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Michele Serra
Guida alla NFL 2023/24
11 set 2023
11 set 2023
Sette domande per arrivare preparati alla stagione di football americano appena cominciata.
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Michele Serra
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IMAGO / USA TODAY Network
(foto) IMAGO / USA TODAY Network
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Gli autori di questo articolo, Michele Serra e Alberto Cantù, hanno presentato la stagione NFL nel modo più completo possibile anche nella loro ormai tradizionale guida cartacea di inizio anno, The Playbook Vol. IV. Si acquista qui.La stagione NFL è imprevedibile per definizione. Diciassette partite, più tre o quattro gare secche nei playoff per decidere il campione. Nel mezzo, i fisiologici infortuni che questo sport così violento comporta: basta un problema fisico più grave del previsto a un giocatore chiave per stravolgere in negativo la stagione della sua squadra. Certo, ci sono squadre che riescono a superare anche questi momenti - è il caso dei Philadelphia Eagles campioni NFL nel 2017 nonostante l’infortunio del loro QB titolare, Carson Wentz.Farci strada in questa giungla di imprevedibilità è però l'obiettivo, forse vano, di questa guida. Di seguito trovate quindi sette domande per sette temi, per provare a capire qualcosa di più sulla nuova stagione di NFL che si è appena aperta, e che culminerà a Las Vegas, l’11 febbraio 2024, con il 58esimo Super Bowl.Come si presentano Patrick Mahomes e i Chiefs? Riusciranno a dominare la lega per un'altra stagione?Dopo una stagione 2021 sotto tono, sia da parte di Mahomes che dell’attacco in generale, e conclusa con una sorprendente eliminazione al Championship, i Kansas City Chiefs sono scesi in campo nel 2022 in assetto da guerra. La partenza di Tyreek Hill aveva lasciato molti dubbi e un interrogativo: la cessione di un giocatore così importante, non solo a livello statistico, ma anche a livello tattico, che ripercussioni avrebbe avuto sul rendimento offensivo? Per forza di cose, i Chiefs 2022 sono stati una squadra diversa senza il loro velocista: il problema (per gli altri) è che sono stati anche una squadra migliore. Un dato su tutti, quello relativo alle explosive plays, i passaggi da 20+ yard e le corse da 10+yard: nel 2021 i Chiefs avevano finito al 19esimo posto in questa categoria, contro il quarto del 2022. Ormai, le difese avevano capito come limitare (limitare perché fermare è impossibile) Mahomes, e cioè utilizzando ampie dosi di cover 2, lo schema difensivo con due safety profonde al centro del campo: in questo modo avrebbero tenuto a bada Hill e scoraggiato Mahomes dal cercare soluzioni profonde. Nel 2021, contro le difese in cover 2 Mahomes mise a referto 7.1 yard per passaggio tentato (23esimo QB in NFL), contro le 8.1 del 2022 (primo). Nel quarto quarto della partita dell’eliminazione dai playoff, i Cincinnati Bengals elevarono questo concetto all’ennesima potenza, usando solo tre o quattro difensori in pass rush e scalando tutti gli altri in coverage per togliere qualunque riferimento a Mahomes. Al contrario, la scorsa stagione, il passing game dei Chiefs ha chiuso non oltre il terzo posto contro qualunque tipo di difesa incontrata: a uomo, a zona, con due safety profonde, con o senza uso del blitz. Insomma, i Chiefs e Mahomes - vincitore del suo secondo premio di MVP in carriera - erano davvero tornati.

La squadra di Andy Reid si approccia alla nuova stagione dopo aver rimescolato le carte sia nella linea offensiva che nel reparto ricevitori. Nella prima via il left tackle Orlando Brown e la guardia Andrew Wylie, dentro Donovan Smith dai Buccaneers per sostituire il primo. Nel reparto ricevitori, invece, sono partiti JuJu Smith-Schuster e Mecole Hardman, rimpiazzati dalle soluzioni interne Marquez Valdes-Scantling. Kadarius Toney - interessante gadget usabile sia ricevitore che in trick play palla in mano - e Skyy Moore. Reduce da una prima stagione deludente tra i professionisti, Moore ha impressionato durante i training camp, tanto da essere sempre sceso in campo con i titolari nelle formazioni con due ricevitori. Per forza di cose, all’ex ricevitore di Western Michigan verrà chiesto un sensibile passo in avanti nel rendimento. Kansas City ha invece un grosso problema di natura contrattuale con Chris Jones, defensive tackle e Pro Bowler. Come candidamente ammesso da Andy Reid, l’allenatore non ha alcun tipo di comunicazione con il giocatore da settimane, ed è lecito aspettarsi che le cose andranno per le lunghe. Jones ha finito la stagione al terzo posto tra tutti i difensori per QB hits (29) e al quarto per sack (15.5), e questo crea inevitabilmente una voragine all’interno della difesa dei Chiefs, lo scorso anno seconda in NFL per sack messi a segno (55) pur con un utilizzo del blitz (24.2% di frequenza) nella media di Lega. Maggiori responsabilità, dunque, sulle spalle del defensive end George Karlaftis, reduce da una buonissima annata da rookie, e il neo arrivato Charles Omenihu, da San Francisco. Una firma passata forse sotto traccia ma decisamente intrigante è quella di Due Tranquill, linebacker strappato ai rivali divisionali dei Chargers. L’ex giocatore di Notre Dame si inserisce in una difesa con già tre linebacker titolari (tra cui l’ottimo e giovane Nick Bolton, una macchina da tackle) portando però versatilità e abilità in coverage. Nel 2022 Tranquill ha giocato in tutte e tre le posizioni di linebacker oltre a 70 snap come slot corner. I tre cornerback titolari sono molto giovani. L’Jarius Sneed, il più pronto dei tre, ha 26 anni, mentre Trent McDuffie e Jaylen Watson si apprestano entrambi ad entrare nella seconda stagione tra i professionisti. L’holdhout - letteralmente “ammutinamento” - di Chris Jones è indubbiamente un brutto colpo per i Chiefs, che dovrebbero fare il possibile per confermare una colonna portante della loro difesa. Il reparto guidato da Steve Spagnuolo presenta davvero tanti giovani in altrettanti ruoli, soprattutto nella secondaria. Nel 2022 KC ha chiuso al 17esimo posto sia in defensive DVOA che in punti a partita subiti (21.7): i margini di miglioramento sono possibili e attesi, magari non prima di un fisiologico assestamento a inizio stagione. Come andrà l’inserimento di Aaron Rodgers ai Jets? C’è un qualche rischio di vedere un remake del 2022 di Russell Wilson ai Broncos?C'erano alcuni dubbi sul successo di questa operazione, perché il gioco di Rodgers è leggermente in calo e indubbiamente regredito rispetto al 2021, ma penso che i Jets possano essere moderatamente ottimisti, perché quei problemi sono più attitudinali che tecnici o fisici. Quando è ai ferri corti con il suo playcaller (ultimo anno con LaFleur, ultimi due o tre con McCarthy) Rodgers ha la tendenza a sabotare il sistema offensivo, intestardendosi sul giocare solo palle lunghissime sull’esterno o palle corte sempre lungo la linea laterale, evitando la più rischiosa zona centrale del campo, dove è più facile incorrere in intercetti. Tuttavia, se Rodgers è coinvolto e “a bordo” mentalmente, ecco che il suo gioco si fa meno erratico e l’attacco si muove in modo più fluido. Considerando che i Jets hanno smosso mari e monti per accontentarlo a livello di coaching (Nathaniel Hackett come Offensive Coordinator) e personale (Allen Lazard e Randall Cobb), è legittimo aspettarsi la versione più propositiva e meno bizzosa di Rodgers. È invece difficile prevedere come Rodgers si integrerà nello spogliatoio. Di sicuro la presenza di un hall of fame quarterback ha galvanizzato un ambiente che aveva quasi dimenticato cosa significasse contendere per un Super Bowl. Il training camp dei Jets ha emanato vibes positive come pochi altri in queste settimane di pre stagione, durante le quali Rodgers è sembrato sereno e quanto mai carico per la nuova avventura. Dall’altro lato, a livello caratteriale Rodgers si è dimostrato uno dei quarterback più enigmatici, polarizzanti e passivo-aggressivi degli ultimi anni. Attorno a lui l’aria può farsi tossica in un batter d’occhio, soprattutto se le cose in campo non funzionano a dovere. Cosa succederà se la sospetta linea offensiva lo esporrà a troppi colpi, o se un ricevitore sbaglierà una traccia causando un intercetto? Un coach giovane come Robert Saleh saprà tenergli testa e mantenere il gruppo coeso? Oppure i Jets salteranno in aria come i Broncos dello scorso anno? Non è assolutamente detto che si arrivi a questi estremi, perché New York ha tutto il talento necessario per infilare una stagione più che positiva, tale da chiudere la più lunga astinenza dai playoff nello sport professionistico americano. La difesa è spaventosamente ricolma di talento, l’attacco prevede il giusto mix di vecchi scudieri di Rodgers e giovani star pronte ad esplodere. In un contesto così florido, anche un Rodgers in calo rispetto ai due MVP può essere sufficiente per legittimare le aspirazioni di grandezza. L’impressione è che sapremo abbastanza presto il tono che prenderà la stagione dei Jets, che aprono il loro 2023 con una striscia di incontri brutali: Bills, Cowboys, Patriots, Chiefs, Broncos ed Eagles. Uscire da questa Via Crucis con un record almeno in parità sarebbe fondamentale, perché dopo la Bye Week i Jets potrebbero davvero salire sui pedali e collezionare le W mancanti per agguantare i playoff. Viceversa, aprire con un record negativo appesantirebbe sicuramente un ambiente entusiasta ma allo stesso tempo carichissimo di pressioni. In ogni caso, il vero valore di questa trade è rispecchiato perfettamente dalle parole di Jeff Ulbrich, defensive coordinator della squadra. «Avete visto che lancio? Mettetevi in testa che lui è il nostro quarterback, non siamo mai fuori dalla partita se lui gioca con noi». Questa sensazione dovrà essere legittimata dal campo, ma già il solo fatto di poterla provare giustifica a pieno l’investimento fatto dai Jets per firmare Rodgers. Quanto sono distanti Trevor Lawrence e i Jacksonville Jaguars dall’essere una credibile minaccia nella AFC?A mio modo di vedere Jacksonville si trova già nel novero delle squadre di vertice, magari un gradino sotto rispetto alla crème de la crème, ma comunque ben assestata in quell’alta borghesia della AFC in grado di giocarsela con tutti. L’obbiettivo del 2023 è quello di scrollarsi di dosso lo status di parvenu e cementare l’appartenenza al club dei contender: se lo scorso anno i Jags riuscirono ad imbucarsi ai playoff rimontando i Titans in una mediocre AFC South, quest’anno invece si presentano ai blocchi di partenza con le ambizioni di una pretendente credibile. Motivi di scetticismo non mancano - del resto è dei Jaguars che stiamo parlando - eppure a Jacksonville dispongono di due ingredienti essenziali per chi vuole cucinare una stagione di livello: un franchise quarterback e un grande head coach offensivo che gli chiami i giochi giusti. Non so quanto questa mia opinione sia controversa, ma sono convinto che quest’anno Trevor Lawrence sarà un serio candidato per l’MVP. Per quanto mi riguarda, i dubbi sul fatto che possa raggiungere quel livello sono stati spazzati via verso la metà della scorsa stagione, quando abbiamo visto Trevor prendersi la scena con l’arroganza tecnica di chi ha finalmente realizzato l'ampiezza del proprio talento.

Doug Pederson non è stato da meno. Alla sua prima stagione a Jacksonville, il coach di Bellingham (Washington) ha messo in piedi un capolavoro di coaching, salvando Lawrenxe dal disastro di Urban Meyer e orchestrando un attacco incredibilmente creativo e cucito sulle peculiarità dei playmaker a disposizione. Playmaker che per altro oscillavano tra il buono e il mediocre, senza quel picco di talento che è quasi imprescindibile per un attacco d’élite. C’è poco da fare, per competere in AFC bisogna avere un pass catcher dominante, ed è per questo che la dirigenza dei Jags si è fiondata su Calvin Ridley, che dopo quasi due anni di assenza tornerà a calcare i campi di NFL proprio con la maglia di Jacksonville. Con le dovute cautele per un giocatore rimasto così a lungo ai box, quello di Ridley è uno dei cambi di casacca più importanti della stagione. La sua capacità di vincere sull’esterno e creare giocate esplosive in uno contro uno aggiunge il pezzo mancante all’attacco dei Jaguars e spalanca definitivamente le potenzialità dell’attacco. Gli ingredienti a disposizione dei Jaguars sono, almeno sul lato offensivo, di primissima qualità; in una lega a trazione offensiva come la NFL questo fa sì che i Jags potrebbero non andare in vacanza fino almeno alla seconda metà di gennaio. Certo, non è tutto così roseo all'orizzonte e ci sono alcune variabili che potrebbero complicare le cose. C'è innanzitutto una offensive line indebolita dalla partenza di Jawaan Taylor e ulteriormente assottigliatasi dopo la squalifica inflitta a Cam Robinson. Inoltre la difesa guidata da Mike Caldwell, pur non essendo un colabrodo, è comunque distante anni luce dall’élite della lega. Per ridurre questo gap è fondamentale vedere qualcosa di più da parte di Trevon Walker, che finora non ha saputo convertire il suo strabiliante atletismo in sack e pressioni. Per quanto i riflettori siano tutti puntati su Lawrence, l’altra prima scelta assoluta dei Jaguars potrebbe essere il vero ago della bilancia nelle aspirazioni playoff della squadra.Dopo un Draft 2022 povero di talento nella posizione di quarterback, l'edizione 2023 è tornata ad arricchire una leva di passatori molto promettenti. Chi tra Bryce Young, C.J. Stroud e Anthony Richardson ha le maggiori possibilità di far bene fin da subito?In genere, i più grossi ostacoli per un rookie quarterback sono due: apprendere il playbook, decisamente più vario e con una nomenclatura più elaborata rispetto a quelli del college football, e dover rendere in squadre che non offrono loro un grande aiuto in termini di armi offensive di cui disporre. Bryce Young si trova esattamente in questa condizione. L’ex giocatore di Alabama è stato scelto con la prima chiamata assoluta dai Carolina Panthers, che hanno scalato il Draft via trade con i Bears e ne hanno fatto il nuovo QB franchigia. L’unica, vera red flag riguardante Young ha a che fare con il suo fisico, piuttosto minuto per il ruolo (177 centimetri per 92 secondo il sito dei Panthers). In molti lo hanno paragonato, per questo motivo, a Kyle Murray, ma il QB dei Cardinals è un atleta decisamente migliore. Qui però finiscono le perplessità sul giocatore, che è un eccellente passatore. Non c’è un singolo tipo di lancio che non sappia fare, e ha dimostrato una precisione notevole sul medio-corto. Non ha un cannone al posto del braccio, ma sa anche lanciare lungo e ha un tocco notevole in questa circostanza, che si traduce in lanci precisi. Come detto, non è un mostro di atletismo nella parte inferiore del corpo, però sa tenere viva l’azione anche quando la tasca crolla. Young è un lanciatore dotato anche in corsa.

Il vero problema riguarda il supporting cast, che è davvero di livello basso. Carolina ha perso il suo ricevitore numero 1, D.J. Moore, sacrificato nella stessa trade che ha portato Young in North Carolina. Il ricevitore più promettente è, paradossalmente, il rookie Jonathan Mingo da Ole Miss; per forza di cose è un giocatore da sgrezzare - è, ad esempio, un route runner ancora limitato - ma ha anche una notevole presenza fisica. Young è un passatore intelligente e completo in termini di skillset: avrà le sue domeniche grame, ma ha tutto per imporsi in NFL. Se parliamo di livello puramente tecnico, nemmeno C.J. Stroud arriva in NFL con evidenti punti deboli. L’ex QB di Ohio State, scelto dagli Houston Texans con la seconda chiamata assoluta, ha una stazza sicuramente più adatta al gioco NFL (190 cm per 97 kg) e anche lui sa completare qualunque tipo di lancio. Ha una meccanica compatta, buon posizionamento dei piedi prima del lancio e ha dimostrato di avere un notevole tocco su un tipo di passaggio che in NFL fa comodo completare, cioè quello verticale lungo la sideline. Ha una pazienza notevole per la giovane età, sia quando deve aspettare che l’azione si sviluppi prima di lanciare, sia nell’evitare di strafare quando la pressione della linea difensiva si alza: di fatto preferisce subire un sack piuttosto che tentare un Ave Maria con il rischio di perdere il pallone. Certo, non è un mostro di atletismo, ma la parte inferiore del corpo è sufficientemente robusta per permettergli di essere un buon corridore con il pallone in mano. E allora, direte voi, dove sono i problemi? Il problema sta nella difficile valutazione a livello NFL di passatori che hanno giocato in squadre così attrezzate a livello NFL. Ohio State è una delle migliori squadre degli Stati Uniti, con una linea offensiva eccellente e un duo di ricevitori come Jaxon Smith-Njigba, scelto con la 20esima chiamata assoluta dai Seahawks, e Marvin Harrison Jr., destinato a finire molto in alto al prossimo Draft. Ryan Day, coach dei Buckeyes, è uno dei più moderni nel panorama NCAA, che pone l’enfasi su un gioco “corto” dall’alto numero di completi e un gioco sul medio-lungo capace di sfruttare le doti fisiche e atletiche dei propri uomini. Come detto sopra per Young, anche se con motivazioni diverse, il talento non manca nemmeno a C.J. Stroud: il rischio è lo shock, fisiologico, di passare da un sistema ben oliato e zeppo di giocatori di talento per la categoria a uno al proprio anno zero. Dei tre QB scelti al primo giro, Anthony Richardson è sicuramente il più interessante. È quello che porta con sé più rischi ma, come spesso succede in questi casi, quello con il margine di miglioramento più elevato. Gli Indianapolis Colts lo sanno, e forse l’ex QB di Florida è l’uomo giusto per provare a dare una scossa a un ambiente che forse soffre ancora per il ritiro repentino di Andrew Luck e in mano a un proprietario vulcanico e imprevedibile come Jim Irsay. Prendendo tutto in considerazione, è facile capire perché i Colts abbiano puntato su di lui con la quarta chiamata assoluta. L’ex QB di Florida ha mezzi fisici e atletici già da professionista, con un braccio potente ma anche in grado di mettere il giusto tocco quando c’è da completare lanci lunghi e precisi. Se c’è da tenere viva l’azione andando in scramble, Richardson è l’uomo giusto: ha un’elusività, una forza fisica e un’accelerazione che gli permettono di lasciare nella polvere i difensori. Quello che manca al neo giocatore dei Colts, e che lo rende un prospetto tanto interessante quanto rischioso, è l’esperienza e la precisione nei passaggi. L’annata 2022 è stata la prima e l’unica disputata da titolare, con numeri buoni ma non eccellenti: 2549 yard su passaggio con il 53.8% di completi, 17 TD e 9 intercetti. Richardson è, fondamentalmente, un passatore ancora incostante e, a sul medio-corto, anche insufficiente: deve, ad esempio, ancora capire quando usare la potenza e quando il tocco. Richardson ricorda un altro QB arrivato in NFL con straordinari mezzi atletici ma una mancanza di accuratezza generale, Josh Allen. In una recente puntata del Pat McAfee Podcast, lo stesso Allen ha rivelato un elemento in comune tra i due; il giocatore dei Bills, infatti, ad inizio carriera, aveva usufruito di una tecnologia chiamata Biometric, che gli ha permesso di scannerizzare digitalmente la propria meccanica di lancio e capire dove e come migliorare. La stessa cosa, stando a quanto raccontato da Allen, l’ha fatta Richardson, sempre tramite lo stesso programma. Da un anno all’altro, la carriera di Allen ha preso il volo, in maniera più repentina di quanto si potesse attendere. Vediamo se Richardson riuscirà a percorrere la strada tracciata dal collega.Quanto può rimanere aperta la finestra dei Buffalo Bills per la vittoria del titolo? La scorsa stagione si può definire un’occasione sprecata?L’ultimo lustro è stato per distacco il più felice del terzo millennio per ì Buffalo Bills, che non competevano seriamente in AFC dai tempi di Marv Levy e Jim Kelly, distanti ormai trent’anni. Oggi come allora, la maledizione dei Bills rimane quella di non cogliere mai quanto meriterebbero, di non essere mai abbastanza per raggiungere l’obbiettivo. E se i Bills degli anni ‘90 erano comunque arrivati a giocarsi quattro Super Bowl consecutivi, i Bills di coach Sean McDermott e Josh Allen non sono ancora riusciti a superare l’ostacolo del Conference Championship della AFC. L’anno scorso sembrava quello giusto per sfatare la maledizione, invece gli infortuni hanno fatto deragliare quella che sembrava davvero la squadra del destino, fino alla rottura del crociato di Von MIller e del gomito di Josh Allen. Più che di occasione sprecata - definizione che implicitamente allude a ferite autoinflitte e goffi autogol - potremmo parlare di occasione persa, dato che la malasorte ci ha messo molto del suo per ostacolare i Bills 2022. Quel che è certo è che non cogliere nemmeno l’occasione di questo 2023 potrebbe davvero chiudere la finestra di questa versione dei Bills. Come arrivano i giocatori di McDermott a questa stagione spartiacque? Sicuramente non più da strafavoriti come l’anno scorso, né all’interno della Conference né per quanto riguarda una Division mai così competitiva. Ci arrivano con qualche strascico polemico (chi ha visto Stefon Diggs) e con qualche modifica sostanziale al gruppo quasi monolitico degli ultimi anni. In difesa è cambiato persino il defensive coordinator, dato che Leslie Frazier verrà sostituito proprio da McDermott. La difesa 4-2-5 e le coperture a zona che sono sempre state il marchio di fabbrica del reparto difficilmente cambieranno, tuttavia a livello di personale c’è qualche domanda in più. Privi del partente Tremaine Edmunds i Bills saranno ancora in grado di giocare nickel contro qualunque tipo di attacco? Il cornerback Tre’Davious White tornerà ai livelli di All-Pro mai raggiunti dopo l’infortunio al crociato? Il suo compagno di reparto Kair Elam saprà riprendersi dopo una rookie season in chiaro scuro? La linea difensiva porterà pressione senza Von Miller? E che versione di quest'ultimo vedremo una volta terminata la convalescenza? Anche in attacco gli interrogativi non mancano, dallo stato della linea offensiva all’atavico problema di chi tra i pass catcher a roster può imporsi come “Robin” a fianco del “Batman” Stefon Diggs (a proposito, occhio al rookie primo giro Dalton Kincaid). Su quel lato del pallone, però, i Bills possono contare su uno dei più grandi problem solver della NFL. Moltissimo dipenderà come sempre dalle supernaturali doti di Josh Allen, anche se sarebbe meglio per i Bills conservarne i momenti di onnipotenza per le eventuali sfide ai playoff. Sembra che Buffalo si presenterà con un attacco più fisico e basato sulle corse rispetto agli ultimi anni, proprio per alleviare il carico che grava sulle spalle di Allen. Questo sarà il compito dell’offensive coordinator Ken Dorsey, altro osservato speciale in casa Bills. Questa sembra davvero la stagione del dentro o fuori, quella in cui la finestra di questo gruppo può spalancarsi oppure chiudersi definitivamente. Coach e giocatori in cerca di secondo contratto (Greg Rousseau e Gabe Davis) si giocano tantissimo. I Bills restano una corazzata giustamente annoverata tra le favorite per la vittoria finale, ma rispetto al 2022 sono scesi dal primo al terzo posto nelle quote di Las Vegas. Partire leggermente sotto traccia e senza il favore assoluto dei pronostici non sarebbe così male per una squadra che si gioca così tanto. Non dimentichiamoci che il filo narrativo più comune negli America’s game (il documentario dedicato ad ogni vincente del Super Bowl) è quello (spesso esagerato ma comunque sentito) degli underdog, delle squadre insomma che per un motivo o per l’altro sono o si convincono di essere sottovalutati dal resto della lega. Esattamente come questa versione dei Buffalo Bills, crepuscolare e incerottata, e proprio per questo pericolosissima da prendere sotto gamba.In NFC, Eagles, Niners e Cowboys sembrano più avanti di tutte le altre. Chi ha più chance di arrivare al Super Bowl di Las Vegas e chi può insidiarle?Se in AFC la lotta per il predominio della Conference passa da Kansas City, nella NFC la questione è più nebulosa. Da un lato è chiaro che i primi antagonisti di Patrick Mahomes e dei Chiefs siano Bengals e Bills, con outsider come Baltimore e L.A. Chargers sullo sfondo. Dall’altro, invece, abbiamo tre squadre decisamente superiori alle altre come Philadelphia, San Francisco e Dallas. Nella NFC stiamo assistendo a un rimescolamento di carte che ha indubbiamente ridotto il numero di contender e, al contempo, l’alta borghesia della Conference. Eravamo abituati a vedere i Packers perennemente al top della Conference, cosa che per un po’ sembra non sarà possibile vista la partenza di Aaron Rodgers. I Tampa Bay Buccaneers avevano trovato in Tom Brady l’uomo capace di portarli alla terra promessa: con il ritiro di quest’ultimo e le grosse incognite nella posizione di quarterback, anche i Bucs sono scesi dal carro delle contender, e la qualificazione alla Wild Card sembra già un obiettivo difficilmente raggiungibile. Un anno dopo la conquista del Super Bowl, invece, i Los Angeles Rams hanno iniziato a smobilitare con la cessione di Jalen Ramsey, uno dei due leader e Pro Bowler difensivi. La presenza di Aaron Donald non sembra più sufficiente all’interno di un front seven decisamente indebolito e di una secondaria complessivamente giovane. La squadra di Sean McVay, inoltre, ha anche grossi problemi nella linea offensiva già evidenziati nella scorsa stagione, tra infortuni e rendimento insufficiente di chi è rimasto sano. Chi rimane, dunque? Come detto, Eagles, Niners e Cowboys sono le squadre che hanno qualcosa in più. Le prime due si sono rinforzate, tra draft e free agency, soprattutto sul lato difensivo, che già era élite prima di questa offseason. Dopo essere riuscito a pescare il gigantesco defensive tackle Jordan Davis con la 13esima scelta assoluta al Draft 2022, Phila è riuscita a mettere le mani su un altro interior defensive lineman, Jalen Carter, con la nona scelta assoluta, frutto di uno scambio con Chicago. Carter ha già dato assaggio della propria potenza fisica in pre-season e si è già guadagnato il soprannome di Baby Rhino, affibbiatogli dal compagno Darius Slay.

Nella scorsa stagione la difesa degli Eagles ha avuto più di un passaggio a vuoto contro le corse, ma rimane una delle migliori della Lega, soprattutto se c’è da attaccare i quarterback: nel 2022 ha messo a segno 70 sack, record di franchigia e a sole due lunghezze dal record all time stabilito dai Chicago Bears 1984. La squadra di Nick Sirianni è competitiva in tutti i reparti, sia in attacco - dove ha un giovane franchise QB in Jalen Hurts - che in difesa. Discorso molto simile, per i San Francisco 49ers, che proprio agli Eagles hanno rubato uno dei migliori difensori, cioè Jason Hargrave, defensive tackle che nel suo repertorio ha anche il sack (11 nella scorsa stagione). Nonostante qualche punto interrogativo in secondaria, acuito anche dai problemi fisici del promettente rookie cornerback Darrell Luter Jr., la difesa rimane di primissimo livello, per qualità e alternative. In attacco, la partenza di Jimmy Garoppolo mette di fronte Trey Lance e Brock Purdy per il posto di quarterback. Quest’ultimo ha fatto vedere buone cose una volta buttato nella mischia negli scorsi playoff, ma viene dalla rottura di un legamento del gomito patito nell’ultima sfida contro gli Eagles. C’è anche da dire che lo stile offensivo predicato da Kyle Shanahan, fatto di tante outside zone nelle corse e di passaggi corti per sfruttare lo spazio e le doti dei ricevitori con il pallone in mano, agevolano e non poco il ruolo del quarterback. Chiudiamo il lotto delle favorite con i Dallas Cowboys, che però hanno perso un pezzo importante del loro coaching staff come Kellen Moore, offensive coordinator finito ai Chargers. Sul lato del pallone, a spaventare sono le idee estremamente conservative di coach Mike McCarthy; a detta sua, l’ex coach dei Packers vorrebbe correre ancora di più di quanto fatto lo scorso anno: il licenziamento di Moore è da inquadrare in questo contesto. La realtà è che i Cowboys 2022 hanno chiuso la stagione al 25esimo posto per frequenza di utilizzo dei passaggi. Nei primi tre down, i Boys hanno corso nel 58% dei possessi, quarto dato più alto di Lega dopo Washington, Tennessee e Atlanta, tre squadre con grossi problemi a livello di QB: il ‘negazionismo’ di McCarthy rischia di tenere al palo l’attacco di Dallas. Per quanto riguarda la difesa, il reparto ha continuato su alti livelli anche nel 2022: non era per nulla scontato visti gli altrettanto felici risultati ottenuti nel 2021 e la tendenza del rendimento difensivo in NFL a fluttuare di anno in anno. Dietro a Micah Parsons e DeMarcus Lawrence c’è una linea difensiva con tanta profondità (Odighizuwa, Hankins, Armstrong, Gallimore e il rookie Mazi Smith). Il cornerback Stephon Gilmore è arrivato per dare manforte a Trevon Diggs, e il trio di safety Hooker-Wilson-Kearse ha pochi eguali nella lega. Quest’ultimo è poi fondamentale all’interno della difesa di Dan Quinn come big nickel, una sorta di ibrido tra safety, linebacker e, appunto, nickel cornerback. Ma quindi le outsider chi potrebbero essere? Difficile considerare come tale i Detroit Lions, che comunque si candidano a squadra feticcio da guardare a più riprese durante la stagione, come avremo modo di approfondire più avanti. I Minnesota Vikings fanno ormai parte da anni della media borghesia NFC e, al netto di quell’incredibile ricevitore che è Justin Jefferson, è dura pensare che possano fare da party crasher in NFC. Menzione d’on

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