, Daniel Bessa, Adjapong.



Santiago Colombatto, Samuel Gustafson, Andrea Tozzo, Matteo Bianchetti, Karim Laribi, Jure Balkovec, Lorenzo Ferrari.

 







All'inizio della scorsa Serie B il Verona di Fabio Grosso era, assieme al Benevento di Bucchi, la favorita vera per la promozione. Alla fine la Serie A è arrivata, ma in modo molto più travagliato rispetto ai pronostici. Gli scaligeri non erano neanche partiti male, con quattro vittorie consecutive tra la seconda e la sesta giornata, ma alla fine quella è rimasta la striscia più lunga di successi in stagione. Da quel momento infatti l'Hellas non è più riuscita a trovare continuità di risultati, che a campionato terminato si sono assestati su tredici pareggi, tredici vittorie e dieci sconfitte alla fine della regular season.

 

Grosso era riuscito comunque a mantenere la linea di galleggiamento. Alla ventottesima giornata, dopo una vittoria per 2-1 in casa del Perugia, l'Hellas era ancora terzo a un punto dal secondo posto e a cinque dal Brescia capolista. Il margine per centrare la promozione diretta era ancora ampio ma da quel momento è iniziata una tragica serie di otto partite consecutive senza vittoria. A conclusione di questo periodo travagliato, a inizio maggio è arrivata la sconfitta al Bentegodi per 3-2 contro il Livorno in lotta per la salvezza che è costata la panchina a Fabio Grosso.

 

Al suo posto è arrivato Alfredo Aglietti, tecnico navigato in Serie B e con esperienza nei playoff. Il nuovo allenatore ha esordito alla penultima giornata con un risultato nefasto ma in un certo senso premonitore. Il Cittadella infatti ha battuto l'Hellas nettamente per 3-0, lo stesso risultato che, a parti invertite, avrebbe poi spedito gli uomini di Aglietti in Serie A. La sconfitta del Tombolato comunque avrebbe potuto essere fatale, anche perché all'ultima giornata il Verona è stato per un momento fuori dai playoff, quando cioè il Foggia è passato in vantaggio con Iemmello. Momento che è passato solo nei dieci minuti finali, durante i quali una doppietta di Di Carmine ha riportato l'Hellas agli spareggi.

 

Ai playoff, in un contesto di scontri a eliminazione diretta, la maggior caratura della rosa del Verona è risultata decisiva, anche se ancora in maniera più difficile di quanto non ci si aspettasse. Nel turno preliminare sono serviti i supplementari per piegare il Perugia di Nesta. In semifinale invece è arrivata la vittoria in trasferta contro il Pescara, siglata da un rigore di Di Carmine. In finale dopo la sconfitta per 2-0 in trasferta, al ritorno l'Hellas ha battuto per 3-0 il Cittadella e ha finalmente centrato quell'obiettivo che a inizio stagione sembrava a portata di mano.

 

Un percorso così lungo e difficile non poteva che gettare ombre sul progetto tecnico e sul valore della rosa, che sono sembrati inadeguati alla Serie A. Per questa ragione, la società ha deciso di rifondare dalle fondamenta partendo dall'allenatore, e cioè Ivan Juric.

 



Anche la rosa, però, aveva bisogno di un forte upgrade soprattutto a livello tecnico, anche se un allenatore Juric comporta anche una serie di scelte in sede di mercato più mirate, finalizzate a venire incontro ad un allenatore dalle idee molto nette. I principi del tecnico croato sono noti: discepolo di Gasperini, preferisce attaccare col 3-4-3 e proporre un calcio intenso sia in fase difensiva che in fase offensiva. Il Genoa è stato il laboratorio in cui il tecnico di Grugliasco ha affinato il suo calcio e in cui Juric ha potuto apprenderlo. E non è un caso, in questo senso, che l'Hellas abbia puntato su una serie di giocatori con trascorsi rossoblù. Direttamente dalla Liguria sono giunti infatti il centrale destro Gunter e Lazovic, entrambi già allenati da Juric. Il serbo è stato poco costante ma nei suoi anni in Italia ha avuto anche buoni picchi di rendimento; è abile in conduzione e nei cross, e ha i tempi per la finalizzazione sul secondo palo tipici del calcio di Gasperini.

 

Dal Genoa sono arrivati anche Bessa e Veloso, mentre, dopo essersi svincolato dallo Spartak Mosca, è stato messo sotto contratto anche Salvatore Bocchetti, uno dei primi pallini di Gasperini, e anche uno dei primi difensori a metà tra centrale e terzino così cari all'allenatore piemontese. Bocchetti torna in Italia dopo nove stagioni in Russia, con un intermezzo nel Milan di Inzaghi che non può fare curriculum. Dovrà dimostrare aggressività e coraggio palla al piede per togliere il posto a Empereur, titolare da centrale mancino nelle amichevoli estive.

 

Adeguato sulla carta l'acquisto a centrocampo di Badu, che può equilibrare il poco dinamismo di Veloso. Il ghanese, fuori per infortunio nella scorsa stagione, riesce a coprire ampie porzioni di campo sia col pressing in avanti sia nei recuperi all'indietro e sembra particolarmente indicato per le idee di Juric.

 

L'acquisto più intrigante però è quello di Gennaro Tutino, in prestito dal Napoli, trascinatore del Cosenza negli ultimi due anni. È un'ala sinistra che gioca a piede invertito, ma non è il solito esterno che vuole solo ricevere sui piedi e giocare fronte alla porta. Tutino in Calabria ha affinato gli attacchi alla profondità e per questo è un giocatore utile anche senza palla. La buona struttura fisica lo rende resistente nei contrasti ed è abbastanza veloce in conduzione. Soprattutto, ha notevoli doti balitische e ama calciare dalla media distanza. Se Juric riuscisse a costruirgli il tiro dal limite potrebbe essere una soluzione offensiva valida anche in Serie A.

 


Tutino come Quaresma contro l'Iran ai Mondiali.




Il mercato quindi sembra essere coerente con le idee di Juric. Già dalle prime amichevoli lo spartito è sembrato chiaro: 3-4-3 in fase offensiva, costruzione sulle catene laterali, pressing alto, marcature a uomo e quindi schieramento variabile in base alla disposizione degli avversari.

 

La marcatura a uomo è un principio cardine nel calcio di Juric. La necessità di attaccare con costanza l'uomo di riferimento rende la fase difensiva particolarmente aggressiva ed eleva i ritmi della partita. Non è detto però che questo debba essere un principio rigido: nelle amichevoli, infatti, non sempre l'Hellas ha pressato in parità numerica sin dalla prima costruzione. Contro l'Hoffenheim, schierato col 3-5-2, gli scaligeri in alcune fasi del primo tempo lasciavano il centrale di sinistra Vogt libero di avanzare. Mentre Pazzini e l'attaccante di sinistra (Bessa) schermavano gli altri due centrali, l'attaccante di destra (Zaccagni) stringeva sul metodista o, più di frequente, usciva solo in un secondo momento sul suo difensore. I due mediani si accoppiavano con le mezzali e dietro i tre centrali rimanevano in superiorità numerica contro le due punte.

 

Quello di abbandonare la marcatura a uomo in determinate fasi della partita o in risposta a determinate caratteristiche degli avversari può essere un buon modo per non scoprire troppo il reparto arretrato e per invitare il centrale avversario a portare palla in zone dense di uomini, in cui far partire la riconquista aggressiva: i difensori di norma sono meno abituati a condurre in zone profonde e, in caso di perdita, lascerebbero la retroguardia scoperta e in balia della transizione. Per una squadra con limiti offensivi come l'Hellas potrebbe essere un buon modo per attaccare su un campo più lungo e innescare da subito le punte.

 

Certo, questo non significa che non sia un meccanismo del tutto privo di rischi. Con l'uomo come riferimento infatti si rischia sempre di dover correre dietro l'avversario e diventa problematico assorbire le triangolazioni. Se infatti il difensore che si lascia libero di avanzare è abile palla al piede e ha coraggio a proporsi in avanti dopo aver scaricato per chiudere la parete, si rischia di portare nella propria metà campo un avversario in più che potrebbe disinnescare gli effetti delle marcature individuali. A quel punto diventerebbero fondamentali le corse all'indietro di centrocampisti e attaccanti per non andare mai in inferiorità numerica; ecco perché Badu, con le sue grandi doti aerobiche, sembra un acquisto particolarmente indicato per Juric.

 

In definitiva quindi le marcature a uomo possono avere difficoltà strutturali contro avversari tecnici e abili a scambiarsi la posizione e a dilatare determinate zone di campo per innescare il movimento alle spalle del marcatore.

 

[gallery ids="48472,48473,48474"]

 

In fase offensiva invece lo sviluppo è legato alla costruzione sulle catene laterali, col classico quadrilatero composto da terzo centrale, mediano, trequartista ed esterno. La costruzione sull'esterno rende più semplice un'eventuale riaggressione immediata a un'eventuale perdita del pallone, anche se di contro porta anche a restringere il campo per i portatori di palla, rendendo più difficoltose le scelte e i gesti tecnici.

 

In questo senso, soprattutto contro le squadre di medio-bassa classifica che rinunciano al pressing alto, i terzi centrali avranno grandi responsabilità nella costruzione. Non dovranno solo avere coraggio nelle scelte di passaggio e nella conduzione ma, quando necessario, dovranno avanzare senza palla e scambiare la posizione con i compagni della catena senza il timore di lasciare la difesa scoperta. Senza giocatori troppo talentuosi palla al piede, Juric ha provato a impostare una serie di attacchi molto diretti sulle fasce, col lancio in profondità dell'esterno verso il taglio interno esterno della punta, favorito dal movimento incontro del trequartista per rompere la linea difensiva. Il taglio dell'attaccante apre lo spazio all'inserimento dalla seconda linea dei compagni, in particolare del trequartista o dei centrocampisti. È una consegna in cui forse Pazzini non è a suo agio, sia per l'età sia per l'attitudine da centravanti d'area, poco avvezzo a rendersi utile fuori dai sedici metri.

 

[gallery ids="48475,48476,48477"]

 

Se non ci saranno sbocchi nei primi momenti della costruzione, però, l'Hellas dovrà avere pazienza per far circolare il pallone da un lato all'altro, passando per la difesa o per i cambi gioco di Miguel Veloso, sicuramente il piede più sensibile tra quelli in rosa. Il livello tecnico della Serie A quest'anno sembra più alto rispetto allo scorso anno e forse per questo l'Hellas non ha voluto partecipare a una corsa, quella al talento puro, in cui non avrebbe potuto competere con rivali più forti sul mercato, anche nella parte bassa della classifica. Ha quindi preferito per un allenatore dai principi di gioco molto netti, e quindi per dei giocatori in grado di esaltarsi in un determinato contesto tattico, a ritmi alti. Juric sembra avere finalmente l'occasione per allenare in un contesto che ha compreso le sue necessità ed ha sposato la sua causa, bisogna vedere se il Verona riuscirà a raccogliere i frutti del suo lavoro.





Giampaolo Pazzini è l'ultimo rappresentante di una stirpe di attaccanti superata dalla storia, forse definitivamente uccisa dall'assurda estate di Mauro Icardi. Nei suoi anni migliori Pazzini, per quanto limitato fuori dall'area, era un attaccante davvero speciale, autosufficiente per la varietà di modi con cui poteva arrivare al tiro negli ultimi sedici metri. In una squadra piena di simulacri del Genoa di Gasperini è singolare che il capitano e giocatore più carismatico sia il rivale più acerrimo dei rossoblù di quel periodo.

 



Anche se in lotta con Di Carmine, che con i suoi tagli e la sua capacità di tenere palla potrebbe alzare il baricentro del Verona, l'uomo chiave dell'Hellas potrebbe rivelarsi Lazovic. Il Verona è una squadra che costruisce soprattutto sulle fasce e in quella zona l'uomo con più qualità è sicuramente il serbo. Dalle sue conduzioni e dai suoi cross dovrebbe passare gran parte della produzione offensiva gialloblù.

 



L'Hellas riesce a mantenere l'intensità richiesta da Juric in quasi tutte le partite. Tutino non soffre il salto di categoria e, più che un'ala, si afferma da seconda punta. A fine anno sono nove i gol totali, di cui quattro da fuori area. Di Carmine si muove bene da attaccante di destra e permette all'Hellas di attaccare con un buon numero di uomini l'area avversaria. Arriva anche la tradizionale partita in cui Juric mette sotto scacco la Juve. A gennaio la dirigenza, convinta dai risultati dell'allenatore, puntella l'organico, permettendo all'Hellas di salvarsi con un paio di giornate d'anticipo.

 



La squadra non interiorizza del tutto i principi di Juric. I terzi centrali in particolare non hanno mai il coraggio di seguire in zone profonde l'uomo di riferimento e determinano continui scompensi nelle marcature a uomo. L'Hellas sbanda e a dicembre occupa l'ultimo posto insieme al Brescia. A gennaio Lazovic va all'Atalanta, a cui serve un esterno per gli ottavi di Champions League, e Juric viene esonerato. Al suo posto arriva di nuovo Aglietti, che però può fare poco con una rosa demoralizzata e con troppa poca qualità per la Serie A. L'Hellas retrocede a fine aprile.



 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura