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Emanuele Mongiardo
Guida allo Spezia 2021/22
24 ago 2021
24 ago 2021
I liguri ripartono da Thiago Motta dopo un'estate complicata.
(di)
Emanuele Mongiardo
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Chi in più: Kelvin Amian, Aimar Sher, Ognjen Stijepovic, Petko Hristov, Dimitrios Nikolaou, Emil Kornvig (Lyngby BK), Victor Kovalenko, Samuel Mraz , Ebrima Colley.


 

Chi in meno: Gennaro Acampora, Juan Ramos, Andrey Galabinov, Elio Capradossi, Claudio Terzi, Rafael, Matteo Ricci, Riccardo Marchizza, Adrian Ismajli, Riccardo Dell’Orco, Kevin Agudelo, Julian Chabot, Roberto Piccoli, Nahuel Estevez, Diego Farias, Lucien Agoume, Riccardo Saponara, Tommaso Pobega.


 

Piazzamento lo scorso campionato: 15°


 

con 15 recuperi offensivi per partita, solo Verona e Sassuolo lo scorso anno recuperavamo più palloni dello Spezia.

 



 

Sulla griglia di partenza della Serie A 2020/21, lo Spezia pare destinato alla retrocessione. L’entusiasmo attorno ad uno dei progetti più divertenti dello scorso campionato si è già dissolto e la dirigenza sembra rassegnata ad un futuro in tono minore. Quest’estate, infatti, la FIFA ha concluso un’indagine riguardo il tesseramento di calciatori minorenni da parte avvenuta con la precedente dirigenza e per questa ragione ha comminato alla squadra ligure il blocco del mercato per i prossimi due anni a partire da gennaio e una multa da 500.000 euro.


 

Ci si poteva aspettare un mercato aggressivo da parte dello Spezia, che avrebbe dovuto fare scorta di giocatori in vista delle prossime sessioni con il mercato bloccato. E invece, escluso Victor Kovalenko dall’Atalanta, non è arrivato nessun giocatore che alzasse il livello. Anzi, tra rientri dai prestiti e cessioni, la rosa dello scorso anno è un ricordo lontano. L’impoverimento tecnico, sulla carta, è totale, soprattutto in attacco. Agudelo e Farias, dai cui dribbling e dalla cui precisione in pressing dipendeva gran parte dell’impianto offensivo di Italiano, sono ritornati al Genoa e al Cagliari. Partite anche le alternative di peso Galabinov e Piccoli, con Nzola intenzionato a cambiare aria, il parco attaccanti dello Spezia è meno vario per qualità e più ristretto per numero. Difatti, sono rimasti solo Verde e Gyasi, titolari in attacco nel 3-4-3 di Thiago Motta. Accanto a loro dovrebbe esserci Ebrima Colley, mentre la prima alternativa è il centravanti slovacco Samuel Mraz.


 

Più equilibrato il confronto tra il centrocampo della scorsa stagione e quello di quest’anno. Al Picco non ci saranno più il regista, Matteo Ricci, e Tommaso Pobega, incursore da sei gol e tre assist in venti partite. Due pilastri di Italiano, sostituiti da Kovalenko e da un’idea di centrocampo diversa. Thiago Motta, infatti, ha cambiato le consegne in quella zona, anche per adattarsi alla rosa: Kovalenko dovrebbe governare il gioco con meno estro ma con più continuità rispetto a Ricci, mentre le doti di inserimento di Pobega sarebbero state forse limitate dal sistema utilizzato dal nuovo allenatore in pre-campionato.


 

Thiago Motta, tra struttura e principi di gioco, ha già provato a mettere mano sullo Spezia. Il passaggio da un tecnico rodato come Italiano all’ex centrocampista di Genoa e Inter è una grande incognita. Di Motta allenatore si parla sin dal giorno del suo addio al calcio, tre anni fa, ma solo quest’anno, per la prima volta, avrà la possibilità di lavorare con una squadra dal ritiro estivo  - anche se, a causa di un focolaio covid, lo Spezia ha dovuto annullare diverse amichevoli.


 

Si è discusso spesso dell’intelligenza in campo di Motta e dei suoi trascorsi con allenatori di primissimo livello: Rijkaard, Mourinho, Gasperini, Ancelotti. Memore degli anni a Barcellona, l’ex Genoa vuole controllare la partita attraverso il pallone e l’occupazione ordinata del campo, con il presidio di tutti i corridoi verticali. A Genova in alcuni spezzoni si erano viste trame precise ed elaborate – ad esempio in una trasferta contro il Napoli di Ancelotti. La rosa poco funzionale, però, lo aveva costretto a passare dal 4-3-3 al 3-5-2, senza la possibilità di lavorare in maniera radicale sulla propria idea di calcio.


 

Nonostante il 4-3-3 lasciato in dote da Italiano, Motta ha preferito sperimentare una nuova disposizione quest’estate, ed è passato al 3-4-3. Se alla base rimangono alcuni principi del gioco di posizione – occupazione dell’ampiezza e dei mezzi spazi – sul suo Spezia sembra pesare in maniera notevole anche l’influenza di Gasperini, l’uomo che ne aveva rilanciato la carriera tredici anni fa.


 

Non è solo una questione di 3-4-3. Alcuni movimenti sembrano rubati proprio al playbook dell’Atalanta. Contro un blocco medio, ad esempio, i terzi centrali si alzano verso le catene di fascia, mentre i due mediani – Maggiore e Kovalenko – si abbassano sui fianchi del centrale di difesa. I difensori che si alzano costringono gli avversari a schiacciarsi ulteriormente e danno più spazio ai mediani di impostare: un pattern che de Roon e Freuler eseguono ogni fine settimana da ormai quattro anni. Kovalenko e Maggiore hanno miglior tocco rispetto ai centrali e così garantiscono uno sviluppo più fluido alla manovra.


 


 

Non è il solo modo in cui lo Spezia, in pre-campionato e contro il Cagliari, ha fatto uscire la palla. Si è vista, infatti, la più classica costruzione 3+2, con Kovalenko e Maggiore che rimanevano vicini ai difensori. Al netto dei numeri, a Motta comunque interessa portare più uomini possibile sopra la linea della palla – questo sì principio in comune con Italiano. Gli esterni occupano l’ampiezza, mentre i trequartisti presidiano i mezzi spazi. In Coppa Italia contro un avversario più passivo come il Pordenone lo Spezia ha costruito in maniera più ragionata, senza forzare le giocate. In campionato, invece, il Cagliari ha provato ad alzare i ritmi in fase di non possesso, e lo Spezia non ha disdegnato giocate più dirette, con la palla che viaggiava in verticale sulla fascia verso il trequartista che veniva incontro.


 

Superata la metà campo, lo Spezia, per quello che si è visto, prova a sfondare soprattutto per catene laterali, con i rombi composti da terzo centrale, mediano, trequartista ed esterno. Il passaggio più ricercato da Kovalenko e Maggiore, in questo senso, è stato l’apertura verso i giocatori in ampiezza, anche con cambi gioco di media-lunga gittata (contro il Cagliari ha giocato Bastoni al posto dell’Ucraino, infortunato). Rispetto allo scorso anno Maggiore forse limiterà le incursioni, ma aumenterà il volume dei passaggi. Ha tecnica a sufficienza per farlo, così come Kovalenko, a suo agio a sventagliare verso Amien e Salva Ferrer contro il Pordenone.


 

Nel nuovo sistema di gioco, il calciatore più influente è sembrato Daniele Verde. Il trequartista scuola Roma, può giocare sia nel mezzo spazio sinistro che in quello destro, con libertà di abbassarsi vicino ai mediani. I suoi movimenti determinano le rotazioni delle catene, visto che dalla sua tecnica nello stretto passa molto della fase di possesso dello Spezia. Verde non può limitarsi a giocare in modo minimale, ma deve toccare la palla tante volte di seguito per eludere la pressione intorno al rombo laterale. È il giocatore più talentuoso e per questo spesso sovraccarica anche il lato opposto per fornire un’opzione di passaggio in più. In un sistema di gioco simile, occhio anche a Leo Sena. Il brasiliano, mezzala lo scorso anno, ha un’ottima tecnica ed eccelle nella protezione della palla, per questo sembra perfetto per muoversi da trequartista del 3-4-3.


 

Per dare spazio ai giocatori delle catene laterali di portare palla a ridosso dell’area, o per eludere il pressing in maniera più diretta, saranno fondamentali i movimenti della punta. Detto della probabile partenza di Nzola, contro il Pordenone da attaccante ha giocato Mraz, intelligente a fare il taglio interno-esterno nonostante la stazza. Contro il Cagliari, invece, da centravanti si è mosso Gyasi, con Colley a sinistra e Verde a destra. L’italo-ghanese, ala con Italiano, ha mostrato un’insospettabile propensione ai movimenti incontro e alla protezione palla: spesso è stato uno scarico sicuro se il Cagliari negava in maniera aggressiva le linee di passaggio sulle catene laterali. Una terza opzione, da punta, potrebbe essere Colley, a volte schierato in quella posizione all’Hellas: il gambiano offre meno in palleggio di Mraz e Gyasi, ma è abile in conduzione e negli scatti in profondità. Nessuno dei tre, comunque, sembra garantire un numero adeguato di gol. Nzola sapeva costruirsi le occasioni grazie alla capacità di tenere a bada il marcatore e di girarsi, in più godeva di buona precisione sotto porta. Senza l’ivoriano, Motta dovrà per forza ridistribuire i gol.


 

Le prospettive sono cambiate anche in fase difensiva, dove ancora una volta riecheggiano gli insegnamenti della scuola di Grugliasco, paese natale di Gian Piero Gasperini. In Coppa Italia e contro il Cagliari, lo Spezia ha difeso in maniera asimmetrica per via della maggior attenzione ai riferimenti individuali: contro la difesa a quattro del Pordenone Verde e Mraz pressavano i centrali, a destra Colley – in quella partita trequartista destro – controllava il terzino del lato, mentre sulla sinistra Salva Ferrer si alzava per controllare l’altro terzino.


 


 

Contro il Cagliari, invece, i mediani Maggiore e Bastoni prendevano altissimi Marin e Strootman che si abbassavano vicino ai difensori.


 


 

Insomma, l’uomo nelle scalate è diventato il riferimento più importante. Colley seguiva principi simili con Juric e potrebbe guidare in maniera naturale il pressing. La maggior attenzione sull’uomo, naturale con la disposizione a tre, potrebbe essere un problema per difensori e centrocampisti. Se i terzi di difesa – che non sono sembrati troppo inclini all’anticipo - si allontanano troppo dal centrale, si aprono spazi pericolosi per gli inserimenti dalle seconde linee. I mediani dovrebbero assorbire quelle corse, ma né Kovalenko né Maggiore sembrano adatti a coprire il campo all’indietro.


 

Giocatore chiave
Dai dribbling nello stretto di Daniele Verde passano molte delle possibilità dello Spezia di costruire in maniera pulita. Il trequartista napoletano è l’unico giocatore con una tecnica all’altezza delle ambizioni di gioco di Thiago Motta, se lo Spezia volesse proporre un possesso più pulito. Se riuscisse, con gol e assist, a trascinare i liguri alla salvezza, il miracolo sarebbe tale che Mancini potrebbe addirittura pensare di coinvolgerlo nelle convocazioni.


 

Giocatore di cui avere la maglia
Leo Sena lo scorso anno ha disputato meno di mille minuti, ma in quegli scorci di stagione in cui ha giocato ha mostrato di avere piedi davvero raffinati. Brasiliano, ex Atletico Mineiro, gli piace mettersi con la suola sulla palla e sfidare il marcatore a rubargliela. Se giocate a calcetto e vi piace usare i tacchetti, magari perché non avete fiato e avete bisogno di giocare da fermo, appiccicati con le spalle al sudore del vostro avversario, allora la ottantotto di Leo Sena sul design minimale dello Spezia è ciò che fa per voi.


 

Miglior scenario possibile
Contro difese chiuse lo Spezia fa girare in maniera fluida la palla, libera spesso gli esterni verso il fondo e occupa l’area con tanti uomini. Il possesso ordinato permette di avere buone transizioni difensive e i centrali non soffrono il riferimento sull’uomo. Daniele Verde sguscia tra i blocchi bassi del nostro campionato e diventa la versione italiana di Isco 2017. Bastoni, Maggiore, Amien, Colley e Gyasi compensano l’assenza di una punta onnivora; lo Spezia a fine aprile si salva.


 

Peggior scenario possibile
Allo Spezia è rimasta troppa poca qualità per controllare il possesso, ma non riesce a imporsi neanche con un calcio più diretto e intenso. Le scalate sull’uomo diventano un problema: Erlic vede arrivare incursioni da tutte le parti, Kovalenko è zavorrato al suolo e Maggiore a gennaio chiede di trasferirsi alla Fiorentina. Thiago Motta intanto passa al 3-5-2, ma il compromesso non funziona. Dopo una sconfitta contro l’arcigna Salernitana di Castori arriva l’esonero, mentre quotidiani e portali online gongolano con un massiccio uso della parola giochisti. Nonostante l’ingaggio di Zenga, lo Spezia retrocede con quattro giornate d’anticipo.


 

 

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