- Che ne pensate di questa formula a 24 squadre e del tabellone assurdo che è venuto fuori alla fine dei gironi?
Emanuele Atturo
Credo che l’incredibile squilibrio tra la parte destra e sinistra del tabellone sia per lo più casuale. L’alternanza di rendimento delle varie squadre ha congiurato per creare questo che è oggettivamente il peggiore dei mondi possibili.
Volendo però fare una considerazione di respiro più generale si può dire che questo squilibrio di tabellone sia l’effetto di un equilibrio complessivo sul campo molto evidente. Quasi tutte le partite si sono decise con uno, massimo due, gol di scarto e nessuna squadra era del tutto spacciata dopo la seconda partita. È stato però un equilibrio livellato verso il basso: pochissime formazioni sono spiccate sulle altre e se questo ha tenuto viva la competizione fino alla fine ha generato uno spettacolo calcistico di bassa qualità.
Oggi quasi tutte le squadre sanno giocare una fase difensiva organizzata decentemente, in grado di disinnescare fasi offensive quasi sempre invece problematiche e inefficienti. L’allargamento a 24 squadre ha permesso la presenza di tante formazioni che, in mancanza di mezzi tecnici, si sono affidate a fasi difensive basse e ad attacchi estemporanei e remissivi.
Credo che se in futuro vorremo vedere buone partite, a causa dell’evoluzione del calcio per Nazionali, non potremo più permetterci Europei così allargati.
Daniele V. Morrone
Concordo con Emanuele nel dire che adesso abbiamo la controprova ai timori di chi vedeva in 24 squadre il rischio di un abbassamento drastico del livello complessivo della competizione. La fase a gironi è stata realmente deludente per qualità di gioco espresso e l’orgia che ci attende nella parte destra del tabellone, per quanto dura per noi italiani, è forse una benedizione in termini di sfide d’alto livello. Quello che fa paura è pensare alle prossime edizioni magari senza questo scherzo del tabellone. Praticamente l’Europeo inizierebbe seriamente solo dai quarti.
Francesco Lisanti
Cambio idea in continuazione, ma in questo momento credo il formato a 24 sia il migliore possibile. Il racconto si arricchisce notevolmente, perché aggiungere otto squadre vuol dire moltiplicare incroci, narrative, ricorsi storici. In tutto questo la Francia è invasa da molti più tifosi, con tutte le scene meravigliose che ne conseguono (risse escluse) e gli spettatori, a casa e negli stadi, possono godere di venti partite in più rispetto al precedente formato, che di questi tempi buttale via.
Il passaggio delle migliori terze dà un senso a partite che in partenza non lo avrebbero, e crea talmente tanti scenari possibili da farci perdere la testa sino all’ultimo secondo dei gironi (la crudeltà: si ripescano le terze ma neanche tutte). So già che questa sensazione mi mancherà ai Mondiali, e alla fine non credo la qualità del prodotto vada al ribasso: hanno deluso le grandi, certamente non le piccole.
Quanto al tabellone, no, è un caso. Del resto tutti i nostri bracket ci parevano sensatissimi e possibilissimi, gli eventuali squilibri sono saltati fuori solo dopo.
Fabrizio Gabrielli
Se pensate che in Europa ci sono 44 Nazioni, Città del Vaticano inclusa, a me non sembra per niente nonsense pensare a una competizione chiamata Campionato Europeo che non ne annoveri almeno la metà; democraticamente parlando, intendo dire, mi sembra una mossa sensata, che la formula itinerante concepita per la prossima edizione, quella del 2020, renderà ancora più Continentale. D’altronde anche dall’altra parte dell’Oceano a qualcuno è venuto in mente di allargare la Copa América, renderla più omnicomprensiva, non trovate poetico quest’afflato olistico, questa ecumenicità calcistica? Certo, tutta la magia potrebbe smontarsi se immaginiamo che il vero mostro fagocitante sia la nostra voglia eminentemente capitalista di più: più partite, più slot televisivi da occupare, più calciatori coinvolti, più gente negli stadi. Siamo abituati a ritmi forsennati di spettacolarizzazione, non possiamo più permetterci di aspettare due anni per avere tre partite al giorno anche d’estate.
In quanto al tabellone, è il rischio ponderabile dell’improgammabilità delle competizioni a breve raggio: sbagli una partita, o un’azione, e ti trovi l’Italia invece del Portogallo che a sua volta sarebbe potuta essere l’Ungheria. È una metafora poco edificante della vita: non è detto che a essere i migliori poi sia tutto in discesa, anzi.