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Fabio Barcellona
Guida al Mondiale: Olanda
13 giu 2014
13 giu 2014
Dopo il grande Mondiale 2010 e il disastroso Europeo del 2012 la nuova Olanda guidata da Louis van Gaal è più giovane e punta molto sulle sue tre corone d'attacco: Robben, van Persie e Sneijder.
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Fabio Barcellona
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“Fue un partido perfecto. Disciplina en las posiciones. Posesión del balón como idea básica. Juego de apoyos constantes. El movimiento a dos toques” [Una partita perfetta. Disciplina nel tenere le posizioni. Il possesso del pallone come idea di base. Smarcamenti costanti. Gioco a due tocchi.] È il commento di Pep Guardiola (La filosofia de Louis van Gaal di Jesus Suarez Lourido pubblicato nell’edizione n°44-dicembre 2010 di Fútbol Táctico) alla prestazione dell’Ajax dopo una partita vinta 2-0 dai lancieri al Bernabeu contro il Real Madrid nella fase a giorni della Champions League 1995-1996. L’Ajax in questione era allenato da Louis van Gaal e aveva vinto la precedente edizione della coppa battendo il Milan di Fabio Capello nella finale di Vienna, dopo averlo già battuto per due volte nella fase a gironi. Aloysius Paulus Maria van Gaal nasce ad Amsterdam nel 1951. All’inizio della sua carriera di giocatore milita nel grande Ajax senza però riuscire mai a debuttare in prima squadra. La sua carriera di allenatore inizia nel 1991 sempre all’Ajax dove era arrivato come assistente di Leo Beenhakker. Con i lancieri dal 1991 al 1997 vince tutto: 3 Eredivisie, 1 Coppa UEFA (doppia finale contro il Torino e Mondonico che alza la sedia) , 1 Champions League a Vienna contro il Milan di Capello (e un’altra finale persa a Roma ai rigori contro la Juve di Lippi), 1 Supercoppa Europea e 1 Coppa Intercontinentale, riportando l’Ajax al centro del calcio mondiale dopo il periodo d’oro degli anni settanta. Il suo Ajax, schierato col 3-3-1-3, era un manuale didattico del gioco del calcio. Nel 1997 vola a Barcellona dove prosegue il lungo filo arancione iniziato al Nou Camp da Johan Cruijff. Il suo contributo tattico e filosofico sarà fondamentale per la definizione della splendida versione catalana del calcio olandese che è giunta fino ai giorni nostri magnificata da Pep Guardiola (giocatore sotto le gestioni Cruijff e van Gaal). Nei primi due anni vince per due volte la Liga, la Coppa del Re e la Supercoppa Europea. Il terzo anno fallisce tutti gli obiettivi e non viene confermato. Cominciano anni bui per il tecnico olandese. È il tecnico della Nazionale olandese che prova a qualificarsi ai Mondiali di Corea e Giappone, ma fallisce anche il secondo posto al girone, che dava l’accesso agli spareggi, perdendo a Dublino contro la diretta concorrente Eire ridotta in 10 dall’espulsione del terzino del Leeds Utd Gary Kelly. Torna al Barcellona, ma dura solo 6 mesi: il 28 gennaio 2003, dopo una sconfitta per 2-0 contro il Celta Vigo, viene esonerato con i blaugrana al 12° posto. Ricomincia dall’Olanda e da un club meno blasonato, l’AZ Alkmaar, che riesce a portare al suo secondo titolo di Eredivisie della storia dopo 28 anni. Il resto è storia recente: torna alla ribalta al Bayern Monaco dove al primo anno vince campionato, coppa e giunge in finale di Champions League. Il secondo anno viene esonerato, ma il suo contributo alla creazione del 4-2-3-1 con cui Heynckes vincerà la Champions è indubbio. Gli viene quindi affidata la Nazionale olandese che porta ai Mondiali con un girone quasi perfetto di nove vittorie e un pareggio. Finita la Coppa del Mondo andrà a Manchester dopo il fallimento di David Moyes. http://www.dailymotion.com/video/xy07we_holland-vs-brazil-1974-tactical-analysis_sport IL CALCIO OLANDESE Van Gaal può a ben ragione essere considerato uno dei grandi allenatori d’Olanda. Essere uno dei grandi allenatori significa contare davvero nella storia del calcio. Quasi tutto quello che c’è nel calcio di oggi e che vedremo in Brasile viene direttamente dalle parti di Amsterdam e dal famoso periodo compreso tra la fine degli anni ’60 e la prima metà degli anni settanta. L’Olanda è un Paese relativamente piccolo e prima di quel periodo piuttosto deprimente da un punto di vista calcistico: fino ai famosi Mondiali del 1974 la Nazionale nel dopoguerra non si era mai qualificata per una fase finale di Coppa del Mondo o dei Campionati Europei. La prima Coppa Campioni conquistata da una squadra olandese è quella del 1969-1970 con il Feyenoord, seguita da tre consecutive dell’Ajax. Quando si parla della grande Olanda viene in mente il “calcio totale” e la prima cosa che viene detta è che era un calcio in cui la specializzazione dei calciatori sfumava e ognuno dentro il campo era in grado di fare tutto e faceva tutto: il terzino l’ala, il centrocampista il difensore e così via e viceversa. Un calcio e dei calciatori “totali”. Ma che cos’era in sostanza questo movimento incessante di giocatori che avanzavano, indietreggiavano, si scambiavano il ruolo, se non la creazione e l’attacco di spazi nelle fasi di possesso palla? La grande Olanda fu la prima squadra al mondo che in maniera programmatica e sistematica applicò quei concetti che a distanza di quarant’anni sono la base del calcio giocato oggi: pressione sul portatore di palla avversario, copertura degli spazi in fase difensiva, ruolo attivo del portiere, possesso palla dinamico, basato, mediante tagli e sovrapposizioni, sull’apertura di spazi e creazione di linee di passaggio, coinvolgimento di tutti i giocatori in tutte le fasi del gioco. E da allora si fa sempre fatica a vedere una squadra olandese giocare male tatticamente e la scuola olandese genera continuamente calciatori di ottimo livello. http://www.dailymotion.com/video/x1z6egy_robben-fight-with-bruno-martin-during-netherland-training-session-world-cup-2014_sport

Ottimi giocatori sì, ma storicamente uno dei problemi è però sempre stato la convivenza pacifica all’interno dei ritiri…

IL RINNOVAMENTO DI VAN GAAL Van Gaal ha ereditato la panchina da Bert van Marwijk, CT che ha portato l’Olanda alla finale di Coppa del Mondo in Sudafrica e a un’occasione gol di Robben dal titolo. Agli Europei di Polonia-Ucraina van Marwijk conferma il blocco di giocatori vice campione del mondo e l’Olanda perde tutte la partite del girone eliminatorio contro Danimarca, Germania e Portogallo. Van Gaal ha quindi avuto il compito di rinnovare la squadra che appariva in buona parte a fine ciclo. Anche perché alle spalle c’è una under 21 piena di talento e il mister coi giovani ci sa fare. E il nuovo allenatore elimina dalle sue rotazioni i difensori Boulahrouz, Bouma, Mathijsen (e presto anche Heitinga), il centrocampista van Bommel ritiratosi nel 2013 e mette in panchina Dirk Kuyt. Il bilancio delle qualificazioni recita ventotto punti su trenta disponibili (unico pareggio, 2-2 in Estonia): un bottino decisamente abbondante. 34 i gol fatti e 5 quelli subiti. Le novità quantitativamente più rilevanti stanno nella difesa interamente rinnovata: il ruolo più conteso è stato quello di portiere dove, in 10 partite si sono alternati ben 5 portieri: ha cominciato Krul, ha proseguito Stekelenburg, si è passati a Vermeer, quindi Vorm e si è concluso con Cillessen. In difesa entrano stabilmente in squadra Janmaat (anno di nascita, 1989), Blind (1990), Martins Indi (1992), de Vrij (1992) oltre al più esperto Vlaar dell’Aston Villa. Fanno le loro apparizioni in squadra anche Willems (1994), Bruma (1991), van Rhijn (1991) che non saranno in Brasile. In tutte le partite di qualificazione van Gaal schiera la squadra con il 4-3-3, spesso spurio, visto di frequente nel calcio olandese. Il 4-3-3 di van Gaal declina sovente, specie in fase offensiva, in un 4-2-1-3 con una mezzala che si alza e l’altra che si affianca al mediano a creare una coppia di interni.

È utile immaginare una rotazione di 45° in senso orario del trio di centrocampo olandese, con la mezzala destra che si affianca al mediano e la mezzala sinistra che si alza nella zona di centro sinistra. Occupando gli spazi il centravanti gioca nella zona di centro-destra.

Fondamentale in questo meccanismo di gioco il contributo di Kevin Strootman, indispensabile per la capacità di ricoprire efficacemente con la sua forza e il suo dinamismo il doppio ruolo mezzala destra/interno partendo dalla zona di centro destra del centrocampo olandese. Il ruolo di mezzala sinistra è stato invece diviso tra Sneijder e van der Vaart . Maggiore incertezza c’è stata invece nella posizione di mediano dove hanno giocato ben quattro giocatori: Clasie, Nigel de Jong, de Guzmán e Schaars. In attacco il terzetto di riferimento è stato costituito da Lens e Robben sugli esterni e Robin van Persie centravanti. Tra i giovani provati da van Gaal nel reparto avanzato, solamente Memphis Depay (1994) del PSV Eindhoven è in Brasile, mentre rimarranno a casa Luciano Narsingh (1990) anche lui del PSV, Quincy Promes (1992) del Twente e Jean-Paul Boëtius (1994) del Feyenoord. Sono sette i giocatori tra i convocati da van Gaal che erano presenti nella under 21 agli Europei in Israele della passata stagione. Manca l’infortunato Strootman e sono presenti Veltman e Kongolo, convocabili in Israele. Solo sette i giocatori presenti in Sudafrica: nessun difensore tra i convocati era presente nel 2010 e nessun difensore convocato quattro anni fa da van Marwijk è nel ritiro di Ipanema. Dei sette confermati, quattro sono attaccanti: Van Persie, Robben, Huntelaar e Kuyt. UN GIOCATORE CHE DECIDE COME SI GIOCA: KEVIN STROOTMAN Il problema per van Gaal è che Strootman ai Mondiali non ci sarà per l’infortunio rimediato il 9 marzo nella partita contro il Napoli. A tal proposito l’allenatore ha dichiarato: «Kevin è un giocatore che crea equilibrio all’interno di una squadra e anche se ho altri giocatori importanti, nessuno potrà sostituirlo». E l’assenza di Strootman significa per van Gaal l’abbandono al 4-3-3/4-2-3-1 principalmente perché ritiene di non avere un altro giocatore che come il romanista sia capace di interpretare il doppio ruolo e di bilanciare la presenza di una mezza punta quale Sneijder (van der Vaart si è infortunato e anche lui non è in Brasile) all’interno del centrocampo olandese. Le prime dichiarazioni di van Gaal durante il ritiro pre-Mondiale hanno, tra le altre cose, annunciato il passaggio a una difesa a tre. La fantasia è volata al suo splendido Ajax della prima metà degli anni novanta; il 17 maggio ad Amsterdam contro l’Ecuador ha messo in campo la propria formazione con quello che è stato definito un 3-4-1-2. Stesso sistema di gioco il 31 maggio a Rotterdam contro il Ghana. E sembra proprio che questo sarà il sistema di gioco che verrà adottato nella partita d’esordio contro la Spagna e probabilmente contro il Cile. Ma dimenticatevi la difesa a 3 pura dell’Ajax. Il 3-4-1-2 visto nelle due amichevoli ha una strutturazione molto più tradizionale. GLI UOMINI Van Gaal sembra avere finalmente scelto chi schierare tra i pali: il venticinquenne Jasper Cillessen dell’Ajax titolare nel proprio club solamente dall’ottobre 2013, dove ha preso il posto di Vermeer, anche lui precedentemente provato in Nazionale. I tre difensori centrali dovrebbero essere, da destra a sinistra Vlaar, de Vrij e Martins Indi. Gli ultimi due giocano assieme nella difesa a quattro del Feyenoord, il primo da difensore centrale, il secondo principalmente come terzino sinistro. De Vrij è un difensore dal fisico imponente, abile sui palloni aerei, dalle efficaci letture difensive. È dotato di un buon piede destro e di capacità di impostazione. Proprio per questo van Gaal lo ha messo in mezzo ai tre di difesa. Bruno Martins Indi, mancino naturale, falcata ampia, sembra trovarsi a proprio agio in questo ruolo di terzo di difesa che risolve il dilemma che lo accompagna dall’inizio della sua carriera: è centrale o un terzino? In panchina ci sarà un altro classe 1992, Jöel Veltman dell’Ajax. Il posto di esterno destro sarà occupato da Daryl Janmaat, terzino destro del Feyenoord. È un giocatore di grande corsa, capace di coprire tutta la fascia. Dà il meglio di sé in fase offensiva, ma pecca talvolta nella fase puramente difensiva, sia in marcatura che nel posizionamento. A sinistra il posto dovrebbe essere di Daley Blind, il figlio di Danny, attuale collaboratore di van Gaal. Veloce, tecnico, dotato di un sensibile piede sinistro è un giocatore dal QI calcistico piuttosto sviluppato. Ciò, assieme alle sue caratteristiche tecniche e atletiche, gli consente di coprire più ruoli in campo: terzino sinistro, esterno sinistro di centrocampo, mediano davanti la difesa o mezzala sinistra. E anche in Nazionale van Gaal sembra volere sfruttare questa sua poliedricità. Contro l’Ecuador, con Blind impegnato in mezzo al campo, il ruolo è stato ricoperto da Terence Kongolo, ventenne, anche lui del Feyenoord, anche lui mancino capace, come Martins Indi, di giocare difensore centrale o terzino sinistro nella difesa a quattro della squadra di Rotterdam. Nel roster dell’Olanda ben 4 difensori provengono nel Feyenoord e proprio la squadra allenata da Ronald Koeman nelle ultime giornate di Eredivisie ha giocato con successo una difesa a 3/5. I tre posti avanzati sono prenotati da Sneijder, Robben e van Persie, mentre in mezzo al campo c’è un posto ancora conteso accanto al titolare Nigel De Jong. Nelle amichevoli contro Ecuador e Ghana si sono alternati Jordy Clasie il ventiduenne interno del Feyenoord e il ventiseienne Jonathan de Guzmán dello Swansea. La soluzione più intrigante è quella di Clasie, centrocampista che unisce grinta e doti di interdizione a capacità tecniche e di circolazione intelligente del pallone. CON I TRE DIFENSORI: PREGI E DIFETTI Quello visto contro Ecuador e Ghana, più che un 3-4-1-2 appare proprio un 3-4-3 con Sneijder sulla stessa linea di Robin van Persie e Arjen Robben. La particolarità è che la posizione centrale nel tridente è stata occupata da quest’ultimo, lasciando la posizione di centro destra al centravanti del Manchester United, con Sneijder sul centro sinistra.

I movimenti base in fase di non possesso sono quelli tipici del sistema 3-4-3: i due esterni si abbassano sulla linea dei difensori con gli esterni d’attacco che lavorano difensivamente all’esterno dei due mediani. Tale fase di gioco è stata giocata con particolare aggressività al fine di recuperare presto il pallone: i due interni hanno effettuato una forte pressione sugli interni avversari e i difensori centrali hanno sempre cercato l’anticipo, forti della superiorità numerica in zona arretrata. E questo atteggiamento aggressivo ha una logica perché cerca di evitare il consolidamento del possesso palla avversario che potrebbe costringere l’Olanda a soffrire situazioni di inferiorità numerica in mezzo al campo e, conseguentemente, abbassare eccessivamente il baricentro della squadra. Secondo tale principio anche la fase di transizione difensiva è orientata alla riconquista rapida del possesso della palla. In fase di possesso palla l’Olanda comincia l’azione dal reparto difensivo, provando a sfruttare l’eventuale superiorità numerica in zona arretrata. Necessariamente si cercano presto le tre punte, o, in alternativa gli esterni, che garantiscono, avanzando, l’ampiezza al gioco. Il controllo del ritmo del match non pare essere una priorità per questa versione degli Orange. Le tre punte si muovono in maniera diversa: Sneijder, partendo dal centro sinistra si muove preferibilmente venendo incontro al pallone e cercando ricezioni tra le linee, Robben alterna movimenti di sponda verso i compagni ad attacchi alla profondità, mentre Robin van Persie, si muove dal centro destra effettuando frequenti tagli in diagonale sopra il centravanti. https://www.youtube.com/watch?v=IcgWjPHuE5M

Nel gol dell’Olanda contro il Ghana ci sono i movimenti del tridente offensivo: Sneijder riceve basso, scambia con Robben che viene fuori. Il movimento di Robben “chiama” il taglio profondo di van Persie, che, non ricevendo, si riapre e posizionandosi in area a ricevere l’assist di Sneijder. Notare anche al minuto 03:03 del video l’Olanda difende in sette uomini (5+2) al limite della propria area.

In fase di possesso palla i due interni rimangono piuttosto bloccati e il loro contributo alla manovra offensiva si limita essenzialmente a un’ordinata circolazione del pallone verso l’esterno o, in maniera rapida, verso il reparto avanzato. La ragione principale per l’adozione di questo sistema appare piuttosto evidente: Louis van Gaal ritiene che suoi giocatori più forti siano i tre davanti e prova a metterli nelle condizioni di essere il più pericolosi possibile. Questo è il motivo di un impianto di gioco che tende a fare arrivare velocemente il pallone al reparto avanzato e che tiene tutti e tre il più vicino possibile alla porta avversaria. Curiosa in quest’ottica è la scelta di impiegare Robben al centro dell’attacco, dirottando la posizione di partenza di van Persie sul centro destra. In una logica di calcio piuttosto verticale e, soprattutto, contro avversari quali la Spagna, che presumibilmente avrà il dominio del centrocampo e il Cile con la sua difesa altissima, la possibilità di sfruttare le enormi capacità di Robben negli spazi rende molto interessante e presumibilmente redditizia la scelta di van Gaal. Di contro l’utilizzo del 3-4-3, se rende maggiormente compatta la zona centrale della difesa, ha il difetto, con questi interpreti e questa interpretazione, di rendere vulnerabile l’Olanda sulle fasce. Il compito di coprire sugli esterni è affidato a van Persie e Sneijder che devono lavorare difensivamente ai fianchi dei due interni. Le caratteristiche dei due giocatori non consentono una presenza puntuale e costante in questa fase di gioco (pena un eccessivo sfiancamento dei due giocatori che non è nei migliori interessi degli Orange) e i due esterni, senza il loro supporto, possono essere costretti ad affrontare situazioni di inferiorità numerica. Ciò potrebbe essere un problema, specie nella partita finale contro il Cile di Sampaoli. Inoltre, come già detto, il mancato recupero precoce del pallone potrebbe lasciare situazioni di inferiorità numerica in mezzo al campo ai due interni. IL 4-3-1-2 Nell’ultima amichevole, quella contro il Galles, si è rivista la difesa a 4: Martins Indi ha fatto qualche passo a sinistra e ha occupato il ruolo di terzino, Blind è avanzato nel ruolo di mezzala sinistra, con de Jong mediano e Leroy Fer del Norwich mezzala destra; Sneijder dietro la coppia d’attacco van Persie-Robben per un classico 4-3-1-2.

Anche in questo caso la logica che sta alla base del sistema di gioco adottata sembra essere quella di fornire maggiore libertà possibile ai giocatori d’attacco. È un modulo che viene considerato maggiormente offensivo e che potrebbe essere adottato contro l’Australia. Nella partita contro il Galles però l’Olanda è stata meno convincente che nelle partite in cui ha schierato la difesa a 3. Il centrocampo a rombo assegna al vertice basso de Jong maggiori compiti in impostazione che il 3-4-3, ma il milanista non ha tempi e letture di gioco sufficientemente rapidi per fare girare al meglio la squadra. Sneijder galleggiando tra le linee ha trovato maggiori difficoltà a ricevere in zona intermedia rispetto a quando è partito dalla posizione di centro sinistra. La squadra pertanto ha trovato poche soluzioni in ampiezza e tra le linee ed è per questo ricorsa in maniera eccessiva ai lanci lunghi dalla difesa. Dei due terzini Janmaat ha supportato la manovra offensiva con puntualità e costanza, mentre Martins Indi ha tenuto maggiormente la posizione; spesso dal suo lato l’ampiezza è stata garantita dal movimento ad allargarsi di Daley Blind. In fase di non possesso il centrocampo ha subito sugli esterni: Fer, de Jong e Blind, poco supportati dai tre giocatori offensivi hanno dovuto faticare parecchio a coprire in tre tutta l’ampiezza del campo. http://youtu.be/66icANGD3gA?t=52s

L’errore nei tempi di pressione di Janmaat apre una voragine per il contropiede del Galles. Preferisce attaccare, tant’è che ha il 7, il numero delle ali destre, sulla schiena. E comunque Robben al centro dell’attacco fa paura.

DOVE POSSONO ARRIVARE GLI ORANGE? Van Gaal ha portato grandi cambiamenti in una squadra oggettivamente da riformare dopo il fenomenale Mondiale 2010 e il disastroso Europeo del 2012. E lo ha fatto, come al suo solito, imbottendo la squadra di giovani. Il reparto arretrato è probabilmente il più giovane delle 32 squadre del lotto e, durante questi due anni, anche gli altri reparti hanno visto la frequente presenza di giocatori molto giovani. L’infortunio di Kevin Strootman a 3 mesi dalla Coppa del Mondo ha sparigliato le carte di van Gaal che solamente nel ritiro pre-Mondiale ha messo a punto l’Olanda senza il romanista, abbandonando il 4-2-3-1/4-3-3 sempre adottato nei due anni precedenti. Di certo il tecnico ha lavorato molto, ma quelle trovate rimangono sempre soluzioni poco provate e giocate. Nonostante il rinnovamento e l’ingresso di parecchi giovani il tecnico di Amsterdam punta realisticamente tutte le sue fiches sugli stessi uomini di quattro anni fa: Robben, van Persie e Sneijder. Le soluzioni tattiche proposte sembrano infatti volere sfruttare al massimo e senza troppi vincoli tattici l’effettivamente notevole potenziale offensivo costituito dai tre giocatori; molto intrigante è la soluzione che vede Robben al centro dell’attacco. Il girone di qualificazione è bello tosto: oltre la Spagna c’è il temibilissimo Cile. Eppure proprio le caratteristiche tattiche di queste due squadre sembrano in qualche modo favorire tatticamente la nuova Olanda di van Gaal, che sembra costruita per esaltare le caratteristiche degli attaccanti (in particolare Robben), negli spazi ampi. La Spagna che farà la partita, e la difesa super spericolata di Sampaoli potrebbero regalare proprio tali spazi alle ripartenze olandesi. Oltre l’oggettiva difficoltà del girone a complicare le speranze olandesi c’è l’incrocio agli ottavi con il gruppo del Brasile. Seppure temibilissima in attacco, questa squadra non ha lo Sneijder del 2010 e appare abbastanza irrealistico pensare che possa arrivare fino in fondo come in Sudafrica. La speranza è che van Gaal, a dispetto delle scelte abbastanza conservative, ci regali comunque un’Olanda tatticamente interessante.

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