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Redazione
Guida ufficiosa al Giro d'Italia 2016
06 mag 2016
06 mag 2016
Il percorso, i favoriti, gli outsider e i principali temi del Giro, al via oggi.
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Ventuno tappe, 3463km, 198 corridori, e 184 paesi collegati con 29 diversi network televisivi. Giunto alla sua novantanovesima edizione, il Giro d'Italia continua ad essere uno degli appuntamenti sportivi più importanti dell'anno.  Ce lo confermano i numeri, e ce lo ricorda anche la storia: dal 1909, anno del debutto, ad oggi, il Giro d'Italia rappresenta qualcosa di più che una semplice corsa a tappe. Aldo Grasso lo ha definito “uno dei capitoli più importanti della storia del nostro paese”, una delle massime espressioni della nostra cultura.

 

Nel corso degli anni il Giro d'Italia è diventato una narrazione popolare, un appuntamento che va oltre la semplice competizione sportiva. Nonostante il ciclismo sia diventato uno sport "minore" (se non altro per attenzione mediatica), il Giro riesce ancora a catturare l’interesse di un pubblico occasionale, come avviene con il Tour de France.

 

L'elemento principale, oltre alle scenografie da cartolina che accompagnano la corsa, è il fascino della difficoltà. Il Giro d'Italia è la corsa a tappe più dura del mondo, la più difficile da interpretare e da portare a termine. Anche se quest'anno sarà un edizione meno dura, sulla carta, rispetto al passato, non mancheranno le giornate classiche da Giro d'Italia, quelle in cui i corridori si trasformano in sagome sofferenti, circondate da migliaia di persone in festa.

 

Se in ventuno giorni di corsa può succedere di tutto, forse è opportuno prepararsi per capire cosa accadrà. Con questa guida vi offriamo un piccolo resoconto delle cose più importanti da tenere a mente per preparavi al meglio a questa nuova edizione.

 





 



 

A me piace il percorso di quest’anno, che ha comunque un limite, ovvero il posizionamento delle due cronometro principali. La crono del Chianti della nona tappa potrebbe limitare lo sforzo dei corridori sullo sterrato di Poti il giorno precedente e sarebbe davvero un peccato considerato lo spettacolo che potrebbe regalare una tappa del genere. Allo stesso modo la cronoscalata alla quindicesima tappa, potrebbe impedire ai corridori di classifica di spingere sull’acceleratore il giorno prima sulle Dolomiti. Non credo che, salvo cancellazioni multiple di tappe di alta montagna, un non scalatore puro possa essere competitivo, per il semplice motivo che la cronometro Radda - Greve non è abbastanza lunga, oltre che particolare, visto che probabilmente vedremo corridori scegliere la bici da crono ed altri affrontarla con la bici da strada. Tra l’altro il percorso tecnico potrebbe avvantaggiare proprio due dei favoriti, ovvero Nibali e Valverde, nettamente tra i migliori in assoluto nel guidare la bici.

 



 

Sarebbe scontato dire che la corsa si deciderà definitivamente il 28 maggio, con l’ultimo “tappone” alpino da Guillestre a Sant’anna di Vinadio. Una tappa breve (134 km) ma costellata di salite dall’inizio alla fine, con quattro gpm da affrontare e con gli ultimi tre km sopra il 10%. Al termine di questa giornata capiremo chi avrà vinto il Giro d’Italia.

 

Altre tappe importanti sono le quattro tappe alpine consecutive, quelle che vanno dal 20 al 24 maggio. Due in particolare vanno tenute sott’occhio: quella del 21, che prevede sei passi dolomitici da scalare tra cui: sella, gardena, pordoi e giau. E soprattutto quella del 22: l’ultima cronometro del Giro, una cronoscalata di 9 km con una pendenza media dell’8,5%.

 



 

Ci sono due considerazioni da fare in merito al percorso del Giro; la prima è che non c’è in gruppo uno scalatore di livello assoluto(parlo di Contador, Froome o Quintana; la seconda riguarda il fatto che inserire moltissime salite in poche tappe (mi riferisco al filotto di 4 tappe di montagna appena citate, con oltre 10 g.p.m. e una cronoscalata) è spesso controproducente dal punto di vista dello spettacolo. Spesso i corridori si rifugiano nell’attendismo per paura di “saltare” e compromettere la loro classifica. Allora penso che la tappa che potrebbe influenzare più di ogni altra la corsa sarà la cronometro del Chianti. Questa presenta sia continui cambi di pendenza che dei tratti molto tecnici, due elementi che potranno fare una differenza ancora maggiore. Si tratta inoltre della nona frazione, e una simile tappa inserita nelle prime due settimane può ancora definirsi per specialisti. Ciò significa che non si assisterà a quel livellamento dei valori tipico delle cronometro inserite nei finali dei grandi giri, dove l’energia rimasta è ben più importante dell’attitudine alle lancette.

 


La crono tra i vigneti del Chianti.


 



 

Non sarei così pessimista sulla possibile assenza di spettacolo nelle tappe alpine. Proprio perché nella crono del Chianti potrebbero esserci distacchi pesanti, chi è rimasto indietro dovrà per forza cercare di recuperare il terreno perduto nelle tante tappe successive. Penso soprattutto a Landa (che nel Chianti perderà 3’ da Valverde), ma anche corridori di seconda fascia come Pozzovivo o Hesjedal sicuramente faranno di tutto per rientrare in classifica dopo la cronometro.

 

In quest’ottica, occhio alle tappe “da imboscata” dove un attacco a sorpresa di qualche squadra potrebbe mettere in difficoltà gli uomini di classifica. Penso alle tappe 12, 13 e 14, dove il susseguirsi di salite brevi ma dure fin dai primi chilometri potrebbe isolare i leader della classifica e favorire attacchi combinati dalla media distanza. Tutto sommato mi sembra un Giro ben bilanciato, che lascia spazio anche ai velocisti e ai cacciatori di tappe. E la scelta di piazzare la cronometro alla 9° tappa, lasciando così agli scalatori puri lo spazio per recuperare, potrebbe rivelarsi una mossa vincente.

 

 


 

 



 

Il rischio di trovare la neve in alcune tappe è alto. La scelta del direttore Vegni di inserire nel percorso numerosi Gpm oltre i 2000 metri potrebbe rivelarsi molto azzardata, soprattutto in considerazione del nuovo regolamento sulla sicurezza dei ciclisti durante la corsa che prevede l'annullamento della tappa in caso di condizioni atmosferiche avverse. Già negli ultimi anni abbiamo assistito a tappe mutilate dalla neve. Con il nuovo regolamento sarà pressoché impossibile vedere arrivi innevati come nel 2013. Anzi, il rischio maggiore è quello di assistere a intere tappe annullate o pesantemente modificate. Un assaggio lo abbiamo avuto alla Tirreno-Adriatico dello scorso marzo, quando la tappa principale per la classifica generale è stata annullata per neve (scatenando l'ira di Nibali, che aveva addirittura minacciato di non partecipare al Giro per protesta).

 

https://www.youtube.com/watch?v=jdNdfKvPufs

Nibali sulle Tre Cime di Lavaredo.


 



 

Purtroppo con l’introduzione dei nuovi regolamenti difficilmente assisteremo a tappe epiche come quella del 2013 sulle Tre Cime di Lavaredo, o come quella del 2014 con l’arrivo a Val Martello dove, sotto la neve, Nairo Quintana conquistò il suo primo Giro d’Italia. A questo punto bisognerebbe chiedersi perché sono state inserite tappe sopra i 2000 metri in un periodo così difficile dal punto di vista meteorologico se poi alla prima neve si cambiano i percorsi o si annullano direttamente le tappe.

 



 

In effetti la scelta di inserire tappe con un tale profilo altimetrico è quantomeno coraggiosa. Ci sono addirittura 7 GPM con con un’altitudine più elevata della Cima Coppi dello scorso anno, con il Colle dell’Agnello (2744) che sarà il tetto del Giro 2016.

 


UA.


 


 

 


È indubbio che le tre squadre che puntano decisamente alla vittoria finale, Astana, Movistar e Sky hanno schierato formazioni in grado di controllare la corsa nei momenti decisivi. Oltre ad Herrada, Visconti e Betancur (che nonostante la recente vittoria di tappa alla Vuelta Asturias, sembra ancora lontano dalla forma migliore), Valverde avrà a sua disposizione anche il quarto classificato dello scorso anno, Andrey Amador. Anche il Team Sky con Sebastián Heano, Philip Deignan, Nicolas Roche e Mikel Nieve
è costruito per supportare al meglio Landa in salita, ma tra i tre forse è Nibali ad la squadra migliore sulla carta. Kangert, secondo al Giro Del Trentino e vincitore di due tappe, sarebbe capitano nella gran parte delle squadre iscritte al Giro, come del resto Fulgsang, ormai votato al ruolo di “super-domestique” di Nibali. Senza dimenticare la pattuglia italiana, quest’anno più folta del solito, con Scarponi, Capecchi, Malacarne e Agnoli.
Tra le squadre organizzate per lottare su più fronti mi piace come è composta la Trek - Segafredo. Con Hesjedal e Zoidl può ben figurare in montagna (e puntare alla top-10), Nizzolo si giocherà le sue carte negli sprint e Cancellara ha nel mirino la prima maglia rosa in palio ad Appeldoorn.

 



 

Fra le squadre che puntano alla vittoria della generale, la migliore è senza dubbio la Movistar. Forte su tutti i terreni e con al suo interno uomini esperti e affidabili. Betancur e Amador sarebbero i capitani di qualsiasi altra squadra, Herrada e Visconti sono due dei migliori gregari in circolazione.

 

La Sky, lo dico subito, non mi piace. L’unico che sembra poter dare una mano a Landa è Mikel Nieve, e in questo senso la scelta di non portare König (6° lo scorso anno al Giro, 7° al Tour 2014) sembra insensata, soprattutto alla luce della sospensione di Sergio Henao che avrebbe dovuto svolgere il ruolo di “seconda punta” in casa Sky. Gli altri sono quello che sono, sulla carta ben bilanciati ma non mi sembrano così solidi.

 

Fra le altre squadre mi intriga la Cannondale. Un bel mix di corridori esperti e giovani promesse, guidati da Rigoberto Uran, uno che ha sempre fatto bene al Giro e anche quest’anno potrebbe dire la sua.

 

Ma le mie attenzioni saranno tutte sui due ragazzini terribili della Cannondale: Davide Formolo e Joe Dombrowski, 48 anni in due. Il primo vuole riconfermarsi e proseguire nel suo percorso di crescita, il secondo è al Giro per dimostrare di essere ancora quello che fino a 4 anni fa dominava fra i Dilettanti (e che forse è passato professionista troppo presto e nella squadra sbagliata).

 

Se a questi aggiungiamo Ramūnas Navardauskas e Moreno Moser per le tappe, gli ingredienti per diventare la squadra rivelazione del Giro ci sono tutti.

 


Il Team Sky preparato per il Giro.


 


 



 

Sulla carta, nessuno è più forte di Landa in salita. Il problema sarà piuttosto la sua capacità di gestire lo sforzo sulle tre settimane e le sue difficoltà a cronometro. Inoltre la scarsa esperienza nel gestire la squadra palesata al Giro del Trentino (vinto, ma con qualche affanno di troppo) potrebbe rivelarsi decisiva nelle tappe più insidiose.

 

Se da un lato il basco della Sky si presenta a questa edizione della Corsa Rosa come l’uomo più forte nelle salite, con grandi ambizioni di vittoria, dall’altro rappresenta un’incognita totale.

 

I suoi principali avversari, Nibali e Valverde, si conoscono, hanno più esperienza e raramente incappano in giornate di crisi. Anche a cronometro sembrano più solidi. L’anno scorso Landa accusò un ritardo di 4 minuti da Contador, 1’13” da Aru, nella cronometro di Treviso - Valdobbiadene. Salvo miglioramenti invernali, la crono del Chianti potrebbe rappresentare un problema serio per Landa e lo spazio per recuperare non sarebbe poi molto. Sulla carta, quindi, il basco ha tutto in regola per vincere il Giro, ma dovrà riuscire a gestire se stesso e la sua squadra in maniera ineccepibile per riuscirci.

 

https://www.youtube.com/watch?v=8jotCREswss

 


 



 

Il ritorno di Vincenzo Nibali al Giro d'Italia sta suscitando l'interesse anche da parte di chi non segue abitualmente il ciclismo. Dopo la strana stagione dello scorso anno, dove ha fallito l'obiettivo Tour de France ma ha centrato due vittorie importanti come il Campionato Italiano e il Giro di Lombardia, quest'anno torna al Giro d'Italia dopo due anni di assenza e i pronostici lo danno come favorito assoluto.

 

Sono due le incognite che lo sperano dalla vittoria: la condizione e le Olimpiadi di Rio. Tra marzo e aprile Nibali ha subito un calo di condizione evidente, nelle prove più adatte a rappresentare un test pre-Giro non è mai riuscito a tenere le ruote dei migliori: alla Tirreno-Adriatico ha chiuso in sesta posizione, al Giro del Trentino addirittura ventunesimo. Come possiamo interpretare questo calo di condizione ? Una fisiologica conseguenza di un programma di allenamento costruito esclusivamente per esplodere durante il Giro d'Italia, o qualcosa di più preoccupante? I programmi di allenamento in casa Astana rappresentano un vero mistero.

 

Lo scorso anno la preparazione di Nibali è stata completamente sbagliata, al Tour de France - suo obiettivo principale -  si è presentato in una condizione decisamente inferiore rispetto al Tour vinto l'anno prima, per poi riprendersi invece verso il finale della stagione. Quest'anno non possiamo dire con certezza se la programmazione è stata centrata a pieno, anche perché ci sono le olimpiadi di Rio, forse il suo vero obiettivo in virtù di un percorso adatto per gli scalatori. Quindi per immaginare il Giro d’Italia di Nibali bisognerebbe prima capire quali sono le sue  priorità. Rivincere il Giro significherebbe confermarsi nuovamente come un corridore di alto livello, ma una vittoria alle Olimpiadi avrebbe tutt’altro spessore: rappresenterebbe il tassello ideale per completare una carriera straordinaria. L’incognita mi sembra proprio questa: capire fino a che punto Nibali ha intenzione di rischiare per vincere questo Giro nonostante l’appuntamento delle Olimpiadi. Per rispondere alla domanda iniziale: non lo considero il favorito assoluto di questa edizione.

 



 

Nibali è senza ombra di dubbio il favorito della corsa, per palmares, esperienza e livello della squadra, e non credo affatto che avrà problemi di condizione. Da anni ormai in fase di avvicinamento ha risultati pessimi, salvo poi farsi trovare pronto nel momento decisivo. Lo scorso anno al Tour non era assolutamente fuori forma. Ha pagato la caduta nelle prime tappe che gli ha spostato il bacino (elemento passato in secondo piano, ma confermata dallo stesso Nibali e ritenuto verosimile da più esperti del settore), insieme a una situazione ai limiti del paradosso all’interno dell’Astana, che difficilmente si ripresenterà (mi riferisco al travagliatissimo avvicinamento al Tour per le questioni legate alla permanenza nel World Tour).

 

Inoltre Nibali sa benissimo che le Olimpiadi, come diceva anche Paolo Bettini, hanno un tasso di imprevedibilità altissimo, quindi sono sicuro che il suo principale obiettivo sarà proprio il Giro d’Italia, anche perché altrimenti si sarebbe presentato al Tour, tappa di avvicinamento ideale per la prova di Rio. Tutti i principali rivali sono tutti ottimi corridori ma sicuramente molto meno esperti del messinese: Landa, Valverde, Dumoulin e Uran, di loro solo Valverde è riuscito a vincere un grande giro (la Vuelta, nell’ormai lontano 2009). Quindi si, almeno sulla carta, NIbali parte come principale favorito.

 

https://www.youtube.com/watch?v=8lwaMCIg_XM

 



 

Il Nibali del pre-Tour 2014 andava più forte rispetto al 2015, ed è vero che quest’anno nelle corse di preparazione è stato pressoché inesistente (peggio anche del 2015). E il fatto che il suo obiettivo stagionale sia l’Olimpiade è stato confermato anche dal ct Davide Cassani.

 

Nibali rimane però, a prescindere, il faro della corsa, l’uomo da battere. I motivi sono sotto gli occhi di tutti e basta guardare i risultati ottenuti dallo “Squalo” negli ultimi anni per capire che fra gli altri partecipanti non c’è nessuno con la sua classe, la sua esperienza e la sua continuità di rendimento nei grandi appuntamenti.

 

Il tipo di preparazione di Nibali per i Grandi Giri è da qualche anno sempre lo stesso e ha sempre funzionato. Anche l’anno scorso non dimentichiamoci che nonostante la partenza disastrosa, alla fine il siciliano ha sfiorato il podio finale del Tour de France, fermato solo da una foratura ai piedi dell’Alpe d’Huez.

 

Quindi sì, anche secondo me Vincenzo Nibali è il favorito d’obbligo, anche se non credo che dominerà come nel 2013. Soprattutto Landa potrà creargli dei grossi problemi. Credo che assisteremo a un Giro con uno svolgimento simile al Tour dell’anno scorso, con Nibali nella parte di Froome e Landa a fare il Quintana. Valverde, ovviamente, interpreterà se stesso e arriverà ancora una volta terzo.

 



 


 



 

Pur non essendo un corridore da grandi giri, Dumoulin lo scorso anno ha fatto leva sulle sue ottime qualità di cronoman e, tenendo bene in salita, stava per vincere una Vuelta tra lo stupore generale. Solamente sull'ultima tappa di montagna, da San Lorenzo de El Escorial a Cercedilla, ha ceduto la maglia di leder a Fabio Aru.

 

Eppure è molto difficile immaginare che Tom Doumolin possa eguagliare la prestazione dello scorso anno alla Vuelta. Soprattutto a causa della concorrenza e delle squadre. Corridori molto più esperti come Nibali, Valverde, e anche Landa, supportati poi da squadre più forti rispetto al team Giant, renderanno il Giro d’Italia di Tom Dumolin particolarmente duro. Mettiamola così: se riesce a piazzarsi tra i primi cinque della generale può ritenersi soddisfatto, se riesce invece a salire sul podio potrebbe festeggiare l'inizio di una nuova carriera.

 

https://www.youtube.com/watch?v=aVYpTAM_zvc

Una delle tante prove di forza di Tom Dumoulin durante la Vuelta dello scorso anno.


 



 

Non credo che Tom Dumoulin sia al Giro per fare classifica. Per sua stessa ammissione il suo obiettivo principale per questa stagione è la prova a cronometro alle Olimpiadi di Rio, quindi se vuole arrivare in forma ad Agosto non può forzare la mano al Giro. Nelle interviste più recenti ha dichiarato di puntare a indossare la prima maglia Rosa vincendo il cronoprologo di Apeldoorn, tenerla per tutte le tappe olandesi e magari vincere la cronometro del Chianti o la cronoscalata dell’Alpe di Siusi.

 

Il fatto poi che abbia deciso di non fare un ritiro in altura in vista del Giro, fa pensare che i suoi obiettivi siano effettivamente quelli da lui dichiarati e non stia facendo pretattica per nascondersi.  Ma anche se decidesse strada facendo di fare classifica non credo che riuscirebbe ad essere competitivo su questo percorso. Le salite del Giro sono diverse da quelle della Vuelta e anche le tappe sono disegnate in modo diverso. Se alla Vuelta si assiste spesso a gare di “garagismo” su brevi rampe a pendenze proibitive dove ognuno è costretto a salire del suo passo (e dove un cronoman come lui riesce a difendersi andando su regolare con il suo ritmo), al Giro i corridori trovano lunghe salite, con pendenze più “classiche” e spesso anche lontane dal traguardo.

 

Non è un caso che Dumoulin abbia perso la Vuelta proprio all’ultima tappa, che presentava un profilo altimetrico più da Giro che da Vuelta, sprofondando dal primo al sesto posto nella classifica generale.

 


 



 

Non è un mistero che la prima tappa del Giro sia segnata da tempo con il circoletto rosso nel calendario di Cancellara. ”Spartacus” non ha mai vestito la Maglia Rosa e la cronometro (con 9,8 km di lunghezza non possiamo definirla un prologo) in terra olandese sembra l’occasione perfetta per togliersi anche quest’ultima soddisfazione. La tappa è dedicata agli specialisti come Cancellara: le sede stradale è larga e, anche se c’è qualche curva a gomito (le due più pericolose sono all’interno degli ultimi due chilometri), si adatta bene a un corridore potente come lui. Lo sforzo dovrebbe essere breve (circa 11 minuti) ma sufficiente a creare un gap tra i cronomen e i corridori di classifica: il vincitore potrebbe mantenere la maglia anche fino a Roccaraso. Un’altra tappa da Cancellara potrebbe essere la quarta, da Catanzaro a Praia a Mare, con diversi sali-scendi nel finale e soprattutto la salita di via del Fortino a 10,5 km dalla fine (1,8 km al 7,7% con pendenza massima al 18%): dopo aver scollinato la pendenza è favorevole e solo gli ultimi 3km sul lungomare sono completamente piatti. Saranno comunque in molti a puntare questa tappa, forse una delle più interessanti della prima parte del Giro. La quinta tappa con arrivo a Benevento presenta un finale in leggera ascesa con un lastricato simil-pavé, ma il fondo è relativamente liscio e comunque il profilo della tappa favorisce una fuga da lontano o l’arrivo allo sprint, piuttosto che un attacco nel finale a ranghi più o meno compatti. La cronometro Gadda-Greve puo’ rappresentare un’incognita anche per Cancellara in quanto non sembra cucita su misura per gli specialisti più puri: sono pochi i tratti veramente rettilinei (la parte iniziale ricorda vagamente la crono di Saltara del 2013) e anche il profilo altimetrico sul Garibaldi puo’ trarre in inganno visto che la scala dell’altitudine è stata modificata al rialzo. Per il resto Fabian dovrà affidarsi anche alla fantasia, cercando magari di anticipare qualche sprint o di tirare fuori il proverbiale coniglio dal cilindro.

 



 

Osservando il percorso ci sono tappe buone per Cancellara, a partire dalla cronometro d’apertura, fino alla tappa di Arezzo.

 

Il problema sarà piuttosto la sua condizione fisica. Lo svizzero, giunto alla sua ultima stagione da professionista, ha centrato la sua preparazione sulle classiche del Nord di Marzo-Aprile. Al Giro si scontrerà contro avversari che hanno la corsa rosa come obiettivo principale di questa prima parte di stagione e non sarà facile per lui mantenere una buona forma fisica. Anche nella cronometro di apertura la concorrenza sarà agguerritissima: Tom Dumoulin, su tutti, non ha fatto mistero di puntare alla prima maglia Rosa del Giro nella sua Olanda e ha tutte le carte in regola per riuscirci.

 

Se Cancellara si presenterà al via da Apeldoorn nelle migliori condizioni (e la notizia della febbre che l’ha colpito in questi giorni non porta a pensare nulla di buono) avrà sicuramente la possibilità di vincere e indossare la maglia Rosa per qualche giorno. Altrimenti dovrà ritrovare la condizione strada facendo, e allora le tappe in cui potrebbe piazzare la zampata vincente sono proprio Arezzo o la cronometro del Chianti.

 

https://www.youtube.com/watch?v=hudscDv3cjU

Classic Cancellara.


 


 



 

La sfida fra le ruote veloci si deciderà paradossalmente sulle montagne: chi riuscirà a resistere meglio in salita potrà far sua la maglia Rossa della classifica a punti cogliendo dei buoni risultati nelle ultime due volate del Giro.

 

Ad oggi il velocista di riferimento è Marcel Kittel. Il tedesco ha dalla sua una squadra dedicata interamente ai successi di tappa, ma il suo ritiro prima delle grandi salite è quasi scontato. Discorso simile per il giovane australiano della Orica Green-Edge, Caleb Ewan, alla sua prima esperienza al Giro, che a soli 21 anni è già uno degli sprinter di punta del panorama mondiale. Se i primi arrivi in volata saranno probabilmente un duello fra questi due, nel corso del Giro ci sarà la possibilità di vedere imporsi velocisti nostrani. Su tutti Giacomo Nizzolo, già maglia Rossa 2015, Sasha Modolo e Elia Viviani. Fra i tre, Nizzolo è quello con la squadra migliore, Viviani è sulla carta il più forte ma corre nella Sky e quindi non avrà alcun supporto dai suoi compagni, Modolo viene da qualche passo falso di troppo nelle scorse stagioni ma sembra aver ritrovato gambe e fiducia nelle corse di avvicinamento al Giro.

Alla fine la maglia Rossa andrà ancora una volta al velocista della Trek, Nizzolo, ma a vincere più tappe sarà Kittel (che però si ritirerà prima della 14° tappa).

 

https://www.youtube.com/watch?v=pNbw9zTsHI4

 



 

Mi accodo ad Umberto e vedo anch’io probabile un ritiro di Kittel, ma non dimentichiamoci di Démare. Già dal numero che attaccherà alla schiena (71) si capisce che sarà il vincitore della Milan-Sanremo il capitano della FDJ, che oltre che un brutto cliente nelle volate sarà anche un osso duro per la maglia rossa, visto che diete discretamente anche nei percorsi impegnativi.
Recentemente durante il Giro di Turchia, Modolo

, la mancanza di treni per i vari velocisti italiani: questo anno non ci sarà Richeze, trasferitosi alla Etixx-QuickStep perciò ad aiutarlo nei momenti clou ci sarà solo Ferrari. Lo stesso Viviani è praticamente solo e paradossalmente quello messo meglio tra gli italiani, oltre a Nizzolo he può contare su diversi passisti veloci in squadra, è Belletti. Se lui e l’altro sprinter italiano, Mareczko tenessero duro fino alla fine, anche la Willier - Southeast potrebbe togliersi qualche bella soddisfazione.

 



 



 

La vittoria di un outsider sembra quasi impossibile quest'anno. Nibali, Valverde e Landa, i tre grandi favoriti, si presentano al Giro senza grossi dubbi sulla loro tenuta. Questo però è l'anno delle sorprese (non solo nel calcio), e allora se due vecchietti come Hayman e Gasparotto si sono portati a casa la Parigi-Roubaix e l'Amstel Gold Race all'età di 38 e 34 anni, nessuno ci vieta di pensare che potrebbero esserci delle sorprese anche al Giro d'Italia.

 

Rigoberto Uran è sicuramente il nome più importante, ma nonostante la grande esperienza accumulata sulle strade d'Italia e i due secondi posti nel 2013 e 2014, non sembra avere il profilo giusto per inserirsi nella lotta per la vittoria.

 

Se si parla di outsider bisogna perciò spostarsi in casa Ag2r – La Mondiale. Il capitano della squadra francese sarà Domenico Pozzovivo, l'eterna promessa del ciclismo italiano. Sfortunatissimo lo scorso anno, quando il percorso favorevole e la startlist non proprio di primissimo livello avrebbero potuto regalargli il suo primo podio in un Grande Giro. Purtroppo una caduta, l'ennesima di una carriera sfortunatissima e mutilata dagli infortuni, l'ha tolto dai giochi troppo presto.

 

Quest'anno si ripresenta con l'entusiasmo di un ragazzino che a 34 anni ha ottenuto meno di quanto avrebbe meritato. E chissà che il suo credito con la Dea Bendata non possa essere ripagato tutto insieme durante il Giro. In casa Tinkoff hanno deciso finalmente di puntare su Rafal Majka. Il talentino polacco ha ormai raggiunto la piena maturità e dopo il podio all'ultima Vuelta ha intenzione di confermarsi anche al Giro. Qui in Italia ha sempre ottenuto ottimi risultati, 7° nel 2013 e 6° nel 2014, ma senza mai fare quel salto di qualità che ci si aspettava da uno come lui.

 

Solido a cronometro e forte in salita, potrebbe davvero essere lui la sorpresa di quest'anno per la classifica generale.

 


E se fosse Rafal Majka l’outsider di questo Giro?


 



 

Se dovessi fare un unico nome pensando ad un outsider non avrei dubbi: Zakarin. Il russo dallo scorso anno sta mostrando un livello davvero niente male. Numerose le affermazioni in salita e più che buone le sue prestazioni a cronometro, che nell’ultimo anno e mezzo gli hanno permesso di cogliere la classifica finale del Giro di Romandia e una bellissima tappa alpina alla Parigi-Nizza. Il suo tallone d’Achille sarà sicuramente l’esperienza, ma non mi sorprenderei affatto se  fosse sempre fra i primi. Oggettivamente lo vedo solo come un buon piazzato, ma non va dimenticato che il ciclismo sa regalare sorprese, e un corridore sempre pronto ad attaccare come Zakarin potrebbe anche migliorare la proprio classifica con qualche colpo di mano, sfruttando al volo episodi come ventagli o fughe sottovalutate dal plotone.

 



 

Mi sento di averlo  trascurato nel rispondere alla quarta domanda, quindi dico Uran, anche se uno che ha fatto due secondi posti consecutivi al nel 2013 e nel 2014 è sicuramente qualcosa di più di un outsider. Tra l’altro, tra i corridori di classifica, potrebbe essere il migliore nella crono del Chianti, dopo che due anni fa aveva vinto la Barbaresco-Barolo. Un altro colombiano, Esteban Chaves, potrebbe fare bene, ma penso che per come è strutturata la sua squadra e più in generale proprio per la filosofia della Orica-GreenEDGE, punterà magari a vincere una tappa entrando in qualche fuga in montagna.

 


 



Brucio la mia reputazione e dico Mikel Landa.

 



Il cuore mi suggerisce di dire Rafal Majka perché adoro il polacco della Tinkoff e confido che questo possa essere l’anno buono per esplodere. Ma alla fine prevale sempre la ragione e dico Vincenzo Nibali.

 



Nibali.

 



Il favorito assoluto, che per scaramanzia non nomino.

 

 

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