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Mauro Mondello
Guida ai Mondiali di rugby 2023
08 set 2023
08 set 2023
Tutti i temi per arrivare preparati, a partire da cosa aspettarsi dall'Italia.
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Mauro Mondello
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IMAGO / Inpho Photography
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Comincia l’8 settembre alle ore 21.15 allo Stade de France di Parigi, con la grande sfida fra i padroni di casa della Francia e gli All Blacks, una coppa del mondo di rugby la cui organizzazione ha fatto molto discutere nel corso delle ultime settimane. Sul banco degli imputati c’è Bill Beaumont, presidente di World Rugby e responsabile del caos sorteggi che ha reso questo Mondiale, già prima di cominciare, uno dei più strani di sempre.

La composizione dei gironi di Francia 2023, infatti, è stata realizzata nel dicembre del 2020, con la giustificazione, reiterata da Beaumont sino a pochi giorni fa, di “dover dare informazioni chiare, con il giusto anticipo, alle città ospitanti, così come alle squadre, che hanno bisogno di sapere per tempo dove andranno a giocare, per poter organizzare la parte logistica adeguatamente”. A nulla è servito far notare a Beaumont che per altre competizioni, anche ben più complesse della coppa del mondo di rugby (come i Mondiali di calcio), i sorteggi si effettuano a sei mesi dall’inizio. Il capo di World Rugby non ha arretrato di un millimetro. Comunque la pensi Beaumont, la realtà è che tanto anticipo ha prodotto un pasticcio epocale, con le prime cinque squadre del ranking mondiale (Irlanda, Sudafrica, Francia, Nuova Zelanda e Scozia) tutte incluse fra i gironi A e B: tre delle migliori squadre del mondo saranno così fuori dalla competizione già ai quarti di finale, mentre due fra Inghilterra, Galles, Argentina e Australia, oggi nettamente inferiori alle prime cinque del mondo, arriveranno, matematicamente, alla soglia della finale.

Una situazione che si è venuta a creare per via della crescita esponenziale, nell’ultimo triennio, di Irlanda e Francia, due squadre che nel 2020 erano in ricostruzione e che oggi, invece, arrivano alla competizione da numero 1 e 3 del mondo, ben davanti a un Galles allo sfascio e un Inghilterra in piena crisi, e che al momento dei sorteggi erano invece in uno stato di forma straordinario. Ma andiamo con ordine, cioè girone per girone, partendo con un inciso che può aiutare a capire che aspettative farsi sull'Italia.

Che Italia aspettarsi

Anche l’Italia è rimasta vittima dell’assurda composizione di questa coppa del mondo. Nonostante il gruppo azzurro a Francia 2023 sia uno dei più talentuosi di sempre, la prima qualificazione ai quarti della storia rischia di rimanere un sogno irraggiungibile. Un eventuale passaggio del turno infatti arriverebbe solo battendo una fra Nuova Zelanda e Francia, due squadre alle quali ci siamo sicuramente avvicinati negli ultimi diciotto mesi, ma che restano comunque ancora fuori dalla nostra portata. È un peccato, perché il XV guidato da Crowley, in questo momento può giocarsela con tutti, se escludiamo le prime quattro del ranking.

Al Mondiale arriviamo in un buono stato di forma per quanto visto negli ultimi test match di avvicinamento all’esordio, due vittorie convincenti contro Romania e Giappone, entrambe squadre non semplici da gestire. Gli infortuni di Padovani e Menoncello privano la linea di tre quarti di due giocatori molto importanti per gli equilibri del fronte arretrato azzurro, soprattutto considerato che, per caratteristiche, si tratta di giocatori che non hanno dei veri e propri sostituti in rosa e che infatti sono stati rimpiazzati da giocatori molti diversi. Crowley ha deciso di puntare su elementi in grado di ricoprire più ruoli e per questo ha inserito nella lista dei 33 due giocatori, Martin Page-Relo e Paolo Odogwu, con quasi nessuna esperienza nel gruppo, ma in grado di offrire grande varietà di soluzioni dalla panchina. Per gli avanti invece, se si esclude la prevista assenza di Sergio Parisse, non convocato nonostante una splendida ultima stagione con il Tolone, non ci sono state grandi sorprese, a parte l’arrivo del seconda linea Dino Lamb, 25enne dell’Harlequins di padre italiano che, dopo aver fatto tutta la trafila con le Nazionali giovanili inglesi, ha scelto di giocare per la nostra selezione. Lamb ha di fatto preso il posto di Edoardo Iachizzi, lasciato a casa nonostante avesse avuto un bell’impatto al Sei Nazioni 2023.

Oltre a Francia e Nuova Zelanda il XV guidato da capitan Lamaro dovrà vedersela nelle prime due partite contro Uruguay e Namibia. Proprio gli africani saranno i nostri avversari all’esordio, sabato 9 settembre alle 13 a Saint-Etienne, un inizio tutto sommato abbordabile per l’Italia, visto che la Namibia, alla sua settima partecipazione consecutiva dal 1999, è una delle formazioni più deboli del torneo, in ventunesima posizione nel ranking di World Rugby, e non dovrebbe costituire un ostacolo particolarmente complesso per la formazione azzurra.

Anche il secondo impegno, seppur più impegnativo rispetto a quello con i namibiani, sembra poter essere affrontato senza troppi timori dall’Italia: la sfida contro l’Uruguay, fissata a Nizza, il 20 settembre alle 17.45, si prospetta anzi come un test nel quale dimostrare che l’Italia è ormai in grado di portare sul campo la sua superiorità, senza tentennamenti, contro avversari di livello più basso. Se è vero che i "Teros" non vanno sottovalutati e stanno continuando a crescere in maniera evidente, restano comunque molto dietro al nostro movimento. Certo, l'Italia dovrà essere brava a imporre subito la sua partita evitando di rimanere preda del loro gioco fatto di ripartenze alla mano improvvise e un ritmo scorbutico.

Un’Italia serena e sicura, forte di due vittorie, possibilmente con bonus, potrebbe giocarsi la partita del 29 settembre a Lione, contro la Nuova Zelanda, nelle migliori condizioni mentali possibile. Chiuderemo la nostra fase a gironi contro i padroni di casa della Francia, il 6 ottobre. Abbiamo già dimostrato, con la sconfitta di appena cinque punti, 24-29, dello scorso Sei Nazioni, che la Francia non può sottovalutarci. Certo, qui la situazione è diversa, con i francesi a ritentare per l’ennesima volta, in questo caso con una delle formazioni più forti della loro storia, la rincorsa al titolo. Eppure ci potrebbe essere lo spazio per giocare un brutto scherzo ai "Bleus", che, se dovessero perdere all’esordio con gli All Blacks, avrebbero tutta la pressione dalla loro parte.

L’Italia partirà con una mischia a trazione Benetton Treviso: sei giocatori su otto arrivano dalla formazione biancoverde. Il pacchetto di aventi azzurro ha dimostrato di essere più dinamico che potente, con qualche difficoltà in touche e mischia chiusa, ma una grande mobilità nel gioco aperto, sia in attacco che in difesa. Fischetti, Ferrari, Nemer e Riccioni garantiscono una grande solidità e si alterneranno nel ruolo di piloni in maniera costante, sia nei XV di partenza che con i cambi dal cinquantesimo minuto in avanti. Più stabile dovrebbe invece essere il Mondiale di Nicotera, tallonatore designato e che avrà Faiva come primo cambio. Nicotera è nel giro azzurro da appena un anno e mezzo ma, come tanti altri giocatori lanciati da Crowley, ha dimostrato da subito di essere un giocatore pronto per l’alto livello, dando grande sicurezza alla prima linea. In seconda, accanto all’insostituibile Ruzza, in questo momento uno dei migliori interpreti nel suo ruolo, l’Italia partirà con Dino Lamb, che in poche settimane è riuscito a guadagnarsi un posto da titolare, relegando Sisi e Niccolò Cannone in panchina.

Lamb è un giocatore non molto appariscente, ma che aggiunge al pacchetto azzurro qualche soluzione in più dalla rimessa laterale e un bagaglio di skills tecniche, soprattutto intorno ai raggruppamenti a terra, che possono tornare molto utili. In terza linea ci presentiamo con Lamaro, Negri e Lorenzo Cannone, tra giocatori che hanno dimostrato di essere al top mondiale nel ruolo e che si combinano alla grande fra loro per giocate difensive (Lamaro), qualità da ball carrier (Negri) e sostegno in campo aperto (Cannone).

In mediana partono Varney e Paolo Garbisi. Il numero 9 del Gloucester continua a essere discontinuo nelle sue prestazioni e durante gli 80 minuti ma, a 22 anni, può solo crescere. Questa esperienza mondiale rappresenta per lui un momento decisivo per effettuare quel salto di qualità che ormai da tempo tutto lo staff tecnico azzurro si aspetta. Dietro di lui sembra ormai chiaro che Crowley abbia scelto di affidarsi a Martin Page-Relo. Il giocatore di origini francesi è un giocatore ordinato, a lungo prima riserva dell’onnipotente Dupont a Tolosa e pronto, qualora servisse, a disempegnarsi anche da 10 o ala. Per questo la sensazione è che Crowley lo porterà sempre in panchina, soprattutto dopo che l’infortunio di Padovani ha privato l’Italia del suo impact player più decisivo da subentrato. Nel ruolo di apertura Garbisi è ormai una certezza e da lui ci si aspetta moltissimo dopo dieci mesi nei quali non ha potuto indossare la maglia azzurra con continuità. Ad appena 23 anni è già uno dei giocatori di riferimento di questa squadra, un giocatore che può fare la differenza e dalle cui prestazioni dipenderanno le ambizioni dell’Italia a questo Mondiale. Il Garbisi in palla, in versione Sei Nazioni 2022, solido in difesa, creativo in attacco, pronto a muoversi su tutta la linea e a spostare il gioco al piede senza paura, è uno dei numeri 10 più influenti fra le squadre del Tier 1 in questo momento: Francia 2023 potrebbe costituire il suo trampolino di lancio definitivo.

Ai centri è intoccabile Nacho Brex, per via del suo apporto per la costruzione della manovra difensiva, mentre sarà Morisi a rilevare l’infortunato Menoncello. Morisi non ha certamente l’esuberanza atletica, né i chili, del ventunenne trevigiano infortunatosi ad agosto contro l’Irlanda, ma la sua intesa con Brex è solida e si tratta comunque di un giocatore con 46 caps, una coppa del Mondo alle spalle e tanta esperienza da mettere a disposizione del gruppo. Il primo cambio ai centri sarà, anche in questo caso, un nuovo arrivato: Paolo Odogwu. Come per Page-Relo, il suo inserimento nel gruppo è figlio della sua polivalenza, visto che può disimpegnarsi anche come ala e che garantisce, a fronte delle oltre centro presenze nella Premiership inglese, un grande bagaglio di esperienza.

Nel triangolo allargato Crowley ha deciso di optare per una novità importante. Dopo le risposte incoraggianti arrivate dai test di agosto, Capuozzo è stato spostato nel ruolo di ala, con Ioane a coprire il lato opposto e Allan nel ruolo di estremo. Spostare Allan, uno dei giocatori più esperti del gruppo, a numero 15, significa voler impostare il gioco dell’Italia in maniera più varia e ortodossa da dietro, schierando un giocatore forte al piede e abituato a manovrare la linea arretrata. Capuozzo da ala sarà forse un po’ depotenziato dal punto di vista creativo, ma ha comunque già fatto vedere che resta uno dei giocatori più divertenti e di talento del rugby internazionale, un tre quarti che anche a questi Mondiali avrà la possibilità di esibire tutta la sua straordinaria esplosività.

Un esempio della creatività di Capuozzo nel ruolo di ala. Ricevuta da Allan una bella palla sull’esterno destro, prima accelera attirando la difesa giapponese e seminando tre avversari e poi piazza un calcetto perfetto che Ioane va ad attaccare con successo.

L’Italia non può permettersi di sognare in un gruppo nel quale si gioca la qualificazione contro Francia e Nuova Zelanda, ma ha il dovere di vincere con personalità le prime due partite e poi sfidare senza timore le due favorite, che avranno tutto da perdere contro gli "Azzurri". Crowley, che alla fine del torneo verrà sostituito dall’argentina Gonzalo Quesada dopo una decisione controversa da parte della federazione, vuole lasciare la panchina italiana con un risultato importante e il gruppo in queste settimane è sembrato compatto nel voler almeno provare a cercare una vittoria importante. Di certo c’è il grande lavoro realizzato in poco più di due anni dall’allenatore neozelandese, un percorso che ha portato alla costruzione di un gruppo di giocatori che deve adesso tentare di fare la storia del rugby italiano.

Il resto del girone A

La Francia parte con l'ambizione di vincere questo Mondiale. Di fatto non ha alternative e il sorteggio la espone alla strada più tortuosa: battere gli All Blacks all’esordio e poi andare a giocarsi i quarti contro una fra Irlanda, Sudafrica o, eventualmente, Scozia. La squadra allenata da Fabien Galthié ha perso per infortunio un giocatore fondamentale come Romain Ntamack ma resta, grazie all’incredibile profondità della sua rosa, la favorita assoluta per la vittoria finale, insieme al Sudafrica. La Francia non ha praticamente punti deboli: una prima linea spaventosa, una touche ben rodata, un reparto di terze linee dinamico e abrasivo, una linea di tre quarti piena di talento e una panchina profondissima. E poi, come se non bastasse, ha il giocatore più forte del mondo, Antoine Dupont.

La Nuova Zelanda, contrariamente ai suoi standard, arriva a questo Mondiale in sordina, nonostante la vittoria del Championship. Di certo non ha aiutato le sue quotazioni la clamorosa sconfitta patita contro il Sudafrica per 35 a 7 lo scorso 25 agosto, 28 punti di scarto che costituiscono la peggiore disfatta di sempre per gli "All Blacks". La squadra allenata da Ian Foster rimane comunque una candidata molto pericolosa, soprattutto se il suo numero 10, Richie Mo’Unga, giocherà allo stesso livello mostrato in stagione durante il Super 10. La partita chiave, com’è evidente, è l’esordio contro la Francia.

L’Uruguay, dopo la prima vittoria della sua storia mondiale contro le Figi, nel 2019, continua a voler stupire ma per farlo ha bisogno di battere l’Italia. Sarà difficile, ma la presenza in squadra di alcuni elementi di assoluto valore, come Santiago Arata, mediano di mischia del Castres, la rendono una squadra da non prendere sotto gamba.

La Namibia, invece, sembra destinata a chiudere con quattro sconfitte. Deysel, a dieci anni dal suo esordio alla Coppa del Mondo 2013, è ancora il capitano di una squadra che atleticamente rimane troppo distante dalle formazioni di Tier 1.

Il Girone B: Irlanda e Sudafrica le favorite, la Scozia ci prova

Cosa dire invece del girone B? L’Irlanda è una squadra piena di talento, da Tadhg Beirne a Caelan Doris, fino ai tra quarti Hugo Keenan e Mack Hansen, ma è capitata in un girone molto difficile. Il Sudafrica, seppur da numero 2 del ranking, proprio dietro all’Irlanda, sembra un passo avanti mentre la Scozia è forse nel momento di forma migliore della sua storia. Bisognerà fare affidamento sulla buona vena di Johnny Sexton e non farsi travolgere dalle aspettative di una squadra bellissima, ma che sembra sempre fermarsi un passo prima dell’arrivo nelle occasioni mondiali.

Dopo qualche tentennamento dopo la vittoria iridata i campioni del mondo in carica sembrano essere arrivati all’inizio di questo Mondiale al massimo dei giri. Una squadra costruita per vincere le partite grazie alla forza brutale del suo pacchetto di mischia, che è costituito, più che da riserve e titolari, da un gruppo di giocatori suddiviso in starters and finisher, quindici titolari che lavorano come schiacciasassi, guidati Eben Etzebeth, oggi il ball carrier più letale al mondo da punto d’incontro. E poi una linea d’attacco formata da De Allende, Kolbe, Arendse, Willemse, e ancora Libbok al numero 10 e il talento di Canan Moodie pronto ad essere lanciato. La doppia sfida con Irlanda e Scozia trasformerà subito questi mondiali in un dramma epico e sarà interessante vedere se i sudafricani riproporranno per la panchina il format 7+1 (7 giocatori di mischia e un solo tre quarti) che tanto ha fatto discutere.

La Scozia parte contro il Sudafrica a Marsiglia, il 10 settembre, con la sfida più difficile nel girone più duro di questi Mondiali. Eppure, se c’è una squadra che può provare a mettere in difficoltà gli "Springboks", quella è la Scozia. Finn Russell è infatti un mediano di apertura completamente fuori dagli schemi, che con le sue scelte tattiche imprevedibili nel gioco al piede e una gestione del pallone spesso visionaria ha le caratteristiche per dare fastidio a un XV, quello sudafricano, dall’impostazione molto codificata. La squadra allenata da Gregor Townsend ha mostrato nei test di agosto di essere in ottima forma e la sfida finale del girone, che la oppone all’Irlanda il 7 ottobre a Parigi, potrebbe diventare un dentro-fuori affascinante e drammatico.

Tonga e Romania sembrano davvero due vittime predestinate di un girone che non ammette errori da parte delle tre squadre più forti. I tongani, quindicesimi del ranking, hanno preso parte a tutte le coppe del mondo, meno che a quella del 1991, e hanno in squadra qualche giocatore importante, come l’ex All Blacks Charles Piutau, 17 caps e 25 punti con la Nuova Zelanda, una carriera di alto profilo in Europa e riqualificatosi per giocare con Tonga dal 2022. Nonostante questo, la squadra isolana continua ad avere problemi di continuità e non sembra poter tenere 80 minuti contro le corazzate del girone. La Romania, numero 19 mondiale, sembra avere ancora meno chance. Gran parte dei suoi giocatori sono impegnati nel torneo nazionale romeno, ha pochissima attitudine al rugby internazionale e obiettivamente poche possibilità di dare fastidio, limitate alla forza brutale del suo pacchetto di mischia, estremamente indisciplinato.

Canan Moodie è la nuova arma segreta del rugby sudafricano. Non è chiaro quanto spazio potrà avere durante questa coppa del mondo, ma è un prospetto che aumenterà esponenzialmente la sua influenza sul gioco d’attacco degli "Springboks" nel prossimo futuro.

Il Girone C: tutto può succedere fra Galles, Australia, Figi e Georgia Il girone più assurdo del torneo, dal quale usciranno le due qualificate più deboli del tabellone a eliminazione diretta. Nonostante i tantissimi problemi che sta trovando per ricostruirsi, il Galles, in un gruppo di questa pochezza tecnica, parte da favorito. Il suo punto di forza è costituito dall’esperienza del suo allenatore, Warren Gatland, capace di navigare nelle acque tormentate di questo periodo gallese e che cercherà di tirare fuori il massimo dalla fortuna capitatagli grazie agli imprevisti di questo sorteggio. Il cuore della squadra restano i grandi vecchi: North, Biggar, Faletau e Halfpenny hanno tutti più 100 caps mentre Liam Williams, che di presenze ne conta 85, potrà continuare a fare la differenza: ancora oggi è uno dei rugbisti più intelligenti in circolazione.

L’Australia ha lasciato a casa alcuni dei suoi giocatori più rappresentativi, come Michael Hooper e Quade Cooper, puntando tutto su un gruppo di ragazzi giovani e di talento, ma con pochissima esperienza internazionale. Eddie Jones, il coach subito reclutato dai Wallabies dopo aver chiuso il suo contratto con l’Inghilterra lo scorso gennaio, ha ingaggiato una battaglia personale con i media australiani e punta tutto, dopo una serie di test estivi poco rassicuranti, sull’esuberanza di alcuni dei suoi ragazzi. Will Skelton, seconda linea di La Rochelle in Francia, è il nuovo capitano, un ruolo che all’inizio non voleva accettare. Molto ci si aspetta da Samu Kerevi, il centro di origine figiana che con le sue percussioni può fare molto male sul gioco d’attacco.

Le Figi sono la squadra che può sparigliare le carte nel gruppo. Il ranking di World Rugby le mette addirittura davanti a Galles e Australia, settime, e la vittoria contro l’Inghilterra nei test match di agosto ha certificato in maniera definitiva una crescita che sembrava già evidente. Questa è una squadra piena di giocatori che fanno la differenza, un XV che sembra aver trovato l’equilibrio perfetto fra una creatività a volte suicida e l’ordine richiesto a una squadra di Tier 1. Levani Botia, l’ex guardia carceraria oggi soprannominato Demolition Man, è l’esempio plastico di come la potenza figiana sia oggi incanalata al servizio del risultato, e non soltanto, come in passato, dello spettacolo. Botia, che può giocare sia da terza linea che da tre quarti centro, è forse il giocatore più potente di questa coppa del mondo e la sua abilità da ball carrier si unisce a quella di Tuisova e Radadra, e un pacchetto di mischia finalmente pronto a sfidare le squadre di vertice anche nella fasi statiche.

https://twitter.com/andrewfrugby/status/1699097559934083098

Ecco un piccolo estratto di cosa è capace di fare Levani Botia su un campo da rugby e del perché oggi è considerato uno dei giocatori più devastanti del panorama rugbistico mondiale.

Infine la Georgia. I due successi registrati negli ultimi mesi contro Italia e Galles dicono molto di quanto il movimento georgiano sia cresciuto. Oggi la squadra allenata da Levan Maisashvili è una minaccia per tutti grazie a una mischia chiusa fra le più forti al mondo e a un’organizzazione difensiva di primo livello, costruita con il supporto di Joe Worsley, tecnico della difesa, già agli Wasps di Londra e grande ex terza linea inglese. In un girone come questo, dove, a parte il Portogallo, tutti possono vincere contro tutti, la Georgia può scendere in campo senza pressione e giocarsi le sue partite. C’è grande curiosità, anche per questo, per l’esordio del 9 settembre contro un Australia che non sembra in grande forma.

Chiude il girone il Portogallo, che nonostante sia un XV fra i più divertenti da vedere quando gioca con squadre del suo livello, è ancora molto distante dal rugby di Tier 1. Molto probabilmente chiuderà in fondo alla classifica.

Girone D: l’Inghilterra più in crisi di sempre rischia comunque di andare in finale

Non sembra aver fatto benissimo il cambio in panchina alla Nazionale inglese. L’arrivo di Steve Borthwick al posto di Eddie Jones ha portato anzi rilevanti passi indietro nel XV della Rosa, che sembra aver perso i pochi punti di riferimento costruiti dall’ormai ex allenatore australiano, facendo sprofondare la squadra nel caso: sono molti oggi a chiedersi a che punto sarebbe oggi l’Inghilterra senza quel cambio in panchina. Il quarto posto del Sei Nazioni 2023, la sconfitta in casa con le Figi e un gioco che stenta a decollare potrebbero comunque non essere abbastanza per mandare a casa gli inglesi, che si ritrovano favoriti in un girone con squadre alla sua portata. La prova del fuoco arriva all’esordio, il 9 settembre a Marsiglia contro l’Argentina. Borthwick punta tutto sul gioco fisico, ma le condizioni atletica degli inglesi non sono sembrate eccezionali nei test match di agosto, che hanno mostrato anche grandi lacune nella fasi di raggruppamento e una certa difficoltà a difendere sui calci tattici degli avversari. Senza Farrell per le prime due partite (squalificato) e con George Ford (quasi certamente preferito a Marcus Smith) a giostrare da apertura, l’Inghilterra proverà ad aggrapparsi alla forza di Tuilagi ed Arundell, ma potrebbe non bastare.

L’Argentina, da numero sei del ranking, è un XV che può pensare, anche grazie a un tabellone che la avvantaggia, di ripetere l’exploit della coppa del mondo 2007, quando si piazzò al terzo posto. La squadra guidata da Michael Cheika può puntare a vincere il girone e a giocare poi un quarto abbordabile contro Galles o Australia, andando poi a una battaglia campale contro Francia o Sudafrica in semifinale. Il ritmo di Carreras da numero 9, la grande precisione al piede di Boffelli, l’esperienza in prima linea di Creevy e ad apertura dei Sanchez, si mischiano all’esuberanza di Rubiolo, il ventenne flanker di Newcastle che si è fatto spazio in una terza linea che può contare anche su uno dei giocatori più sporchi ed efficaci del rugby internazionale, cioè Pablo Matera.

Una della partite più pazze dell’anno, quella del 15 luglio giocata a Sydney fra Australia e Argentina, racconta perfettamente perché l’Argentina può diventare la mina vagante del torneo

Quello di oggi non è il Giappone che quattro anni fa vinse il suo girone contro Irlanda e Scozia. Il movimento continua a rimanere a ridosso delle migliori squadre del tier 1, ma non è riuscito a trovare il salto di qualità definitivo e continua ad avere in Michael Leitch, il terza linea 34enne, il suo giocatore più rappresentativo. In un altro girone non avrebbe chance di passare, ma contro un Inghilterra in totale crisi di identità può immaginare di raggiungere di nuovo i quarti di finale, dopo quelli del 2019, salutando così l'allenatore James Joseph, che lascerà alla fine del torneo.

Da Samoa ci si aspetta il solito rugby confusionario e indisciplinato, ma la squadra non va comunque sottovalutata. Ha battuto il Giappone, 24 a 22, a Sapporo, lo scorso luglio, e può contare su giocatori di grande qualità come Lima Sopoaga, Steven Luatua e Charlie Faumuina, oltre all’ex Wallabies Christian Leali’ifano, che si muoverà da numero 10. Superando il Cile all’esordio, facendo l’impresa contro il Giappone, chissà che non possano poi, galvanizzati, andare a battere una fra Inghilterra e Argentina e diventare la sorpresa della competizione.

Il Cile invece sembra avere pochissime chance. Come spiegato anche dal capitano Martin Sigren, la grande vittoria per i cileni è essere riusciti ad arrivare in Francia, la prima volta in assoluto per questa Nazionale di rugby che fino al 2021 non aveva in squadra nessun professionista.

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