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Daniele V. Morrone
Guida al Napoli 2019/20
30 ago 2019
30 ago 2019
Al secondo anno con Ancelotti, gli azzurri vogliono essere una candidata più credibile per lo scudetto.
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Daniele V. Morrone
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2°.

 

Kostas Manolas (Roma), Eljif Elmas (Fenerbahçe), Giovanni di Lorenzo (Empoli), Hirving Lozano (PSV), Fernando Llorente (svincolato).

 

Amadou Diawara (Roma), Carlos Vinícius (Benfica), Raúl Albiol (Villarreal), Marco Rog (Cagliari), Adam Ounas (Nizza).

 

Sono stati segnati 140 gol da fuori area la scorsa stagione in Serie A e i giocatori che ne hanno fatti di più sono stati, a pari merito, Mertens e Milik con 6. Ad aiutarli c’è il talento balistico, ma sicuramente anche il fatto che, con 8,3 tiri da fuori area a partita, il Napoli è stata la squadra con più tentativi.

 



 



Era difficile per Ancelotti ereditare il Napoli di Sarri dopo una stagione da record. In questa fase della sua carriera, l’allenatore emiliano si è però specializzato nel raccogliere progetti fortemente caratterizzati dal punto di vista tattico per provare a creare una squadra altamente competitiva, normalizzando alcuni concetti e inserendone di suoi. In sostanza, meno picchi di gioco rispetto alle versioni precedenti, ma maggiore utilizzo di tutta la rosa e soprattutto più versatilità tattica.

 

Il modulo del Napoli è passato dal 4-3-3 a un 4-4-2 fluido, con meccanismi di scalata tra le fasi di gioco che lo rendevano meno granitico e prevedibile, e maggiormente adattabile all’avversario. La manovra, poi, sfruttava di più l’ampiezza del campo, con meno ricerca meticolosa dei triangoli corti, e utilizzava i cambi di gioco non soltanto per arrivare alla conclusione. Ancelotti ha mantenuto competitivo il Napoli, ma una Juventus con un passo superiore in campionato ne ha spento le ambizioni, portandolo in uno strano limbo da cui non è riuscito a uscire, raggiungendo solamente l’obiettivo minimo del secondo posto.

 

Troppo forte per essere impensierito dalle altre, ma non abbastanza per reggere il ritmo dell’ultima Juventus di Allegri, il Napoli è stato secondo in classifica in pianta stabile dalla vittoria contro il Genoa alla dodicesima giornata. Gli azzurri si sono confermati come la seconda forza del campionato ma, a differenza di due anni fa, non ha mai dato l’impressione di poterlo vincere.

 

Per gol fatti (74), il Napoli è rimasto dietro soltanto all’Atalanta (77), la sua difesa è stata la terza per gol subiti (36, dietro alla Juventus con 30 e all’Inter con 33) e ha avuto la seconda miglior differenza reti (+38, ancora una volta dietro soltanto alla Juventus). La squadra di Ancelotti è stata però la prima per tiri a partita (18,6), per passaggi chiave (14,8), per passaggi completati a partita (549,9) e per minor numero di palle perse (12,3). Nelle statistiche più avanzate, il Napoli è stata la seconda squadra per xG prodotti (67, dietro all’Atalanta) e prima per xG concessi (36,4, davanti di pochi decimali alla Juventus). Alla fine lo scorso campionato si è concluso con un distacco di 11 punti dalla Juventus e con 10 punti di vantaggio sull’Atalanta e sull’Inter.

 

In Champions League il Napoli ha disputato un ottimo girone ma è finito terzo soltanto per uno sfortunato pareggio con la Stella Rossa, pur dovendo giocarsi la qualificazione con il Liverpool (battuto al San Paolo) e il sempre temibile PSG (due pareggi). Nonostante ciò, la squadra di Ancelotti nella seconda metà di campionato è sembrata nettamente in fase calante e in questo senso bisogna ricordare la dolorosa uscita ai quarti di Europa League contro l’Arsenal, in uno scontro in cui la squadra londinese è stata nel complesso superiore, sicuramente nell’impatto atletico e poi anche dal punto di vista tecnico alla sfida. Insomma: se l'eliminazione dalla Champions League era tutto sommato preventivabile dato il girone, era invece lecito aspettarsi qualcosa di più dalla sfida contro l’Arsenal.

 

Questa sensazione agrodolce è proprio quella che ha accompagnato tutta la stagione. Anche nello sviluppo dei giocatori ci sono stati alti e bassi. Tra quelli arrivati in estate, Fabián Ruiz è stato la rivelazione della Serie A, mentre Verdi non ha retto il salto di livello e Malcuit non è riuscito ad prendersi definitivamente il ruolo di terzino destro (e infatti nella prima di campionato contro la Fiorentina ha giocato Di Lorenzo).

 

Tra i giocatori chiave della squadra, Koulibaly si è dimostrato il migliore difensore centrale della Serie A, vincendo proprio il premio a fine stagione, mentre Insigne ha iniziato benissimo nel nuovo ruolo più vicino all’area di rigore pensato per lui da Ancelotti, calando vistosamente nella seconda metà di campionato. Certo, ci sono stati vari problemi muscolari da marzo in poi, però il suo apporto in termini di gol si è rivelato insufficiente: appena 3 reti in tutto il girone di ritorno.

 

Il campionato di Mertens è stato positivo (16 gol e 10 assist), ma il belga non ha raggiunto il picco dei 28 gol e 8 assist della stagione 2016/17, anche se comunque ha mantenuto un livello, in termini di produzione offensiva, paragonabile all’ultima stagione di Sarri (18 gol e 6 assist). Zielinski non è riuscito a fare il passo in avanti decisivo, mentre invece Milik ha potuto giocare con continuità, non ha subito infortuni, rimanendo in panchina soltanto per 3 partite in campionato, e ha chiuso come miglior marcatore della squadra con 17 reti.

 



Sul mercato la dirigenza azzurra si è mossa avendo bene in mente le aree in cui intervenire. Il Napoli doveva rinforzare la difesa prendendo un centrale e un terzino destro titolari, aveva bisogno di una riserva a centrocampo per sostituire Rog, di un esterno veloce e tecnico per prendere il posto in rosa di Verdi e Ounas e, infine, doveva aggiungere un rifinitore di altissimo livello per giocare tra le linee e fare l’ultimo passaggio. Il Napoli ha tenuto tutti i giocatori chiave, ha ceduto solo chi era fuori dal progetto, come l’attaccante Carlos Vinícius al Benfica per 17 milioni, e ha inoltre rapidamente individuato tutti i nomi per riempire il puzzle degli arrivi.

 

Come difensore centrale titolare è arrivato forse il miglior difensore della Serie A tra quelli disponibili sul mercato, Kostas Manolas, in un’operazione che ha coinvolto anche Amadou Diawara, ceduto alla Roma. Manolas è andato a prendere il posto di Raúl Albiol, giocatore importantissimo negli anni a Napoli e tornato nella Liga a terminare la carriera. Da questo punto di vista il Napoli ha alzato il livello, perché, per quanto Manolas sia inferiore ad Albiol nel gioco con i piedi, in tutto il resto è al momento un centrale migliore, a partire dall’impatto atletico che gli permette di essere dominante nelle coperture. La coppia con Koulibaly sembra sulla carta ben assortita e soprattutto in grado di difendere molto distante dall’area di rigore, come chiede Ancelotti, che vorrebbe forse una squadra che passi la maggior parte del tempo nella metà campo avversaria.

 

Sempre con l’idea di avere giocatori atleticamente di alto livello, come terzino destro titolare è stato scelto Giovanni Di Lorenzo, che non ha grande esperienza internazionale ma è stato tra i migliori terzini destri della scorsa Serie A. A 25 anni, Di Lorenzo può interpretare il ruolo sia dal punto di vista offensivo, arrivando sul fondo per il cross dopo la sovrapposizione, che da quello difensivo, grazie soprattutto alle sue doti atletiche. Può insomma fare al caso di Ancelotti anche soltanto per la capacità di occupare tutta la fascia, dando quindi la possibilità di scegliere un’ala destra che non debba per forza rimanere larga per ricevere.

 

Eljif Elmas dal Fenerbahçe per 16 milioni è stato il giocatore scelto come scommessa a centrocampo. Giovanissimo (ha 19 anni), deve ancora formarsi in alcuni aspetti del gioco, ma dimostra già un evidente talento nel controllo del pallone, anche in velocità. Elmas può essere schierato sia come falso esterno che a centrocampo, quando il Napoli sa di poter avere il controllo del pallone. Tecnicamente, il macedone è molto diverso da Diawara, di cui di fatto prende il posto in rosa, e anche questo è un segno della discontinuità tra il Napoli di Sarri e quello di Ancelotti.

 

https://twitter.com/kutay_erkan/status/1158121995084738562

Il talento di Elmas, mostrato in questo bellissimo passaggio filtrante che ha dato il via al gol di Mertens contro l’OM nell’amichevole di inizio agosto.


 

Nel reparto offensivo gli obiettivi erano Hirving Lozano come esterno e James Rodriguez come rifinitore. Per quest’ultimo è stata avviata una lunga trattativa con il Real Madrid, che però non si è conclusa con l’esito sperato. Oltre ad alzare il livello della rosa, e più in generale della Serie A, James sarebbe stato il rifinitore ideale per il gioco di Ancelotti.

 

È invece arrivato Lozano, già cercato la scorsa stagione e acquistato per 42 milioni dal PSV. Il messicano concentra su di sé diverse caratteristiche distribuite tra gli altri giocatori del reparto offensivo: è veloce e si muove bene senza palla, è ambidestro, ha un’ottima tecnica in velocità e, soprattutto, un gran feeling con la porta. Con le sue caratteristiche, e a 24 anni, è nell’età perfetta per essere subito un fattore in Serie A. Ancelotti lo ha

subito come un giocatore di talento e duttile, in grado di partecipare alle rotazioni del Napoli: «Hirving può fare tutti i ruoli dell'attacco: destra, dietro la punta e sinistra. Talvolta potrà giocare anche punta».

 

A pochi giorni dalla chiusura del mercato è stata messo sotto contratto anche Fernando Llorente, svincolato dal Tottenham in estate. La scorsa stagione il centravanti spagnolo ha dimostrato di poter essere ancora una risorsa dalla panchina in determinati contesti di gioco, quando c'è bisogno di un giocatore che riempia l'area, su cui poter alzare il pallone per guadagnare velocemente campo. Llorente fa parte di quei giocatori che in rosa possono sempre servire e che poi, a fine campionato, possono portare punti in più con una sponda decisiva o un gol in mischia. Anche se non era fondamentale, era un profilo che mancava nella rosa.

 

È evidente che, per la diversità delle loro caratteristiche, l’arrivo di Lozano e Llorente non esclude quello di James, e anche se Ancelotti ha promosso a pieni voti il mercato del Napoli («Do un 10. Sono soddisfatto e abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci siamo prefissati come uomini che potessero rinforzare al meglio la rosa»,

alla vigilia del campionato), il suo sentimento non è condiviso da molti tifosi. Nonostante la campagna acquisti senza cessioni e le ambizioni di titolo, il Napoli è infatti tra le squadre di Serie A con il minor numero di abbonati: circa 9000 a fine agosto, per uno stadio da 55000 posti.

 



Il secondo anno è quello in cui Ancelotti solitamente raccoglie quanto seminato dal punto di vista tattico. In estate il tecnico azzurro ha spinto infatti ulteriormente su alcuni concetti, provando a creare un sistema ancora più accerchiante col pallone. Le amichevoli estive hanno ricalcato le

di Ancelotti fuori dal campo: «Ripeto, non mi nascondo, dico chiaramente che il nostro obiettivo è lottare per il titolo. Poi sarà il campo a parlare».

 

Il Napoli ha iniziato giocando contro squadre di livello inferiore, per poi alzare immediatamente il livello e incontrare Liverpool, OM e due volte il Barcellona. L’arrivo scaglionato di giocatori chiave come Allan e Fabían rispetto a chi non ha avuto impegni estivi, e quello immediato dei nuovi acquisti in difesa, ha permesso ad Ancelotti di sfruttare al meglio le amichevoli per testare fino in fondo l’apprendimento dei suoi dettami tattici. Innanzitutto la fluidità del modulo, ma anche la capacità dei giocatori offensivi di muoversi su zone diverse del campo: due esempi sono stati Callejón utilizzato come mezzala destra o l’attaccante della primavera Gianluca Gaetano riconvertito con discreto successo come regista a centrocampo.

 

Il Napoli di questa stagione vuole sfruttare ancora di più il suo talento offensivo e la sua capacità di avere un elevato numero di giocatori a giostrare nella zona di rifinitura. Vuole insomma essere una squadra che sappia resistere maggiormente alla pressione avversaria e riesca a recuperare il pallone immediatamente dopo la perdita grazie alla gestione degli spazi, che permette di avere giocatori su più linee.

 

Questa idea viene implementata in campo con una strategia che prescinde dalla scelta della linea difensiva: il Napoli vuole essere il più fluido possibile nella disposizione in campo e può scegliere se attaccare bloccando il terzino di destra Di Lorenzo e alzando Mario Rui da ala pura in un 3-2-4-1, o può scegliere di alzare entrambi i terzini e disporsi in un 2-3-4-1 all’interno della stessa partita. Quello che viene quindi descritto come un 4-2-3-1 o 4-4-2 in realtà in campo non si vede se non quando, dopo la riaggressione fallita, la squadra si dispone rapidamente in fase di difesa posizionale. Il Napoli con la palla vuole attaccare con un fronte di 5 giocatori formato da due esterni, due giocatori nei mezzi spazi sulla trequarti e una punta che da profondità. Alle spalle del fronte offensivo vuole almeno due giocatori sulla fascia centrale per riciclare il possesso e muoversi in marcatura preventiva.

 


Nella prima amichevole contro il Barcellona si è visto lo stesso sistema di gioco poi utilizzato all’esordio in Serie A, con Mertens prima punta, Insigne e Fabián nei mezzi spazi sulla trequarti, due centrocampisti centrali, mentre Callejón a destra e Mario Rui a sinistra occupano le fasce. In quest’azione ci sono Insigne e Fabían che escono e entrano nei mezzi spazi, e Di Lorenzo che vede come Callejón stia fermo sulla fascia e quindi torna indietro per non occupare la stessa zona del campo e formare il 3-2-4-1.


 

Ancelotti sembra aver deciso che, per creare ancora più occasioni da gol con continuità, il Napoli doveva rivedere la posizione di partenza di Insigne, portandolo a essere il giocatore nel mezzo spazio di sinistra, così da poterne sfruttare non soltanto la finalizzazione, ma anche la rifinitura. La sua posizione, insieme a quella dell’altro giocatore nel mezzo spazio di destra, risulta fondamentale per far funzionare tutto il meccanismo offensivo.

 

Questo ha forse portato a sacrificare Zielinski, che, con Insigne a occupare la trequarti sinistra, non sembra poter ricoprire il ruolo di falso esterno in cui invece veniva schierato spesso nella scorsa stagione. Il polacco è davanti a una stagione fondamentale, perché dovrà alternarsi con Fabían come giocatore da affiancare ad Allan a centrocampo, in una posizione che l’andaluso sa interpretare alla perfezione, mentre Zielinski dovrà alzare il suo livello nella distribuzione del pallone, resistendo anche alla pressione avversaria, e nella gestione delle transizioni difensive.

 

Proprio la transizione a palla persa sembra la fase più delicata di tutto il sistema. Come visto nelle amichevoli e all’esordio in Serie A, avere tanti giocatori nella zona di rifinitura avversaria significa che, in caso di perdita e mancato recupero immediato, il campo da dover coprire all’indietro è enorme. È un difetto strutturale con cui Ancelotti deve convivere se vuole attaccare con così tanti uomini. E in questo senso, dalla precisione nelle scalate e nelle marcature preventive, e dal talento dei due centrali difensivi, dipende tanto della stabilità difensiva di questo Napoli. L’impressione è che gli azzurri avranno successo tanto più saranno in grado di sfruttare le occasioni da gol che creeranno con la loro manipolazione del campo di gioco e col talento individuale del loro fronte offensivo. Da questo si intuisce perché era stato cercato con tanta insistenza un giocatore come James e perché Lozano può avere successo.

 



Dovesse arrivare James, sarebbe ovviamente il giocatore d’obbligo di cui comprare la maglia, vista la sua classe senza paragoni per la Serie A. Ma visto che probabilmente non arriverà è inevitabile fare un tributo a uno dei giocatori simbolo di questo ciclo ad alto livello del Napoli. Parlo di Dries Mertens, che in quella che rischia di essere la sua ultima stagione con la maglia azzurra (ha il contratto in scadenza) punta anche a stabilire il nuovo record di reti con la squadra della città che ha imparato ad amare. Il 14, alla fine, è uno dei numeri più iconici e Mertens l’ha reso speciale anche a Napoli, a modo suo.

 

https://twitter.com/SerieA/status/1160551442060419072

 



Difficile consigliare nomi a sorpresa per una candidata alla vittoria dello scudetto. Tanto vale capire invece su chi è possibile scommettere qualche credito in più, aspettandosi una stagione superiore alle aspettative. In questo senso il calo di Insigne sotto ogni punto di vista nella seconda parte della scorsa stagione può giocare a favore di chi vuole scommettere quest’anno su una sua grande stagione dal punto di vista dei gol e degli assist. La nuova zona di competenza è proprio la stessa da cui fece l’exploit da 18 gol e 8 assist ormai 3 anni fa, e anche quest’anno dovrebbe battere tutti i calci da fermo della squadra, il che significa rigori e possibili assist da angoli. Un altro giocatore che dovrebbe poter tornare ai suoi livelli dopo una stagione (nel suo caso inevitabilmente) sotto tono è Faouzi Ghoulam, che in autunno dovrebbe tornare atleticamente il giocatore visto prima dell’operazione e riprendersi quindi il ruolo di titolare del Napoli.

 



Il Napoli ci mette poco a diventare la squadra più pericolosa in Serie A, con una trequarti piena di talento in grado di segnare contro qualunque tipo di difesa. Intanto la Juventus di Sarri si dimostra sterile davanti alla porta e non ingrana, la vittoria della squadra di Ancelotti per 3-1 al San Paolo il 26 gennaio ne decreta la fine anticipata, con il ritorno in panchina di Allegri. Il testa a testa con l’Inter di Conte per lo scudetto si fa serrato in primavera, nonostante il Napoli sia ancora dentro tutte e tre le competizioni. L’uscita a metà aprile ai quarti di finale contro il Manchester City viene ritenuto comunque un buon risultato e con la mente libera il Napoli riesce a trovare l’allungo decisivo con un filotto di vittorie consecutive per arrivare alla sfida diretta con l’Inter del 17 maggio. La squadra di Ancelotti vince 1-0 con gol di Mertens, mentre la tranquilla vittoria per 2-0 con doppietta di Lozano contro la Lazio del 24 maggio, in un San Paolo pieno come non si vedeva da decenni e con addirittura Diego Armando Maradona presente in distinti, consegna al Napoli il suo terzo scudetto. Non è l'unico successo, però, perché il 13 maggio arriva anche la sesta Coppa Italia, con la vittoria sulla Juventus all’Olimpico, grazie a un gol di Insigne con un bellissimo pallonetto a Buffon.

 



Mertens e Callejón non riescono a garantire lo stesso degli scorsi anni e il Napoli cala inevitabilmente. Il centrocampo non funziona nelle transizioni difensive e i due centrali non riescono da soli a tenere in piedi tutto. Il Napoli subisce tantissimi gol e pareggia più partite del previsto, perché gli attaccanti non riescono a stare dietro al numero di reti richieste. Fuori al girone di Champions, la squadra di Ancelotti non riesce a tenere comunque il ritmo della Juventus e dell’Inter, rimanendo sempre vicino, ma mai realmente in grado di superarle e chiude con un terzo posto in campionato. Ancelotti decide di dimettersi dopo l’ennesima battuta velenosa detta da De Laurentiis, questa volta dopo la mesta sconfitta contro la Lazio nell’ultima giornata: «Il presidente ha tutto il diritto di dirsi insoddisfatto del mio lavoro, lo sono anche io, nessuno voleva una stagione così. Ma le cose si possono dire e fare nei modi e nei tempi corretti. I panni sporchi si lavano in casa». Due settimane dopo Ancelotti diventa il nuovo allenatore dei Vancouver Whitecaps, in MLS. De Laurentiis risponde alla notizia con una conferenza stampa in cui mette in vendita la squadra, perché dice, a Napoli la verità è che nessuno vuole veramente vincere. Una settimana dopo dice che ci ha ripensato, che non lascia il Napoli fino a che non verrà vinto lo scudetto. Accanto a lui è seduto il nuovo allenatore Massimiliano Allegri.

 

 

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