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Alfredo Giacobbe
Guida al Mondiale: Inghilterra
09 giu 2014
09 giu 2014
In un girone equilibrato e difficile la Nazionale di Roy Hodgson non soltanto dovrà preoccuparsi del debutto con l'Italia ma anche delle aspettative di un Paese che dal 1966 vive una maledizione.
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Alfredo Giacobbe
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INTRODUZIONE «C’è una teoria secondo la quale aver vinto il Mondiale nel 1966 sia stata la peggior cosa che potesse capitare al calcio inglese. [Quella vittoria] ha radicato nelle coscienze l’idea che giocare un calcio fisico, all’inglese, fosse l’unico modo per raggiungere il successo.» Questo brano è tratto dalla prefazione de La piramide rovesciata di Jonathan Wilson e ci fa capire che la vittoria nel Mondiale giocato in casa, ormai 48 anni fa, è stata interpretata come l’ulteriore e superflua conferma che il miglior calcio in assoluto si giocasse lì in Inghilterra. Nelle prime tre edizioni della Coppa del Mondo gli inglesi non si sono neanche degnati di confrontarsi con le altre Nazionali: il loro primo Mondiale è quello del 1950. Il calcio lo hanno inventato loro nei cortili delle Università e ne hanno fatto dono al mondo, diffondendolo negli altri Paesi durante l’epopea vittoriana e coloniale. Lo ribadiscono appena possono e quando la Football Association organizzò l’Europeo del 1996 lo slogan era già fatto: “Football comes home”, il calcio torna a casa. https://www.youtube.com/watch?v=RJqimlFcJsM

L’inno ufficiale di Euro 1996. Si noti che la prima immagine di gioco non è di un gol, bensì di un’entrataccia ai danni di Steve McManaman. The English way to football.

ROB ROY Roy Hodgson, 67enne allenatore inglese, ha allenato sedici squadre di club in otto differenti Paesi, oltre a quattro squadre Nazionali. È salito alla ribalta per aver portato la Svizzera a disputare le fasi finali del Mondiale ‘94 e dell’Europeo ‘96, coi rossocrociati che erano assenti dalle competizioni maggiori dal 1960. Noi italiani lo ricordiamo all’Inter per aver perso una finale di Coppa UEFA ai rigori contro lo Schalke 04 e per aver preferito Alessandro Pistone a Roberto Carlos. Più di recente ha sfiorato con la Finlandia la qualificazione a Euro 2008, mancata per soli tre punti, ed ha conquistato il loro personale best ranking nella graduatoria FIFA, un 33esimo posto mai più raggiunto. Le dimissioni di Fabio Capello, dopo l’affaire John Terry, lo hanno proiettato sulla panchina dell’Inghilterra il 1 Maggio 2012, solo un mese e mezzo prima dell’inizio dei campionati europei di Polonia e Ucraina. Dove però gli inglesi hanno ben figurato, battuti dall’Italia nei quarti di finale soltanto ai rigori. Proprio i quarti sembrano essere contemporaneamente l’obiettivo minimo e il limite della Nazionale dei Tre Leoni: successo del ’66 a parte, gli inglesi al Mondiale hanno conquistato un quarto posto ad Italia ’90 e poi non sono andati mai più lontano dei quarti di finale (cinque volte in undici tornei). Il sorteggio di Bahia non è stato benevolo con gli inglesi, come non lo è stato con l'Italia, con l'Uruguay o il Costa Rica. Il vecchio Roy ha provato allora a sparigliare le carte nelle convocazioni: fuori i senatori Ashley Cole, Michael Carrick e Jermain Defoe; dentro Ross Barkley, Alex Oxlade-Chamberlain, Raheem Sterling e Luke Shaw. Ovvero due classe '93, un classe '94 e addirittura un '95. Hodgson porta in Brasile l’esperienza di Gerrard e Lampard, che sommano le loro presenze in Nazionale per un totale di 226 caps, e quella del giocatore che dal 2006 è calcisticamente il Nemico Pubblico: Wayne Rooney. https://www.youtube.com/watch?v=p8v6kzDGeBc

La strizzatina d’occhi di Cristiano al minuto 1:40 dice molto.

WAYNE'S WORLD Il 1 Luglio 2006 l’Inghilterra affronta il Portogallo a Gelsenkirchen nei, manco a dirlo, quarti di finale del Mondiale tedesco. Al minuto 62 Rooney passeggia su Carvalho e viene espulso dall’arbitro Elizondo. È piuttosto singolare che a chiedere il rosso per l’inglese sia Cristiano Ronaldo, all’epoca suo compagno allo United. L’Inghilterra in dieci resiste per centoventi minuti, poi capitola ai calci di rigore. Quel giorno Wazza è diventato il bersaglio di stampa e opinione pubblica per gli anni a venire. Wayne non avrebbe dovuto neanche partecipare a quei Mondiali: aveva accelerato i tempi di recupero da un grave infortunio al piede destro (frattura del metatarso) e non si era presentato in perfetta forma. Un film già visto, oggi Rooney sta cercando di recuperare da un altro infortunio, stavolta all’inguine. Ha lavorato col proprio preparatore prima di aggregarsi ai compagni ma è sembrato comunque in ritardo di condizione nella prima amichevole pre-Mondiale contro il Perù. Con queste condizioni i giornali e i tabloid britannici vanno a nozze e non passa giorno senza parole di critica verso Rooney. L’ultimo tagliente giudizio, e per certi versi clamoroso, è arrivato dall’ex compagno di club Paul Scholes: “Questa Inghilterra può fare a meno di lui già contro l’Italia”. Hodgson in ogni conferenza stampa ha provato a far da scudo ma a un certo punto è sembrato farsi travolgere anche lui: “È triste che un’intera nazione sia ossessionata da Wayne Rooney”. I giornali scandalistici promettono fuochi d’artificio per l’inizio della competizione brasiliana – Wayne ha lo stesso vizietto di Ribery e Benzema – e hanno riempito pagine di critiche per la sua compilation dei Mondiali – che peraltro mostra un gusto melodico non banale per un duro come lui. Eppure l’Inghilterra ai Mondiali ce l'ha portata Roo: con i suoi sette gol è il secondo marcatore di tutti i gironi di qualificazione. E lui è stato tra i migliori nella peggior annata del Manchester United da 27 anni a questa parte, con 17 gol e 10 assist. Inoltre secondo molti critici – nonché secondo le intricate statistiche di StatsBomb – ha trovato la sua collocazione definitiva in campo, giocando da playmaker offensivo dietro l’unica punta. Una buona prestazione nell’amichevole contro Ecuador ha sancito una tregua armata da parte della stampa, con Hodgson visibilmente sollevato: le sue fiches sul rosso sono ancora in gioco. YOUNG GUNS A pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia. E se il vecchio Roy fosse contento della pressione aggiuntiva sul suo uomo più talentuoso? Da un lato vede un giocatore di carattere che, pungolato, sta trovando nuove motivazioni. Dall’altro Hodgson sta proteggendo dai riflettori i suoi diamanti grezzi, uno in particolare: Ross Barkley. I punti di contatto tra il veterano Wayne e la matricola Ross sono notevoli: entrambi si sono formati nella Academy dell’Everton; entrambi hanno giocato (o stanno per giocare) il loro primo Mondiale all’età di 20 anni; entrambi danno il meglio di sé da trequartista centrale. Si è temuto per la carriera di Barkley quando, quattro anni fa, ha subìto la frattura multipla della gamba in un match della Nazionale Under 19. La consacrazione definitiva l’ha avuta quest’anno, giocando la sua prima stagione da titolare nell’Everton di Roberto Martínez. Proprio il manager dei Toffees ha detto: “In Barkley vedo qualcosa di Michael Ballack e qualcosa di Paul Gascoigne”. https://www.youtube.com/watch?v=PdLGN5V0uG4

Dribbling, assist, corsa, facilità di calcio: Ross Barkley è la next big thing del calcio inglese.

L’irriverenza dei 20 anni lo porta a commettere ancora errori, ma anche a tentare grandi numeri. Barkley può saltare l’uomo con entrambi i piedi, ha grande equilibrio e un baricentro basso, nonostante la sua stazza (189 cm). Schierato con le riserve nella sfida all’Ecuador, ha giocato da trequartista centrale con Rooney spostato sull’out di sinistra (una soluzione però provvisoria per dare altro minutaggio a Wayne). Lo stesso Hodgson ha dichiarato che Barkley potrebbe venire buono come “dodicesimo”, salendo dalla panchina è uno di quelli in grado di spaccare la partita. Barkley non è l’unico giovane in rampa di lancio. Raheem Sterling, dopo la fulgida stagione al Liverpool, ha dimostrato di essere già in forma e di avere un’intesa migliore col compagno di squadra e di reparto Sturridge. L’ala anglo-giamaicana potrebbe quindi contendere il posto di ala sinistra a Danny Welbeck, giocatore dai notevoli mezzi tecnici e atletici ma confusionario (e sono stato buono…) dal punto di vista tattico. Sembra invece più sicuro del posto Leighton Baines, avremo quindi poche chance di vedere Luke Shaw. Terzino sinistro appena diciottenne, Shaw è cresciuto nell’Academy del Southampton, una delle scuole calcistiche più prolifiche d’Inghilterra. I suoi allenatori al club – che di terzini sinistri se ne intendono, hanno formato un certo Gareth Bale – dicono di lui: “Alla stessa età, Gareth non era forte quanto Luke. Al momento non possiamo pronosticare l’evoluzione di Shaw, non ne intravediamo i limiti tecnici e tattici”. Baines è il titolare indiscusso, però la stagione all’Everton è stata dura e potrebbe essere in fase calante.

COME GIOCA Dopo aver sperimentato il 4-3-3, Hodgson è approdato ormai stabilmente al 4-2-3-1. Ben otto calciatori su ventitré convocati provengono da Liverpool e Southampton, questo può darci un indizio su come Hodgson vuole che la sua squadra giochi: in modo offensivo, verticale, andando a riprendere palla agli avversari aggredendoli alti. Entrambi i terzini hanno licenza di offendere, coperti centralmente dai due difensori centrali e dai due centrocampisti difensivi. Gerrard si fa carico dei compiti di impostazione, come bene ha fatto nell’ultimo anno con Brendan Rodgers; Henderson di quelli d'interdizione. I due trequartisti esterni stringono la posizione per liberare le corsie esterne e cercare le combinazioni centrali. È comunque sulle fasce che l’Inghilterra cerca di sfondare le difese avversarie: il movimento sincronizzato di terzino, ala e centravanti crea la superiorità numerica sull’esterno per poi cercare l’imbucata.

Johnson allarga la difesa e crea un buco per l’inserimento di Lallana, che riesce a servire il taglio che mette Sturridge davanti al portiere.

Daniel Sturridge è un centravanti atipico, si muove su tutto il fronte e viene spesso basso per portare un difensore fuori posizione, in modo da creare lo spazio per la corsa del trequartista nel cuore della difesa. In tal senso l’intesa di Sturridge con Lallana è sembrata già molto buona (occhio al furetto del Southampton, viene da una stagione strepitosa), meno buona quella con Rooney e Welbeck. Proprio l’atipicità di Sturridge può creare all’Inghilterra sia vantaggi che svantaggi. L’attaccante del Liverpool è uno straordinario realizzatore (un gol ogni 108 minuti quest’anno in Premier League), quando indovina il movimento può creare spazio per i compagni o liberarsi in area, dov’è letale. Quando sbaglia i tempi dell’uscita, va a pestarsi i piedi in zona centrale con gli altri trequartisti e per i difensori avversari è facile salire per impedire loro di girarsi verso la porta. In generale non è un attaccante che ricerca ossessivamente la profondità col solo scopo di spingere in basso la difesa avversaria, creare spazio per i compagni e offrire loro sponde. Questo gioco sembra essere più nelle corde di Rickie Lambert, che è il classico centravanti spilungone che tanto piace agli inglesi e al quale Hogdson ha regalato il Mondiale a 32 anni suonati. Gli inglesi sono anche – direi storicamente – molto temibili sui calci piazzati, sia per la loro fisicità che per la bravura dei loro specialisti: dal destro di Gerrard e dal mancino di Baines verranno i pericoli maggiori, senza dimenticare Rooney e Barkley. Invece il ritiro dai doveri internazionali di John Terry ha privato Hodgson di qualche certezza in difesa. Anzi, sembra che il tentativo in extremis di convincere Terry a tornare sui suoi passi, abbia indispettito il titolare designato Phil Jagielka. Il capitano dell’Everton farà coppia con Gary Cahill, entrambi difficili da battere col pallone per aria ma molto meno con palla a terra. Per di più la coppia Gerrard-Henderson non sembra garantire il filtro necessario davanti alla difesa, soprattutto per proteggere l’avanzata dei terzini.

Henderson non scivola verso l’esterno per prendere il giocatore che taglia alle spalle di Johnson.

Henderson è un centrocampista box-to-box, abituato a giocare una ventina di metri più avanti nel 4-3-3. Nel suo club può seguire l’azione e creare pericoli inserendosi nei buchi creati dai movimenti degli attaccanti. In Nazionale deve fornire le coperture ai compagni e non può permettersi uscite avventate. Ha grandi polmoni e due piedi non irresistibili, la palla fa più fatica ad arrivare fino alla trequarti campo se Gerrard è marcato. Nel ruolo Hodgson sembra non avere alternative: per Wilshere vale lo stesso discorso tattico di Henderson (il centrocampista dell’Arsenal ha però due piedi fatati, peccato stia recuperando anche lui da un infortunio), Jones è un difensore centrale che all’occorrenza ha giocato da mediano, ma con fortune alterne. CONCLUSIONI Gli inglesi ci credono. Al di là delle idiosincrasie dei media verso il bersaglio di turno, gli inglesi finiscono sempre per crederci. Il primo match, contro gli Azzurri a Manaus nella notte italiana tra il 14 e il 15 Giugno, rischia di essere già decisivo nell’economia di un girone parecchio equilibrato, almeno sulla carta. La loro marcia di avvicinamento alla Coppa del Mondo è stata lenta: gli inglesi si sono aggregati in Portogallo, dove hanno effettuato un pre-ritiro con test atletici; poi si sono spostati a Miami, dove hanno trovato condizioni climatiche simili a quelle della foresta amazzonica (temperatura di 30 gradi e umidità poco oltre il 50%). Hodgson è uno degli allenatori più esperti tra quelli presenti al Mondiale, a lui l’arduo compito di tenere a bada la pressione delle aspettative di una Nazione e la voglia di spaccare il mondo dei suoi giovani (nessun’altra Nazionale ha quattro Under 21 in rosa). Wayne Rooney ha 28 anni, è all’apice della sua parabola calcistica, giocherà il suo terzo Mondiale. I suoi numeri e la sua bacheca dei trofei dicono che è la stella di questa Nazionale, dovrà darne dimostrazione perché tutti dimentichino la macchia di Gelsenkirchen.

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