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Nicola Palmiotto
Guida ufficiosa ai Playoff MLB
07 ott 2015
07 ott 2015
4 motivi per passare notti insonni davanti al ball game (e qualche pronostico da giocarvi).
(di)
Nicola Palmiotto
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La stagione di baseball è una maratona lunga 162 partite. Poi ne servono altre ancora perché una squadra conquisti le World Series. Perciò arrivare tra le prime 10 squadre che da ieri stanno lottando per il titolo, significa essere realmente i più forti. La legittimazione è data proprio dalla grandezza del campione statistico assunto. Una volta solcate le porte dei playoff, però, comincia un gioco diverso, in cui numeri e statistiche lasciano forse il passo a qualcosa di diverso.

 

Ken Harrelson, voce storica dei Chicago White Sox, la chiamava, facendo il verso agli acronimi tanto cari ai sabermetrici, TWTW: the will to win, la voglia di vincere. A ottobre forse è questa la cosa che fa veramente la differenza, che manda la pallina un po’ più lontana, che fa saltare un po’ più in alto o correre quel pelo più veloci. E fino a prova contraria questa cosa non è possibile misurarla, almeno per il momento. Ecco, in ordine sparso, alcuni motivi per cui vale la pena seguire i playoff della MLB.

 



 



Nel 1985 il mondo doveva essere meraviglioso. Del resto, se non fosse stato così Robert Zemeckis non avrebbe mai potuto creare un capolavoro come

. La spirito, profondamente anni ‘80, che emerge dal film, ovvero che ogni cosa sarebbe andata al suo posto e che il destino si sarebbe compiuto così come lo avevamo immaginato, non si è sopito del tutto nemmeno 30 anni dopo, sebbene gli eventi accaduti dopo il 2000 l’abbiano fortemente indebolito.

 



 

La profezia, citata nel secondo episodio della saga, che annuncia che il 21 ottobre 2015 i Chicago Cubs avrebbero vinto le World Series, potrebbe ancora avverarsi. Sette anni dopo l’ultima apparizione ai playoff, e dopo cinque stagioni consecutive perdenti, i Cubs sono tornati a vincere. E l’hanno fatto con un record di .599 che gli ha permesso di conquistarsi una Wild Card nella infernale NL Central. Infatti 97 vittorie (terzo record di tutta la MLB) non solo non sono bastate per vincere la division, ma nemmeno per arrivare secondi.

 

Chicago si è dovuta accontentare del terzo posto alle spalle di St. Louis e Pittsburgh. La convinzione che quest’anno “accadrà”, che i tifosi di Wrigley Field scrivono sui loro cartelli, riposa sulla potenza di giovani talenti come Kris Bryant e Kyle Schwarber, ma anche sulla grandezza sul monte di Jake Arrieta, leader di tutte le Majors con le sue 21 vittorie e una ERA da capogiro (solo 1.77).

 


 

Quanto è difficile essere rookie nei Chicago Cubs. Ecco il pegno che hanno dovuto pagare a fine stagione.


 

La strada per il Pennant (il titolo della NL che manca dal 1945) e quella per l’anello (che manca dal 1908) è lunghissima. I primi avversari si chiamano Pittsburgh Pirates, da affrontare in trasferta in gara secca. Compito non esattamente agevole.

 



Dopo 21 stagioni consecutive senza playoff, e solo la metà di queste vincenti, i Toronto Blue Jays hanno cancellato la striscia negativa più lunga tra gli sport professionistici nordamericani, lasciando la maglia nera ai Buffalo Bills, team di NFL la cui ultima apparizione in una post-season risale al 2000. E per non farsi mancare niente quest’anno a Toronto celebrano anche la prima volta ai playoff della squadra di calcio, trascinata delle prodezze di Sebastian Giovinco.

 

La vittoria della AL East ha qualcosa di incredibile, con il club canadese che soltanto alla fine di luglio registrava un record perdente (50-51), ma che poi è stato in grado di mettere insieme 43 vittorie nelle successive 61 partite. La chiave per ottenere questo risultato sono state le acquisizioni di luglio: l’interbase Troy Tulowitzki da Colorado e il lanciatore David Price da Detroit (9 vittorie 1 sconfitta e 2.30 di ERA), che hanno fornito ulteriori ottani a un carburante già altamente performante, che contava Josh Donaldson (41 home run, candidato al titolo di MVP della AL), Josè Bautista ed Edwin Encarnación.

 

https://www.youtube.com/watch?v=uXJtUbllTHw

La stagione 2015 dei Blue Jays.


 

Toronto aspetta nelle Division Series, con il vantaggio del fattore campo, Texas, che ha vinto la AL West sfruttando però i numerosi passi falsi di Houston nell’ultimo scorcio di stagione. I Rangers sono stati bravi a non arrendersi mai, nonostante le scarse possibilità che gli venivano date. Le speranze dei texani si chiamano Prince Fielder, autore di un’ottima stagione dopo il disastro dello scorso anno, e Cole Hamels, il forte lanciatore sbarcato quest’estate da Philadelphia.

 



 

Entrambi i team della “Grande Mela” erano tornati ai playoff. Una serie tra Yankees e Mets sarebbe stata pazzesca, ma i Bronx Bombers si sono già fatti buttare fuori al primo giro. Gli Yankees, grandi assenti da due stagioni, erano rientrati ai playoff dalla porta sul retro, grazie alla Wild Card ottenuta dopo la vittoria 4-1 contro i rivali di sempre di Boston, vittoria peraltro numero 10mila della storia del club. Ma l’ostacolo Houston Astros si è rivelato insormontabile. Dallas Keuchel (maggior numero di vittorie e migliore WHIP della AL) ha guidato i suoi con una strabiliante performance sul monte di lancio (6 inning, 3 valide concesse, 1 base ball e 7 strikeouts). Colby Rasmus e Carlos Gómez hanno aggiunto un home run a testa nel secondo e nel quarto inning. Il risultato è stato un 3-0 per Houston, che si è conquistata un biglietto per le Division Series contro Kansas City.

 

https://www.youtube.com/watch?v=gfJ5NwRhBkI

 

Del resto un risultato del genere era del tutto pronosticabile. Per la prima volta gli Yankees si presentavano alla post-season senza due totem come Derek Jeter e Mariano Rivera e con una formazione di veterani giunti al capolinea, tanto da far dichiarare ad Alex Rodriguez: «Partiamo sfavoriti». Il che per un club che a libro paga conta più di 200 milioni di dollari potrebbe suonare come un’assurdità, invece non lo è: Texeira è fuori per il resto della stagione, CC Sabathia è da pochi giorni entrato in un programma di riabilitazione per alcolisti, A-Rod dopo un inizio di stagione scintillante si è appannato. Masahiro Tanaka, sempre alle prese con i guai fisici, non ha dimostrato di essere all’altezza dei 155 milioni di dollari del suo principesco contratto.

 



 

Dall’altro lato i Mets arrivano forti del titolo sorprendentemente conquistato nella NL East dopo aver superato, anche abbastanza facilmente, la concorrenza di Washington, che ad inizio stagione era una delle maggiori accreditate per la vittoria finale e che invece guarderà i playoff in TV. Il manager Terry Collins ha trovato la potenza necessaria grazie alle performance di Lucas Duda, Curtis Granderson e Wilmer Flores. L’arrivo a luglio di Yoenis Cespedes, che ha portato in dote 17 fuoricampo, è stata la ciliegina sulla torta.

 

Il viaggio dei Mets verso la gloria del baseball passa dal confronto con i Dodgers nelle Division Series, una guerra che si combatterà principalmente sul monte di lancio (che di per sé è uno dei motivi più intriganti per seguire i playoff). Matt Harvey e i giovani talenti Jacob deGrom e Noah “Thor” Syndergaard dovranno opporsi a «quei due animali»—come Terry Collins ha definito Zack Greinke e Clayton Kershaw (il primo e il terzo lanciatore delle Majors per ERA)—uno tra, se non il migliore, duo partente dell’intera storia del ball game.

 

https://www.youtube.com/watch?v=kTjhPKjYm6k

 

Il pronostico pende a favore dei californiani, che nel rush finale hanno ottenuto il fattore campo. Poter schierare Greinke e Kershaw in gara uno e due potrebbe dare ai Dodgers la spinta decisiva per portarsi a casa la serie, che è al meglio di 3 partite. I losangelini hanno dimostrato durante la stagione regolare di essere praticamente imbattibili in casa quando i due assi sono sul monte. Questo fattore dovrebbe rendere meno evidente la mancanza di verve in attacco, causata da molti infortuni e dalla caduta in disgrazia dei giovani, come Joc Pederson, il rookie che tanto bene aveva fatto fino all’All-Star Game. La buona notizia è il recupero lampo di Yasiel Puig, che sembra pronto dopo l’ennesimo infortunio della stagione.

 



 

Quando si guarda una partita verso cui si nutre poco interesse si sposa immediatamente la causa della squadra più debole. Il baseball è lo sport che più tende a premiare i tifosi che simpatizzano per i team più deboli. Nelle ultime 20 stagioni solo 4 volte le squadre con il miglior record in regular season hanno poi vinto le World Series. L’ultima a trionfare è stata Boston nel 2013, e negli ultimi 5 anni due volte hanno vinto le squadre provenienti dalle Wild Card.

 

La sorte sembra quindi segnata per i St. Louis Cardinals, autori di una stagione fin qui perfetta che li ha portati a eguagliare il traguardo delle 100 vittorie in stagione. St. Louis è un team micidiale che negli ultimi 15 ha mancato i playoff solo 4 volte, vincendo due titoli e perdendone altrettanti in finale. Quest’anno poi ha forse superato ogni limite, ottenendo risultati stupefacenti nonostante gli infortuni che hanno tenuto fuori per lunghissimo tempo due stelle come il lanciatore Adam Wainwright e l’esterno Matt Holliday.

 

Poco male, perché il manager Mike Matheny ne ha approfittato per dare spazio a giovani interessanti come Stephen Piscotty e Tommy Pham, permettendosi ai primi di settembre, nonostante la caccia spietata di Pittsburgh e Chicago, di far riposare Michael Wacha e Carlos Martinez, fin lì i migliori lanciatori partenti. Gli americani chiamano questa organizzazione perfetta, che anno dopo anno porta inesorabilmente alla vittoria, Cardinal-way. Ovvero l’arte unica nel suo genere di trasformare giocatori apparentemente mediocri in solide realtà.

 



 

Sul versante AL i favoriti restano i Kansas City Royals, che l’anno scorso hanno sorpreso tutti qualificandosi ai playoff, per la prima volta dopo 30 anni, e contendendo il titolo ai Giants fino all’ultimo inning di gara 7. Quest’anno si sono confermati vincendo facilmente la AL Central e andandosi a guadagnare anche il vantaggio del fattore campo per tutte le serie, comprese anche le eventuali World Series, in virtù del successo della selezione dell’American League all’All-Star Game.

 

Il segreto del successo del club del Midwest ha un nome e un cognome: Ned Yost, forse l’allenatore più controverso d’America. Yost ha creato una squadra vincente senza lanciatori partenti di livello, fatta eccezione per Johnny Cueto, acquisito a luglio, senza battitori potenti e soprattutto senza fare molto caso alla sabermetrica.

 

Per questo media e tifosi non perdono occasione per criticare le sue scelte illogiche, stando almeno ai numeri, come schierare leadoff Alcides Escobar, che statisticamente raggiunge la prima base meno volte rispetto alla media della lega, o il potente Alex Gordon numero 6. Yost però è un fine psicologo e riesce a tirare fuori il meglio dai suoi giocatori: «Voglio bene a questi ragazzi. Devi volergli bene per poterli capire e devi poterli capire per poterli guidare al meglio; se li capisci trovi il modo per motivarli». Una filosofia che ricorda la famosa “chiave” che Giampiero Ventura utilizza per entrare in empatia con i suoi atleti.

 

I giocatori sembrano apprezzare questo approccio “paterno”, oltre che la tranquillità che Yost riesce a trasmettere nello spogliatoio anche quando le cose non vanno nel verso giusto. Perciò diventa difficile fare i conti con i Royals, la cui forza risiede in una splendida difesa, in una capacità di fare punti facendo molti contatti e correndo veloci tra le basi e in un bullpen pazzesco: Kelvin Herrera, Wade Davis e Greg Holland, a cui sono affidate le sorti della squadra rispettivamente nel settimo, ottavo e nono inning.

 



 



 

Per il terzo anno consecutivo i Pirates hanno ottenuto la Wild Card, ma anche in questa occasione rischiano di uscire subito. Due anni fa, dopo aver sconfitto Cincinnati nello spareggio, si sono arresi ai Saint Louis Cardinals nelle Division Series. L’anno scorso, invece, hanno trovato sulla propria strada i San Francisco Giants, ma soprattutto Madison Bumgarner, che li ha stesi completando tutti i 9 inning, concedendo solo 4 valide e una base ball a fronte di 10 strikeouts. Il risultato è stato un rotondo 8-0 per San Francisco, che di lì ha cominciato la scalata all’anello. Quest’anno, nonostante il secondo miglior record di tutte le Majors (98-64, solo St. Louis ha fatto meglio) rischiano di fare la stessa fine.

 

Lo spauracchio si chiama Jake Arrieta, che nelle ultime 11 partenze ha un record di 10 vinte e zero perse con solo 4 punti concessi. Il problema nel caso dei Pirates è il meccanismo del Wild Card game, che da quattro stagioni a questa parte è a tutti gli effetti una partita di spareggio secca: chi perde dice addio ai sogni di gloria. In precedenza veniva selezionata una sola Wild Card, che andava direttamente alle Division Series.

 

Ovviamente in termini di appeal mediatico e di audience televisiva è una manna dal cielo e si è rivelato un grande successo, ma per una squadra che ha giocato 162 gare, risultando una delle migliori, essere buttati subito fuori non è la cosa più bella che possa capitare.

 

Peraltro, superato lo scoglio Chicago, sulla strada dei Pirates si allungherebbe l’ombra minacciosa dei Cardinals, rendendo la rincorsa verso le NLCS ancora più difficile. Però ai Pirates le armi non mancano, a partire dai lanciatori (ottimo Gerrit Cole, un po’ meno AJ Burnett e Francisco Liriano), un forte bullpen (Mark Melancon è il closer che ha centrato più salvezze in stagione) e battitori potenti come Andrew McCutchen, Starling Marte e Gregory Polanco.

 



 



 

Gli americani le chiamano bold prediction, ovvero il giochino che consiste nel pronosticare l’esito di un evento, magari a grande distanza dal suo verificarsi. Queste sono le mie personali scelte.

 

ALDS: Royals – Astros > Royals (Houston picchia duro, ma Kansas City ha qualcosa di più).

 

Blue Jays – Rangers > Blue Jays (Toronto ha più potenza offensiva).

 

ALCS: Royals - Blue Jays > Blue Jays (Questa è difficile).

 

NL Wild Card: Pirates – Cubs > Cubs (Arrieta trascinerà i Cubs).

 

NLDS: Cardinals – Cubs > Cubs (Il fato è dalla parte di Chicago).

 

Dodgers - Mets > Dodgers (Greinke, Kershaw e il fattore campo saranno determinanti).

 

NLCS: Dodgers – Cubs > Dodgers (La resa del fato).

 

World Series: Blue Jays – Dodgers > Dodgers (Lanciatori contro bombardieri: lanciatori!).

 
 

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