
Poteva essere la prima volta di una squadra a giocarsi il Super Bowl nello stadio di casa – i Vikings allo US Bank Stadium di Minneapolis – e invece sarà rematch del Super Bowl XXXIX, quello tra gli Eagles e i Patriots, ultimo atto di una stagione particolare, caratterizzata da diversi infortuni e dall’emergere di nuovi quarterback e vecchie glorie, chiamati a sostituire i titolari costretti ai box. Nick Foles sarà il rappresentante della categoria, dopo la cavalcata di Philadelphia all’atto finale della stagione mentre dall’altra parte, Brady e i Patriots, arrivano all’ottava finale su 16 stagioni con il numero 12 al comando dell’attacco. Vediamo cosa aspettarci dalle due squadre nella sfida del 4 febbraio.
Quando Philadelphia ha il pallone
Le ultime partite di stagione regolare con Foles al timone, dopo l’infortunio al ginocchio patito da Wentz, non avevano fatto ben sperare i tifosi Eagles. Nelle due partite di playoff, invece, l’ex QB di Rams e Chiefs è riuscito ad elevare il proprio gioco, aiutato sia da un coaching staff molto preparato, sia da ottimi compagni di reparto, a cominciare dalla sua offensive line, la miglior amica di un quarterback.
Nonostante l’assenza per infortunio del left tackle Jason Peters, il reparto ha fatto un ottimo lavoro nel proteggere il proprio QB (solo 36 sack subiti in stagione) e, soprattutto, è dotata di giocatori estremamente atletici nello spazio, ideali per un gioco di corse offensivo (non a caso si chiama Power Offense). Ci sono molti esempi relativi alla partita di Divisional contro Atlanta, il cui front seven è molto veloce nello spazio e abile nei placcaggi in campo aperto ma molto leggerino.
Qui il lato sinistro della linea apre il varco per la corsa di Ajayi, con il centro Jason Kelce a guidare la carica.
Non è un caso che Phila sia quarta per second level yards, cioè quelle guadagnate tra le 5 e le 10 yard dopo la linea di scrimmage, e terza per open field yards, cioè quelle guadagnate oltre le 10 yard dalla linea, in campo aperto, appunto.
Un altro esempio, questa volta in uno screen. Guardate come Kelce (#62) Wisniewski (#61) tengano il passo di Corey Clement a fondo campo: quando gli Eagles vogliono trovare spazi con le corse, si dirigono spesso a sinistra, nel lato di questi due giocatori estremamente atletici.
Avere un gioco di corsa affidabile permette di sfruttare a proprio vantaggio l’eccessiva attenzione delle difese verso i propri running back con play action, la finta di consegnato a cui segue un passaggio, la cui lettura è in genere facilitata dalla reazione della difesa alla finta. Gli esempi sono molteplici nella NFL di oggi, ma vediamo questa situazione, in cui gli Eagles sono più creativi, sfruttando la pericolosità del ricevitore Nelson Agholor con il pallone in mano.
Il lato forte – quello con più uomini – è il destro: si direbbe quindi che l’azione si svilupperà sul lato dove ci sono più uomini a bloccare. Falso. Dopo lo snap, Foles si gira dalla parte di Ajayi per un toss – il passaggio a due mani stile rugby – ma in realtà consegna in un millisecondo il pallone ad Agholor, che sprinta verso il lato debole, dove la difesa è sguarnita.
La difesa di Atlanta non si presta molto a questo tipo di azioni, che sono una specie di gara di velocità tra le due linee a chi blocca prima e meglio. Anche il front seven dei Pats è tutto fuorché veloce, ma porta sistematicamente due linebacker alla line of scrimmage (LOS per brevità, d’ora in poi), come nel caso sopra.
I Pats usano uno schema 3-4, con due linebacker alla LOS e sono proprio i linebacker a giocare un ruolo fondamentale in una linea difensiva senza grossi playmaker. Nonostante questo, New England ha finito la stagione con 42 sack, settimi nella Lega, e ai playoff sono la squadra che ne ha collezionati di più finora, ben 11 in due partite. Queste cifre sono a testimonianza dell’eccellente lavoro svolto dal coaching staff guidato dal defensive coordinator Matt Patricia, prossimo allenatore dei Detroit Lions.
I Patriots portano molti giocatori a ridosso della offensive line, per poi scalarne alcuni in coverage o andare di blitz, mascherando appunto le loro intenzioni.
Ecco un esempio di come non serva necessariamente inventarsi schemi astrusi perché abbiano successo. Qui Marquis Flowers (#59, praticamente raccattato dalla strada a Cincinnati e trasformato in un competente giocatore di rotazione) parte come outside linebacker. Una volta partito lo snap finge di disinteressarsi dell’azione e, proprio mentre il tackle Taylor Lewan distoglie lo sguardo da lui, parte a tutta velocità indisturbato verso Mariota.
I defensive linemen dei Patriots sono giocatori comunque solidi e in grado di attirare e occupare i raddoppi: nei varchi da essi generati si getta Elandon Roberts, il capitano della difesa che ha preso il posto dell’infortunato Dont’a Hightower, nel cuore del reparto. Un giocatore che però potrebbe fare la differenza per la squadra di Belichick è un altro linebacker, Kyle Van Noy, che dà il meglio di sé in coverage. La sua abilità nelle letture dei giochi e nel rimanere attaccato al proprio marcatore, in genere il running back avversario, potrebbe rovinare i piani al gioco di Phila, che nei playoff ha trovato buone soluzioni proprio con gli screen e con le ricezioni dei propri corridori.
Qui Van Noy (#53) segue benissimo Yeldon fuori dal backfield impedendogli la ricezione. Il passaggio di Bortles era un po’ arretrato, a onor del vero, ma l’intervento è ottimo, specie considerando la separazione che il giocatore di Jacksonville aveva preso.
In faretra la squadra di Doug Pederson ha però una invidiabile collezione di running back. Ajayi, arrivato a metà stagione dai Dolphins, è il più completo del lotto, perché sa resistere ai contatti ma ha anche un discreto equilibrio che lo porta a “rimbalzare” fuori dalla linea quando il centro è intasato - e questo i defensive linemen di New England lo sanno fare molto bene, anche grazie all’aiuto portato dai linebacker. LeGarrette Blount è l’ex di giornata, e potrebbe essere il closer, l’uomo che serve per controllare il cronometro e logorare la difesa nell’ultimo quarto con il suo stile di gioco violento, magari proteggendo il vantaggio. Corey Clement è il change of pace back, quello chiamato a dare un cambio di ritmo, essendo il più elusivo tra i tackle e un’arma anche come ricevitore.
Sarà inoltre interessante vedere la battaglia uno-contro-uno tra Alshon Jeffery e Stephon Gilmore, il cornerback ex Bills che verosimilmente lo seguirà tutta la sera. Gilmore ha elevato di molto il proprio gioco nelle due partite di post-season, concedendo ai QB avversari un passer rating di appena 47.1 quando i passatori avversari lanciano contro di lui (contro il 73 della stagione regolare). Un cambio di marcia fin qui essenziale per la difesa di Patricia.
Ecco quindi che per gli Eagles potrebbe rivelarsi un fattore X Zach Ertz, tight end, che il suo coaching staff ha lodato per le sue doti di route runner e che potrebbe creare seri problemi alla difesa di New England.
L’unico giocatore che potrebbe rimanere contro di lui a uomo è la safety Devin McCourty, che però normalmente occupa la posizione di fondocampo nella cover 1 dei Patriots. Questo non significa certo avere la sicurezza di poterlo fermare. Contro Minnesota si è trovato più di una volta a uomo contro Harrison Smith, probabilmente ad oggi la miglior safety della NFL in coverage, e questi sono stati i risultati: due double move con Smith da una parte ed Ertz dall’altra, libero di ricevere.
Qui Ertz, che si muove lungo la LOS, identifica la marcatura a uomo della difesa di Minnesota, perché un giocatore, Smith, lo segue. In queste situazioni il #86 non ha lasciato scampo a nessuno.
McCourty è il più indicato per marcarlo, ma tutto fuorché una sicurezza con uno dei migliori del ruolo nella Lega. Chung e qualunque altro difensore rischiano di essere un no-match per Ertz: con Gilmore a mettere (probabilmente) la museruola a Jeffery, il numero 86 rischia di essere il fattore che fa saltare il banco per Phila.
Quando New England ha il pallone
Peculiarità dell’attacco di New England è, oltre ad avere quello che probabilmente è il QB più forte di sempre, mettere i giocatori nelle migliori condizioni per svolgere al massimo il proprio compito. Per farlo, il reparto guidato da Josh McDaniels si affida spesso a movimenti pre-snap, per permettere a Brady di leggere le intenzioni della difesa e fare aggiustamenti al volo (per modo di dire: nulla ai Patriots è lasciato al caso, e non è un cliché).
Perché poi allineare Gronk banalmente sull’esterno, quando puoi posizionarlo come fullback, spostarlo alla LOS, e costringere così un LB (Woodyard) a marcarlo, senza alcuna speranza?
Avvincente l’accoppiamento tra i ricevitori dei Patriots e la secondaria degli Eagles. Tutti e tre i principali cornerback – Mills, Darby e lo slot Patrick Robinson, autore di una stagione eccellente grazie a cui monetizzerà parecchio in off-season – non sono imponenti fisicamente ma giocano “più grande” di quello che sono, come si dice al di là dell’Oceano. Sono molto fisici, tanto da tener testa a un freak atletico come Julio Jones, e hanno una ottima velocità di chiusura: ciò significa che, anche giocando off-man, cioè lasciando spazio tra sé e l’uomo, sono rapidi abbastanza per colmare la distanza tra loro e il ricevitore: dovranno essere bravi i giocatori dei Patriots a creare separazione correndo tracce precise (e sono tutti molto bravi in questo).
Mills probabilmente vedrà ampie dosi di Cooks, l’unico giocatore in grado di dare una dimensione verticale all’attacco con la sua velocità. Mills ha tante qualità, ma non è un fulmine di guerra, e sul lungo potrebbe patire le cannonate di Brady. McLeod è una buona free safety, e un placcatore molto aggressivo: quando Phila gioca a uomo, è in genere lui la free safety, e dovrà essere lui a dare una mano ai compagni di reparto se o quando Cooks sarà troppo per loro. È proprio da una sua flag rimediata a fine primo tempo contro i Jaguars che è nata la rimonta dei Pats.
Sono stati sorprendenti i progressi evidenziati da un anno all’altro dalla offensive line di New England, in particolar modo quanto riguarda l’interno del reparto. Thuney, Andrews e Mason non sono mostri di atletismo, ma sanno tenere bene la posizione, hanno equilibrio, anche quando sembra possano essere battuti, e sono disciplinati nel tenere a bada gli stunt, quei cambi di posizione tra defensive end e defensive tackle allo snap, che spesso colgono impreparate le line offensive. Servirà tutto questo per resistere al front seven degli Eagles, forse il migliore della NFL per qualità e quantità.
Sarà molto importante per Philadelphia creare pressione soprattutto all’interno della linea per affrettare le decisioni di Brady. Da sempre il numero 12 eleva il proprio rendimento in situazioni di blitz, cioè quando deve elaborare in fretta le informazioni prima che la pass rush arrivi a lui, ma quest’anno le sue cifre sono calate. Nei primi tre quarti contro Jacksonville, per esempio, il passer rating di Brady contro i blitz dei Jaguars (che hanno ricorso a quest’arma nel 36% dei passaggi tentati dal QB) si è tradotto in un misero 3 su 7 per 39 yard. Nel quarto quarto, la rimonta è stata possibile anche all’affievolirsi della pressione della difesa, solo il 19% di blitz rate.
Chiaro, difficile mantenere l’intensità alta per tutti i 45 minuti, ma il reparto di Jim Schwartz ha abbastanza soluzioni, arrivando a ruotare con continuità 7-8 giocatori per permettere ai titolari di arrivare meno logori alle fasi finali del match.
Brandon Graham può creare seri problemi al right tackle Cameron Fleming, con la sua esplosività allo snap, sia per finire con un sack (leader di squadra con 9.5 sack in stagione), sia per con un tackle for loss.
Qui Minnesota usa una split zone (in genere si usa nei giochi di corsa, e più raramente anche in caso di passaggio). La linea si sposta da una parte, come in una classica corsa a zona, lasciando libero il defensive end del lato opposto, sui cui deve però uscire a bloccare il tight end. In questo caso, il numero 89 dei Vikings non fa in tempo ad uscire su Barnett, che lo costringe ad una pessima figura finendo faccia a terra, mentre con lo strip sack ai danni di Keenum genera il fumble che ha cambiato in moto irreversibile i binari della partita.
La defensive line è coadiuvata anche da ottimi linebacker, come Bradham e Kendricks. Il primo è eccellente nel dare manforte contro le corse, il secondo è ottimo in coverage, e questo gioca sicuramente a favore della sua squadra, visto che New England ha una pletora di running back piccoli e abili nel ricevere. Raramente però vengono disposti sull’esterno, piuttosto partono direttamente dal backfield, e quindi starà poi ai difensori leggere l’azione correttamente.
I defensive linemen degli Eagles sono abili anche a creare problemi al gioco di corse avversario, anche grazie agli aiuti puntuali ed efficaci di Mills, cornerback col vizio di placcare (e bene), come possiamo vedere qui.
È la pressione esercitata da Timmy Jernigan sul centro Elflein a portare Murray tra le braccia di Mills, che comunque è sempre allerta in queste situazioni.
Alla fine, molto si riduce allo scontro tra le due linee. Benché migliorata, quella di New England ha dimostrato di soffrire molto la pressione e i blitz. Jacksonville si è arenata sul più bello anche perché la benzina era finita, ma la profondità del reparto degli Eagles potrebbe avere la meglio. Una mano, però, gliela deve dare il gioco di corsa, per tenere il più possibile Brady seduto in panchina.
Quindi, chi vince?
In molti non hanno problemi a scommettere sugli Eagles. Hanno un roster profondo, completo, di qualità, sia per quest’anno e negli anni a venire (praticamente tutti i veterani hanno già firmato l’estensione contrattuale, e Wentz è ancora nel contratto da rookie).
I Patriots hanno, a ragione, la fama di artefici di grandi rimonte, come quella dello scorso Super Bowl. Non dimentichiamo però gli errori di Atlanta che, anche con il punteggio ampiamente a proprio favore, ha continuato ad attaccare in maniera così efficiente da eseguire drive velocissimi: il risultato è stato tenere in campo per oltre 90 snap la difesa, che si è inevitabilmente squagliata nel corso della partita.
Se gli Eagles partiranno aggressivi e saranno bravi a costruire un vantaggio, potranno mantenere il controllo del pallone e del cronometro, sfruttando i bravi corridori di cui dispongono e sfiancando la difesa dei Patriots, molto ben allenata ma abbastanza porosa. Se sapranno farlo, Brady o non Brady, si metteranno in ottima posizione per regalare finalmente un Super Bowl alla "Città dell’Amore Fraterno" e un posto a sé stessi nella leggenda di questo sport.