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Federico Principi
US Open della sopravvivenza
07 set 2018
07 set 2018
Guida alle semifinali Nadal-del Potro e Djokovic-Nishikori.
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Federico Principi
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Rispetto allo scorso anno non ci sono imbucati nel

delle semifinali dello US Open, nessuna sorpresa, cioè, se non forse nella presenza di Kei Nishikori al posto di uno tra Marin Cilic e Alexander Zverev.

 

La vittoria del giapponese sul croato, nei quarti di finale, non rientra però in quei risultati inaspettati che,

, scuotono le gerarchie tennistiche: semmai riflette lo stato d'animo di Cilic, arrivato a New York forse con troppa pressione, e alimentano i rimpianti di Nishikori sul modo in cui affrontò la finale del 2014 proprio contro Cilic e proprio allo US Open (una finale persa in modo netto soprattutto per colpa di un atteggiamento mentale teso e contratto).

 



Un'apparente contraddizione di questo US Open 2018 sta proprio nel fatto che nel tabellone delle semifinali non ci siano state grandi sorprese nonostante sia stato lo Slam più devastante sul piano climatico nei tempi recenti. Caldo e umidità sono stati forse l'argomento principale di discussione nel corso del torneo, e alla fine a farne le spese è stato forse il giocatore più insospettabile, Roger Federer, mai visto in carriera così a disagio a livello fisico come nel match di ottavi di finale contro John Millman.

 

Ai problemi derivanti proprio da caldo e umidità - «Non riuscivo a prendere aria, non riuscivo a respirare, sudavo tantissimo e perdevo subito energie. A un certo punto non vedevo l'ora che la partita finisse»,

- si sono aggiunti con ogni probabilità i soliti dolori alla schiena che solitamente evita di menzionare con eleganza, ma che possiamo dedurre siano all’origine della pessima efficienza al servizio, dove la respirazione conta poco: a un numero molto basso di percentuale di prime in campo (49%), se ne è aggiunto uno altissimo di doppi falli (10).

 

I giocatori meno penalizzati dalle condizioni climatiche sono stati quelli dal gioco più muscolare, Rafael Nadal e Dominic Thiem, che hanno dato vita a un incontro di quarti di finale durato quasi cinque ore e dall'intensità elevatissima per tutto il suo svolgimento.

 

Decisamente diverso, invece, l'approccio di Novak Djokovic, da sempre in difficoltà in queste condizioni e apparso sull'orlo della crisi più volte, sia contro Márton Fucsovics, contro João Sousa e contro Millman, nei quarti di finale. Fin dalle fasi conclusive del primo set, e soprattutto dopo la pausa sul 2-2 del secondo parziale, Djokovic ha dato l'impressione di rallentare il proprio ritmo, attenuare la propria intensità, proprio per risparmiare energie, contando sulla sua netta supremazia su tutti gli avversari incontrati finora. Certo, se le condizioni climatiche estreme dovessero persistere, per il serbo sarà difficile affrontare con successo le fasi finali del torneo.

 



Forse il primo vero test del torneo di Djokovic arriva proprio in semifinale contro Kei Nishikori, che sempre in semifinale batté il serbo nel 2014, ma che da lì in poi ha inanellato una serie impressionante di 13 sconfitte consecutive nei confronti diretti, di cui 7 nei campi duri in generale, e 3 sul cemento all'aperto.

 

La partita tra Djokovic e Nishikori è la classifica sfida tennistica tra due giocatori con uno stile molto simile, ma in cui uno dei due è talmente più forte da non lasciare quasi speranza all'altro di sovvertire le gerarchie, proprio perché non ha armi differenti che gli permettano di mettere la gara su un piano più vantaggioso. Sostanzialmente Nishikori, oltre che sperare in una giornata estremamente calda e umida che metta in difficoltà fisica il suo avversario, ha bisogno di una prestazione pressoché perfetta.

 

Dei loro ultimi precedenti, i più combattuti sono stati quelli sulla terra battuta, principalmente perché il dritto del giapponese, pur essendo meno sicuro e preciso di quello di Djokovic, è maggiormente arrotato e carico. Negli ultimi mesi, tuttavia, i problemi al polso destro hanno tolto un po' di sicurezza al dritto di Nishikori, diventato titubante anche in fase di risposta, con Cilic che molto spesso ha servito su quel lato ottenendo a volte risposte in back comode da spingere, o in alcuni casi costringendo Nishikori a rispondere da più lontano, una condizione che lo rende molto meno pericoloso soprattutto perché non può scatenare la sua terribile risposta di rovescio in anticipo.

 

La partita di Nishikori contro Djokovic passerà quindi attraverso una maggiore sicurezza e una maggiore quantità di rischi presi proprio con il dritto, e sul piano psicologico dovrà resistere alla tentazione di rallentare anche nel caso in cui dovesse commettere qualche errore di troppo. Gli stessi rischi Nishikori dovrà prenderli cambiando il più possibile traiettoria con il rovescio lungolinea, venendo anche a rete, visto che ormai da un paio di anni la qualità dei suoi colpi al volo è decisamente aumentata (anche se, va detto, non è aumentata la quantità di scambi impostati tatticamente alla ricerca della rete).

 


In due scambi: prima quello che Nishikori deve evitare, ovvero rispondere con il dritto in back per aumentare la propria sicurezza ma esporsi al gioco dell'avversario; poi quello che dovrà fare ovviamente quando possibile, ovvero attaccare in lungolinea anche con il dritto e scendere a rete. Qui tra l'altro esegue un'ottima demivolée.


 

Nella partita contro Millman, un giocatore non troppo differente rispetto a Nishikori, Djokovic ha eseguito tantissimi back con lo scopo di spezzare il ritmo all'australiano, mettendolo di fronte alle sue stesse difficoltà in spinta e accelerazione. Il serbo in semifinale potrà nuovamente riproporre questo piano tattico, anche per rendere più difficile il cambio con il rovescio lungolinea di Nishikori. Sostanzialmente, però, Djokovic non ha bisogno di troppi accorgimenti tattici, quanto piuttosto di una buona condizione fisica e mentale: a quel punto la distanza di livello tra i due farebbe la differenza, soprattutto in un match al meglio dei 5 set, dove è sempre difficile incunearsi nelle pieghe e nei buchi di rendimento di un avversario più forte.

 



La semifinale più affascinante, senza ombra di dubbio, sarà invece quella tra Nadal e del Potro, per il netto contrasto di stile e, soprattutto, per il fortissimo carisma di entrambi. Sarà anche la rivincita del match dello scorso anno - sostanzialmente una finale anticipata nel 2017 - e anche dell’incontro più recente sui campi di Wimbledon, in cui i due hanno dato vita a un duello memorabile, vinto da Nadal in cinque set dopo una strenua resistenza dell'argentino.

 

In quella partita, come prevedibile, Nadal ha insistito all'infinito sul rovescio di del Potro, sia giocando il dritto mancino in diagonale, soprattutto, che cercando il rovescio lungolinea, la nuova arma di Nadal messa a punto negli ultimi anni. Rispetto a un anno fa, tuttavia, del Potro sta giocando meglio il rovescio a due mani in top, riuscendo anche a spingere meglio le palle senza peso, e in particolare sul cemento non rapido dello US Open si trova molto bene con quel colpo, anche perché il rimbalzo è abbastanza alto e non lo costringe a scendere sotto la palla.

 


In questo scambio, quello che deve e non deve fare del Potro contro Nadal: i primi tre rovesci li gioca perfettamente in anticipo su tre palle diverse - servizio, dritto carico a sventaglio e rovescio - e cambia perfettamente in lungolinea, ma da lì in poi gioca quasi solo in back, un colpo che permetterebbe a Nadal di spingere con pesantezza la palla.


 

Anche nel match di primo turno contro un mancino (Donald Young), del Potro si è disimpegnato bene sulla diagonale sinistra, ma le rotazioni e la pesantezza del dritto di Nadal saranno di una caratura decisamente superiore. Per evitare di subire rovesci in anticipo lungolinea, lo spagnolo potrebbe anche decidere di sacrificare la velocità e la profondità per provare invece a giocare dritti incrociati più stretti, che costringerebbero del Potro ad andare in allungo e di conseguenza a giocare più spesso il rovescio in back.

 

La stessa scelta, Nadal, potrebbe effettuarla con il servizio, specie quello da sinistra, dove già contro Thiem - nelle fasi finali, quando era maggiormente stanco - Nadal ha eseguito molti slice stretti sul rovescio dell'austriaco e li ha seguiti direttamente a rete con successo.

 


Le direzioni dei servizi di del Potro e Nadal nel loro match nei quarti di finale a Wimbledon quest'anno.


 

Come si vede bene dalla grafica qui sopra, nell’incontro di Wimbledon contro del Potro, Nadal ha eseguito servizi con il taglio interno soprattutto da sinistra, mentre l'argentino ha preferito servire nelle sue direzioni preferite, dove riesce a tirare più forte, ovvero al centro da destra ed esterno da sinistra.

 

Sull'erba questa scelta ha permesso più volte a del Potro di rimanere a galla sfruttando le scarse capacità di Nadal nella risposta in anticipo di dritto, ma a New York lo spagnolo - grazie alla maggiore lentezza del campo - potrà rispondere da una posizione molto più arretrata, come contro Thiem, e di conseguenza giocare molte più risposte in campo, facendo partire lo scambio. Allo stesso tempo, tuttavia, del Potro contro Coric ha eseguito molti precisi servizi in slice per sfruttare la scarsa capacità del croato nel chiudere il campo in avanti con il dritto, e questo potrebbe renderlo più imprevedibile al servizio contro Nadal.

 

In sintesi, anche in questo caso il giocatore sfavorito tra i due - ovviamente l’argentino - dovrà sperare in un calo fisico e mentale del suo avversario. Nadal è uscito davvero stanco dalla partita contro Thiem, nella quale dalla fine del quarto set e per tutto il quinto set ha deciso di attaccare a volte in maniera persino avventata, ma sentendo che le energie stavano incredibilmente finendo. Ma le 48 ore di riposo dovrebbero aver permesso allo spagnolo di recuperare in tutta tranquillità, mentre del Potro nei quarti contro Isner ha patito il caldo.

 

Senza vincere il primo set, costringendosi quindi ad allungare la propria partita per poterla vincere, del Potro - alla terza sfida quest’anno - vedrebbe abbassarsi le sue chance di battere Nadal, cosa che quest'anno non gli è mai riuscita in uno Slam. D’altra parte ormai lo sappiamo: in questi US Open sopravvivono solo i più forti.

 

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