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Michele Serra
Guida al Super Bowl LVIII
08 feb 2024
08 feb 2024
Per arrivare preparati alla sfida tra Chiefs e 49ers.
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Michele Serra
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IMAGO / USA TODAY Network
(foto) IMAGO / USA TODAY Network
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Se è vero che la vendetta è un piatto che va servito freddo, quattro anni sono un tempo di attesa più che sufficiente. In questo lasso di tempo, infatti, i San Francisco 49ers sono rimasti al vertice della NFL senza tornare al Super Bowl, mentre i Kansas City Chiefs ne diventavano habitué, sconfitti nel 2021 e vincitori nel 2023. Ora, la sorte ha dato a San Francisco la possibilità di vendicare la sconfitta del 2019, per giunta proprio contro la squadra che le tolse la possibilità di laurearsi di nuovo campione dopo 25 anni. Esatto, proprio quei Chiefs che hanno vissuto una stagione regolare tra luci, ombre e la sensazione che questo potesse non essere il loro anno, soprattutto per alcune mancanze strutturali sul lato offensivo del pallone. I Niners, dal canto loro, nonostante una piccola crisi di metà stagione, hanno sempre veleggiato in cima alla NFC, arrivandone fino in fondo senza però incontrare nessuna delle rivali più accreditate (Eagles e Cowboys, fatte fuori da Buccaneers e Packers alle Wild Card). Vediamo dunque come Kansas City proverà a vincere il suo terzo Super Bowl in 5 anni e i Niners a mettersi tra loro e la storia.Quando i Chiefs hanno il palloneGià nella preview dello scorso Super Bowl avevamo detto di come la partenza di Tyreek Hill avesse portato l’attacco dei Chiefs a cambiare pelle. La differenza è stata ancora più netta quest’anno, complice l’assenza di un vero ricevitore numero 1, i guai fisici di Travis Kelce e una linea d’attacco problematica nel ruolo di tackle. Il dato che meglio inquadra il tipo di annata che il reparto ha avuto è 6.5; sono le yard di media per passaggio tentato da Patrick Mahomes, terzo peggior dato tra i 32 QB eleggibili: per raffronto, nel 2022 erano state 7.2. L’attacco guidato da Matt Nagy ha chiuso la stagione con buone cifre - al nono posto sia in yards per play che per yard totali guadagnate - ma comunque in deciso ribasso rispetto alla stagione 2022, comunque di transizione, almeno per ideologia: in quel caso, aveva terminato l’annata al primo posto in entrambe le categorie. Quello che sfiderà la difesa dei 49ers è tutt’altro che un attacco esplosivo, ma almeno sembra aver trovato una quadra, con l’emergere di Rashee Rice come primo ricevitore e, soprattutto, il ritorno in grande stile di Travis Kelce. Più di un terzo dei passaggi tentati da Mahomes ai playoff sono diretti nella parte centrale del campo entro le 20 yard. Come detto, i due uomini chiave sono Rice e Kelce, attorno ai quali ruota buona parte del passing game della squadra, con Justin Watson e Marquez Valdes-Scantilng a dare profondità, magari approfittando delle attenzioni concesse ai compagni dalle difese avversarie (su questo torneremo tra poco). Partendo dal rookie scuola SMU, Rice ha vissuto una prima stagione in NFL a due facce: anonima la prima parte, decisamente da protagonista la seconda: da week 12 al Championship contro Baltimore, le medie a partita di Rice dicono 7 ricezioni, 82 yard e 0.4 touchdown. Il nativo di Philadelphia ha l’ufficio nella shallow, la parte centrale del campo antistante la linea di scrimmage, venendo spesso impiegato in tracce come slant e giochi come mesh, atti a creare confusione nel centro del campo con l’intersecarsi di due tracce shallow, per l’appunto, oppure dei semplici screen. Nonostante il gioco profondo di Rice sia ancora tutto da inventare, sul medio corto fa già la differenza, e per “medio-corto” intendiamo davvero corto: in stagione regolare, Rice ha chiuso al 74esimo posto su altrettanti ricevitori eleggibili in average yard per target, ovvero la lunghezza media di ogni passaggio nella sua direzione: 4.81 yard.Per quanto riguarda invece Kelce, la sua resurrezione nel momento dei playoff è la cosa migliore che potesse capitare all’attacco dei Chiefs, di cui Kelce è il barometro. Grazie alle 7 ricezioni messe a segno contro i Ravens, il numero 87 è diventato il primo giocatore nella storia della NFL per ricezioni in post season (152), superando una leggenda del gioco come Jerry Rice (151). Come accennato poc’anzi, la gravità di Kelce libera automaticamente spazio per i compagni, come vediamo in queste due occasioni:

Nel primo caso, Kansas City gioca una mesh contro la zona (cover 4) dei Bills. Di norma, in questo schema le due tracce fondamentali sono le due shallow centrali, soprattutto contro la difesa a uomo, quando si crea una specie di pick and roll naturale tra i due difensori che quasi si scontrano nel difendere le due tracce. In questo caso, la differenza la fa la presenza di Kelce, che si “siede” nella zona, attirando su di sé tre difensori: un linebacker, una safety e un cornerback. Nella zona “di sotto” del campo si apre dunque spazio per Pacheco, che riceve il pallone e guadagna 14 yard. Nella seconda clip, invece, vediamo che la semplice traccia profonda di Kelce, il ricevitore più in alto sullo schermo, serve a portare via il cornerback su quel lato (Miami sta difendendo a zona); Rice può dunque correre la shallow tagliando il campo e ricevendo sul lato libero di difensori grazie al tight end usato come diversivo. In generale, Kansas City è maestra nel punire le debolezze delle difese avversarie. Un esempio ce lo fornisce la giocata finale nella partita contro i Ravens, quella che ha in sostanza chiuso l’incontro.

I Ravens sembrano essersi disposti in cover 1, cioè una copertura a uomo con un’unica safety alta (che peraltro in questo caso così alta non è, forse non aspettandosi un passaggio lungo in quel momento della partita). Sta di fatto che KC chiude la partita alla grande, approfittando di una difesa forse fin troppo prudente e della shallow cross di Rice che attraversa il campo e libera spazio sul fondo. A questo punto, a Valdez-Scantling non resta che battere il proprio uomo in velocità per ricevere, guadagnare 32 yard e mandare ufficialmente i Chiefs a Las Vegas. Un nome che potrebbe ritagliarsi uno spazio importante in questa finale, però, non è solito ricevere pallone via aria, bensì direttamente dalle mani di Mahomes: stiamo parlando del running back Isaiah Pacheco, che potrebbe trovare terreno fertile nella difesa sulle corse dei Niners. Il giocatore al secondo anno da Rutgers è diventato un meme sui social per il modo estremamente aggressivo e sgraziato in cui corre: se cercate su Google "Isiah Pacheco run so hard", troverete svariati video e articoli a riguardo. Forse è perché la vita non è stata tenera con lui (ha perso fratello e sorella nel giro di un anno per omicidio) e la rabbia che mette sul campo potrebbe essere diretta conseguenza delle esperienze vissute. L’attacco su corsa dei Chiefs è parte decisamente sottovalutata del reparto offensivo, e Pacheco ed Edwards-Helaire si completano con i rispettivi stili di gioco: più aggressivo il primo, più elusivo (e anche miglior ricevitore fuori dal backfield) il secondo. La squadra utilizza più spesso schemi gap, cioè che prevedono di attaccare uno dei gap, gli spazi tra gli uomini di linea: ciò comporta l’uscita (pull) di uno o più offensive linemen dalla propria postazione:

Pacheco è primo tra i running back in post season per corse a gap (32). Clyde Edwards-Helaire ne ha realizzate solo 8, ma solo 2 a zona. Attenzione, a tal proposito, alla possibile assenza per infortunio di Joe Thuney, guardia sinistra.Perchè quindi Pacheco potrebbe essere decisivo? Perché i Niners sono effettivamente un’ottima difesa, con una collezione di pass rusher che nessun altra squadra può vantare, ma la loro run defense è stata testata a più riprese in questi playoff, e il verdetto è unanime: è molto vulnerabile. Già per loro intrinseca natura, i Niners tendono a giocare con box leggere (per box si intende la parte di campo dalle 3 all3 5 yard di profondità dietro la linea di scrimmage): in questa stagione, il reparto guidato da Steve Wilks ha giocato con una box ‘stacked’, cioè piena, solo nel 14% degli snap difensivi, 26esimo dato di Lega. Peraltro, il loro success rateè stato del 38%, decimo dato in NFL: ciò significa che la qualità non manca, ma contro squadre che utilizzano formazioni particolarmente pesanti per correre - con il rischio di trovarsi in inferiorità numerica alla linea di scrimmage - potrebbe non bastare. Contro i Lions, che hanno corso per 182 yard, abbiamo avuto più di un esempio.

Nella prima clip, Detroit non è in formazione pesante, con più tight end o addirittura un offensive lineman extra. Però è in uno schieramento condensato, cioè con tanti giocatori vicino alla linea di scrimmage pronti ad aiutare nei blocchi. Come potete vedere, la box dei Niners è piuttosto leggera, con solo 6 giocatori: David Montgomery (ma anche i blocchi dei wide receiver) fanno il resto. Nella seconda, Detroit esegue una classica inside zone, con gli uomini di linea interni che raddoppiano i defensive tackle per poi bloccare i linebacker. Non aiuta il fatto che i defensive end di San Francisco giochino sempre molto larghi (wide 9). Nell’ultima invece i Lions usano duo, uno schema di corsa molto simile visivamente a inside zone, aiutati non solo dal tight end (LaPorta è un buonissimo bloccante), ma anche da un OL extra. Per avere la meglio dei linebacker dei 49ers (Warner e Greenlaw sono senza dubbio il miglior duo nel proprio ruolo), Kansas City dovrà sfruttare la presenza di Kelce, soprattutto contro la zona, per costringere i difensori a fare delle scelte. Detroit ci è riuscita per larghi tratti, sia contro gli stessi Niners che contro i Buccaneers nel Divisional Round:

Guardate il linebacker a sinistra (il numero 54) come viene attirato verso il basso da uno dei due tight end mentre l’altro riceve alle sue spalle. L’assenza di Talanoa Hufanga, safety lungodegente per la rottura del legamento crociato del ginocchio, peserà molto.Quando i 49ers hanno il palloneL’attacco che Kansas City si troverà ad affrontare quattro anni dopo mantiene gli stessi cardini, ma il manico è diverso. Checché se ne possa dire, Brock Purdy è tutto fuorché un semplice game manager, termine denigratorio con cui si definiscono i quarterback capaci di funzionare esclusivamente in un sistema - nel suo caso quello praticamente automatico di Kyle Shanahan. No, Purdy non è Joe Montana, come qualche opinionista ha avuto l’ardire di affermare, ma rimane pur sempre un giocatore dall’esperienza ridotta (non dimentichiamoci che è al primo anno completo da titolare) in grado, se necessario, di uscire dallo spartito. Rispetto a Jimmy Garoppolo, l’ultimo QB capace, prima di lui, di portare i Niners al Super Bowl, l’ex giocatore di Iowa State è molto più aggressivo e capace di giocate estemporanee, oltre che un atleta decisamente superiore (con le corse ha fatto parecchio male ai Lions); nel 2019, Garoppolo chiuse al penultimo posto in air yards per attempt, 6.5, davanti solo a un Drew Brees prossimo al ritiro: quest’anno, Purdy è finito settimo, con 8.2 air yard per passaggio tentato. Il sistema offensivo di Shanahan - favorito anche dalle caratteristiche dei giocatori di movimento - pone l’enfasi sull’attaccare la parte centrale del campo, dando la possibilità al giocatore di creare dopo la ricezione (Purdy ha chiuso la stagione regolare al quarto posto in yard guadagnate after catch, 2054).

Nel primo caso, vediamo San Fran usare il drift concept, uno schema molto usato da Shanahan e basato sulla combo di due tracce, ciascuna su un lato del campo: una profonda e verticale e una che punta verso il centro del campo. Nella seconda clip, invece, i Niners usano uno dei tanti schemi che prevede l’intersezione di tracce in breaking, cioè quelle che puntano verso il centro del campo. Green Bay è posizionata a uomo; Aiyuk corre una dig route, che si incrocia con la shallow di Kittle. I difensori dei Packers non comunicano e il tight end si libera quel che basta per ricevere il pallone, rompere il placcaggio e guadagnare 32 yard. In questi playoff, Purdy è stato meno preciso del solito, completando il 61.4% dei propri passaggi contro il 69% della stagione regolare. Soprattutto nella partita contro Green Bay, il QB dei Niners ha dato l’impressione di essersi trovato in difficoltà contro la pressione avversaria, rendendosi protagonista di svariati lanci mal calibrati (nonostante il buon posizionamento dei compagni) o fin troppo rischiosi. In stagione regolare, il numero 13 dei Niners ha completato quasi il 56% dei passaggi tentati sotto pressione, dato che è calato al 48% nelle due partite di post season. Forse non molti lo direbbero, ma i Chiefs hanno chiuso la stagione al secondo posto per sack realizzati (57, a sole tre lunghezze dai Ravens), per giunta risultando la settima squadra per frequenza di blitz portati (32.9).

Qui vediamo come una semplice coverage con due safety alte nasconda ben altro, il tutto dietro a un blitz. Qui è McDuffie, ottimo cornerback al secondo anno, in basso nello schermo che va in pressione su Lamar Jackson. A questo punto, quella che sembrava una cover 2 diventa una cover 2 invert. Senza voler entrare troppo nel tecnico, si tratta di uno schema che prevede due cornerback molto alti e i due linebacker esterni a marcare le flat, facendo dunque le veci dei cornerback che devono tenere d’occhio il fondo del campo. Al centro del campo c’è una safety che, in questo caso, si trova a dover marcare Andrews il tight end. Lamar Jackson non trova sbocchi ed è costretto a buttare via il pallone per evitare il sack. Detto di McDuffie, i draft degli ultimi anni hanno permesso ai Chiefs di dare nuova linfa a un front seven privo di nomi di grido - ad eccezione del defensive tackle Chris Jones - ma con giovani come George Karlaftis (10.5 sack), Leo Chenal (3 sack) e Mike Danna (6.5 sack) capaci di contribuire fin da subito. In finale mancherà però Charles Omenihu, fuori per la rottura dei legamenti del ginocchio ed ex della partita. Omenihu ha cambiato 3 squadre in 5 stagioni tra i professionisti, fornendo però sempre un buon rendimento. Addirittura possiamo dire che ci siano dei Chiefs con e senza di lui, come testimoniano le cifre. Il nativo di Houston ha debuttato in week 7 con i Chiefs; prima del suo arrivo, la squadra aveva portato pressione ai QB avversari nel 33.5% degli snap (20esimo dato in NFL). Con lui, la cifra si è alzata al 38.7%, settimo dato, come riportato da Arjun Menon.Steve Spagnuolo è un eccellente coordinatore difensivo, che da anni nei playoff aiuta la difesa dei Chiefs a salire di giri. Per contesto, Spags era il defensive coordinator dei New York Giants 2007, quelli che vinsero il Super Bowl da assoluti sfavoriti contro i New England Patriots, titolari di uno dei migliori attacchi di sempre e arrivati imbattuti al gran finale. Il reparto gioca quasi esclusivamente con due safety alte, sia che si tratti di cover 2 che di cover 4; questa è ormai la tendenza generale della Lega, con le squadre che preferiscono concedere qualcosa sul medio corto ma evitare di prestare il fianco alle big play. Aspettiamoci allora ampie dosi di screen per Deebo Samuel o checkdown per Christian McCaffrey, ai quali verrà delegato più che mai il compito di creare yard dal nulla in caso di necessità. I Niners sono anche soliti utilizzare le cosiddette option route; come il nome suggerisce, si tratta di tracce non prestabilite e che prevedono una doppia, a seconda che la difesa sia a zona o a uomo. A proposito di McCaffrey, per lui si può fare lo stesso discorso fatto nel precedente paragrafo per Isiah Pacheco. Come il suo collega, anche CMC si troverà ad affrontare una difesa particolarmente porosa, che ha chiuso la stagione al 27esimo posto in rushing DVOA: anche loro nei playoff hanno fornito più di un esempio di come le corse possono rappresentare il grimaldello per scardinare un reparto di alto livello. Tra le 3 squadre affrontate finora, quella che ha messo più in difficoltà il reparto di Spags è stata senza dubbio Buffalo, che ha corso per 182 yard. Su 33 portate, i Bills hanno prodotto il 61% di success rate e 36% di first down rate:

Nella prima clip, i Bills utilizzano un extra OL per bloccare a uomo: è proprio Edwards, numero 76, il bloccante aggiuntivo, che spiana la strada al secondo livello a Cook, permettendogli di guadagnare 15 yard. Nella seconda, invece, una semplice outside zone corsa con il solito o-lineman aggiuntivo e anche il tight end, per 6 yard di Cook.San Francisco di norma non utilizza altri offensive linemen, avendo già comunque un fullback come Kyle Juszczyk e, in generale, bloccanti almeno nella media anche negli altri ruoli (saper bloccare è una delle conditio sine qua non per giocare in una squadra di Kyle Shanahan, proprio per l’enfasi che mette nelle corse). In compenso, il suo schieramento più utilizzato (nel 47% degli snap offensivi - è proprio il 21 personnel, cioè con 2 running back - i fullback vengono contati come tali) e un tight end (Kittle è eccellente bloccante): al resto ci dovranno pensare Christian McCaffrey, in lizza per vincere il premio di Offensive Player of The Year, ma anche Deebo Samuel. A proposito di Deebo, per lui potrebbe essere una partita molto complicata. La secondaria dei Chiefs è guidata dall’eccellente L’Jarius Sneed, che ha tenuto un rendimento altissimo nonostante la “promozione” da slot corner, dove aveva passato più di metà degli snap difensivi nelle due stagioni precedenti, a cornerback esterno; il reparto di KC ha concesso solo una partita da 100+ yard su ricezione ai wide receiver numero 1 affrontati finora, cioè al miglior ricevitore di ciascuna squadra.

Insomma, Mahomes, Kelce (e Taylor Swift) si prendono i titoli dei giornali, ma è la difesa quella che ha permesso ai Chiefs di arrivare a giocarsi il quarto Super Bowl in 5 stagioni, e il mondo sta cominciando ad accorgersene. La squadra di Andy Reid ormai non ha più nulla da dimostrare a nessuno se non a se stessa, e lo stesso vale per Patrick Mahomes. Tra le due, sicuramente chi ha più da perdere è San Francisco, e in particolare il suo allenatore. Kyle Shanahan, mente offensiva eccelsa, si dovette già difendere dalle critiche in occasione del Super Bowl perso dai Falcons, di cui era offensive coordinator, nel 2017 contro i Patriots per via di un gameplan offensivo forse fin troppo perfetto, passatemi l’iperbole. In maniera simile, ma sicuramente meno teatrale ed epica, ecco il crollo dei Niners nel quarto quarto dell’ultima finale giocata. Al figlio di Mike non serve necessariamente un titolo per certificare il suo apporto alla NFL moderna, ma sicuramente aiuterebbe a spazzare via qualche critica di troppo. In caso contrario, Shanahan sarà solamente l’ennesimo allenatore a cui Patrick Mahomes e i Kansas City Chiefs hanno tolto un sogno.

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