Per la Spagna, il girone con Svezia, Norvegia, Romania, Far Oer e Malta è stato una passeggiata: 8 vittorie e due pareggi (con Svezia e Norvegia), una qualificazione poco impegnativa coronata dalle due larghe vittorie finali (7-0 a Malta e 0-5 alla Romania). A complicare le cose è però arrivata la positività al coronavirus di Sergio Busquets, che non solo ha privato la Spagna di uno dei suoi leader, tecnici e carismatici, ma ha gettato un’ombra sulla preparazione della squadra di Luis Enrique, costretto a convocare sei giocatori supplementari (all’inizio ne aveva portati 24 e non 26).
Come gioca?
Le convocazioni di Luis Enrique hanno fatto abbastanza discutere: l’assenza totale di giocatori del Real Madrid (in sintesi, di Nacho e Sergio Ramos, dati i problemi fisici di Carvajal) e la mancanza di “terzini destri di ruolo” oltre ad Azpilicueta sono le accuse principali rivolte all’ex allenatore di Barcellona e Roma. Nonostante i vari ricambi generazionali, quella della Spagna continua a essere una selezione ricca di talenti e con una vasta possibilità di scelte e combinazioni, ma Luis Enrique sembra avere le idee abbastanza chiare, anche tenendo in conto la difficoltà nel decifrare un undici di partenza più o meno titolare, almeno in questa fase pre-torneo. I ballottaggi all’interno del sistema di Luis Enrique (che potremmo disporre teoricamente come un 4-3-3 che diventa 4-5-1 o 4-4-2 senza palla) saranno diversi, a partire dal portiere, con Unai Simon a insediare de Gea. Poi in mezzo alla difesa sono in concorrenza Laporte, Eric Garcia e Pau Torres; Rodri dovrebbe giocare davanti alla difesa, e accanto a lui si giocheranno il posto Fabian Ruiz o Pedri con Thiago e Koke. Sarà interessante vedere chi sarà il terzino destro, con Azpilicueta reduce da una grandissima (e logorante) seconda parte di stagione e il solo Marcos Llorente a insidiarlo – non un vero terzino, ma viene da un anno in cui Simeone gli ha fatto fare un po’ di tutto con ottimi risultati.
Come da tradizione, la Spagna ha un approccio prevalentemente orientato al possesso, anche se come le precedenti squadre di Luis Enrique è a suo agio anche nella gestione delle transizioni offensive. La Spagna tende ad aprire il campo simmetricamente con entrambi gli esterni alti e ad accompagnare un interno alla punta per occupare il centro dell’attacco o gli half-spaces. Quando la palla invece ce l’hanno gli avversari, le “Furie Rosse” danno il loro meglio se possono pressare ferocemente nella metà campo avversaria o sfruttare la riaggressione a palla persa, grazie alle distanze ridotte in possesso. Certo, non si tratta di una gestione difensiva implacabile, potremmo più che altro dire che la Spagna accetta di buon grado di concedere qualcosa in campo aperto agli avversari.


La Spagna di Luis Enrique mantiene il macro-principio della manovra offensiva 7 fuori / 3 dentro, mentre dal punto di vista del pressing adotta uno stile aggressivo andando forte sugli appoggi nella costruzione avversaria.
Chi va tenuto d’occhio?
Pau Torres dietro, Rodri in mezzo e Alvaro Morata davanti saranno la spina dorsale di una squadra che dovrà essere all’altezza delle aspettative nella circolazione del pallone a ogni altezza del campo. Questi sembrano, tra l’altro, i nomi con più probabilità di titolarità in tutta la rosa. In particolar modo Morata, proveniente da una stagione in chiaroscuro con la Juventus, in cui ha dimostrato di poter essere determinante sotto il profilo dell’associatività e completo nell’interpretazione “mobile” richiesta a una punta moderna, non ha però avuto la miglior stagione dal punto di vista della conversione delle occasioni. In Nazionale avrà ancora più responsabilità sotto questo aspetto, dato che si tratta di una squadra che, in generale, non è parsa particolarmente cinica.
Ha dei punti deboli?
Nonostante il dominio nel girone (concluso ormai quasi due anni fa) e un clamoroso 6-0 inflitto alla Germania lo scorso novembre, il problema della conversione delle occasioni sembra ciò che più può compromettere il rendimento della Spagna in questo Europeo. Il loro stile di gioco e la capacità di muovere il pallone porta gli avversari a coprirsi in maniera serrata, e ciò può paradossalmente risultare in ulteriori problemi di conversione. Insomma, il punto di forza della Spagna può anche essere la causa del suo più grosso nodo da sciogliere. La ricca panchina potrebbe contribuire a un cambio di marcia quando necessario, con Gerard Moreno, Oyarzabal, Dani Olmo, Ferran Torres e persino Adama Traoré che possono garantire una varietà di caratteristiche molto utili.
Dove può arrivare?
Il primo posto nel girone è il minimo sindacale per una squadra con certe ambizioni e risorse, ma non si tratta comunque della migliore Spagna delle ultime competizioni internazionali, e questo vanno aggiunte le particolari contingenze sanitarie. Un risultato finale a ridosso tra quarti e semifinali sarebbe comunque accettabile, a patto di prestazioni dignitose.