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Guida alla Roma 2023/24
24 ago 2023
Un mercato difficile sembra preannunciare una stagione complicata.
(articolo)
14 min
(copertina)
IMAGO / Insidefoto
(copertina) IMAGO / Insidefoto
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Piazzamento lo scorso campionato:

Chi in più: Evan N’Dicka, Houssem Aouar, Diego Llorente, Rasmus Kristensen, Leandro Paredes, Renato Sanches.

Chi in meno: Roger Ibañez, Georginio Wijnaldum, Mady Camara, Benjamin Tahirovic, Cristian Volpato, Filippo Missori, Nemanja Matic.

Una statistica interessante dalla scorsa stagione: Nella scorsa Serie A, la Roma ha registrato la quarta miglior differenza tra xG prodotti e xG concessi, senza considerare i rigori, pari a 18,09. Di solito le grandi squadre fanno corrispondere a questa statistica una differenza reti migliore, o almeno una molto simile a quella attesa. La Roma ne ha invece ottenuto una differenza positiva di soli 8 gol (sempre senza rigori). Solo Sassuolo, Hellas Verona, Spezia e Sampdoria hanno registrato una underperformance peggiore.

Formazione tipo: 3-5-2; Rui Patricio; Mancini, Smalling, Llorente; Kristensen, Renato Sanches, Cristante, Aouar, Spinazzola; Belotti, Dybala.

La passata stagione della Roma è subito nata sotto una cattiva stella, quella della frattura alla tibia di Wijnaldum. A causa delle partenze di Mkhitaryan e Veretout, Mourinho si è ritrovato a utilizzare spesso un centrocampo di sfingi, con la coppia Cristante-Matic in difficoltà a coprire ampie porzioni di campo. Come al solito, l’allenatore portoghese ha adattato le sue soluzioni in base alla qualità dei giocatori disponibili, cercando di salvare il salvabile ma creando in questo modo una squadra quasi spezzata in due.

In fase di possesso, la Roma ha avuto enormi problemi lungo tutto l’arco della stagione nel far salire il pallone dalla difesa. I tre centrali non particolarmente a loro agio nell’individuare linee di passaggio o nella conduzione hanno spesso determinato un inutile giropalla a U e all’inevitabile e continuo abbassamento di Cristante. Con una specie di rombo di costruzione, la Roma rinunciava sistematicamente ad avere più uomini nei mezzi spazi e al di là delle linee di pressione. I due esterni diventavano così molto importanti come strumento di costruzione del gioco, con il classico cambio di campo da Cristante a Zalewski/Spinazzola all’altezza della metà campo. Raramente però gli esterni si trovavano sulla linea di attacco, così da creare dei problemi nella linea difensiva avversaria: in quelle poche occasioni in cui Spinazzola ci è riuscito la Roma ha dimostrato di poter essere molto più pericolosa. Con tutti questi problemi in impostazione, spesso si è assistito a lanci lunghi dalla difesa per Abraham, che non ha nel duello aereo la sua qualità migliore, o per il "Gallo" Belotti, la scorsa stagione praticamente la controfigura di se stesso.

Questi problemi sono apparsi in maniera ancora più evidente contro le grandi della Serie A, che facilmente indirizzavano la costruzione della Roma verso gli esterni, lasciando pochissime ricezioni nei mezzi spazi e in zona centrale. E, dato che al peggio non c’è mai fine, i giallorossi hanno scontato anche problemi realizzativi molto gravi: da 20,84 xG cumulati, Abraham, Pellegrini, Zaniolo e Belotti hanno realizzato solo 11 gol (senza rigori).

E così, soprattutto nella seconda parte della stagione, quando infortuni e fatica si accumulavano in un crescendo quasi disperato, per uno spettatore neutrale le partite della Roma di Mourinho sono apparse aride e grigie come le distese e le vallate del mondo post apocalittico descritto da McCarthy ne La strada. Lunghissime distese di minuti di nulla, di lanci lunghi nel vuoto, di non azioni, di non eventi.

Tra le grandi, nessuna ha fatto peggio della Roma nel numero di passaggi, dribbling e conduzioni nell’ultimo terzo di campo (via Statsbomb).

Nella difesa posizionale, anzi spesso era così bassa che era vera e propria difesa della propria porta, la Roma è stata però una delle migliori della passata Serie A - se con difendere intendiamo semplicemente, e in modo rigido, la capacità di non concedere occasioni agli avversari: secondo minor numero di xG concessi (subito dopo il Napoli), terzo minor numero di tiri totali concessi, minor percentuale di tiri concessi in area sul totale (60%), minor numero di chiare occasioni concesse, maggior distanza media di tiro avversario (quasi 19 metri), minor numero di passaggi concessi nella propria area - e si potrebbe continuare. Si tratta di una fase difensiva vecchio stile, con un blocco medio-basso, e con una scarsa propensione nel portare pressione sull’inizio azione avversario. Mourinho da sempre si adatta alle qualità dei giocatori, e con una squadra di corazzieri dal passo lento, l’idea di difendere in avanti gli deve essere parsa una follia bella e buona. Il problema è che fase difensiva e fase offensiva sono come due lati della stessa coperta: per tirare troppo da una parte, la Roma si è trovata poi in grande difficoltà dall’altra.

Il punto medio di recupero del pallone (43.99 metri, abbastanza basso, appena sotto la media della Serie A) creava infatti il problema di come raggiungere la porta avversaria con così tanto campo davanti e così tanti giocatori dietro la linea della palla. Con la cessione di Zaniolo a gennaio, non rimpiazzato, la Roma ha perso anche uno dei pochi strumenti che aveva al riguardo, e anche per portare il pallone sulla trequarti: le sue cavalcate palla al piede permettevano di sopperire a un problema tattico almeno con una soluzione individuale.

Nonostante problemi di ogni sorta, a Mourinho stavo comunque per riuscire l’ennesima impresa. Ma le finali, a dirla con Guardiola, sono spesso il lancio di una moneta. Il problema è che tutta la stagione della Roma, dall’infortunio di Wijanldum, si era da subito trasformata in un grande testa o croce.

La stagione della Roma che si è appena aperta è sembrata iniziare agli antipodi rispetto a quella passata. Se nell’estate 2022 la vittoria della Conference League e una campagna acquisti ambiziosa sembravano il preludio a una grande stagione, l’estate del 2023 sembra invece coperta da un cielo scurissimo. La prima nuvola, e forse quella più indicibile, ha le sembianze della famosa sindrome della terza stagione di Mourinho, iniziata con la terza pessima annata al Real Madrid, proseguita con gli esoneri al Chelsea nel 2015 e al Manchester United nel 2018. La sindrome è in gran parte dovuta all’usura mentale dello spogliatoio nel far fronte alle richieste di un allenatore così esigente - un allenatore che richiede un culto quasi fideistico ai propri giocatori, che dopo un paio di anni semplicemente non sembrano farcela più. Nel caso della Roma, l’aspetto positivo è che il gruppo sembra ancora totalmente ai piedi del portoghese: bisognerà capire quante scorie si porterà appresso la sconfitta di Budapest e quanto Mou riuscirà a convincere ancora i propri giocatori.

La seconda nuvola, e forse quella principale, ha la forma di Tiago Pinto, e cioè del mercato della Roma: da questo punto di vista, la più in ritardo tra tutte le grandi. A causa dell’infortunio di Abraham, i giallorossi avevano disperatamente bisogno di un centravanti titolare. Dopo aver trattato inutilmente vari attaccanti, tra cui Morata e Scamacca, per la prima di campionato il titolare è stato il Gallo Belotti, cioè l’unico attaccante ad aver fatto la preparazione. La sua splendida doppietta non dovrebbe servire da parafulmine: alla Roma serve almeno un’altra punta. Si fa il nome di Zapata, che sarebbe stato un grandissimo giocatore per la Roma di due anni fa: un attaccante in grado di fare reparto da solo e di far salire la squadra anche in momenti di difficoltà, molto abile anche nell’attaccare la profondità. Sull’attuale forma fisica di Zapata ci sono però molti dubbi, tanto più sulla capacità di reggere per una stagione intera, che già si annuncia logorante. In più nelle ultime ore sembra che l'Atalanta si sia ritirata definitivamente dalla trattativa.

Inoltre, la Roma aveva bisogno di sopperire alla mancanza di un centrocampista intenso e dinamico, quello che Wijnaldum avrebbe dovuto essere la scorsa stagione. Dopo una lunga trattativa, il prescelto è stato Renato Sanches, un centrocampista che, come la mano di Mario Brega in Bianco, Rosso e Verdone, a seconda delle stagioni “po' esse fero e po' esse piuma”. Al PSG è stata piuma, e anche nel suo caso c’è una lunga storia di infortuni, ma le qualità del giocatore sono indiscutibili. La Roma ha un disperato bisogno di dinamismo in mezzo al campo, e il portoghese potrebbe colmare con soluzioni individuali alcuni problemi tattici. Primo fra tutti, la capacità di far salire il pallone dalla difesa alla trequarti con le sue conduzioni palla al piede, oltre a una maggior qualità nell’ultimo terzo di campo, che spesso non gli viene riconosciuta. In soli 20 minuti di gioco, Sanches contro la Salernitana ha registrato due dribbling riusciti, il secondo in tutta la squadra dietro a El Shaarawy.

La Roma avrebbe molto probabilmente bisogno anche di un nuovo portiere, ma non sembra proprio essersi posta il problema: nella passata stagione si sono cominciate a vedere delle grandi crepe nel rendimento di Rui Patricio, che è stato il secondo peggior portiere della Serie A per gol concessi rispetto alle aspettative (ha subito 8 gol in più rispetto ai post-shot xG).

Quanto è rischioso scommettere ancora sul 35enne Rui Patricio? (via Statsbomb)

Oltre agli ultimi arrivati, la Roma aveva già provveduto all’acquisto di nuovi giocatori, che lasciano intuire la consapevolezza dell’allenatore riguardo ai problemi tattici della squadra. Per Mourinho sono i giocatori a trovare le soluzioni all’interno di un’organizzazione molto ben definita, e questa organizzazione dipende a sua volta dalle qualità dei giocatori. In questo eterno serpente che si morde la coda, Mourinho vuole migliorare la fase di inizio azione aumentando la qualità degli interpreti in difesa. Per questo è arrivato N’Dicka, centrale mancino forse un po’ compassato ma molto a suo agio con il pallone, ed è tornato Llorente, che dal prestito di gennaio ha guadagnato sempre più spazio. Lo spagnolo in particolare sembra fornire un grande aumento della capacità di trovare soluzioni con la palla: nel primo tempo dell’amichevole contro il Tolosa, N’Dicka era il braccetto mancino della difesa a tre, mentre Llorente quello destro, e ci sono state addirittura fasi di gioco in cui i giallorossi hanno accettato di gestire la palla, ed attirare la pressione avversaria, fin dentro alla propria area piccola.

Nella partita contro la Salernitana, Llorente è stato il giocatore che ha effettuato più passaggi, e fino al pareggio di Candreva, i giallorossi avevano provato ad attirare la pressione avversaria fin nella propria area. Un inedito della Roma di Mou, che in tutte le amichevoli estive è sembrata provare soluzioni nuove: la pressione sull’inizio dell’azione avversaria, con la linea difensiva molto alta e pronta all’anticipo oltre il centrocampo; un 3-2-5 in fase di possesso appena visibile ma che portava finalmente entrambi gli esterni sulla linea di attacco; il passaggio al 3-5-2 come modulo di base, con due mezzali di possesso come Pellegrini e soprattutto il nuovo arrivato Aouar. Nonostante il luogo comune, Mourinho non si è trasformato in un dinosauro del Cretaceo negli ultimi anni, anche se la sua avversione al rischio sembra effettivamente sempre più alta: dopo le prime incertezze viste contro la Salernitana, in particolare la scarsa compattezza nel portare il pressing nella metà campo avversaria, non è detto che queste soluzioni tattiche saranno poi usate nel corso della stagione.

Aouar sembra già un riferimento solido nel fornire un’opzione dietro la linea di pressione avversaria o per abbassarsi ad aiutare in impostazione, riducendo così le responsabilità di Cristante con il pallone. Con l’ingresso di Renato Sanches nell’undici titolare, è possibile che Pellegrini e Aouar possano contendersi la titolarità della stessa posizione, ma è un problema che Mourinho sarebbe molto contento di avere. I giallorossi hanno un disperato bisogno di gol, che al momento sembra poter essere soddisfatto solo da Dybala, Belotti ed El Shaarawy: i giallorossi devono inevitabilmente portare più giocatori nell’area avversaria. Il nuovo esterno destro Kristensen non sembra una soluzione migliore rispetto a Celik e Karsdorp, anzi: è quasi incredibile che la Roma voglia liberarsi proprio dell’olandese, che, nonostante i problemi fisici e di tenuta mentale, rimane l’esterno tecnicamente più valido.

Nella prima giornata contro la Salernitana sono però emersi anche i problemi: la difficoltà di attaccare la profondità con pochi giocatori; il coinvolgimento degli esterni, non molto a loro agio nel saltare l’uomo, un’altra qualità individuale di cui la Roma ha disperatamente bisogno, con uno Spinazzola mai del tutto ripreso dall’infortunio agli Europei; la scarsa compattezza nel corso della partita, con la squadra a volte spezzata in due tronconi e incerta sulla pressione da portare nella metà campo avversaria; la più generale difficoltà di costruire l’azione anche sotto la forte pressione avversaria, una questione che potrebbe essere dirimente nel decidere le sorti della stagione.

Per ora la Roma ha dovuto rinunciare al tanto vituperato Ibañez, che aveva però caratteristiche uniche nel pacchetto arretrato, in particolare la capacità di difendere in spazi ampi e contro avversari veloci, oltre a doti di marcatura sull’uomo non comuni. Per non farsi mancare nulla, c’è stata anche l’inaspettata cessione di Matic, che a 34 anni si era comunque dimostrato un giocatore di un’altra categoria. Senza il serbo, la Roma perde il miglior giocatore della rosa nel servire passaggi taglia linee, nel completare conduzioni palla al piede e più in generale di fornire una sensazione di tranquillità anche in situazioni complicate. Al suo posto è arrivato Paredes: un centrocampista con caratteristiche diverse, molto più regista e con meno carisma di Matic. Un giocatore che potrebbe essere più funzionale in una squadra orientata al controllo della palla. Sembra difficile dire che la Roma sia davvero migliorata, se non nella qualità media della rosa: ci sono praticamente due titolari per ruolo, ma nessuno di grande spessore, a parte Dybala, e alcuni problemi sono rimasti tali e quali.

In questo momento, insomma, è difficile pensare che la Roma possa fare molto meglio della passata stagione: il distacco dalle altre grandi non sembra essere stato intaccato. I giallorossi sembrano proprio essersi infilati in una situazione con pochissime vie d’uscita: a Mourinho servirà un clamoroso numero di escapologia, come quelli che avevano spinto Sandro Modeo all’accostamento con Houdini nel libro “L’alieno Mourinho”.

Davanti a questo grigio panorama, in cui il sole sembra essere schermato, per i tifosi della Roma Mourinho e la squadra sono come il padre e il bambino che nel desolante mondo di McCarthy vagano alla ricerca di un sud che non sembra arrivare mai, che forse neppure esiste. Sin dalle prime pagine, tutti sanno che arriverà un momento in cui il padre Mou dovrà abbandonare il bambino squadra. Nel frattempo, agli occhi dei tifosi della Roma, quel padre portoghese e quel bambino però continuano a portare con sé il fuoco del romanismo. E per le persone che continuano a riempire lo stadio partita dopo partita sembra essere l'unica cosa che conta.

Miglior scenario possibile

Mourinho riesce a compattare il gruppo usando Tiago Pinto come capro espiatorio in tutte le conferenze stampa, tanto che persino i giocatori smettono di salutare il General Manager. Alleggerito dalla scarsa concorrenza, Belotti si ricorda di aver segnato più di 100 gol in Serie A e con un gol in rovesciata all’ultimo minuto dell’ultima giornata riesce a condurre la Roma al quarto posto valido per la qualificazione alla Champions, con Mourinho che si leva la polo e corre a torso nudo sotto il settore dei tifosi giallorossi in trasferta. In Europa League, la Roma arriva fino ai quarti di finale, dove viene eliminata da un gol di mano di Ferguson del Brighton: Mou urla a De Zerbi di essere onesto solo a parole, scoppia una furiosa rissa e l’allenatore bresciano si ritrova con un dito nell’occhio.

Peggior scenario possibile

La sindrome della terza stagione colpisce ancora: a novembre la Roma è dodicesima, avvolta in una spaventosa crisi realizzativa, e dopo la sconfitta nel derby Mourinho viene esonerato da Dan Friedkin in persona. Nel corso della prima conferenza stampa della proprietà americana viene annunciato il nuovo allenatore: è Daniele De Rossi, che però a fine stagione raggiunge solamente l’ottavo posto, dopo essersi fatto eliminare in Europa League dall’Aberdeen.

Giocatore chiave

Paulo Dybala, non ci sarebbe neanche bisogno di dirlo. Chi ha visto le partite della Roma senza l’argentino ha ancora gli incubi. Dal suo stato di forma dipenderà la stagione dei giallorossi.

Giocatore da prendere al fantacalcio

Stephan El Shaarawy. Un Peter Pan nascosto del calcio italiano: anche se non è un titolare fisso, Mourinho lo ha utilizzato in quasi tutte le zone del campo, perché "il Faraone" sa fare tutto. Da prendere soprattutto se si gioca nella modalità classica, in cui è considerato centrocampista. In assenza di attaccanti titolari certi, può ripetere i numeri della passata stagione, quando, insieme a Dybala, è stato l’unico a segnare di più di quanto previsto dagli xG. "Il Faraone" sembra in pace con se stesso, un giocatore in più, magari anche per la vostra fantasquadra.

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