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Guida alla Macedonia del Nord
12 giu 2021
12 giu 2021
La Nazionale balcanica proverà a rendere ancora più dolce l'esordio agli Europei.
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Era da 21 anni che una Nazionale jugoslava non si affacciava per la prima volta ad un Europeo. Le prime furono la Croazia nel 1996 e la Slovenia nel 2000, a pochi anni dalla fine delle guerre balcaniche, in un momento in cui si guardava con grande entusiasmo al futuro della regione. Da quel momento, però, solo la Bosnia è riuscita a qualificarsi a un grande torneo internazionale (i Mondiali brasiliani del 2014) quasi riflettendo la stagnazione che nel frattempo sembra aver paralizzato i Balcani. Questo nuovo contesto sembra aver tolto un po’ di entusiasmo intorno all’esordio della Macedonia del Nord, che d’altra parte è uno dei Paesi più ambigui e complessi tra tutti gli ex territori jugoslavi. Della Macedonia del Nord non sono chiari i tifosi (circa un quarto del paese è etnicamente albanese e in parte tifa le squadre e le Nazionali albanesi e kosovare), il nome (nato da un compromesso diplomatico con la Grecia e le sue aspirazioni nazionaliste), addirittura la maglia. A fine maggio la Nazionale macedone ne aveva presentata una durante un incontro con il Papa (!), ma il fatto che la tonalità di rosso fosse troppo scuro e che soprattutto mancasse l’iconico Sole di Verghina (forse effige degli antichi re macedoni e a sua volta motivo di contesa tra Grecia e Macedonia del Nord) ha fatto esplodere una polemica tale da costringere la Federazione a tornare alla vecchia maglia.


 

Questa nube di contraddizioni non dovrebbe farci però sottovalutare l’incredibile impresa sportiva della Macedonia del Nord, che è arrivata a Euro2020 con un percorso più lungo e difficile del normale. La squadra balcanica ha infatti dovuto prima vincere il suo gruppo in Nations League per ottenere la possibilità di qualificarsi agli Europei attraverso i playoff, e poi ha dovuto guadagnarseli i playoff, in un gruppo nient’affatto semplice per una piccola Nazionale. Oltre alle due favorite (Polonia e Austria) e la solita squadra cuscinetto (la Lettonia), infatti, il gruppo G vedeva la presenza anche di Slovenia e Israele, che sembravano più mature e attrezzate per ottenere la qualificazione. Alla fine, però, è stata la Macedonia del Nord a spuntarla, con un percorso non certo esaltante (4 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte; e 12 gol fatti e 13 subiti) ma che comunque l’ha portata a un terzo posto a pari merito con la Slovenia che, per via della classifica avulsa, gli ha garantito l’accesso ai playoff. Lì la Macedonia del Nord ha battuto prima il Kosovo (che a sua volta sognava l’esordio in un grande torneo) e poi la Georgia, con il gol e le lacrime di Goran Pandev a dare il finale perfetto a un percorso cominciato più di due anni prima.


 



Oggi l’attaccante del Genoa, che è il giocatore con più presenze e gol nella storia della Macedonia del Nord, ci sembra la naturale incarnazione della sua Nazionale, ma anche in questo caso le cose sono meno semplici di come non sembrino. Pandev infatti si era ritirato dalla Nazionale addirittura nel 2013 e solo l’arte persuasiva dell’attuale CT, Igor Angelovski, lo ha convinto a tornare ben tre anni più tardi. Pandev è però solo l’esempio più luminoso di come Angelovski, in carica dal 2015, abbia lentamente ma meticolosamente costruito le basi per i successi recenti della Macedonia del Nord. Suo è il merito anche di avere in Nazionale Eljif Elmas, scoperto da Angelovski ancora dodicenne quando era allenatore della squadra macedone del Rabotnicki, e convinto a scegliere la Macedonia del Nord nonostante le pressioni della Turchia (che contava sulle origini della sua famiglia). Pandev ed Elmas sono oggi i due soli intorno a cui gira tutta la Macedonia del Nord. Loro è anche la firma sulla storica vittoria di marzo contro la Germania, che non perdeva una partita di qualificazione ai Mondiali addirittura da 20 anni. Un risultato che può sembrare estemporaneo, ma che in realtà non dovrebbe essere sottovalutato dalle altre partecipanti al gruppo C: negli ultimi due anni la Macedonia del Nord ha giocato 13 partite e ne ha perse solamente due.


 

Come gioca?


La Macedonia del Nord non è infatti solo Pandev ed Elmas, ma una squadra con convinzioni radicate e dall’identità tattica molto definita. La Nazionale di Angelovski da anni si poggia su un sistema rodatissimo: un 3-5-2 reattivo ma mai passivo, che sa adottare registri diversi all’interno di una stessa partita sia con il pallone che senza a seconda dall’avversario e delle situazioni di gioco. Dato il tasso tecnico non certo eccelso, soprattutto dal centrocampo in giù, quella di Angelovski è una squadra che gioca molto senza palla ma che nonostante questo rimane molto ambiziosa tatticamente.


 

Contro squadre alla sua portata, ad esempio, la Macedonia del Nord non esita ad applicare un pressing alto molto aggressivo, con marcature dirette all’uomo (per esempio Elmas che sale sul regista avversario). Una scelta tutt’altro che intuitiva, data la legnosità dei tre centrali (Velkovski, Musliu e Ristovski) che in campo aperto contro giocatori anche leggermente rapidi possono andare molto in difficoltà, ma che ha pagato molto se si pensa che proprio la Slovenia ha sofferto l’intensità del suo pressing nei molti scontri diretti giocati negli ultimi anni (compresa l’ultima amichevole giocata il primo giugno, pareggiata dalla Slovenia al 97esimo). Anche contro le grandi squadre, comunque, la Nazionale di Angelovski non abbassa mai troppo il baricentro, cercando di comprimere lo spazio tra le linee grazie anche alle uscite a uomo super aggressive dei due “braccetti” della difesa a tre.


 

Anche con la palla, la Macedonia del Nord è una squadra meno banale di quanto non sembri a un primo sguardo. Se è vero che il recupero delle seconde palle generate dai lanci lunghi rimane una delle principali armi offensive (soprattutto quando a fianco di Pandev viene schierato Trajkovski), è anche vero che contro squadre meno attente in fase di pressing la Nazionale macedone prova ad arrivare in area anche palla al piede, bucando le linee di pressione avversarie. Un pattern ricorrente, in questo senso, è quello di cercare inizialmente di passare dal centro mettendo i cinque uomini offensivi scaglionati a diverse altezze, per poi scaricare a sinistra per le corse di Alioski, che è anche un ottimo crossatore.


 

Chi va tenuto d’occhio?


Quella di Angelovski è una squadra molto ben organizzata, insomma, ma incredibilmente povera di risorse offensive. È inevitabile, quindi, che una buona fetta delle speranze della Macedonia del Nord passi per i piedi e il cervello di Pandev ed Elmas, che saranno chiamati a rifinire e soprattutto finalizzare le poche occasioni a disposizione. Soprattutto il giocatore del Napoli sarà probabilmente chiamato a un doppio ruolo particolarmente impegnativo, sia con il pallone che senza. Tra i tre giocatori che si alterneranno sul fronte d’attacco, Elmas è l’unico in grado di inserirsi alle spalle della difesa avversaria con tagli profondi.


 

Il primo pensiero della Macedonia del Nord, però, dovrà essere inevitabilmente quello di subire il meno possibile, e questo dipenderà in primo luogo dallo stato di forma di Arijan Ademi. Nato in Croazia da genitori macedoni, Ademi è talmente compatto da sembrare quadrato ed è una leggenda della Dinamo Zagabria che sta stupendo in Europa negli ultimi anni. Il suo incredibile lavoro aerobico senza palla è il pilastro su cui si regge la compattezza del 3-5-2 di Angelovski, che spesso allarga le mezzali fino all’esterno per prendere i terzini svuotando il centro.



Ademi potrebbe avere un suo ruolo anche in avanti: contro la Germania, ad esempio, il secondo gol di Elmas nasce proprio da un suo bel taglio in area concluso con un preciso cross basso.


 

Ma non si vive di sole corse senza palla, e per non annegare nei lanci lunghi la Macedonia del Nord avrà bisogno anche del migliore Darko Velkovski, che nonostante l’apparenza da centrale vecchio stile ha un gioco con i piedi molto raffinato sia nel breve che nel lungo. Senza i suoi passaggi taglia-linee e i suoi cambi di gioco difficilmente la Macedonia del Nord riuscirà ad attaccare in maniera ordinata.


 

Ha dei punti deboli?


Per essere una squadra che gioca molto senza palla, la Macedonia del Nord non è particolarmente solida. Nelle qualificazioni, solo in due partite è riuscita a non subire gol (contro Lettonia e Israele; a queste si potrebbe aggiungere anche la finale playoff contro la Georgia) e il trend è continuato anche nelle partite di avvicinamento a questo Europeo, cioè le tre partite di qualificazione a Qatar 2022 e le due amichevoli di giugno, dove è riuscita a non subire gol solo contro Liechtenstein e Kazakistan. L’impressione è che la Macedonia del Nord non riesca a sopportare fasi di difesa posizionale bassa troppo prolungate, soprattutto contro avversari che sanno far circolare il pallone velocemente da una parte all’altra del campo. Gli scivolamenti orizzontali, così come le corse lunghe verso la propria porta, sono le due principali fragilità difensive della squadra di Angelovski, che come detto ha una difesa molto lenta e impacciata.


 

Oltre alla solidità, che come abbiamo imparato nei brevi tornei per Nazionali può fare la differenza tra successo e fallimento, preoccupa anche la tenuta atletica. Per una squadra non giovanissima e che passa gran parte del tempo senza palla, la Macedonia del Nord non può contare su una grande profondità in panchina, e questo potrebbe essere un problema decisivo con il caldo imminente e gli infortuni dietro l’angolo.


 

Dove può arrivare?


La Macedonia del Nord è in un gruppo che non sembra avere un padrone definito e questa è un’arma a doppio taglio. Se è vero che la squadra di Angelovski potenzialmente può giocarsela con tutte le sue avversarie, è vero anche che i rapporti di forza sembrano talmente alla pari che alla fine la situazione di classifica potrebbe farle mancare l’impresa di arrivare alla fase a eliminazione diretta per questione di un punto o addirittura di un gol. La Macedonia del Nord ha l’avversaria teoricamente più forte, cioè l’Olanda, all’ultima partita della fase a gironi, che è sicuramente un bene, ma esordisce contro l’Austria, contro cui ha già perso entrambe le partite nella fase di qualificazione (subendo 6 gol e segnandone 2). La sua qualificazione alla fase ad eliminazione diretta, quindi, si giocherà probabilmente nella seconda partita contro l’Ucraina, con la speranza che a Bucarest il tifo sia amico (di sicuro lo sarà di più che ad Amsterdam contro l’Olanda).


 

Certo, è difficile, ma non impossibile. Alla fine per una Nazionale che fino a pochi anni fa faceva fatica a superare in classifica il Lussemburgo il concetto di impossibile è ormai relativo.


 

 

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