Il calcio brasiliano sta vivendo una crisi internazionale senza precedenti, sia a livello di club che a livello di nazionale: riuscirà una tra São Paulo e Atlético MG a risollevarne le sorti?
Giulio Di Cienzo (@AguanteFutbol): Francamente non credo. Le brasiliane hanno limiti qualitativi che le rende al massimo delle outsider, quindi serve una discreta unione di coincidenze perché una vinca la Copa. In ogni caso per il movimento vorrebbe dire poco vista la struttura delle due squadre. Di futuribile in ottica europea non c’è moltissimo (Carlos nel Mineiro, Joao Schmidt e Kelvin nel San Paolo) e tutti i giocatori di riferimento sono nomi noti o di ritorno.
Andrea Bracco (@Falso_Nueve_IT): L’unica maniera per risollevare le sorti del movimento brasiliano (a livello di immagine, perché dal punto di vista organizzativo c’è molto da lavorare) sarebbe quella di alzare il trofeo a luglio. A San Paolo ad inizio anno è stato chiamato Edgardo Báuza, importatore di un 4-2-3-1 imperniato principalmente sul pragmatismo, che in passato ha vinto la Copa con la LDU Quito ed il San Lorenzo. Tutto gira intorno all’ex ragazzo prodigio Ganso, vero manovratore della squadra, dai cui piedi passano le azioni più importanti. La fragilità nelle partite esterne rappresenta il vero limite per il Tricolór, un limite da cui l’Atletico MG potrebbe trarre vantaggio vista la quadratura tattica impartitagli dal saggio Diego Aguirre. L’allenatore uruguagio gioca un 4-3-3 costituito da una mediana decisamente muscolare, nella quale Junior Urso ha compiti da “tuttocampista”, e da un tridente non velocissimo ma di grande qualità dove c’è spazio anche per un ritrovato Robinho.
Ganso joga bonito
Fabrizio Gabrielli (@conversedijulio): Scattiamo una polaroid allo stato attuale del calcio verdeoro, anche se è impietoso. La Seleção è virtualmente fuori dal Mondiale (:-O) e al centro dell’attacco schiera Ricardo Oliveira (:-O). L’Atletico MG, pur essendo l’ultima squadra brasileira ad aver alzato la Copa, non sembra potersi ripetere né il São Paulo, che te lo dico a fare, lontano parente di quello jaggernaut guidato da Santana a metà anni ‘90. Peraltro a soli 45’ dalla chiusura della fase a gironi il Tricolór era teoricamente fuori dai giochi, e a scapito dei boliviani del The Strongest. Poi le castagne dal fuoco le ha tolte Calleri, e di lì è iniziata una crescita esponenziale che li ha portati a giocarsi un posto tra le prime quattro del continente. Alla fine però lo scontro fratricida non sembra fare il gioco di nessuno, di certo non del calcio brasiliano, che probabilmente dovrà accontentarsi della sesta coppa internazionale consecutiva senza coriandoli verdeoro sparati in aria. (Personalmente però un po’ di tifo nostalgico per Michel Bastos e Alan Kardec de Souza Pereira Junior, un passato fugace al Benfica, al quale la madre ha messo il nome del maestro dello spiritismo, lo faccio).
Qua è quando uno spirito malvagio (:-O) ha fatto lo sgambetto a Kardec in un momento importante.