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Marco D'Ottavi
Guida alla Slovenia
10 giu 2024
10 giu 2024
Una Nazionale solida, costruita intorno a Sesko e Oblak.
(di)
Marco D'Ottavi
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IMAGO / Eibner Europa
(foto) IMAGO / Eibner Europa
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La Slovenia può sembrare una delle squadre benedette dal nuovo formato a 24 squadre, e dopotutto mancano dall’Europeo da 24 anni, eppure non è così. Nel girone di qualificazione hanno realizzato ben 22 punti, frutto di 7 vittorie, 1 pareggio e 2 sole sconfitte, arrivando a pari punti con la ben più quotata Danimarca, che gli è rimasta davanti solo per lo scontro diretto. È vero, non era un girone impossibile, ma, per quel che vale all’inizio delle qualificazioni, a marzo 2023, la Slovenia era dietro nel ranking FIFA rispetto alla Finlandia con cui si è giocata l’accesso diretto in Germania.Una squadra senza fronzoli La partita decisiva è stata, allora, quella al ritorno contro la Finlandia, disputata a Lubiana a novembre. All'andata erano stati i finlandesi ad avere la meglio. In casa, però, la Slovenia ha vinto nettamente 3-0 e non si è più guardata indietro. Non vi stupirà sapere che a decidere la partita è stata una doppietta in ventisette minuti di Benjamin Šeško, il miglior marcatore della Slovenia nelle qualificazioni. Il primo gol è arrivato su rigore, il secondo dopo una cavalcata solitaria partita dalla sua metà campo e chiusa con un piattone sinistro, il piede teoricamente debole, all’angoletto. Quando al 74’ Hakans ha avuto il pallone per dimezzare lo svantaggio e riaprire la contesa, ci ha pensato Oblak a piazzare la grande parata, di quelle che l’hanno reso uno dei migliori portieri al mondo.

Questa versione della Slovenia non è tanto dissimile da altre Nazionali senza grande storia calcistica che si affacciano ai grandi tornei: un grande talento generazionale (Oblak) e un giovane dal futuro brillante (Šeško) che decidono le partite, un altro buon attaccante (Šporar) e un paio di giocatori dell’Udinese (Bijol e Lovrić) a tenere il livello sufficientemente alto. Il resto sono elementi funzionali, giocatori senza spiccate qualità ma che con la maglia della Nazionale riescono a dare il massimo, riuscendo anche a essere incisivi, come nell’azione del gol del pareggio contro la Danimarca di Šporar, nato da una bellissima giocata tra Gnezda Čerin e Stojanović (sì, quello dell’Empoli, ora alla Sampdoria). Proprio per questo il CT Matjaž Kek, in carica dal 2018, non ha troppi fronzoli: si gioca con un 4-4-2 scolastico, con le linee strette e i calciatori vicini. In porta cascasse il mondo c’è Oblak, davanti a lui una batteria di difensori alti tra i 185 e i 190 centimetri: Bijol e Blažić al centro a dominare di testa, Karničnik, che sarebbe anche lui un difensore centrale, fa il terzino destro, a sinistra invece dovrebbe giocare Janža. A centrocampo, al centro, un mediano dai mille polmoni come Gnezda Čerin (che ha fatto benissimo nelle qualificazioni) e uno più di tocco e qualità come Elšnik, leader dell’Olimpia Lubiana. Sull’esterno i titolari dovrebbero essere due calciatori della Serie B italiana: Stojanović della Sampdoria, che è un terzino con buona creatività, e Mlakar del Pisa, che invece è più propriamente un’ala offensiva. Davanti ci sono i due migliori attaccanti disponibili, che forse non casualmente sono due centravanti: Šporar e Šeško. Il primo è il classico centravanti Europa League. Un paio di anni fa era sembrato potesse affermarsi ad alto livello con lo Sporting, ma non ci è riuscito. Viene comunque da una stagione da 14 gol con il Panathinaikos. Il secondo è il nuovo grande fenomeno del calcio del futuro, non solo sloveno. All’Europeo Šeško arriva in uno stato di forma eccellente, dopo aver segnato la maggior parte dei suoi 18 gol stagionali con il Lipsia dalla fine di gennaio, di cui 11 gol nelle ultime 15 partite. Di lui si parla da anni e ora i pezzi stanno iniziando a mettersi insieme: Šeško non rappresenta solo la speranza della Slovenia di fare un buon torneo, ma è anche il centravanti su cui punteranno gli occhi le migliori squadre al mondo. Una punta di 194 centimetri che segna gol alla Van Basten, che ama toccare il pallone con la suola, rifinire il gioco, ma che può anche dominare gli avversari con il fisico, spaccare le porte e essere un finalizzatore cinico.

Insomma, a parte il centravanti, avrete capito che non stiamo parlando di una tipica squadra balcanica, tutto genio e sregolatezza. Non è però neanche una squadra così vicina al calcio austriaco - l'altra grande influenza sul paese - di riaggressioni continue e fluidità tattica. Al contrario l’idea del CT Kek è più simile a un calcio italiano vecchia scuola (dopotutto siamo paesi confinanti), che punta molto sull’avere una squadra ordinata che possa contenere l’avversario, per poi cercare il più velocemente possibile gli attaccanti una volta recuperato il possesso. C’è molto pragmatismo in questo - non è un caso che Kek stesso fosse un difensore centrale quando giocava - ma anche la consapevolezza di avere una squadra non abbastanza raffinata per giocare un calcio di posizione: la maggior parte dei convocati arrivano dal campionato sloveno o da altri più o meno periferici (Austria e Grecia). Anche per questo è difficile inquadrare l'esclusione dai titolari di Lovrić. Il giocatore dell'Udinese non ha avuto una stagione all'altezza della precedente, tra cattive prestazioni e infortuni, ma rimane un centrocampista con ottimi inserimenti e un gran tiro, in grado di portare gol che mancano dal centrocampo. Quando ha giocato, comunque, lo ha fatto da esterno destro. Per segnare, in ogni caso, la Slovenia punta molto anche sui calci da fermo (6 gol nelle qualificazioni, più di tutti) e non è un caso, visto che non mi stupirei se fosse l’undici più alto a questi Europei. C'è speranza? Viene da sé che un piano così, per quanto realista, ha dei limiti. La tenuta difensiva nelle qualificazioni è stata buona, 9 gol subiti in 10 partite, ma dipende ancora dalle prestazioni di Oblak (secondo miglior portiere delle qualificazioni per gol salvati rispetto alle aspettative) o comunque da una fase difensiva puramente posizionale, che punta a chiudere il centro e far sfogare gli avversari coi cross. Ad aiutare è stato anche il livello basso degli avversari (tra cui San Marino) e lo stesso tipo di proposta contro squadre come l’Inghilterra o la Serbia, che la Slovenia troverà nel girone, potrebbe avere effetti ben diversi. I problemi maggiori riguardano però la fase di costruzione: la Slovenia è poverissima di talento creativo e l’attacco si regge sulla capacità di Šeško e Šporar di vincere i duelli con i difensori avversari. Se parliamo di Slovenia e creatività, però, parliamo allora di Josip Iličić. Dopo praticamente tre anni è tornato in Nazionale, a coronamento di una stagione da 30 presenze e 10 gol con il Maribor. Era sembrato un premio alla carriera, ma nell'amichevole contro l'Armenia, appena entrato, ha segnato un gol dei suoi. Difficile capire quale sia la sua condizione atletica, onestamente non sembra essere sufficiente per essere un titolare, anche se è migliorata rispetto ai video in cui dava l'addio all'Atalanta con una condizione evidente da ex calciatore. Pensare di vederlo in campo nei finali di partita non sarebbe certo una specie di regalo, ma anzi è facile immaginarlo come l'unica vera soluzione dalla panchina per cambiare l'inerzia delle gare. Anche perché, se la Slovenia vuole provare ad arrivare agli ottavi, l'obiettivo può essere un terzo posto da ripescaggio e quindi cercare di racimolare tutto il possibile. In un girone con Inghilterra, Serbia e Danimarca è difficile sperare di meglio anche se certo non partono battuti: contro la Danimarca hanno fatto giocato alla pari nei gironi, mentre la Serbia, per quanto più ricca di talento, storicamente soffre contro squadre organizzate. Inoltre la loro sfida avrà significati extra-sportivi, per quanto meno estremi rispetto ad altre rivalità dei serbi. In ogni caso, come Nazione con meno abitanti presente a Euro 2024, appena 2 milioni e spicci, esserci è già un successo. La Slovenia recentemente ha espresso alcuni fenomeni assoluti nello sport (Dončić e Pogačar su tutti) e anche questa qualificazione certifica la qualità del Paese negli sport. È il loro momento anche del calcio? Lo scopriremo presto.

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