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Guida alla lotta per lo Scudetto 2020/21
15 set 2020
15 set 2020
Un punto sulle prime della classe a pochi giorni dall'inizio della Serie A.
(articolo)
19 min
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1. Vi aspettate una lotta a due tra Inter e Juventus o qualcuna si potrà inserire?

Flavio Fusi

Le quote dei bookmaker sono di solito un ottimo strumento per comprendere i rapporti di forza del campionato e quest’anno pare che la lotta Scudetto sarà una questione a due tra Juventus e Inter. Ai bianconeri viene assegnata una probabilità di vittoria finale che va da un massimo del 55% a un minimo del 50%, mentre l’Inter si assesta tra il 40% e il 35%.

Altri modelli predittivi pronosticano una lotta più equilibrata con anche altre squadre in ballo, con quello proposto da FiveThirtyEight che per la prima volta dal lancio non assegna alla Juventus il ruolo di favorita alla vittoria finale, ma dà a Conte il 31% di probabilità di portarsi a casa lo Scudetto, 9 punti percentuali in più dei bianconeri (22%).

Indipendentemente da questo tipo di indicatori, è evidente che la scelta tecnica della Juventus e i deludenti risultati del finale di stagione hanno sicuramente aumentato le chance dell’Inter di strappare il titolo ai rivali. È indubbio che Pirlo rappresenti un’incognita e se è altrettanto vero che la Juventus ha stentato dopo la ripresa, non si può certo dire che i nerazzurri abbiano brillato. Conte ha fatto tanto in un solo anno di lavoro, ma la crescita della squadra non sembra giustificare ancora un ruolo da favorita.

Tra le altre squadre quella con più certezze è sicuramente l’Atalanta, che ha praticamente già chiuso il mercato, inserendo le pedine che mancavano e seguendo sempre la logica di non fare mai il passo più lungo della gamba. Forse resta ancora un gap in termini di qualità assoluta, ma che potrebbe essere colmato col gioco, soprattutto se Gasperini riuscisse finalmente a mettere in mostra una più solida fase difensiva. Napoli, Roma, Lazio e Milan non si sono chiaramente rinforzate rispetto alla passata stagione e in questo momento mi sembra davvero troppo ottimistico considerarle in corsa per lo Scudetto.

Daniele V. Morrone

Personalmente penso che l’Atalanta possa inserirsi nella lotta per lo scudetto, per ragioni di cui parleremo approfonditamente più avanti. Alla luce dell’ultima stagione, un’altra possibile candidata potrebbe essere la Lazio, che però viene da un mercato senza l’ambizione necessaria per fare il salto di qualità necessario per competere per il primo posto. Al momento, gli arrivi (Muriqi in attacco e Fares sull’esterno sinistro) non sembrano aver innalzato troppo la qualità della rosa, soprattutto nei ruoli dove sarebbe più necessario intervenire (su tutti l’esterno sinistro e il difensore centrale di sinistra). Dato che la profondità della rosa continua ad essere un problema della Lazio, che quest’anno avrà anche la Champions League da giocare, credo che la squadra di Inzaghi parta più indietro rispetto all’Atalanta per competere con Juventus e Inter per i primissimi posti della classifica.


2. L’Inter può partire addirittura favorita rispetto alla Juventus, come stanno dicendo in molti?

Flavio

Non penso. Per quanto l’approccio al mercato è quello di una squadra che vuole vincere immediatamente ci sono ancora diversi nodi all’interno della rosa dei nerazzurri che dal mio punto di vista fanno partire l’Inter un passo indietro. Certo, Hakimi è un gran colpo, anche in prospettiva, e gli acquisti di Kolarov e (forse) di Vidal possono aiutare Conte a vincere lo Scudetto già da quest’anno ma non tutte le scelte di mercato sono state così felici. Il pesante investimento su Sanchéz - in questa stagione spesso infortunato - ad esempio rimane un grosso rischio, e lo stesso si può dire del potenziale reintegro di Nainggolan, che sembra più dettato dalla difficoltà a trovare un acquirente che da una reale esigenza tecnica. Lo stesso discorso si può fare con Perisic, che pare verrà provato come seconda punta dopo che Flick ha chiarito che il Bayern Monaco non ha alcuna intenzione di riscattarlo. Una squadra che vuole colmare il gap tecnico con la Juventus dovrebbe muoversi con più decisione e Marotta ha solo altre due settimane di calciomercato per farlo.

Alfredo Giacobbe

Sono d’accordo che il mercato dell’Inter è più complesso da leggere di quanto non sembri a un primo sguardo. Ma più che ai nuovi acquisti io guarderei alla stagione che si è appena conclusa, anche perché per l’Inter non parliamo di troppi giorni fa. La squadra di Conte, a mio parere, avrebbe avuto la possibilità di giocarsi lo Scudetto già l’anno scorso ma ha mancato più di un’occasione e alla fine non è mai stata in gioco con una Juventus che già lo scorso anno non sembrava perfetta (paradossalmente lo è sembrata solo, o quasi, nei due scontri diretti con i nerazzurri). Per un osservatore esterno, ancora una volta, l’Inter è stata una monolitica balena bianca da agosto a dicembre, per poi essere squassata dall’interno da un correntismo di democristiana memoria da gennaio in avanti. In questo senso, più che tecnico, il gap da colmare per l’Inter sembra più che altro mentale e non è dal calciomercato che devono arrivare risposte in tal senso.

Dario Saltari

È vero che l’Inter ha alcune criticità in rosa, ma sembrano dettate dall’abbondanza derivante da giocatori in esubero senza acquirenti più che da una presunta confusione sul progetto tecnico da seguire (che invece mi sembra chiaro e pedissequamente seguito dai vertici nerazzurri). Al contrario, la Juventus già l’anno scorso sembrava avere una rosa a cui era difficile dare un senso tattico senza fare grossi sacrifici e che era frutto della stratificazione di scelte pigre, sia da un punto di vista tecnico che finanziario. Non sappiamo nulla di Pirlo, quindi è difficile provare a prevedere oggi se avrà il talento per trovare una direzione nonostante le lacune dei bianconeri, ma a guardare solo le rose secondo me è difficile dire che la Juventus sia ancora avanti. La qualità di una squadra non si misura semplicemente con la somma dei suoi singoli giocatori e il suo percorso è determinato anche da altre variabili, come la continuità e la coerenza del progetto tecnico. Da questo punto di vista l’Inter personalmente mi sembra avanti.




3. Che Juventus vi aspettate?

Alfredo

È indubbiamente la domanda più difficile alla quale rispondere in questo momento. Forse l’unico modo per rispondere è partire dalla negazione del passato più che dall’affermazione del presente, ovvero partire dai punti di debolezza della Juventus di Sarri per immaginare che il lavoro di Pirlo di questi giorni sia volto alla loro risoluzione.

La prima questione, annosa perché non riguardava solo la Juventus di Sarri, ma anche l’ultima Juve di Allegri, è la scarsa occupazione dell’area di rigore. Troppo spesso, infatti, l’azione offensiva dei bianconeri era vanificata da un numero insufficiente di uomini nella zona di finalizzazione. Questo accadeva per una serie di motivi: Dybala e Ronaldo preferivano entrambi ricevere palla lontano dall’area, dove spesso entrava solo il secondo per andare a chiudere l’azione; il contributo delle mezzali non è mai stato sufficiente, ad esclusione del solo Rabiot, che solo nella seconda parte del campionato ha fatto sentire la sua presenza negli ultimi sedici metri; il terzino sul lato debole spesso restava basso, in una posizione arretrata per impedire le ripartenze in zona centrale e che quindi gli impediva di chiudere nella zona del secondo palo. Due dati su tutti possono rendere l’idea di quanto sia stata inefficace la Juventus lo scorso anno in zona di finalizzazione: se, da un lato, nessuno in campionato giocava più passaggi dei bianconeri nel terzo offensivo (127,7 passaggi riusciti a partita), allo stesso tempo i bianconeri erano solo settimi per il numero di passaggi riusciti in area (9,6 a partita).

La seconda questione è quella del recupero palla. Pirlo ha detto di volere una Juventus “contiana”, aggressiva nel recupero del pallone in zone alte del campo. Quella di Sarri lo è stata solo a tratti, la sua miglior Juve da questo punto di vista è stata quella che ha adottato il modulo con il rombo a centrocampo, che aveva maggior compattezza centralmente, e che aveva compiti per mezzali e terzini nelle uscite in pressing meno complesse che in altri moduli. Anche in questo caso tutto ruota intorno a Cristiano Ronaldo, che per età, tattica individuale e prestigio, non può essere prestato a un certo tipo di lavoro sporco. Vedremo se Pirlo sarà capace a trovare le giuste misure per raggiungere i propri propositi magari puntando, almeno in una prima fase, su un certo cinismo nel scegliere con accortezza i momenti all’interno della partita in cui alzare la pressione.


4. Quali sono le criticità che possono far deragliare la stagione della Juventus?

Flavio

Pare che poco prima dell’esonero Sarri abbia definito la Juventus una “squadra inallenabile”. L’ex allenatore del Napoli ha la fama di essere un allenatore di principi, ma nella sua unica stagione alla guida dei bianconeri ha dovuto accettare più di un compromesso. Una strategia quasi inevitabile di fronte alle innegabili difficoltà nello strutturare una proposta di gioco coerente con i suoi principi e le sue esperienze passate. L’esempio più lampante è il mancato contributo al pressing di Ronaldo (e il problema potrebbe diventare ancora più grande se sarà affiancato da Suaréz) che ha inevitabilmente penalizzato tutta la fase difensiva della Juventus e ha impedito al tecnico toscano di ottenere gli stessi risultati di Napoli nel recupero del pallone. Pirlo, che non ha l’esperienza del suo predecessore, forse potrà avere la spensieratezza per fare scelte più nette e difficili. In caso contrario, la Juventus continuerà ad annaspare e a doversi sistematicamente affidare alle individualità.

Dario

Se Sarri ha dovuto accettare dei compromessi, però, non è stato solo per suoi demeriti ma anche per una rosa che è stata costruita in maniera confusa. Non è solo l’esigenza di conciliare il gioco di Ronaldo con un progetto tattico coerente, ma anche trovare un modo di mettere in campo un centrocampo aggressivo in pressing e che sappia anche far risalire il pallone in maniera ordinata, o adottare una difesa rigidamente a zona senza mettere in imbarazzo almeno uno tra i difensori in rosa, o capire come riempire l’area senza una vera prima punta di ruolo (e difficilmente questo problema potrà essere risolto da Dzeko). Questi nodi rimarranno anche con Pirlo, che in squadra si ritroverà nuove risorse (Kulusevski, Arthur, McKennie) e quindi anche nuovi nodi da sciogliere. Il nuovo allenatore davanti a sé ha una montagna da scalare.


5. Conte riuscirà a rendere l’Inter più imprevedibile offensivamente o i nerazzurri continueranno a fare affidamento sui movimenti delle punte?

Daniele

Teoricamente l’acquisto di Eriksen andava esattamente in questo senso ma Conte fino ad adesso ha fatto fatica ad inserire il danese nel suo sistema. Anche quest’ultima sessione di mercato sembra voler potenziare il sistema attuale più che modificarlo. Prendiamo ad esempio il probabile arrivo di Arturo Vidal, il possibile reintegro in rosa di Nainggolan o l’arrivo di Hakimi.

Questo significa probabilmente che Eriksen sarà visto più come risorsa a partita in corso che come piano A, e che Alexis Sanchez sarà un’alternativa alle punte più che un giocatore da affiancargli in un tridente. Che, quindi, si farà ancora pesantemente affidamento sulla coppia di incursori ai lati del regista e di conseguenza sugli scambi tra le due punte. Certo, la presenza di Hakimi sulla fascia destra porta l’Inter ad avere di fatto un attaccante aggiunto che parte dall’esterno, ma non mi aspetto grossi cambiamenti per quanto riguarda il funzionamento tattico della squadra.


6. Gasperini aveva dichiarato che i risultati dell’Atalanta non possono essere migliorati, siete d’accordo con lui o dobbiamo considerarla come una candidata allo scudetto?

Daniele

Quella appena passata è stata la migliore stagione nella storia dell’Atalanta. In Serie A la squadra di Gasperini è arrivata a 78 punti con il migliore attacco del campionato per distacco (98 gol!) e a tratti è sembrata chiaramente la migliore squadra in generale per livello di gioco espresso. È comprensibile che l’allenatore piemontese voglia con questa dichiarazione togliere pressioni alla squadra, da cui tutti adesso si aspettano moltissimo. Ma insomma, visto anche l’ottimo mercato, è ovviamente lecito aspettarsi che l’Atalanta possa come minimo confermare quanto fatto lo scorso campionato.

È possibile aspettarsi addirittura qualcosa di più? L’Atalanta ha confermato tutti i giocatori chiave della scorsa stagione (quasi tutti nel picco della propria carriera) e a questo bisogna aggiungere gli innesti fatti tra la scorsa sessione estiva (maturati nello scorso campionato), come Malinovskyi (che ha dimostrato di poter aggiungere ulteriore talento alla squadra di Gasperini sia prima che dopo il lockdown) e questa sessione, come Romero in difesa e Miranchuk sulla trequarti - due giocatori con le caratteristiche in linea con quello che serve a Gasperini per arricchire il suo sistema o bilanciare gli eventuali cali di forma.

Ovviamente c’è la grossa incognita Ilicic, il giocatore più influente dell’Atalanta dopo il “Papu” che non sappiamo come tornerà dopo lo scorso finale di stagione, ma a mio modo di vedere l’Atalanta ha tutte le carte in regola per pensare agli 80 punti. Se questo basterà per vincere lo scudetto dipende molto dalle stagioni di Inter e Juventus. In ogni caso basta per poter considerare l’Atalanta come la più credibile tra le outsider.

Dario

Forse stiamo sottovalutando il peso che hanno Ilicic e il “Papu” Gomez all’interno della squadra di Gasperini, e quindi gli squilibri che potrebbero portare l’assenza del primo e l’inevitabile decadimento fisico del secondo. Certo, Malinovskiy ha dimostrato di essere un giocatore di alto livello, e Miranchuk potrebbe essere un ottimo innesto, ma possono colmare il contributo dei due trequartisti in termini di creatività e intelligenza tattica in fase di costruzione dell’azione? Se Ilicic e Gomez non dovessero confermarsi ai livelli dello scorso anno, Gasperini dovrà dimostrare ancora una volta il suo talento se vuole far entrare l’Atalanta definitivamente in una nuova dimensione di successo.




7. Quanto peserà, secondo voi, la stagione di Zlatan Ibrahimovic su quella del Milan?

Flavio

La permanenza di Ibrahimovic peserà inevitabilmente sulla stagione del Milan. Il ricco rinnovo firmato dallo svedese non è solo la conferma che l’ormai prossimo 39enne svedese è al centro del progetto rossonero, ma è anche un grande atto di fiducia nei confronti di Pioli, che non aveva mai nascosto la sua ferma volontà di continuare a beneficiare del contributo, in campo e fuori, del suo attaccante più rappresentativo.

Dopo il dietrofront su Rangnick, sarebbe stato quasi illogico non riconfermare lo svedese per un altro anno, anche perché un’eventuale alternativa sarebbe necessariamente dovuta arrivare dal mercato. La società ha scelto la strada forse più comoda (seppur onerosa), ma che difficilmente porterà benefici di lungo periodo se non nell’influenza che Ibra potrebbe avere sulla crescita e la determinazione dei suoi più giovani rossoneri.

Al momento il Milan non ha un’alternativa credibile nel ruolo di centravanti e gran parte della responsabilità creativa e realizzativa passerà ancora dai piedi di Ibrahimovic (5,61 tiri + passaggi chiave per 90 minuti nel 2019/20). Gli stessi Leao e Rebic hanno dimostrato di beneficiare in maniera importante della sua presenza. Insomma, le sue prestazioni saranno fondamentali per il Milan di Pioli: se dovessero fallire o trionfare lo farebbero necessariamente insieme.


8. Visti i grandi cambiamenti sul mercato, che squadra sta diventando il Napoli?

Alfredo

Gattuso è un allenatore molto preparato. Basta guardare che uso fanno le sue squadre del campo, che equilibri ricerca in ogni zona utilizzando calciatori con caratteristiche tra loro complementari. Il tecnico calabrese, inoltre, è anche un grande motivatore. In quanti sarebbero riusciti a ricompattare lo spogliatoio del Napoli, deflagrato in una notte di Champions League, fino a portarlo alla vittoria della Coppa Italia nell’arco della stessa, seppur lunghissima, stagione?

Gattuso è anche un allenatore furbo, che sa come convincere i calciatori a seguirlo dopo averli messi alla prova. Nelle primissime uscite, il suo Milan tentò di imbastire una pressione ultra-offensiva, subendo però numerose ripartenze. Da quel momento il Milan imparò a scegliere i momenti in cui azzardare una maggiore pressione, sedendo basso a protezione dell’area nella maggior parte delle occasioni. Un leitmotiv riproposto in toto anche al Napoli: gli azzurri sono la dodicesima squadra per l’aggressività del pressing (misurata con il PPDA), ma sono anche la prima squadra per numero di recuperi offensivi (ne ha più della temutissima Atalanta). In questo senso, per me il Napoli rispecchierà le caratteristiche del suo allenatore: equilibrato, ben messo in campo, furbo, capace di trarre il meglio di quel che ogni partita offrirà.

Dario

Sono d’accordo con Alfredo nel dire che il Napoli sarà una squadra pragmatica, come ha già dimostrato la scorsa stagione, la questione a questo punto diventa se sia davvero la strada migliore da seguire per il Napoli. Gattuso è riuscito a portare a casa un trofeo in un anno di transizione, è vero, ma guardando solo alla brutalità della classifica possiamo dire che ha di fatto lasciato il Napoli dove stava. L’11 dicembre, quando è ufficialmente diventato il nuovo tecnico dei partenopei, la squadra di De Laurentiis era settima in campionato a otto punti dal quarto posto. A fine campionato il Napoli è rimasto settimo e i punti di distanza dal quarto posto sono diventati 16. Al di là dei risultati, comunque, il progetto tecnico di una squadra si definisce soprattutto attraverso i principi dell’allenatore - quei principi che avevano portato alla definitiva consacrazione di Hamsik, alla creazione della catena di sinistra con Insigne e Ghoulham, all’affermazione di Mertens e Callejon, alla fioritura di Koulibaly - e se il pragmatismo in sede di mercato significa muoversi per occasioni allora mi sembra che il Napoli a livello tecnico si sia semplicemente impoverito. In quanti sono pronti a scommettere che questa rosa e questo allenatore possano lottare per lo scudetto come eravamo sicuri di poterlo fare con il Napoli di Sarri?


9. Qual è il giocatore da cui più dipenderà la stagione della Lazio?

Alfredo

La Lazio dipende integralmente dal triumvirato formato da Luis Alberto, Sergej Milinkovic-Savic e Ciro Immobile. Nelle scorse stagioni si è visto quanto perdessero i biancocelesti quando uno solo dei loro tre era fuori causa per un infortunio o una squalifica. È il classico caso in cui diciamo che la somma delle parti è superiore al valore delle singole componenti. Ciascuno dei tre aggiunge qualcosa di unico alla squadra e sarebbe inutile indicare un singolo giocatore a discapito degli altri due.

La Lazio dovrà preoccuparsi di più se la struttura della squadra, anche relativamente all’annosa questione della profondità della rosa, saprà sostenere i tre tenori: calciatori come Luiz Felipe, Correa, o Lucas Leiva, per motivi fisici o anagrafici, possono sostenere una stagione intensa, con partite ogni tre giorni?

Dario

Forse viene troppo sottovalutato il contributo che Lucas Leiva ha dato alla stagione della Lazio. La squadra di Inzaghi è verticale e ama allungarsi sul campo per arrivare il più velocemente possibile alla porta avversaria, e per questa ragione non sempre la sua proposta offensiva è davvero sostenibile da un punto di vista dell’equilibrio di squadra. In questo senso, il regista brasiliano è risultato essere l’innesto decisivo per i biancocelesti, che in lui hanno trovato l’uomo in grado di accorciare il campo in marcatura preventiva e di rallentare il gioco in mezzo a un folto gruppo di trequartisti fenomenali nell’inclinare il campo verso la porta avversaria. Per quanto sia difficile da dimostrare statisticamente, non mi sembra un caso che i problemi della Lazio siano coincisi con i problemi fisici di Lucas Leiva, a cui Inzaghi non può davvero proporre un’alternativa.


10. Cosa dovrà migliorare Fonseca per far arrivare la Roma in Champions League?

Daniele

La prima stagione di Fonseca è stata complicata, non solo per suoi demeriti. Il tecnico portoghese si è ritrovato a lavorare con una rosa frutto di due progetti tecnici diversi, tra mille infortuni e un passaggio societario epocale che ha portato la dirigenza ad essere un po’ assente. Per portare la barca in porto Fonseca ha modificato il suo gioco, forse più di quanto era lecito aspettarsi essendo arrivato come allenatore dai principi solidissimi. Ha abbassato il baricentro attenuando il pressing e le richieste con la palla, limitate ad un’uscita dalla difesa paziente prima di trovare la verticalizzazione. Questi aggiustamenti hanno trovato compimento nel sistema con cui ha giocato la seconda parte del campionato, con un modulo 3-4-2-1 che è risultato il compromesso per riuscire ad avere una costruzione della manovra sicura e un fronte d’attacco in grado di coprire tutti i corridoi verticali del campo. Una scelta prudente e per certi versi logica che però non ha restituito grandi acuti di gioco o di risultati.

L’inizio di questa stagione non ha dato grandi segnali di cambiamento, purtroppo per Fonseca. La nuova società deve ancora assestarsi, la Roma ha bisogno di far quadrare i conti e il grave infortunio di Zaniolo non fa che aumentare la sensazione che la Roma non inizi il campionato rinforzata rispetto a quello appena concluso. Anche i nomi accostati negli ultimi giorni, da Izzo a Kumbulla, sembrano suggerire che questa stagione non sarà che una continuazione della scorsa, con una squadra sempre legata al 3-4-2-1 e a un calcio fatto di compromessi, più o meno grandi.

Per cambiare le sorti Fonseca deve provare ad essere più ambizioso, spingendo maggiormente su quelli che sono gli aspetti su cui meglio ha saputo lavorare prima dell’arrivo a Roma, magari alzando il baricentro senza palla con un pressing alto che metta maggiormente in difficoltà gli avversari e permetta al fronte offensivo di andare in verticale appena recuperata palla in zone pericolose. Per fare questo ci sarebbe bisogno di scelte più coraggiose innanzitutto in sede di mercato, per fornire a Fonseca un reparto arretrato meno in difficoltà in marcatura, che permetta di giocare con una difesa alta. Magari permettendo al tecnico portoghese di tornare alla tanto amata difesa a quattro, che gli permetterebbe di avere un giocatore in più a centrocampo utile per il pressing e la creazione di triangoli per risalire il campo palla a terra.


11. Quali giocatori possono essere decisivi nella lotta scudetto?

Alfredo

Credo sia l’anno più importante della carriera di Romelu Lukaku. Ha già dato l’impressione di potersi caricare tutta l’Inter sulle spalle. Quest’anno dovrà aggiungere freddezza e continuità alla sua stagione per arrivare al traguardo che tutti i nerazzurri si aspettano. Nella Juventus, sono sinceramente curioso di osservare l’evoluzione di Rodrigo Bentancur, che ogni anno è salito ad un livello di competitività superiore, aggiungendo sempre qualcosa al suo gioco.

Daniele

Sarò banale ma Dybala al 100% fisicamente, motivato e in un contesto tattico che gli permette di ricevere vicino all’area di rigore è il miglior giocatore del campionato. La scorsa stagione lo si è visto solo a tratti ma è stato decisivo. Un nome che potrebbe risultare decisivo per l’Inter invece è Stefano Sensi, la cui assenza nella seconda parte della stagione si è sentita soprattutto per la manovra contro squadre dal baricentro basso e che Conte sembra vedere ora come regista centrale dietro ai due incursori. Avrà quindi un peso enorme la sua capacità di ordinare una squadra dove abbonderanno compagni che amano giocare in verticale e ad alta intensità.


Fateci la vostra griglia di partenza

Flavio

Juventus

Inter

Atalanta

Alfredo

Inter

Juventus

Napoli

Daniele V. Morrone

Inter

Juventus

Atalanta


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