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Michele Serra
Guida ufficiosa alla NFL 2018/19
06 set 2018
06 set 2018
La presentazione della nuova stagione del football, squadra per squadra.
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Michele Serra
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È di nuovo quel momento dell’anno. Archiviata la preseason è ora di affrontare una nuova emozionante stagione NFL. I Philadelphia Eagles cercheranno di difendere il titolo conquistato a febbraio, ma ecco come si presentano ai blocchi di partenza tutte le 32 squadre:

 




Anno nuovo, stessa storia. I Patriots regnano incontrastati sulla AFC East nonostante alcune partenze via free agency. In attacco sono andati via il left tackle Nate Solder – uno dei top nel ruolo - e Danny Amendola. Solder verrà sostituito da Trent Brown, arrivato via trade da San Francisco: Brown ha alle spalle una solida carriera in NFL, ma principalmente da right tackle. Il posto di Amendola invece è stato preso da Philip Dorsett, arrivato sempre via trade, però dai Colts, e che sarà principalmente lo slot receiver. In teoria manca un primo running back, a meno che Jeremy Hill, arrivato da Cincy, non torni ai buoni livelli di inizio carriera. Ad ogni modo, finché ci sono Brady e Belichick, lui, Burkhead, e il rookie Sony Michel avranno modo di rendersi utili.

 



 

Dall’altra parte del pallone abbiamo una difesa pessima per DVOA – che calcola il successo di un reparto in base ai down e alla distanza di ogni giocata - ma capace di tenere gli avversari a soli 18.5 punti a partita (5° miglior dato in NFL), nonché la quarta difesa in red zone. Trey Flowers è forse l’unico vero pass rusher della squadra, capace di allinearsi come defensive end nella difesa base 4-3, ma anche come outside linebacker in una 3-4.

 

La secondaria ha perso Malcom Butler, passato ai Titans, da cui però è arrivato il solidissimo Jason McCourty, fratello di Devin. Le safety Devin McCourty, Patrick Chung e Duron Harmon sono molto versatili e possono occupare più zone del campo. In questa posizione, New England ha investito anche una scelta al secondo giro in Duke Dawson.

 


La scorsa stagione, conclusa con un record all’apparenza discreto di 9-7, è stata in realtà un successo, avendo sancito il ritorno ai playoff di Buffalo dopo 17 stagioni. L’head coach Sean McDermott ha improntato la squadra sul running game, un quarterback che si prende cura del pallone come Tyrod Taylor e una eccellente difesa. Sono state 126 le yard su corsa a partita, sesto miglior dato in NFL, nonostante una offensive line al più mediocre, che ha perso per strada Eric Woods e Richie Incognito e Cordy Glenn (volato a Cincinnati). Il sottovalutato e mai troppo apprezzato Tyrod Taylor è stato lasciato andare in direzione Cleveland e sostituito dal rookie Josh Allen, quarterback per cui i Bills non avevano mai speso una scelta così alta. Allen ha eccellenti mezzi atletici – soprattutto un cannone al posto del braccio – ma è ancora davvero grezzo, e le alternative si chiamano AJ McCarron (fatto poi volare a Oakland), e Nathan Peterman, apparso totalmente inadeguato al gioco NFL quando nel 2017 è stato buttato in campo, ma nominato starter per week 1.

 

La difesa, invece, torna intatta, con un front seven migliorato dalle aggiunte di Trent Murphy (reduce da una stagione da 9 sack a Washington) e del rookie Tremaine Edmunds, che al college ha dimostrato di essere un linebacker davvero completo. La difesa ha tutto per permettere ai Bills di lottare per i playoff, ma Josh Allen è il prospetto boom-or-bust per antonomasia se ce n’è uno. Molto dipenderà da quanto imparerà a stare in campo.

 


Archiviato il forzato esperimento Jay Cutler, Ryan Tannehill torna a guidare l’attacco della squadra di Adam Gase. Peserà di sicuro la partenza di Jarvis Landry uno dei ricevitori più usati e affidabili della NFL (16esimo in NFL per ricezioni nei terzi down che hanno portato alla chiusura dello stesso, 70% di catch rate nel 2017). Devante Parker continua ad avere problemi di infortuni (si è rotto un dito a metà agosto) e in tre stagioni tra i pro ha mostrato poca costanza di rendimento e problemi di drop. Kenny Stills rimane il miglior ricevitore del lotto, mentre l’aggiunta di Amendola dota Tannehill di un altro ricevitore con mani molto sicure e dal rendimento altrettanto solido. Buona la firma di Josh Sitton come nuova guardia.

 

La difesa, che ha finito la scorsa stagione al 28esimo posto per DVOA, ha ancora parecchi punti interrogativi, soprattutto tra i linebacker. Ci sono buoni/ottimi placcatori come Kiko Alonso e Stephon Anthony, ma anche giocatori lentissimi in grado di patire alla grande in coverage contro running back e tight end. Il front four camperà ancora sul sempreverde Cameron Wake e sul Robert Quinn, arrivato via trade dai Rams, che però ha avuto solo una stagione davvero ottima in termini di sack.

 

Il ritorno di Tannehill dà a Miami qualche speranza di playoff, ma il roster è troppo difettoso per pensare a più di 9 vittorie (e la concorrenza di division e conference non manca di certo).

 


Nonostante le sole 5 vittorie, si può dire che i Jets siano state una delle sorprese della scorsa stagione, anche viste le oscure premesse della off season. A renderli tali, un attacco molto divertente da vedere guidato dall’offensive coordinator John Morton, però già licenziato dopo una sola stagione, che ha visto il misconosciuto ricevitore Robby Anderson mettere in piedi una stagione da 1000 yard su ricezione. La squadra di Todd Bowles sarà presto di proprietà del rookie da USC Sam Darnold, resta da capire quando. Josh McCown resta un onesto backup, mentre Teddy Bridgewater, che sta tentando di ricostruire la propria carriera dopo il terribile infortunio di due anni fa, è già stato fatto volare a New Orleans alla corte di Drew Brees.

 

Manca però un vero primo running back. Poteva esserlo Thomas Rawls – arrivato via free agency da Seattle - ma gli infortuni ne stanno compromettendo la carriera.
Terrelle Pryor proverà a rilanciarsi dopo l’esperienza negativa di Washington. É un ricevitore atletico e di stazza, e potrebbe completare un discreto parco ricevitori con una deep threat come Anderson e un buon route runner come Kearse.

 

La difesa, terminata 18esima in DVOA nel 2017 ha perso un eccellente placcatore come Demario Davis, finito ai Saints, e Muhammad Wilkerson, il miglior pass rusher della squadra già da un paio d’anni con la valigia in mano. Leonard Williams dovrà fare un passo avanti, lo stesso che ci si attende dalle due safety Marcus Mays e Jamal Adams, reduci da una buona prima annata in NFL.
Morris Claiborne sembra aver trovato il proprio spazio in NFL dopo gli alti e bassi di Dallas e con anche il nuovo arrivato Trumaine Johnson la secondaria sembra molto interessante.

 

Potrebbero anche avere chance per giocarsi il secondo posto in una division del genere, ma i playoff dovranno attendere.

 




Gli Steelers tornano intatti, ma non per questo senza qualche punto interrogativo. Ben Roethlisberger ha finito in crescendo una stagione cominciata davvero male. L’età e gli infortuni stanno già iniziando a presentare il conto. Nell’ultima stagione ha mostrato un crollo netto nei passaggi lunghi finendo sotto la media NFL.

 

Se Antonio Brown domina in tutte le aree del campo, Smith-Schuster e il rookie James Washington danno il loro meglio nel profondo. Il primo, che ha sorpreso un po’ tutti, approfittando delle attenzioni concesse dalle difese avversarie a Brown, è risultato il migliore per percentuale di ricezione sui palloni oltre le 20 yard mentre il secondo si è già messo in mostra in pre-season.

 

La difesa, invece, senza Shazier ha perso velocità e letture contro le corse e in coverage, e la differenza si è vista tutta dopo il suo infortunio. I tre della defensive line sono solidissimi, e Cameron Hayward è un Pro Bowler, mentre tra i linebacker ci si attende la conferma di T.J Watt.

 

Il caso Bell rischia di essere una distrazione nello spogliatoio, e la difesa senza Shazier perde tanto. Non mi stupirei non andassero oltre quanto fatto lo scorso anno (ovvero “solo” un divisional Round).

 


Lo scorso anno i Ravens si sono confermati una squadra noiosissima da vedere in attacco e super efficiente – come da tradizione – in difesa. L’attacco è stato quindi rivoluzionato. Dal draft è arrivato Lamar Jackson, uno dei prospetti nel ruolo di quarterback più divisivi degli ultimi anni: la squadra sarà sua nel giro di poco tempo, c’è da scommetterci.

 

Oltre a lui, sempre nel primo giro è stato scelto il tight end Hayden Hurst, che andrà a completare un reparto ricevitori tutto nuovo. Michael Crabtree è stato il miglior ricevitore di Oakland nella scorsa stagione, nonché uno dei migliori in endzone (5 TD), John Brown dà il meglio sul profondo mentre Willie Snead IV sarà il nuovo slot receiver. La linea offensiva ritrova Marshal Yanda una delle migliori guardie in NFL che ha perso gran parte della stagione scorsa per infortunio.

 



 

La difesa ritorna con tutti gli uomini che l’hanno condotta al terzo posto in DVOA e hanno prodotto 34 palloni recuperati (primi in NFL).

 


I Bengals hanno faticato terribilmente in attacco nel 2017. La loro posizione nella classifica del DVOA (22esimi) riflette anche il cambiamento apportato dopo il licenziamento dell’OC Ken Zampese, sostituito dal coach dei quarterback Bill Lazor. Molto è dipeso da una offensive line davvero mediocre che ha dovuto fare i conti con le perdite di Whitworth e Zeitler via free agency. Il rendimento della o-line è andato in crescendo durante la stagione, anche grazie ai miglioramenti dei giocatori interni come Westermann e Redmond, ma nel complesso parliamo di un reparto insufficiente, che perlomeno ha trovato un titolare competente in Cordy Glenn, arrivato via trade da Buffalo, e che sarà il nuovo left tackle.

 

Joe Mixon ha mostrato lampi di brillantezza pur dietro una linea così malmessa e potenziale per essere pericoloso sia via terra che via aria (quasi 1000 yard from scrimmage guadagnate). Bernard è un buonissimo backup, soprattutto come ricevitore. Ancora una volta si punta tutto su AJ Green, sperando che la fortuna si giri dalla parte del Tyler Eifert: perlomeno, la sua assenza dal campo ha valorizzato la sua riserva, Tyler Kroft.

 

Nel front seven, i giocatori di riferimento quando c’è da portare pressione ai quarterback avversari sono ancora Carlos Dunlap e Geno Atkins (freschi di rinnovo). Via free agency è arrivato un ottimo placcatore, Preston Brown, mentre nella secondaria è emerso il talento del cornerback William Jackson.

 


Dopo aver racimolato una sola, misera vittoria in due stagioni, i Browns hanno cambiato aria nel management, portando in città un nuovo GM, John Dorsey. L’ex dirigente dei Chiefs ha subito premuto il grilletto per consegnare a Hue Jackson una squadra formata in parti uguali da giocatori affermati e giovani di prospettiva.

 

Nei tre principali ruoli di movimento offensivi sono arrivati tre ottimi veterani: Tyrod Taylor, Carlos Hyde e Jarvis Landry, senza contare il ritorno di Josh Gordon che, pur tra i suoi numerosi guai fuori dal campo, ha fatto vedere a più riprese di essere un top nel ruolo. La sua presenza sul medio-lungo permetterà verosimilmente a Landry di avere più spazio nel breve raggio dove è una sicurezza (primo giocatore di sempre in NFL per ricezioni nei suoi primi quattro anni di carriera). La linea ha perso per ritiro il veterano All-Pro Joe Thomas, ma al suo posto è arrivato Chris Hubbard da Pittsburgh.

 

Tutto ciò in attesa della prima scelta assoluta Baker Mayfield, che potrà crescere senza troppi patemi dietro Taylor.

 

La difesa è stata competente - è finita a metà nella classifica del DVOA - pur con un Myles Garrett a mezzo servizio e senza Damarious Randall, buon titolare nel ruolo di cornerback arrivato da Green Bay.

 

C’è tutto, tra attacco e difesa, per arrivare alla rispettabilità (6-7 vittorie), ma il calendario non è semplice.

 




La squadra rivelazione della scorsa stagione torna con alcune facce nuove, soprattutto in attacco. Andrew Norwell, da Carolina, è diventato la guardia più pagata in NFL (66 milioni – di cui 30 garantiti – in 5 anni). Norwell è un eccellente giocatore in entrambe le fasi, che interpreta con grande aggressività ma senza perdere mai il controllo, grazie a un footwork invidiabile.

 

Nel reparto ricevitori via Allen Hurns e soprattutto Allen Robinson, di cui però Jax ha fatto a meno nella stagione scorsa per la rottura dei legamenti del ginocchio. Dai rivali divisionali di Indianapolis è invece arrivato Donte Moncrief che ha mostrato solo lampi di qualità interessanti ai Colts.

 

A distribuire i palloni c’è ancora Blake Bortles che, in un sistema votato alle corse e ai passaggi brevi e con letture semplici, ha disputato una stagione comunque più che discreta.

 

Certo che il vero punto di forza è la difesa, completa in tutti i reparti e seconda per palloni recuperati (33). Niente che già non si sappia è stato già detto su questa unità. Il roster è il quinto più giovane in NFL, e i Jaguars si candidano ad essere una delle migliori quattro in AFC.

 


In un’off season di cambiamenti nel coaching staff, i Titans hanno accolto come nuovo coach Mike Vrabel, ex DC dei Texans, e Matt LaFleur come nuovo OC, proveniente da Rams (dove ricopriva lo stesso ruolo, anche se con mansioni ridotte). L’attacco di Mularkey era stato ribattezzato (dal coach stesso) exotic smashmouth, cioè un attacco basato principalmente sulle corse, con alcune occasioni per big play via passaggio. Peccato che poi questo si sia tradotto nel 18esimo attacco per DVOA, e Tennessee sia stata la penultima squadra per big play in NFL, e Mariota abbia fatto registrare la sua peggior stagione finora tra i pro.

 



 

Dell’attacco 2017 non è rimasto DeMarco Murray, ritiratosi e sostituito, non certo come caratteristiche, da Dion Lewis che, arrivato dai Patriots, forma un tandem molto versatile con il gigantesco Derrick Henry. La linea è molto valida, e ha nell’All Pro left tackle Taylor Lewan, nel centro Ben Jones e nel right tackle Jack Conklin i suoi punti di forza.

 

In difesa, sempre dai Pats è arrivato Malcolm Butler, che farà coppia con un altro ex New England, Logan Ryan. Nel front seven Jurrell Casey è tra i segreti meglio mantenuti in quanto a rendimento, mentre Derrick Morgan e Brian Orakpo danno un consistente contributo in termini di sack.

 


Era dai tempi di Matt Schaub che i Texans non avevano un quarterback di livello. Lo hanno trovato in Deshaun Watson, ma la rottura del legamento crociato del ginocchio lo ha costretto a concludere anzitempo la stagione. L’ex Clemson ha dato prova di essere un passatore intelligente oltre che di eccellenti doti fisiche e atletiche. Nelle sei partite in cui è stato under center, i Texans hanno segnato oltre 34 punti di media, riuscendo ad elevare anche il gioco di corsa. Senza di lui, e con una pessima offensive line il castello è crollato rapidamente, e Houston ha chiuso con sole 4 vittorie.

 

La linea, che ha aggiunto via free agency Senio Kelemete, Zach Fulton e Seantrel Henderson difficilmente farà peggio dello scorso anno, mentre DeAndre Hopkins e Will Fuller sono un eccellente 1-2 nel reparto ricevitori.

 

In difesa tornano, tra gli altri, JJ Watt e Whitney Mercilus dopo gli infortuni per colpa dei quali hanno chiuso anzitempo la stagione. Il front seven è di ottimo livello, a maggior ragione dopo la definitiva esplosione di Jadeveon Clowney nelle ultime due stagioni. Le aggiunte sono nella secondaria, con Aaron Colvin che è un affidabile slot corner e Tyran Mathieu, un Pro Bowler tormentato da guai fisici che cerca il rilancio a Houston.

 

Forse sovrastimo la squadra e Watson, ma credo ci siano i margini per una qualificazione ai playoff. A patto ovviamente che gli infortuni diano tregua.

 


Il rientro a pieno regime di Andrew Luck, che praticamente non ha lanciato un pallone da football per quasi due anni, è già una piccola grande vittoria per la squadra allenata dall’ex OC degli Eagles Frank Reich. Ma offensivamente mancano come il pane ricevitori affidabili. C’è il solito TY Hilton, c’è il tight end Jack Doyle, che l’anno scorso si è rivelato un elemento fondamentale, ma non molto altro. Se non altro, la offensive line, per anni un enorme punto di domanda, è migliorata. Ai lati, Castonzo e Howard sono due buoni titolari. Nella posizione di centro torna l’ottimo Ryan Kelly, mentre come left guard dal draft è arrivato un eccellente prospetto come Quenton Nelson, che dovrebbe garantire impatto immediato.

 

Il vero problema è dall’altra parte del pallone. Manca terribilmente un pass rusher costante (Jabaal Sheard la cosa che più gli assomiglia), ed è pure stato lasciato partire un sottovalutatissimo run stopper come Jonathan Hankins. Dalla free agency è arrivato John Simon, che può funzionare come pass rusher “situazionale”. A Houston si era rivelato un buon giocatore di rotazione, ma lì godeva degli spazi aperti da JJ Watt. La secondaria ha forse un solo playmaker, Malik Hooker, nel ruolo di safety, mentre un gruppo di mestieranti (di cui il migliore probabilmente è Pierre Desir…) si giocheranno i due spot di cornerback.

 

Anche con Luck, difficile vedere queste squadra lontano dall’ultimo posto in division, dove peraltro il livello è salito considerevolmente rispetto agli ultimi anni.

 




La squadra di Andy Reid si è lasciata alle spalle l’era Alex Smith e si è tuffata in quella di Patrick Mahomes, a cui sono state date in mano le redini della squadra dopo l’anno di apprendistato vissuto da rookie. Di sicuro non mancano le armi per aiutare questo ragazzo dal braccio potentissimo. Dalla free agency è arrivato Sammy Watkins, tutt’altro che ai livelli delle prime stagioni coi Bills ma comunque un ricevitore con grande potenziale. Il gruppo dei running back torna molto ben assortito, grazie all’esplosione di Kareem Hunt e al ritorno dall’infortunio di Charcandrick West (a completare il reparto c’è Spencer Ware).

 

Per quanto riguarda la difesa, lo scorso anno ha avuto grossi problemi contro le corse, nonostante lo sviluppo di un giocatore poco apprezzato ma dal rendimento costante come Chris Jones. Tra i linebacker è arrivato Anthony Hitchens (dai Cowboys via free agency), un three down linebacker in grado di dare una mano sia contro le corse che in coverage. Porte girevoli nella secondaria, che ha perso vari nomi tra cui Marcus Peters, uno dei top nel proprio ruolo, finito in trade ai Rams. È passata invece sotto traccia la firma di Kyle Fuller da Washington (nella trade per Smith): ai Redskins ha fatto un ottimo lavoro come slot corner, ma ha le capacità per giocare sull’esterno.

 


Lo scorso anno, i Chargers sono andati a un field goal di distanza, sbagliato dallo sciagurato Younghoe Koo, dal tornare ai playoff dopo quattro anni di assenza. Dopo aver perso le prime quattro partite, ed aver assimilato gli arrivi di un nuovo coach (Anthony Lynn) e defensive coordinator (Gus Bradley), la squadra ha chiuso in crescendo la stagione, candidandosi come protagonista nella conference.

 

Rivers, dopo un inizio di stagione traumatico, è tornato su livelli piuttosto alti, aiutato anche dal rientro di Keenan Allen, il miglior route runner della Lega non chiamato Antonio Brown. Nel training camp e in pre-season si sta mettendo in mostra Mike Williams, scelto alla numero 7 del draft 2017 e che ha deluso nella sua prima stagione tra i pro (influenzata però da grossi problemi alla schiena). Potrebbe essere un fattore importante, con la sua stazza e la capacità di contendere i palloni alti (soprattutto in endzone) in una squadra dal gioco aereo molto “orizzontale” (Allen dà il meglio sulle tracce corte, idem Tyrell Williams, che è diventato una specie di copia di Allen in quanto a stile di gioco, ovviamente di livello inferiore).

 

Peserà sicuramente la mancanza di Hunter Henry, fuori tutto l’anno per la rottura del crociato, mentre la offensive line torna sulla carta migliorata con l’innesto di Mike Pouncey e il rientro del rookie Forrest Lamp, pronto a recuperare il tempo perduto dopo un infortunio che lo ha tenuto fuori tutta la stagione scorsa.

 

In difesa, Bosa e Ingram sono un duo di pass rusher con ben pochi eguali nella Lega, è emersa come una delle migliori della Lega, grazie ad un top nel ruolo di cornerback come Casey Hayward e giovani di qualità come Trevor Williams e Desmond King. A questi si è aggiunta la safety Derwin James, finito alla 17 nel draft di maggio e considerata una vera e propria steal.

 

Il best case scenario della loro stagione potrebbe essere una stagione come quella dei Jaguars lo scorso anno: vittoria della division e partecipazione all’AFC Championship.

 


L’arrivo – o per meglio dire, il ritorno – di Jon Gruden sulla panchina dei Raiders ha sicuramente ravvivato gli animi dei tifosi silver and black dopo un’annata deludente, in cui speravano di bissare i playoff raggiunti nella stagione precedente.

 

In attacco, tutti hanno fatto un passo indietro, chi più (Carr e Cooper su tutti), chi meno (la offensive line, comunque rimasta di ottimo livello). Carr ha mostrato errori di lettura e forzature nei lanci che hanno fatto lievitare il numero di intercetti dai 6 (oggettivamente irripetibili) del 2016 a 13 (in linea con la carriera), e soprattutto i TD, scesi a 22. Amari Cooper ha avuto grossi problemi di costanza di rendimento e soprattutto di drop, mentre Michael Crabtree è stato sicuramente il miglior ricevitore che però è partito alla volta di Baltmore, ed è stato rimpiazzato da Jordy Nelson. L’ex Packers pare abbia impressionato nel training camp e, se sano, dota Carr di un ottimo giocatore nonostante guai fisici ed età. Nella linea è stato perso Austin Howard, che verrà probabilmente rimpiazzato dall’interno da Donald Penn, che passerà dalla posizione di left tackle a quella di destra (a meno che non giochi direttamente Giacomini, che però nasce guardia).

 



 

La difesa manca di pass rusher specie ora che Mack è volato ai Bears. Risolta la grana del #52 i Raiders si trovano con molte pick in più e con una voragine in difesa. L’ex quinta chiamata assoluta non è un giocatore che si sostituisce dall’oggi al domani, specie per la 29esima difesa in NFL.

 

Arden Key, rookie, ha il talento (meno la testa) per essere un fattore in pass rush, mentre la secondaria è stata rifatta con gli arrivi di David Amerson e Sean Smith, oltre al rientro dall’infortunio di Gareon Conley e Obi Melifonwu.

 

Non sono un fan delle minestre riscaldate (aka Gruden), tantomeno se sono rimaste in frigo per così tanto tempo. Sento puzza di bust.

 


I Broncos hanno faticato non poco dopo l’era Peyton Manning, non avendo (ancora) trovato un franchise QB degno di questo nome. Paxton Lynch è stato rilasciato dopo 2 anni inconsistenti, Trevor Siemian è un backup nel migliore dei casi, e per questo si è ricorsi alla free agency, dove è raro trovare quarterback liberi e appetibili. Case Keenum si è dimostrato uno di questi, grazie alla grande annata trascorsa a Minnesota.

 

La offensive line ha aggiunto un valido titolare nello spot di tackle con Jared Veldheer e tra i running back è stato tagliato il veterano CJ Anderson per dare spazio a Devontae Booker e al rookie Roy ce Freeman.

 

La difesa, un punto di forza fino ad un paio di stagioni fa, è calata parecchio nonostante il rendimento sempre eccellente di Von Miller.

 

Denver ha finito al 31esimo posto in DVOA per quanto riguarda la marcatura sui tight end, non avendo nessuno – né tra le safety, né tantomeno tra i linebacker – in grado di dare una mano. Per questo è arrivato Su’a Cravens, che lo scorso anno non ha giocato perché ritirato, salvo cambiare idea e finire a Denver.
Se la difesa ritorna competente, sono sicuramente in lizza per un posto tra le migliori sei della conference.

 




L’infortunio a Carson Wentz, che ha interrotto la sua stagione da MVP, sembrava aver dato la spallata definitiva alle ambizioni da titolo dei Philadelphia Eagles. Le prime partite di Nick Foles, inoltre, parevano aver rafforzato ulteriormente il concetto. Sappiamo tutti come è andata a finire, con Foles innalzato a nuovo eroe cittadino, e con il primo Lombardi Trophy nella storia della franchigia.

 

I campioni in carica tornano pressoché intatti, e forse anche migliorati. La offensive line, forse la vera forza dell’attacco, è rimasta inalterata. Tra i running back torna Darren Sproles per la sua ultima stagione in NFL, mentre nel reparto ricevitori è uscito Torrey Smith ed entrato Mike Wallace, che ha ancora dalla sua la velocità con la quale aprire la scatola delle difese. Il tutto mentre Nelson Agholor, fino allo scorso anno un enigma irrisolvibile, agisce nel medio-breve raggio dalla slot, e Alshon Jeffrey, un target grosso e atletico, sembra essere tornato quello di Chicago. Philly ha poi preso uno dei top tight end al draft, Dallas Goedert, per sostituire il duo Celek-Burton.

 



 

La difesa è stato il vero motore della squadra, e ritorna ancora più completa grazie agli innesti di veterani come Michael Bennett, che fa della versatilità la sua dote principale e il veterano Haloti Ngata, che darà sicuramente una mano nel chiudere spazi contro le corse. Ronald Darby, arrivato da Buffalo la scorsa estate, si è rivelato un eccellente primo cornerback ed è appena entrato nel contract year.
L’unica vera assenza di peso potrebbe essere lo slot corner Patrick Robinson, tornato ai Saints, capace di una stagione più che sorprendente.

 

La squadra è completa in quasi tutti i reparti, e attenterà di nuovo al bersaglio grosso.

 


La seconda stagione D.R. (dopo Romo) non ha seguito i canoni della prima. Il rendimento di Prescott è calato sensibilmente (e con esso tutte le statistiche tra TD, le yard e passer rating), e la vicenda relativa alla squalifica di Elliott ha tolto concentrazione alla squadra.

 

La stagione 2018, però, rischia di partire ancora sotto un’aura negativa. Il centro Travis Frederick ha annunciato di doversi temporaneamente fermare dal football per curare una malattia autoimmune (la sindrome di Guillain-Barrè) e anche un altro All-Pro della offensive line, Zach Martin, ha problemi al ginocchio che costringeranno a rimanere ai box nelle prossime settimane.

 

In attacco, dopo Romo, si è chiusa definitivamente un’era con il ritiro di Jason Witten e il rilascio di Dez Bryant. Grossi rimpianti per il futuro hall of famer, molti meno per l’ex Oklahoma State divenuto ormai l’ombra di sé stesso.
Dallas ripartirà dai due nuovi innesti: da Jacksonville è arrivato Allen Hurns, mentre da L.A. sponda Rams l’ex first rounder Tavon Austin. Alla fine, molto ricadrà su Elliott, con la speranza che il suo martellare sul running game agevoli anche il passing game.

 

In difesa il DC Marinelli ripartirà da DeMarcus Lawrence come punto di riferimento, dopo che l’ex Boise State è diventato il primo Cowboy dal 2013 a raggiungere la doppia cifra in termini di sack (ben 14.5). La secondaria è ancora alla ricerca di una solidità dopo la rivoluzione di due off season fa. Il freak Byron Jones guiderà un reparto giovanissimo ma con discreto upside.

 


Tempo di cambiamenti anche in quel di Washington, con il mai troppo apprezzato Kirk Cousins lasciato partire in free agency. Al suo posto è arrivato, via trade, l’ex Chiefs Alex Smith.

 

Smith è sempre stato un eccellente passatore sul medio-corto, perfetto sulla carta per un west coast offense.
Jamison Crowder ha un gioco affine a quello di Smith, che ha grande accuratezza sul medio-corto. Se poi l’ex Chiefs manterrà un rendimento simile a quello della scorsa stagione, dovrebbe presto diventare amico di Josh Doctson, che dota i Redskins di una dimensione verticale, con il suo atletismo e la capacità di andarsi a prendere i palloni contestati. E poi c’è il tight end Jordan Reed, uno dei migliori nel suo ruolo, che potrebbe diventare quell’arma devastante che Travis Kelce è stato per Smith a Kansas City.

 

La offensive line a mio parere è molto sottovalutata, solida e molto atletica.
Si parla poco anche della defensive line di Washigton. Zach Brown, il primo tackler della NFL nel 2017, è arrivato da Buffalo per dar man forte ad una delle peggiori difese su corsa della NFL. La secondaria è sicuramente il reparto meno attrezzato, a maggior ragione dopo la partenza dello slot corner Kendall Fuller.
Non credo che la partenza di Cousins si farà sentire. Li vedo ai playoff.

 


Dopo l’ottima stagione 2016, i Giants sono crollati inspiegabilmente nel 2017, tra il rendimento scadente della difesa che li aveva tenuti in alto l’anno precedente, gli infortuni e le diatribe tra compagni di squadra. Chiusa definitivamente l‘era Coughlin, di cui Ben McAdoo era costola, NY riparte da
un nuovo coaching staff guidato da Pat Shurmur.

 

Dall’infermeria ritornano pezzi fondamentali come Sterling Shepard, che sarà lo slot receiver, e soprattutto Odell Beckham Jr., fresco di un rinnovo a 9 cifre tanto agognato. Adesso deve dimostrare di meritarseli tutti.

 

Con la seconda scelta assoluta al draft è stato scelto il running back Saquon Barkley, uno dei più elettrizzanti giocatori di college della stagione scorsa, che darà finalmente pericolosità al gioco palla a terra dei Giants, che da anni latitava. Le sue prestazioni saranno un vero crocevia delle prossime stagioni dei Giants. Per scegliere lui al draft si è rinunciato a quarterback come Sam Darnold, volato ironicamente nell’altra sponda di NY, che avrebbero potuto finalmente fornire un degno successore ad un Eli Manning sul palese viale del tramonto.

 

La offensive line ha perso un elemento importante nel centro come Weston Richburg, ma almeno ha solidificato il lato debole con il left tackle ex Patriots Nate Solder.

 

La difesa, come detto, è crollata dopo un 2016 finito al secondo posto nella classifica del DVOA (ha chiuso 24esima nel 2017). È partito uno degli uomini simbolo, Jason Pierre Paul, mentre sono arrivati tra i linebacker Alec Ogletree e Connor Barwin dai Rams, che faranno sicuramente comodo come pass rusher di rotazione: nonostante questo, il reparto è ancora parecchio inadeguato contro il gioco aereo.

 

Nonostante tutto per me sarà durissima superare il 50% di vittorie.

 




I Vikings tornano da finalisti della NFC senza il quarterback che li ha condotti fin lì, Case Keenum, volato a Denver. Al suo posto Kirk Cousins, in cerca di una consacrazione definitiva, che avrà a disposizione un eccellente supporting cast. Stefon Diggs e Adam Thielen sono un duo di ricevitori che poche squadre possono vantare, oltre ad essere due eccellenti route runner. Torna anche

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