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Giuliano Adaglio
Guida al Portogallo
11 giu 2024
11 giu 2024
Il talento è tanto, Martinez troverà il modo di usarlo?
(di)
Giuliano Adaglio
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IMAGO / Goal Sports Images
(foto) IMAGO / Goal Sports Images
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Il Portogallo ha raggiunto la fase finale degli Europei in nove occasioni, di cui otto consecutive dal 1996 a oggi. Nonostante i lusitani abbiano da sempre una grande tradizione calcistica – basti pensare al Benfica cinque volte finalista di Coppa Campioni negli anni Sessanta con un fenomeno come Eusebio – fino al 1984 non erano mai riusciti a disputare un Europeo, venendo sempre eliminati nelle qualificazioni.

Nel nuovo millennio, invece, la squadra si è stabilizzata nell’élite del calcio internazionale, con una presenza costante nelle fasi finali di Mondiali ed Europei. Proprio la vittoria della kermesse continentale nel 2016 rappresenta il massimo traguardo raggiunto dalla Seleçao das Quinas: il successo in finale con la Francia firmato Eder ha cancellato in parte la cocente delusione subita nel 2004, quando la squadra di Figo, Deco e Ronaldo, guidata in panchina da Luiz Felipe Scolari, cedette inopinatamente in casa alla Grecia di Charisteas e Rehhagel. Un trauma calcistico ricucito solo dodici anni dopo.

Il percorso verso Euro 2024 non ha presentato intoppi particolari per la nazionale di Roberto Martinez, in carica dal gennaio dello scorso anno. Il tecnico spagnolo, accolto con un certo scetticismo dalla stampa locale ma finora dimostratosi più che adeguato al ruolo, ha esordito con una comoda vittoria 4-0 sul Liechtenstein, travolto dalla doppietta di Ronaldo e dalle reti di Cancelo e Bernardo Silva. Stessa musica tre giorni dopo in Lussemburgo, in un incontro che ha messo in evidenza lo straordinario potenziale offensivo della squadra (oltre a Ronaldo, doppietta, e Bernardo Silva, sono andati a segno João Félix e il milanista Leão).

La cavalcata portoghese è proseguita a giugno con un 3-0 casalingo alla Bosnia (al solito gol di Bernardo Silva si è aggiunta la doppietta di Bruno Fernandes) e con un sofferto 1-0 sul campo dell’Islanda firmato Cristiano Ronaldo. Stesso punteggio con cui, a settembre, il Portogallo ha superato la Slovacchia a Bratislava (gol di Bruno Fernandes), conquistando aritmeticamente il pass per la Germania poi nella partita di ritorno. Le ultime partite sono servite solo a rimpinguare il bottino di reti (30 in tutto, più di ogni altra Nazionale nelle qualificazioni), di cui un terzo segnate da Cristiano Ronaldo, secondo solo a Romelu Lukaku nella classifica marcatori. Con i successi contro Lussemburgo (9-0), Slovacchia (3-2), Bosnia (5-0) e Liechtenstein (2-0), il Portogallo è diventato la nona squadra a qualificarsi vincendo tutte le partite del suo girone. Un girone, va detto, non troppo complicato. La sconfitta nell'ultima amichevole contro la Croazia, invece, lascia qualche ombra inquietante.

Soprattutto nel primo tempo, il Portogallo è sembrato incredibilmente passivo senza palla.

Che identità ha dato Martinez?

Da quando ha assunto la guida del Portogallo, Roberto Martinez ha alternato diversi sistemi di gioco: nelle prime sfide di qualificazioni si è affidato a una difesa a 3, con Ruben Dias come leader del reparto. Accanto a lui si sono alternati giovani come Antonio Silva e Gonçalo Inacio, ed elementi più esperti come Pepe e Danilo Pereira. Questi cinque fanno tutti parte della rosa che parteciperà all’Europeo ma, come vedremo, è possibile che solo due di loro partano titolari. Dopo le prime quattro partite, infatti, Martinez è passato alla difesa a quattro, abbassando gli esterni (due tra Cancelo, Dalot, Semedo e Nuno Mendes) e inserendo un centrocampista difensivo in più. La differenza, in realtà, è più formale che sostanziale, specie se l’uomo in questione è lo stesso Danilo Pereira, che si abbassa regolarmente tra i due centrali in fase di non possesso. Con Palhinha la cosa è meno evidente, essendo il centrocampista del Fulham più portato ad assumere la classica posizione di mediano davanti alla difesa.

Anche in attacco il Portogallo ha alternato diversi assetti, pur mantenendo costante lo stile di gioco, fatto di tanto possesso palla e ricerca costante della superiorità numerica, approfittando della presenza in rosa di un numero impressionante di giocatori dalla qualità tecnica alta. Poche squadre al mondo possono contare su esterni del talento di Bernardo Silva e Rafael Leão, per non parlare della batteria di trequartisti che comprende gente come Bruno Fernandes e João Félix.

A loro si aggiungono ottimi palleggiatori come Vitinha e Ruben Neves, la cui presenza da titolari però è tutta da verificare: difficilmente Martinez rinuncia a un equilibratore in mezzo al campo, specie quando opta per lo schieramento con due attaccanti, affiancando Gonçalo Ramos a Cristiano Ronaldo. Il test con la Slovenia a marzo – unica sconfitta finora della gestione Martinez, anzi: unica non-vittoria – ha confermato l’importanza del duo targato Manchester City: in quell’occasione erano assenti sia Bernardo Silva che Ruben Dias, veri leader tecnici di una squadra che talvolta tende un po’ a specchiarsi nelle proprie qualità. L'impresa sembra quella di riuscire a far associare tra loro giocatori fenomenali ma che, almeno negli ultimi tornei internazionali, hanno faticato ad associarsi tra loro, e a gestire i momenti difficili delle partite.

Il Portogallo può veramente vincere?

Squadra matura, completa e ambiziosa: questo Portogallo è una candidata molto credibile alla vittoria finale. Reduce da una fase di qualificazione impeccabile, seguita alla sorprendente eliminazione ai quarti del Mondiale per mano del Marocco, la Seleção portoghese ha tutto per fare strada. Il gruppo F, nel quale la Nazionale di Martinez è inserita, non presenta particolari insidie, se non ambientali: in Germania, la Turchia sarà seguita da un pubblico folto e rumoroso, sicuramente superiore a quello che tiferà Portogallo. Le sfide con Georgia e Repubblica Ceca non dovrebbero costituire un problema per Ronaldo e soci, il cui obiettivo sarà quello di qualificarsi come prima del girone, in modo da affrontare, almeno sulla carta, un’avversaria più abbordabile negli ottavi di finale. La vincente del Gruppo F, infatti, affronterà a Francoforte una terza classificata proveniente dai gruppi A, B o C: la beffa (da ambo le parti) arriverebbe se ai lusitani toccasse l'Italia, campione in carica ma impegnata in gruppo particolarmente tosto con Spagna e Croazia.

Il punto interrogativo Ronaldo

Attanagliata per anni dalla “sindrome del centravanti”, che ha visto alternarsi nel ruolo elementi discreti ma incapaci di fare la differenza ad alto livello (Domingos, Nuno Gomes, Pauleta, Helder Postiga), la Nazionale portoghese può ora contare su uno dei più grandi attaccanti di tutti i tempi. L’incognita è l’età: Cristiano Ronaldo ha 39 anni ma pare inscalfibile, ha segnato 10 gol nelle qualificazioni (vicecapocannoniere assoluto) e in Arabia non sembra aver perso smalto, pur con i distinguo del caso dovuti alla relativa competitività del torneo saudita.

Pensare che Ronaldo possa essere un punto debole del Portogallo è folle, ma la sua presenza in campo, per certi versi, può rappresentare un punto interrogativo. Se, come sembra, riuscirà a calarsi nel ruolo di leader (relativamente) silenzioso, senza condizionare troppo i compagni con movimenti che non sono più, giocoforza, quelli di dieci anni fa, la squadra di Martinez potrà puntare molto in alto. Viceversa, c’è il rischio che la manovra perda fluidità, non essendo per sua natura Ronaldo un giocatore particolarmente associativo.

Da un punto di vista difensivo il Portogallo è una squadra solida, con un portiere giovane e in grande crescita (Diogo Costa), una serie di centrali fisici ma anche molto bravi nel far partire l’azione e un poker di terzini di ottima tecnica, seppur con qualche limite nelle coperture. Il centrocampo ha qualità di palleggio superiori alla media: talvolta la squadra manca di concretezza e potrebbe soffrire avversari molto aggressivi, capaci di alzare il ritmo della partita. Storicamente le squadre portoghesi – sia i club che la Nazionale – hanno pagato il fatto di essere troppo compassate: la sfida per Martinez sarà traghettare questo gruppo nella modernità, scrollandosi di dosso l’etichetta di palleggiatori fini a se stessi, incapaci di concretizzare le occasioni create.

Francisco Conceição forse è l'unico che non conoscete

La rosa del Portogallo è estremamente qualitativa in tutti i reparti. I 26 convocati da Martinez per Euro 2024 giocano tutti in squadre di prima fascia, ad eccezione di Palhinha (Fulham) e del trio del Wolverhampton, vera e propria colonia lusitana in Inghilterra, formato da José Sá, Nelson Semedo e Pedro Neto. Ruben Neves ha scelto gli stipendi dorati dell’Arabia Saudita come Cristiano Ronaldo, ma potrebbe tranquillamente giocare in un top club europeo per la sua qualità.

Il vero outsider, praticamente all’esordio (ha giocato 45’ contro la Slovenia in amichevole), è Francisco Conceição: figlio dell’allenatore (uscente) del Porto, Sergio Conceição, ha ereditato dal padre la capacità di saltare l’uomo, ma rispetto all’ex giocatore di Lazio, Inter e Parma è più portato all’iniziativa personale. Autore di un’ottima stagione con i Dragões, Francisco è la prima alternativa a Bernardo Silva sulla fascia destra dell’attacco portoghese. Tutto mancino, adora la giocata ad effetto (le compilation su YouTube sono piene di tunnel e piroette) e deve migliorare molto sotto porta, ma resta un giocatore in grado di sparigliare le carte: probabile che Martinez lo utilizzi proprio così, come arma tattica in uscita dalla panchina, in caso di partita bloccata. Certo, la presenza nel suo ruolo di un totem come Bernardo Silva non aiuta, ma Francisco ha le caratteristiche per stupire anche al suo primo Europeo.

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