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Umberto Preite Martinez
Guida ufficiosa al Giro d'Italia 2023
05 mag 2023
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Nove domande per arrivare preparati alla partenza della Corsa Rosa.
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Umberto Preite Martinez
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IMAGO / Belga
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Dopo la vittoria un po’ a sorpresa al Giro d’Italia 2022, l’australiano Jai Hindley non sarà al via di questa edizione della Corsa Rosa. Una scelta dettata probabilmente dalla presenza delle tre cronometro che caratterizzeranno questa gara, per forza di cose. Non ci sarà nemmeno Richard Carapaz, in preda a una crisi di risultati che lo attanaglia da quella terribile giornata sulla Marmolada in cui perse tutto nel giro di pochi chilometri. Non ci sarà nemmeno Vincenzo Nibali, che si è ritirato al termine della scorsa stagione. E questa è una di quelle cose che fanno male, perché ci ricordano il tempo che passa inesorabile, incurante del nostro sentirci ancora giovani e forti mentre invece intorno a noi tutto comincia pian piano a sgretolarsi. Si sgretolano un po’ anche i ricordi, finché non siamo costretti a tenerli aggrappati a un’immagine: una maglia rosa nella bufera di neve che alza un pugno al cielo. È Vincenzo Nibali, nel 2013, proprio alle Tre Cime di Lavaredo. Una salita che torna a deliziare i nostri appetiti più avidi e a tormentare le notti di chi invece dovrà affrontarlo a breve, poco prima dell’ultima tappa per le strade di Roma, una città che sui ricordi costruisce la sua stessa identità. Come il ciclismo, del resto.Ma i ricordi non sono altro che un futuro già trascorso e in parte dimenticato, come sarà fra un mese questo Giro d’Italia 2023. Una corsa che si preannuncia tesa e combattuta, fra due grandi campioni come Primoz Roglic e Remco Evenepoel, il giovanissimo campione del mondo belga. Una sfida annunciata con tutti gli altri pronti a inserirsi alla prima crepa, al primo spiraglio verso un successo insperato. Ci saranno da affrontare 3.468 chilometri e 200 metri, da Fossacesia Marina fino al grande arrivo a Roma il 28 maggio.

Di come sarà il Giro che sta per partire abbiamo parlato anche nel nostro nuovo podcast di commento all'attualità del ciclismo, Fuori Tempo Massimo.

Partiamo dal percorso. Cosa ne pensate?Gabriele GianuzziIl percorso del Giro d’Italia ritorna alle origini dello storico claim: “La corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo”. Le tappe proposte non sono solo più dure e lunghe degli anni scorsi ma anche più dure e lunghe di quanto ci fossimo abituati nei grandi giri in generale. Saltano subito all’occhio le sette tappe oltre i 200 km (tappe 2,3,7,8,11,13,16) e i sette passaggi oltre i duemila metri di altitudine (Campo Imperatore, Col du Gran Saint Bernard, Passo del Sempione, Passo Valparola, Passo Giau, Tre Cime di Lavaredo).

La tappa 19 con l’arrivo in quota alle Tre Cime di Lavaredo dopo il Passo Giau è la tappa regina di questo Giro d’Italia.

Senza considerare le tappe da imboscata come la tappa 4 con l’arrivo a Lago Laceno, la tappa 16 con l’arrivo mitologico del Monte Bondone e la tappa 19 con l’arrivo in Val di Zoldo che non hanno lunghezze e/o altitudini proibitive ma nascondono insidie mica da ridere, sotto forma di ascese semiverticali con punte di pendenza a doppia cifra.Le tappe 5, 6 e 15 con gli arrivi rispettivamente a Salerno, Napoli e Bergamo si inseriscono invece nel filone degli ultimi anni di tappe divertenti in stile “classica” dove il caos regnerà sovrano. E tutto questo senza considerare le cronometro che potrebbero agevolare una corsa aggressiva da parte di chi nelle prove contro il tempo perderà terreno.Umberto Preite MartinezDopo l’esperimento mal riuscito del Giro 2022, quest’anno si torna ad avere un chilometraggio decente nelle prove contro il tempo. Questa delle cronometro è un’annosa questione fra gli appassionati di ciclismo: bloccano la corsa o la rendono più movimentata? Tagliano fuori gli scalatori o premiano i più forti sul passo? Non ci sono risposte sbagliate a queste domande, solo questioni che restano aperte e osservazioni che possono essere portate a vantaggio di una o dell’altra parte.Inutile dire che le tre tappe a cronometro presenti in questo Giro d’Italia costituiranno un peso notevole nella bilancia della classifica finale. Tre tappe per un totale di 73,2 chilometri: la prima è una bella introduzione di 19,6 chilometri con solo un piccolo strappetto nel finale che non dovrebbe cambiare di molto le carte in tavola e i distacchi potranno essere sì rilevanti ma ancora contenuti essendo alla prima tappa del Giro; la seconda invece presenta 35 chilometri completamente piatti ed è qui che si vedrà davvero la divisione fra chi potrà ambire alla vittoria e chi sarà invece tagliato fuori. Sì, perché in una crono del genere si può perdere tanto terreno, nell’ordine dei minuti. Basta poco, bastano un paio di secondi al chilometro per far schizzare il distacco finale.La terza cronometro è invece alla fine del Giro ed è più che altro una cronoscalata che per com’è pensata e disegnata ricorda la crono finale del Tour 2020 che si concludeva sulla Planche des Belles Filles. Un ricordo amaro per uno dei protagonisti più attesi, Primoz Roglic, che proprio lì perse grottescamente la maglia gialla. Quest’anno il Giro ha scelto il Monte Lussari come palcoscenico per la sfida decisiva fra chi sarà rimasto a contendersi la maglia rosa: 7,3 km al 12,1% di pendenza media, con punte oltre il 20% su strade strette e sconnesse, dove anche solo far scorrere la bicicletta potrà essere un problema. Indipendentemente da come ci si arriverà, quindi, sarà qui che si decideranno le sorti del Giro d’Italia 2023.

L’altimetria è impressionante. Purtroppo però le ultime notizie di ieri dicono che l’ascesa al Monte Lussari potrebbe saltare per problemi logistici che speriamo si possano risolvere in tempo.

Sembrerebbe un Giro perfetto per Remco Evenepoel, quindi?Gabriele Gianuzzi“Remco Evenepoel ha un piano” così titolava L’Équipe qualche giorno fa rispetto alle ambizioni del giovane campione del mondo. E il piano è molto semplice, almeno secondo le sue dichiarazioni: partire forte, fortissimo, nella cronometro iniziale; lasciare la Maglia Rosa nelle prime tappe per non dover avere l’onere di controllare la corsa; attaccare nuovamente nella seconda cronometro di Cesena; riscaldarsi nella seconda settimana, senza perdere troppe energie in iniziative inutili; difendere il vantaggio accumulato precedentemente durante la terza conclusiva settimana. Detta così suona quasi come se fosse una cosa facile vincere il Giro d’Italia e suonerebbe stonato se non fosse la parola di un fenomenale ragazzo di 23 anni che negli ultimi anni ha centrato ogni singolo obiettivo che si è prefissato. La preparazione in altura sul Teide e la rifinitura finale in un hotel che simula l’altitudine elevata nella costa Valenciana sono stati gli ultimi ritocchi a una preparazione al Giro d’Italia iniziata a novembre dello scorso anno con le ricognizioni nel Sud Italia, ma pianificata nella mente, sua e della sua squadra, già dall’anno precedente. Se l’esecuzione del piano sarà tanto precisa quanto la sua pianificazione, siamo nei giorni precedenti ad una spettacolare sfilata trionfale.Però quest’anno Evenepoel è stato battuto da Roglic alla Vuelta a Catalunya. Lo sloveno quindi può battere il campione del mondo anche al Giro?Umberto Preite MartinezGli anni avanzano per tutti, compresi i campioni di ciclismo. Per Roglic in particolare il peso dei suoi 33 anni inizia a farsi sentire. Quest’anno ha scelto un avvicinamento molto tranquillo, pianificando ogni sua mossa nei minimi dettagli per centellinare le energie e testarsi solo là dove ne valeva la pena. Si presenta quindi al via con due sole corse nelle gambe, la Tirreno-Adriatico a marzo e la Vuelta a Catalunya ad aprile: due brevi corse a tappe di una settimana, entrambe vinte con relativa facilità.Alla Vuelta a Catalunya ha vinto mettendosi alle spalle proprio Remco Evenepoel anche se per soli 6 secondi. Una sfida che è sembrata sempre alla pari, ora un po’ a vantaggio di uno ora dell’altro, ma senza che nessuno dei due riuscisse a infliggere distacchi all’altro. Roglic però ha corso in Catalogna sapendo di dover solo gestire quei pochi secondi di vantaggio che aveva. Ha corso in difesa, come un fiorettista che aspetta l’affondo dell’avversario per ribattere con la classica parata e risposta.Al Giro invece non potrà correre in questo modo, perché purtroppo per lui le cronometro favoriscono il suo rivale (nella crono della Vuelta 2022 ha perso 1,55 secondi al chilometro su 30,9 chilometri in un percorso molto simile a quello che affronteranno nella tappa 9 di questo Giro) e quindi dovrà cercare di colmare il gap nelle tappe di montagna. In particolare nelle tappe di alta montagna dove già è riuscito a staccare Evenepoel durante la Vuelta 2022, prima che una caduta lo costringesse al ritiro. Purtroppo per lui la sua squadra ha subito tre colpi pesanti con i forfait di Kelderman, Foss e Gesink che rappresentavano tre dei suoi più fidati scudieri e sarà quindi più complicato del previsto cercare spunti diversi per mettere in difficoltà Evenepoel.Roglic potrebbe trovare degli alleati nelle altre squadre, magari proprio nella Ineos che sembra la più attrezzata. Cosa dobbiamo aspettarci dal team britannico?Umberto Preite MartinezLa Ineos ha vinto 3 delle ultime 5 edizioni, sempre con ciclisti differenti e mostrando un ottimo feeling con la Corsa Rosa. Oggi si presentano con il vincitore del 2020, Tao Geoghegan Hart, accompagnato dal vincitore del Tour 2018, Geraint Thomas. I due hanno tutte le caratteristiche per poter far bene su questo percorso essendo molto solidi a cronometro e capaci di andar forte anche sulle grandi montagne. Resta per Thomas l’incognita dell’età e per Geoghegan Hart il dubbio sulle ultime due stagioni sottotono.Però sono due ciclisti che hanno già vinto una grande corsa a tappe e sanno come si fa, hanno le carte in regola per poterci provare e magari sfruttare la superiorità numerica per inventarsi qualcosa. Accanto a loro c’è uno dei giovani più interessanti per quel che riguarda i grandi giri, l’olandese Thymen Arensman che quest’anno sta però facendo un po’ fatica a ingranare, e poi il solito - ormai - Pavel Sivakov: un altro con un motore eccezionale ma tanta sfortuna.Insomma, quattro ciclisti di alto livello che possono completarsi e collaborare fra loro per raggiungere l’obiettivo. Resta da capire quale sarà il loro obiettivo: andranno all-in sul bersaglio grosso rischiando di saltare per aria oppure si accontenteranno di portare a casa qualche piazzamento di rilievo in classifica generale?Ronzano in queste ore nella testa le parole del loro direttore sportivo al termine della tappa di Montalcino al Giro 2021, quando disse che la squadra aveva cambiato modo di correre perché ai ciclisti che hanno in roster piace di più attaccare e fare casino. Vedremo se terranno fede a queste parole, dopo aver buttato al vento il Giro 2022 con una strategia invece troppo attendista e conservativa.Ci sono altri nomi da seguire per la classifica generale?Gabriele GianuzziIl parterre di outsider è molto ben nutrito. In prima fila c’è la UAE Team Emirates che si presenta al Giro d’Italia con un capitano come João Almeida che solitamente ci ha abituato a inseguire i propri rivali per le montagne con il suo passo senza badare troppo alle accelerazioni altrui, supportato da una squadra formata da gente come Covi, Vine, McNulty e Formolo solitamente abituata ad attaccare e ad imporre le proprie fiammate al gruppo. Sarà un mix interessante da vedere. La Bahrain Victorious si presenta al Giro con una tricefalia composta dall’esperto Caruso, il giovane Buitrago e il non regolarissimo Haig supportati da un Edoardo Zambanini in rampa di lancio. Le prime settimane verosimilmente indicheranno le strategie da adottare quando arriveranno le salite cattive. Loro terreno prediletto.Menzione d’onore per la Bora Hansgrohe, squadra vincitrice l’anno scorso con Jai Hindley, che quest’anno si presenta con Aleksandr Vlasov, destinato alla classifica generale e supportato da aiutanti solidi ed esperti come Kämna, Konrad e Jungels. Se riusciranno a correre da squadra e a sorprendere gli avversari adottando tattiche inaspettate e innovative anche quest’anno, potrebbero ritagliarsi un ruolo da protagonisti.Rigoberto Uran ha dichiarato in conferenza stampa che è contento di correre in Italia per mangiare bene, dormire bene e godersi la pasta al dente. Penso che il colombiano possa dire la sua anche in qualche tappa e perché no aiutare, con la sua esperienza, l’esordiente Ben Healy che ama le salite dure e le condizioni atmosferiche fredde, così come il suo compagno di squadra Hugh Carthy. Il rischio di sciogliersi come neve al sole qualora le temperature dovessero alzarsi in tappe chiave è molto alto.Seguirò con grande trasporto l’ultimo Giro d’Italia di Thibaut Pinot. Un campione che, come riporta in copertina la rivista francese Vélo Magazine, non ha mai voluto essere una star ma che sicuramente ci ha regalato in questi anni un ottovolante di emozioni difficilmente ripetibile. Proverà a stare con i migliori, ma difficilmente riuscirà ad avere risultati migliori di una o più vittorie di tappa.

Passiamo alle ruote veloci: ci sono tante possibilità di arrivi in volata. Chi sono i papabili protagonisti?Gabriele GianuzziNonostante le tappe per velocisti siano tutte dentellate di salite più o meno difficili, il roster dei velocisti alla partenza del Giro d’Italia è piuttosto ampio e variegato. Mads Pedersen, Michael Matthews e Magnus Cort Nielsen sono i più completi ed esperti e grazie alla capacità di sopportare sforzi intensi anche in salita, potranno verosimilmente disputare più sprint dei loro avversari diretti. Per gli stessi motivi inserirei anche Andrea Vendrame e Andrea Pasqualon che non sono sprinter puri ma possono dire la loro in molte tappe. Pascal Ackermann, Mark Cavendish, Simone Consonni, Alberto Dainese, Fernando Gaviria e Kaden Groves si giocheranno le briciole rimanenti, consci del fatto che non ci saranno molte chance a loro disposizione. Anche considerando le tappe su cui c’è scritto “arriva la fuga” a caratteri cubitali, le tappe da sprint più o meno allargato saranno otto, di cui due nell’ultima settimana. Cercare la fuga di giornata potrebbe in alcuni casi rivelarsi l’unica arma vincente. Prendiamo ad esempio la seconda settimana che sulla carta avrà 4 potenziali sprint su 6 tappe. Prima degli arrivi potenzialmente utili ci saranno nell’ordine: gli Appennini in due tappe, il colle Braida e la sua lunga discesa e infine un passo alpino oltre i duemila metri che, seppur “pedalabile” e ad inizio tappa, metterà a durissima prova le ruote veloci e le proprie squadre.Il “gruppetto” dei velocisti durante la terza settimana dovrà fare bene i conti nelle tappe di montagna per non rischiare di finire fuori tempo massimo. E per questo non è detto che la Maglia Ciclamino non possa anche essere terreno di caccia per i fenomeni che si giocheranno la vittoria finale in classifica. Possibili sorprese?Umberto Preite MartinezSolitamente in questo caso si parla dei giovani ma il paradosso è che con queste nuove leve che sono esplose così presto è molto complicato andare a pescare giovani che possano sorprendere davvero. Un nome intrigante è quello di Michel Hessmann, tedesco della Jumbo-Visma classe 2001: l’anno scorso fu terzo al Tour de l’Avenir e in generale vanta tanti piazzamenti di rilievo nelle corse a tappe delle categorie giovanili. Viene al Giro solo per fare da gregario a Roglic e farsi le ossa ma se tutto gira per il verso giusto potrebbe essere un fattore più importante del previsto. Un altro classe 2001 che invece seguirò solo per il nome è lo statunitense Matthew Riccitello, anche lui ha dei buoni piazzamenti fra i giovani, fisico da scalatore puro ma attenzione perché va molto bene anche a cronometro.Fra i meno giovani invece potrebbe fare un grandissimo Giro d’Italia Jay Vine: nonostante il grande talento non corre da febbraio e partirà come spalla di Joao Almeida.Gabriele GianuzziHenok Mulubrhan parteciperà al suo primo Giro d’Italia dopo aver vinto e convinto a inizio stagione sia ai campionati africani sia al Tour du Rwanda. Sono molto curioso di vedere il giovane eritreo al confronto con i migliori della categoria. Difficilmente curerà la classifica generale però si potrebbe togliere qualche bella soddisfazione. Poi c'è Andreas Leknessund, che ha raccolto fino ad oggi meno di quanto ci si aspettasse prima del suo passaggio ai professionisti. Penso che questo Giro d’Italia sia il suo banco di prova per definire che tipo di corridore essere in futuro. Infine, se qualche pretendente alla vittoria finale pensasse di poter lasciare svariati minuti a Carlos Verona, in una qualche fuga in una delle prime tappe di montagna, penso che commetterebbe un errore gigantesco e potenzialmente molto pericoloso. Occhio.Cosa dobbiamo attenderci invece dai ciclisti italiani?Umberto Preite MartinezCon il ritiro di Nibali e un ricambio generazionale che tarda ad arrivare, le speranze di far classifica sono tutte sulle spalle di due veterani del gruppo: Damiano Caruso, 35 anni, e Domenico Pozzovivo, 40. Entrambi sono ciclisti molto costanti, solidi, che con l’età hanno guadagnato anche una buona dose di regolarità che fa la differenza fra lo sprofondare nei bassifondi della classifica e il poter ambire invece a una preziosa top-10. Non di più, certo, perché l’età è quella che è, la concorrenza è tanta e il talento non è mai stato quello dei grandi campioni. La voglia però c’è e credo che saranno ancora loro a salvare la baracca.Fra i più giovani invece Lorenzo Fortunato - che ormai va per i 27 anni - dovrebbe puntare alle vittorie di tappa in fuga e magari alla classifica dei gran premi della montagna. Marco Frigo (23 anni) e Alessandro Verre (21) sono alla prima esperienza in un grande giro e quindi non possiamo aspettarci niente di che in questa che per loro dev’essere solo una tappa in un più ampio percorso di crescita. Per il campione italiano Filippo Zana (24) invece questo Giro d’Italia ha un po’ il sapore dell’ultima chiamata per dimostrare di poter essere un uomo su cui puntare per fare classifica nei grandi giri.Se quindi per la classifica generale abbiamo poche speranze, per le tappe potrebbe esserci più spazio per i “nostri” con i vari Ganna, Milan, Covi, Dainese e via dicendo. Vedremo se riusciranno a ottenere buoni risultati in modo che i vertici della Federazione italiana possano continuare a sorseggiare caffè soddisfatti mentre il mondo brucia intorno a loro.È arrivato quel momento: chi vince?Gabriele GianuzziRemco Evenepoel.Umberto Preite MartinezPrimoz Roglic.

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