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Redazione
Guida ufficiosa alle neopromosse
06 nov 2014
06 nov 2014
Come giocano e quante speranze hanno di restare in Serie A Palermo, Empoli e Cesena.
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Fran Vazquez, Paulo Dybala. Sono la chiave dell’eventuale salvezza del Palermo.

 

Si dice che le vittorie si costruiscono dalla difesa. Ma nella lotta per non retrocedere dalla serie A l’assunto si dimostra fallace. La salvezza nel massimo campionato italiano è più correlata ai gol realizzati che a quelli subiti. In soldoni, meno gol fai più è probabile che occuperai uno degli ultimi tre posti in classifica, la capacità di segnare qualche gol in più delle dirette concorrenti è un fattore che pesa di più di una difesa impenetrabile: due stagioni fa, quando retrocesse, il Palermo fu il secondo peggior attacco del campionato (e la tredicesima difesa, ma non servì a nulla).

 

Oggi i giocatori più forti della rosa sono giocatori offensivi e se i due argentini manterranno quello che sembrano promettere, il Palermo potrebbe riuscire a confermarsi nella categoria.

 

La vera sorpresa di inizio stagione è la continuità ad alti livelli di Fran Vazquez. “El mudo” è il classico “enganche” del calcio sudamericano, il trequartista che “aggancia” il centrocampo e l’attacco. Giunge ventiduenne a Palermo nella sessione invernale di mercato della stagione 2011/12, proveniente solamente da mezza stagione di massimo campionato argentino nel Belgrano, dopo qualche stagione nella serie inferiore. Con Bortolo Mutti in panchina gioca da titolare solo 4 delle 22 partite disponibili, entrando dalla panchina in altre 10. Sembra semplicemente inadatto al calcio italiano: troppo lento e innamorato del pallone. Passa in prestito al Rayo Vallecano, e nemmeno in un calcio forse più adatto alle sue caratteristiche, riesce ad emergere; solo 8 le sue presenze da titolare nella Liga.

 

Tornato al Palermo, in serie B, anche l’allenatore Gennaro Gattuso lo ritiene inadatto e non lo inserisce nella lista dei giocatori impiegabili in campionato: tutto il girone d’andata ad allenarsi e andare in tribuna. Iachini, arrivato a sostituire Gattuso, non riesce a credere che quel possente trequartista dal sinistro vellutato non possa giocare. E, dopo la riapertura delle liste, Vazquez passa dalla tribuna al campo segnando 4 gol e effettuando 5 assist in 18 presenze.

 

In questo inizio campionato, El Mudo incanta: gioca da trequartista e con le sue scarpe tutte nere decisamente retrò (purtroppo adesso è passato a un paio di scarpette gialle) disegna calcio d’altri tempi. Un paio di tunnel di suola a partita, assist in profondità, progressioni palla al piede e gol. Il giocatore lento e atleticamente insufficiente dell’arrivo a Palermo ha lasciato il posto a un giocatore che regge la pressione degli avversari col suo fisico possente e che riesce in ampie porzioni di partite ad arretrare la posizione e giocare da mezzala pura, con tempi di inserimento insospettabili.

 

https://www.youtube.com/watch?v=268jnhZh8PI



 

Paulo Dybala giunge per 12 milioni di euro al Palermo due stagioni fa. Davvero tanti soldi per un diciottenne con alle spalle una sola stagione nella seconda serie argentina, benché condita da 17 gol in 38 presenze. E’ davvero molto giovane e inesperto, ma non fa male nel disastroso Palermo 2012/13. Dopo un discreto anno di serie B, Dybala sembra pronto ad esplodere. Sebbene impiegato anche alle spalle di una prima punta o come attaccante esterno, l’argentino (con passaporto italiano) è senza alcun dubbio una prima punta, rapida, veloce in spazi medi, tecnica, con l’idea fissa del gol in testa e capace di calciare a rete con una preparazione minima e velocissima del tiro.
Paragonato talvolta a Montella, per le movenze in area e l’utilizzo del sinistro, in realtà ha un raggio d’azione più ampio dell’attuale tecnico della Fiorentina. Giuseppe Rossi è un paragone più calzante.

 

https://www.youtube.com/watch?v=Iki1kc1SluA



 

Ai due argentini può aggiungersi il ventenne Andrea Belotti, centravanti titolare della nostra under 21. Belotti sa fare gol: 10 l’anno scorso in serie B in 11 presenze dal primo minuto, 5 in nazionale in 11 presenze. All’esordio da titolare in serie A, a Napoli, ha messo a segno una doppietta. E’ un attaccante muscolare, che si muove su tutto il fronte d’attacco, capace di lavorare per la squadra e dotato di un tiro molto potente e un altrettanto efficace colpo di testa.

 

Nelle prime partite di campionato Iachini ha impiegato inizialmente solo i due argentini, optando per un 3-5-1-1 con El Mudo alle spalle di Dybala. A Verona e contro l’Inter, in situazione di punteggio in parità, Iachini ha tolto la mezzala Bolzoni facendo entrare in campo Belotti, giocando con due punte e Vazquez a galleggiare tra la posizione di mezzala e quella di trequartista. In entrambi i casi la squadra ha tratto giovamento tattico dal cambio. Fuori casa a Napoli, il Palermo è partito con il 3-4-1-2 con Vazquez alle spalle di Dybala e Belotti: 3-3 in trasferta e splendido terzo gol confezionato dal trio d’attacco. Il 3-4-1-2 è stato riproposto contro Lazio ed Empoli e il Palermo ha subito in queste due partite 7 gol, non realizzandone alcuno. Si è quindi tornati al modulo con una mezzapunta e un centravanti e Belotti è ritornato in panchina.

 

https://www.youtube.com/watch?v=Ff6reAgsiVg



 

A ben vedere le scelte tattiche di Iachini confermano quanto visto nella passata stagione: difesa a 3 e alternanza tra il modulo con un trequartista e due punte e quello con tre centrocampisti puri. La squadra, persino in serie B dove era di gran lunga la formazione più forte, è impostata essenzialmente sulle ripartenze e sfrutta il gran dinamismo del centrocampo e l’abilità in spazi aperti dei giocatori offensivi.

 

L’allenatore ha ampie possibilità di scelta nella composizione del trio difensivo. In posizione centrale è stato impiegato ad inizio stagione Claudio Terzi, ma nelle ultime partite nel ruolo ha giocato il costaricano Giancarlo Gonzales, ripresosi da un infortunio. Acquistato dagli statunitensi del Columbus Crew e visto ai Mondiali come splendido interprete della difesa a tre dei centramericani, Gonzales appare davvero un ottimo rinforzo per la difesa rosanero. Munoz, che è il titolare sul fianco destro della difesa è ancora giovane, ma già molto esperto ed affidabile. Completano il reparto, che per numero di giocatori disponibili e qualità può essere considerato sufficientemente attrezzato per il campionato del Palermo, l’esperto Bamba preso dal Trabzonspor, Andelkovic, Milanovic, Feddal.

 

Maggiori problemi ci sono invece sulle fasce e a metà campo. Sulla corsia esterna destra i giocatori di ruolo sono Eros Pisano e lo svizzero Morganella: dotati di grande corsa e dinamismo, mostrano parecchie pecche sul piano puramente tecnico in entrambe le fasi di gioco. Sono gli stessi giocatori che occupavano il ruolo nella stagione della retrocessione. A sinistra si alternano lo svizzero Daprelà, il marocchino Lazaar e lo stesso Feddal, tutti mancini. Nel ruolo è stato acquistato dal Santos anche il ventenne Emerson. In generale la qualità degli interpreti, al di là della loro capacità di coprire tutta le fascia, non è eccelsa, sebbene il sinistro di Lazaar sembri promettere bene.

 

In mezzo al campo è stato preso dal Chievo l’esperto Luca Rigoni, giocatore estremamente tattico e abituato a giocare davanti alla difesa; al suo fianco gli infaticabili Bolzoni e Barreto. Le riserve nei ruoli di centrocampo sono il muscolare N’Goyi, deludente la passata stagione, Enzo Maresca, gran giocatore ma forse ormai troppo compassato e il nuovo acquisto, il bulgaro Ivaylo Cochev, descritto come un centrocampista possente e molto efficace negli inserimenti e pertanto probabilmente impiegabile nel ruolo di mezzala. A centrocampo la coperta sembra un po’ corta quantitativamente e di qualità non eccelsa.

 

In attacco, al di là del trio Vazquez/Dybala/Belotti, le partenze di Abel Hernandez e Kyle Lafferty sono state coperte dagli arrivi del gigante del Bröndby, Simon Makeniok, alto ben 201 cm, e dal portoghese Joao Silva dal Bari. Il loro rendimento in serie A è tutto da verificare. Il sostituto di Vazquez dovrebbe essere lo svedese di origini ghanesi Robin Quaison, ventunenne nel giro della nazionale proveniente dall’AIK Solna.

 

Dybala e Belotti sono entrambi molto giovani. Vazquez è un giocatore che solamente un anno fa era stato ritenuto inadatto al campionato di serie B. Su di loro e sulla forza del trio difensivo sono basate le fondamenta della squadra. Se i tre giocatori offensivi riusciranno a resistere all’impatto con trentotto partite di serie A il Palermo avrà speranze di salvezza. La loro qualità tecnica dovrà compensare le carenze che mostra invece un centrocampo tutto basato sul dinamismo e l’attenzione tattica. Sembra che Iachini lo sappia e in quest’inizio di campionato ha provato a schierare i suoi tre talenti tutti assieme. Resta da verificare la sostenibilità a lungo termine del progetto: Vazquez riuscirà con continuità a ricoprire il doppio ruolo di trequartista/mezzala? E, d’altro canto, con una sola punta, Dybala riuscirà sempre ad essere, in solitudine, un reale pericolo per le difese avversarie? Ancora, contro squadre di pari livello e che non concedono spazi, riuscirà il Palermo, più abile a giocare in spazi aperti, ad organizzare una credibile strategia offensiva? Iachini è chiamato a muoversi sul filo di un sottile equilibrio: questo Palermo è per sua natura e per vocazione del suo allenatore, una squadra che non può prescindere da un gioco basato sul massimo rigore tattico e su uno spiccato dinamismo necessari a compensare la modestia tecnica complessiva, ma al contempo deve riuscire ad esaltare le doti che possiede nel reparto offensivo per potere rifiatare ed elevare la qualità del proprio gioco. Se l’allenatore riuscirà a dosare bene i due ingredienti e Vazquez e Dybala confermeranno per tutto il campionato quanto sembrano in grado di fare, la salvezza diverrà un obiettivo possibile per i rosanero. L’ultima partita, con la meritatissima vittoria esterna contro il Milan, è una conferma delle qualità del Palermo e un’iniezione di fiducia dopo i mugugni di Zamparini per la scarsa qualità del gioco, dopo la vittoria interna contro il Chievo.



 

Di Maurizio Sarri si sanno tre cose: che lavorava in banca, che fuma tanto e che ha 33 schemi su palla inattiva. È una questione di etichette che ti vengono attaccate e non si staccano più. Nove anni fa, ai tempi del Pescara, Maurizio Sari

nella stessa maniera con la quale viene raccontato adesso. D'altronde i media vivono di storie e quella dell'ex-impiegato-di-banca-fumatore-come-Zeman-mago-delle-palle-inattive che mette paura a Roma e Milan si fa leggere volentieri.

 

Il vestito cucitogli addosso dalla stampa però va stretto a Sarri. È vero che fuma ed è vero che ha un passato in banca, ma nel calcio c'è da 40 anni e di solo calcio vive da 13 anni. Non è quindi uno sprovveduto e in Serie A non ci è arrivato per caso. Al contrario è un tecnico preparatissimo e in costante aggiornamento (dice di studiare anche 13 ore al giorno). Per quanto riguarda gli schemi su palla inattiva, poi, il numero arriva da un ex giocatore di Sarri, che diceva di averne contati 33. Lo stesso Sarri ridimensiona la cosa: "Non sono 33 e poi li fanno tutti. Prima della partita ne prepariamo 4 o 5".

 

Sarri non è l'unico esordiente in Serie A di questa stagione, l'altro è Filippo Inzaghi, a cui però è stata subito affidata la panchina del Milan. Sarri, invece, ha portato l'Empoli in Serie A dopo aver allenato in tutte le divisioni dalla Seconda Categoria in su.

 

La promozione nel massimo campionato non ha cambiato le idee di Sarri, che nonostante lotti per non retrocedere e non faccia più un campionato di vertice come in Serie B, non si adatta all'avversario, ma cerca innanzitutto di proporre il proprio calcio. L'Empoli ha un'identità ben precisa: il sistema è il 4-3-1-2, con il centrocampo a rombo cioè, e un gioco molto diretto, verticale, veloce.

https://www.youtube.com/watch?v=UiZDE710jQI



 

Nove anni fa Sarri spiegava così il suo modo di intendere il calcio: "La palla deve restare poco nello stesso reparto, bisogna verticalizzare il più possibile e limitare le giocate laterali. Gli esterni devono attaccare gli spazi, mentre dietro al centravanti ci deve essere un giocatore che faccia sia il trequartista che la seconda punta".

 

Con l'Empoli Sarri ha rinunciato agli esterni d'attacco, non alle idee di fondo, incarnate dai due trequartisti/seconde punte che il tecnico ha schierato finora in campionato, Simone Verdi e Manuel Pucciarelli. L'anno scorso i due si sono alternati nel ruolo di trequartista alle spalle della coppia Maccarone-Tavano, quest'anno giocano insieme, favoriti dall'infortunio prestagionale di Maccarone. Quando l'attaccante cresciuto nel Milan è rientrato, è stato Tavano a uscire di squadra, anche perché nel frattempo Verdi e Pucciarelli avevano sfornato prestazioni di alto livello. Per Pucciarelli parlano i tre gol che ne fanno il capocannoniere di squadra insieme a Tonelli; per sottolineare le qualità di Verdi bisogna approfondire il modo di giocare dell'Empoli.

 

Verdi è il vertice alto del rombo di centrocampo. Come Pucciarelli, che invece è stato schierato prevalentemente da seconda punta, è un giocatore rapido, molto forte nello stretto. La dote che ne fa un giocatore importante nel sistema di Sarri è la capacità di smarcamento spalle alla porta con il primo tocco orientato, movimento tipico di un trequartista.

 

https://www.youtube.com/watch?v=QpY59i5uzrk



 

Al contrario ad esempio della Fiorentina di Montella, che quando gioca a rombo schiera come vertice alto un palleggiatore (prima Borja Valero, ora Mati Fernández), il rombo di Sarri prevede un trequartista vero, Verdi appunto, che sappia giocare spalle alla porta e sia svelto a girarsi per poi scattare in profondità.

 

La ricerca costante della profondità da parte del tridente empolese rende davvero complicato il compito dei difensori avversari. L'intercambiabilità tra Verdi e Pucciarelli, oltretutto, toglie riferimenti e durante la partita è frequente il cambio di posizioni, con Pucciarelli che va a giocare tra le linee e Verdi ad attaccare gli spazi partendo da una delle due fasce.

 

Altrettanto importante è il ruolo di Mirko Valdifiori, il vertice basso del centrocampo. Ogni azione passa da lui, che non a caso è il giocatore dell'Empoli che tocca più palloni e tenta più passaggi in ogni partita. Il suo compito è quello di verticalizzare, anche a costo di qualche errore. La sua percentuale media di precisione nei passaggi è dell'80,2%, piuttosto bassa considerato il suo ruolo di regista. Il punto è che Valdifiori fa passaggi rischiosi, ma più utili per la manovra, ovvero verticalizzazioni tra le linee, cambi di gioco e lanci alle spalle della difesa avversaria, tutti passaggi il cui margine di errore è decisamente più elevato rispetto a un appoggio laterale o all'indietro.

 

L'ultimo tassello nella spina dorsale della squadra è Daniele Rugani. Classe '94, in comproprietà con la Juventus, Rugani è già un difensore affidabile, di quelli che sembrano sempre avere il controllo della situazione. Rugani non dà mai l'idea di difendere in affanno, a differenza del compagno di reparto, Lorenzo Tonelli, più incline all'errore, ma molto pericoloso nell'area avversaria, visto che ha già segnato 3 gol.

 

Arriviamo così ai calci piazzati. Non avrà 33 schemi, ma l'Empoli di Sarri è effettivamente una minaccia su palla inattiva: 6 dei 10 gol segnati in campionato sono arrivati sugli sviluppi di un calcio da fermo. È uno dei tratti fondamentali della squadra, così come la ricerca costante della profondità e il pressing portato in zone molto alte, innanzitutto dal tridente. L'Empoli è una squadra aggressiva, ma corretta: finora ha preso solo 13 cartellini gialli, meno di tutti in questo campionato.

 

Dopo un buon inizio, con 7 punti nelle prime 7 giornate e 5 risultati utili consecutivi (1 vittoria e 4 pareggi), l’Empoli sta vivendo un momento di crisi di risultati. La squadra di Sarri ha perso in maniera larga contro due concorrenti dirette, Cagliari (0-4) e Sassuolo (1-3), poi ha fatto una buona prestazione contro la Juventus, venendo comunque sconfitta 2-0. L’obiettivo scontato è la salvezza, ma questo Empoli allenato alla grande da Sarri può davvero essere la sorpresa del campionato.

 



 

Lo scorso luglio ero a Cesenatico in visita ad alcuni amici e ho assistito al tuffo di Pierpaolo Bisoli nel Portocanale, in ossequio ad una promessa fatta prima della promozione in Serie A. Pochi i presenti (nel

mi si intravede, sono quello travestito da boscaiolo del Wyoming tra i bagnanti), notevole l’impatto mediatico per quella che si crede erroneamente una piccola piazza. Il Cesena ha sfondato la soglia record dei dodici mila abbonati (

), tantissimi anche considerando i tifosi raccolti nella provincia, oltre che sul territorio cittadino. Tutto l’ambiente bianconero ruota tutto intorno alla figura di Pierpaolo Bisoli. Esiste un’identificazione totale tra l’idea di calcio dell’allenatore emiliano e quella dei tifosi romagnoli e gli ingredienti che infiammano l’ambiente sono lavoro, sudore e

. Sono caratteristiche queste che ricordano il Bisoli giocatore, un faticatore di centrocampo e un distruttore di gioco che nel Cagliari sfiorò la finale di Coppa Uefa nel 1994. Come allenatore, dopo un’esperienza al Prato, Bisoli venne chiamato alla guida del Cesena una prima volta nel Giugno del 2008: in due sole stagioni i romagnoli conquistarono una doppia promozione dalla Lega Pro alla A, issandosi nella massima serie dopo un’astinenza durata diciannove anni. I tifosi hanno perdonato Bisoli, che lasciò il Cesena per giocarsi la Serie A prima col Cagliari (

Cellino) e poi con gli acerrimi rivali del Bologna (esonerato dopo cinque giornate); lo riaccolsero nel 2012, col Cesena di nuovo in B. Dopo una salvezza relativamente tranquilla, Bisoli ha riportato i romagnoli in Serie A ed è stato un mezzo miracolo, considerato che la squadra era fuori dalla rosa delle favorite e non annoverava i vari Parolo, Giaccherini, Do Prado, Schelotto presenti nella prima promozione. Stavolta Bisoli è rimasto in sella al Cesena e non ha smentito la fama che gli è valsa il nomignolo di “Mister Zero a Zero” nemmeno nelle dichiarazioni di inizio stagione: “Per salvarci ci bastano 38 pareggi”. Finora il Cesena ha raccolto 7 punti in 10 partite, sprecando soprattutto al Manuzzi: tre volte in vantaggio con Empoli, Milan e Verona, i romagnoli si sono fatti raggiungere. Bisoli non è un fondamentalista della tattica, è piuttosto un allenatore di campo che fa con quello che ha. Ciò non gli impedito di mostrare un certo acume e una notevole ecletticità: al Manuzzi contro il Milan, il Cesena ha avuto la supremazia al centro del campo – quattro uomini del rombo di centrocampo erano in sovrannumero rispetto agli avversari nel triangolo centrale del 4-2-3-1 disegnato da Inzaghi – e si è mostrato molto aggressivo, attaccando il portatore di palla fin dentro l’area degli ospiti; a Torino contro la Juve, i romagnoli si sono sistemati a specchio e hanno preferito attendere i padroni di casa e compattarsi in difesa dell’area di rigore.

 

https://www.youtube.com/watch?v=mh_ue6v1C20



 

Alle spalle di Bisoli, una vecchia volpe come Rino Foschi si è mosso sul mercato come ha potuto. A causa di una scarsa liquidità, il D.S. dei bianconeri è andato a caccia di prestiti tra gli esuberi e le giovani promesse delle grandi squadre. A difesa dei pali il Cesena schiera il numero uno del futuro, quel Nicola Leali acquistato dalla Juventus appena diciannovenne e girato in prestito per il terzo anno consecutivo. Davanti al portiere figurano Capelli e Lucchini, due difensori che a Bergamo hanno dimostrato di meritare la categoria. A centrocampo due mediani di sostanza come Coppola e Ze Eduardo coprono le spalle al regista Emmanuel Cascione, alla sua seconda stagione in bianconero. Ma gran parte delle speranze di salvezza del Cesena passano dai piedi di Franco Brienza.

 

https://www.youtube.com/watch?v=BacuiPFm6hc



 

Il fantasista classe ’79 ha firmato un contratto annuale con i romagnoli, Bisoli lo sta utilizzando in tutti i ruoli dell’attacco: con l’Empoli è agito da esterno destro nel 4-3-3 e ha cercato di venire in mezzo al campo per sfruttare il suo sinistro; contro il Milan era nominalmente il trequartista dietro le due punte ma mollato De Jong quando i rossoneri riuscivano a saltare il primo pressing, andava a posizionarsi largo su una delle fasce per ricevere palla alle spalle dei terzini. Finora Brienza ha servito un solo assist – alla prima giornata contro il Parma – e Bisoli non ha ancora le idee chiare su chi schierare davanti al canturino. Gli attaccanti Rodriguez, Succi, Defrel e l’eroe della promozione Marilungo si sono alternati ed hanno tutti sfruttato le poche occasioni avute a disposizione (1 gol a testa su 25 tentativi totali verso la porta). Proprio al reparto offensivo Rino Foschi ha riservato il suo ultimo acquisto, un colpo di coda a mercato già chiuso, portando Hugo Almeida in Romagna a parametro zero. Il portoghese è un centravanti d’area (alto 191 cm) con un’esperienza internazionale notevole (55 presenze in nazionale, una Champions League vinta nel Porto di Mourinho). Un attaccante dal gol facile (118 reti da professionista, in pratica una ogni tre partite giocate) che in una piazza come quella cesenate può fare la differenza. Bisognerà aver pazienza prima di vederlo ad un livello di forma accettabile, in quanto il portoghese, svincolato dal Besiktas, ha saltato la preparazione estiva. L’Almeida combattivo visto contro il Verona sembra già essersi calato nella mentalità di provincia e, nel rovente ultimo terzo di stagione, lui e Brienza costituiranno una delle partnership offensive da tenere d’occhio.

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