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Cesare Alemanni
Guida ufficiosa al Super Bowl XLVIII
31 gen 2014
31 gen 2014
Peyton Manning contro Russell Wilson, attacco contro difesa, i Denver Broncos contro i Seattle Seahawks: prepariamoci al weekend di Football più importante dell'anno.
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Cesare Alemanni
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La miglior difesa contro il migliore attacco. L'agonismo contro la tecnica. Il nuovo contro la tradizione. L'esuberanza contro l'esperienza. Il miglior record della NFC contro il migliore della AFC. Praticamente dall'inizio della stagione Seattle Seahawks - Denver Broncos era il Super Bowl più atteso. Questo per una semplice ragione: perché era il migliore a cui si potesse sperare di assistere, uno dei più interessanti degli ultimi anni senza ombra di dubbio. Quando attacco questo pezzo il timer sul sito della NFL mi informa che mancano sei giorni, cinque ore, ventuno minuti e trentacinque secondi al calcio d'inizio del quarantottesimo Super Bowl mentre, in un'altra scheda del browser, scorrono previsioni incoraggianti sull'unico fattore che rischia di falsare la gara: dai meno quindici gradi di qualche giorno fa a New York, la temperatura si sta progressivamente alzando e per domenica sera ci si attende ora una minima intorno ai meno cinque. Sarebbe comunque una temperatura subottimale per giocarsi il campionato ma poteva andare molto peggio. Questa è ovviamente una buona notizia per il commissioner Roger Goodell e gli alti vertici della NFL che, in caso di rinvio o sospensione della partita per gelo, rischiano una figuraccia storica davanti a miliardi di spettatori; con tutto il prevedibile strascico di polemiche per la loro scelta di far giocare il Super Bowl in uno stadio scoperto e in una delle città più fredde d'America (non è un caso se, nonostante l'ovvio prestigio della Grande Mela, questa è soltanto la prima finale nella storia che si disputa al MetLife). È indubbiamente anche una buona notizia per chiunque ami il football e si augura di vedere un incontro condizionato il meno possibile da fattori estranei al gioco ma soprattutto lo è per i Denver Broncos e per Peyton Manning in particolare, la cui efficacia a quanto pare tende a essere inversamente proporzionale all'abbassamento del mercurio nella colonnina (anche se qui potete leggere una contro-argomentazione in proposito). In ogni caso, indipendentemente dalla squadra verso cui pendono le vostre simpatie, incrociate le dita e auguratevi l'arrivo di correnti calde sul New Jersey, perché una partita di questo livello merita il palcoscenico più idoneo possibile. Mentre fate i vostri scongiuri, qui di seguito alcune delle cose che andrebbero tenute d'occhio domenica. The Legion Of Boom contro The Greatest Show On GrassCi sono Super Bowl e Super Bowl. Ci sono Super Bowl a cui arrivano squadre a sorpresa, underdog partiti dalle wildcard e giunti fino in fondo con l'aiuto della fortuna o di singole imprese estemporanee, agevolate dal fatto che i playoff NFL si giocano con la formula della partita secca. Ci sono Super Bowl a cui arrivano le squadre più complete e bilanciate, magari non particolarmente eccitanti o eccezionali da nessun punto di vista ma solide nell'insieme. Ci sono infine Super Bowl a cui semplicemente arrivano le due squadre più forti e dominanti in uno dei due fondamentali del gioco. È questo il caso di Denver Broncos - Seattle Seahawks e lo è in modo eclatante. I Broncos e i Seahwaks non sono soltanto, rispettivamente, l'attacco e la difesa più forti del 2013-2014 ma sono, sempre rispettivamente e guardando alle statistiche, l'attacco più produttivo di tutti i tempi e una delle dieci difese più impenetrabili della storia. È quindi scontato che la maggior parte delle attenzioni si concentri su questo incredibile match up, particolarmente enfatizzato dalla natura stessa del football, dove difesa e attacco sono due fasi ben distinte del gioco, ognuna con un proprio "personale" specializzato sul campo. La domanda a questo punto è: a favore di quale di queste due fasi penderà l'ago della bilancia al MetLife Stadium?

La risposta dei commentatori più tradizionalisti è: quando l'ovale comincia a scottare davvero sono le difese a decidere le partite. Seguendo questo adagio si dovrebbe assegnare il leggero favore del pronostico ai Seahawks che—"al peso" di appena 176 yards su passaggio concesse a partita—schierano una delle secondarie più dotate di talento atletico, agonismo e aggressività di sempre, tanto da meritarsi, dopo appena un paio d'anni di attività, l'onore di un nickname minaccioso come “Legion of Boom” (un onore, quello del soprannome, che nella NFL si concede con una certa parsimonia). In questo momento Seattle mette in campo nello stesso reparto sia il miglior cornerback (Richard Sherman) sia la migliore safety (Earl Thomas) della Lega, e quelli che in teoria sarebbero i loro due "comprimari"—la strong safety Kam Chancellor e il cornerback Byron Maxwell—hanno numeri migliori dell'80% dei pari-ruolo dell'intera NFL. Nel corso della regular season questi quattro hanno raccolto qualcosa come 20 intercetti, anche grazie al tipo di difesa prediletto da coach Pete Carroll: una 3-4 piuttosto basica e old-school, ma precisa come un orologio svizzero, che pone l'accento sul pass-rush e sulla copertura "man-to-man" nel gioco aereo, avvantaggiandosi dello strapotere tecnico e atletico di Sherman nonché della rapidità e dell'elevatissimo Q.I. difensivo di Thomas, cui è affidato il compito di leggere lo sviluppo dell'attacco avversario e guidare i compagni nel prendere le contromisure più corrette un po' come faceva il vecchio "libero" nel calcio: stringere o allungare il campo a seconda che si tratti di una corsa, di una slant o di una streak. Inutile dire che la percentuale di errori di giudizio di Thomas (parere mio: il vero fenomeno di questa difesa, anche più di Sherman) è decisamente bassa. Date queste premessa e incamerata la statistica che racconta come la media punti (14,4) concessa dai Seahawks durante la stagione regolare sia la decima più bassa nella cinquantennale storia della NFL, se Seattle stesse per incontrare un attacco pure fortissimo ma appena, appena normale, si potrebbe essere effettivamente tentati dall'idea di spendere un penny sulle loro probabilità di vittoria. Il fatto però è che l'attacco di Denver non è nemmeno lontano parente della definizione di normale. Di fatto, l'unica parola che su due piedi mi viene in mente per definire il rendimento dell'attacco dei Broncos in questa stagione, è: mostruoso. Se non mi credete, date un occhio a questa grafica:

È stata prodotta da Grantland per illustrare visivamente dove si situa l'attacco di Denver in termini di deviazione standard rispetto alla media punti a partita dalle altre squadre NFL durante la stagione 2013-2014 e, come potete constatare, i Broncos hanno giocato in un altro campionato. Capite che non stiamo parlando di un buon attacco, e nemmeno di un attacco forte, e nemmeno di un attacco molto forte, stiamo parlando di un attacco devastante. Se fossero una squadra di calcio i Broncos sarebbero una squadra che segna 5 o 6 gol a partita, di media. Ecco alcuni dei record che hanno infranto quest'anno: - Migliore media punti di sempre: 37,9 (la differenza di 23,5 punti tra i 37,9 segnati dai Broncos e i 14,4 concessi dalla difesa dei Seahwaks non è solo la più alta registrata nella storia del Super Bowl, ma la più alta nella storia di qualunque incontro NFL dal 1950 a oggi); - Prima squadra nella storia a superare i 600 punti segnati in regular season (606); - Maggior numero di yard guadagnate su passaggio: 5477 (record individuale per Peyton Manning); - Maggior numero di touchdown segnati su passaggio: 55 (record individuale per Peyton Manning); - Maggior numero di touchdown totali: 76; - Maggior numero di vittorie con 50 o più punti segnati: 3 (ex-aequo con altre quattro squadre; nessuna dopo il 1969). È dunque evidente che per quanto rocciosa possa essere la difesa dei Seahawks, per quanto ottimamente attrezzata a difendere contro il gioco di passaggi—ovvero proprio l'arma più affilata dei Broncos—questo di sicuro non basta in alcun modo a garantirgli l'assoluto favore del pronostico. Certo aiuta e di fatto in questo preciso momento non esiste altro intralcio verso il titolo che i Broncos avrebbero voluto incontrare meno di Seattle; non c'è squadra che potrebbero patire di più. Così come, viceversa, non esiste nessuna difesa più di quella guidata da Thomas che possa legittimamente sperare di fermare, almeno per una sera, la macchina da guerra pilotata da Manning o, come l'ho appena ribattezzata omaggiando un altro straordinario attacco di qualche anno fa, "the greatest show on grass". E allora? E allora niente, come si suol dire. Il match up tra il passing game di Denver e la secondaria di Seattle sarà fondamentale per le sorti della partita e chi la spunterà tra Manning e il suo straordinario pacchetto di ricevitori (Wes Welker, Demaryius Thomas, Eric Decker e Julius Thomas) e la Legion of Boom di Sherman, Chancellor e Thomas, probabilmente alla fine porterà a casa la baracca ma, data l'eccezionale qualità del confronto, è pressoché impossibile fare previsioni a priori (l'ultimo precedente in cui il migliore attacco—i Bills—incontrò la migliore difesa—i Giants—al Super Bowl è datato 1990, con una vittoria di questi ultimi che foraggia l'aneddotica del sopramenzionato "commentatore tradizionalista").

C'è infine anche la possibilità che le due cose si "annullino" a vicenda e che a fare la differenza ci pensino altri fattori, altri protagonisti. Quali? Beh, per esempio… L'attacco di SeattleLe qualità dell'attacco di Denver e della difesa di Seattle sono tali che talvolta ci si dimentica che invertendo i fattori, prendendo cioè in considerazione la difesa di Denver e l'attacco di Seattle, ci si ritrova comunque a parlare di un enorme quantitativo di talento. Specie per quanto riguarda il secondo. A livello offensivo Seattle può per esempio contare su Russell Wilson, ovvero uno dei quarterback più abili a far lievitare come una plum-cake il tempo nella tasca, grazie a un atletismo sopra la media e a una mobilità che gli consente di evitare la pressione dei DL come uno slalomista tra i pali, "regalando" così un'infinità di tempo ai suoi ricevitori che altrimenti—con l'eccezione di Percy Harvin, al momento però non al 100% per un infortunio—non sarebbero certo da élite del football. Ma soprattutto l'attacco delle aquile può contare su Marshawn Lynch, uno dei primi cinque runningback della Lega per valore assoluto (quest'anno sesto per yards totali con 1257 e primo per touchdown su corsa con 12) ma uno dei primi tre per abilità di leggere le difese e trovare la "luce" giusta per andare in campo aperto, anche grazie a una offensive line che, conoscendone le caratteristiche, tende a bloccare alto per aprirgli lo spazio. Lynch è il classico runningback che può trasformare ogni portata in un potenziale big play e chiunque abbia visto almeno un paio di Super Bowl nella propria vita sa quanto una corsa da 30 o 40 yards possa squassare il delicato equilibrio emotivo della partita. La guerra tra le due lineeUn ulteriore aspetto che troppo spesso finisce in secondo piano, dietro agli straordinari rendimenti dell'attacco di Denver e della secondaria di Seattle, è il ruolo giocato in questi rendimenti dalle due linee che gli stanno davanti, e ovvero dalla offensive line dei Broncos che domenica dopo domenica ha protetto Manning in modo straordinario concedendo soltanto 18 sack agli avversari (miglior dato della NFL), e dalla defensive line dei Seahawks che, grazie alla straordinaria abnegazione di veterani come Chris Clemons e Cliff Avril, è riuscita a mettere sotto pressione ogni quarterback che ha affrontato (per un totale di 44 sack, tra i primi dieci bottini della Lega) semplificando parecchio il lavoro di Richard Sherman e soci. Chi vincerà la logorante e troppo sottovalutata guerra di trincea che è il pane quotidiano di ogni lineman, vincerà anche con ogni probabilità la più glamour e posterizzata battaglia aerea. Le corse dei BroncosSe il gelo o la Legion of Boom dovessero piazzare l'otturatore sul braccio laser di Manning e il passing game di Denver cominciasse a incepparsi, è evidente che a coach Fox non resterebbe che affidarsi ai suoi runningback Knowshon Moreno e Montee Ball. Questo non sarebbe necessariamente un male visto che i due hanno messo insieme una stagione da quasi 1600 yards e 14 touchdown complessivi e che la difesa sulle corse è forse l'unico punto debole (o perlomeno meno forte degli altri) del defensive team di Seattle, ma neppure un bene (visto che ciò che i Broncos sanno fare meglio è tutt'altro) e che generalmente le partite giocate prevalentemente palla a terra sono partite a punteggio più basso, e da una gara a basso punteggio Seattle è l'unica ad avere tutto da guadagnare. Auspicandomi per i tifosi dei Broncos che le corse non diventino la loro ultima risorsa mi aspetto comunque di vederne parecchie, specie all'inizio e specie data la mentalità piuttosto quadrata di coach John Fox (un modo gentile per dire “mancanza di fantasia”) che "conosce" solo questo "trucco" per far sedere più corta la secondaria di Seattle e "chiamare" Earl Thomas fuori posizione, in modo da avere dei mismatch sul lato destro, dove il corner Byron Maxwell cede sei centimetri e parecchi metri sullo scatto a Demaryius Thomas.

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