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La guida al fantabasket 2023-2024
05 ott 2023
La tradizionale Top-50 per sbaragliare la concorrenza.
(articolo)
32 min
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IMAGO / ZUMA Wire
(copertina) IMAGO / ZUMA Wire
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Come sanno i nostri affezionati, questo ranking è pensato per una specifica forma di punteggio, con lo stesso di sito di riferimento e strizza l’occhio alla forma più inclusiva e immediata di torneo. La stagione regolare è cinta d’assedio: nelle ultime stagioni è mancata qualche scintilla e la lega sta cercando di correre ai ripari per limitare le assenze dei giocatori di grido e incrementare interesse e competizione. Sono quindi benvenute novità come il nuovo torneo stagionale invernale (periodo normalmente di bonaccia) e la "Player Participation Policy" che mira a limitare la libertà di azione delle squadre in tema di riposo delle stelle. Il messaggio in bottiglia che la NBA ci vuole recapitare è cristallino: restate sintonizzati per tutte le 82 partite. Tutto questo è musica per le orecchie di ogni appassionato: si prospetta un 2023-24 intenso.

Questo è il format suggerito:

Position Format: Traditional - (G/F/C)

Roster Size: 14 (12 + 2 Inactive)

Home Court: (+1.0/-0.0)

Scoring Format: Standard

Points: 1.0, Rebounds: 1.0, Assists: 1.0, Blocks: 1.0, Steals: 1.0, Turnovers: -1.0

Giova ricordare che due pedine in più nel vostro roster possono imitare i contratti two-way che sono attualmente in corso nella NBA e garantire profondità e soluzioni di emergenza alla vostra squadra. È il sistema migliore per recuperare gli infortunati senza tagli che possono turbare l’indispensabile aura romantica di ogni fantasquadra e magari aspettare la redenzione di giocatori come Ja Morant o agevolare la vostra stella dalle ginocchia di cristallo. Parafrasando il mitico Nico Cereghini: «Casco allacciato bene in testa, luci accese anche di giorno e controllare la produzione di punti al minuto, sempre!».

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1. Nikola Jokic, Denver Nuggets

Per quest'anno non cambiare: stessi monti, stesso Joker. Nel 2022-23 ha confermato le attese e timbrato il cartellino in quasi 70 occasioni, merce rara per questi livelli di rendimento. Le cifre in assoluto (quasi 45 punti totali) sono calate rispetto al passato ma sono arrivate con regolarità e con un minutaggio (sui 34 minuti a sera) ideale per disegnare lo slot di utilizzo del secondo lungo, che come sapete, è il segreto di pulcinella delle stagioni memorabili. Siamo ancora distanti dalle 30 candeline e coach Malone sembra ancora più intenzionato a spremere ogni goccia del suo potenziale, lasciando la politica di risparmio di energie fisiche e mentali per gli anni a venire. Ci sono margini per un leggero incremento del fatturato: le rotazioni dei Nuggets a livello di second unit sono ancora in fase embrionale per le partenze di Jeff Green, Bruce Brown e l’infortunio di Vlatko Cancar.

Musica, maestro!

2. Luka Doncic, Dallas Mavericks

I numeri (47.3 punti assoluti) non mentono: siamo di fronte a una colonna di questa disciplina, forse persino pronto a elevare il bottino di minuti giocati e Usage Rate. Gli scollinamenti oltre quota 50 fantapunti provocheranno il mal di testa dei vostri avversari. Qualche emicrania, a dire il vero, sorge spontanea anche per il matrimonio tecnico con Kyrie Irving che ha condiviso il campo con lui 16 volte: il tandem ha generato la miseria di 5 vittorie. I Mavericks in estate hanno incrementato il livello di fosforo del roster con Grant Williams e Seth Curry, nella speranza di ricreare parte delle qualità smarrite con l’addio di Jalen Brunson. Gli acciacchi accumulati nella maratona che prende il nome di stagione regolare hanno fatto capolino anche ai Mondiali. Oltre la tenuta muscolare, non sottovalutate la bagarre mediatica che potrebbe seguire la marcia trionfante (a rischio in caso di brutta annata?) verso l’estensione di 70 milioni. Sotto pressione.

3. Jayson Tatum, Boston Celtics

Deve ancora compiere 26 anni ma è stabilmente uno dei migliori giocatori della lega. Nel 22-23 ha toccato la fatidica soglia dei 30 punti segnati per partita (media fanta di 42.3) e con la cessione di Marcus Smart – nonostante l’arrivo di Jrue Holiday – potrebbe avere più responsabilità di costruzione del gioco. Sembra il momento giusto per vestire i panni del favorito MVP, fattore che tende naturalmente a dare una bella spinta nella fascia centrale della stagione. Solido come una quercia e ancora integro, si candida a regalare qualche preoccupazione in meno rispetto a una concorrenza, che forse, ha qualche decimale in più ma è naturalmente fragile. Il nuovo corso inaugurato con l’arrivo di Kristaps Porzingis intriga e probabilmente vedrà Boston flirtare maggiormente con un gioco offensivo e meno controllato rispetto al passato. Unico giocatore americano a fare capolino nel fanta-gotha, in estate ha lavorato con l’ultimo MVP delle Finals in maglia Celtics, Paul Pierce.

4. Joel Embiid, Philadelphia 76ers

Giù il cappello di fronte al suo MVP che è indubbiamente sacrosanto. Lo stravolgimento tecnico dei Sixers è riuscito a metà: è arrivato Nick Nurse in panchina ma il “caso Harden” e il suo mancato scambio ha finito per rianimare i dissapori in uno spogliatoio che non si è mai ripreso dalla crisi di nervi di Ben Simmons. I numeri sono dalla sua parte: siamo a 46.7 fantapunti in 35 minuti di utilizzo. Lo stato nebuloso di Phila autorizza qualche dubbio e l’ipotesi di una trade incentrata su di lui ha di certo animato le afose serate estive di Twitter-mercato. Sul fronte della tenuta fisica gli ultimi anni sono andati meglio del previsto, almeno a livello di stagione regolare, dove ha contribuito a mantenere in alto il vessillo della franchigia. Embiid vuole lottare per l’anello, la sabbia nella clessidra scorre, il rischio di un effetto domino non è trascurabile. Quali sono le motivazioni di “The Process”? Tornerà a trollare gli avversari come un tempo?

5. Shai Gilgeous-Alexander, Oklahoma City Thunder

Chi si aspettava una lenta ma inesorabile scalata verso l’Olimpo della categoria è rimasto a bocca aperta: per buona parte della passata stagione il leader tecnico di OKC ha duellato con Jayson Tatum e Luka Doncic nella classifica dei marcatori. Con il tempo il suo bagaglio tecnico ha raggiunto un tonnellaggio che farebbe impallidire qualsiasi compagnia aerea ma la tendenza a saltare molte partite per infortunio non va certamente trascurata. Nel 2022-23 ha griffato 66 presenze, nelle due annate precedenti si è fermato alla preoccupante soglia delle 91 apparizioni totali (anche per motivi di tanking). La miscela composta da età, talento dei compagni e parabola ascendente della franchigia suggerisce di puntare le fiches su di lui anche per partecipare in prima persona al faticoso ricambio generazionale nella lega. La crescita di Josh Giddey e l’ingresso in rotazione di Chet Holmgren potrebbero agevolare la produzione di assist e allentare la pressione delle difese.

Shai è in rampa di lancio.

6. Tyrese Haliburton, Indiana Pacers

Il minutaggio conservativo di coach Carlisle e qualche problema fisico non gli ha impedito di griffare la stagione della svolta; la doppia doppia in punti segnati e assist è la rappresentazione plastica di un giocatore speciale. I Pacers hanno finito la luna di miele con la critica, facile pensare che la maggior parte delle responsabilità tecniche ed emotive finirà per ricadere sulle sue spalle. Realizzatore solido, passatore impressionista, discreto furfante come rubapalloni (1.8): il repertorio è ampio anche se il primo passo e la mobilità laterale sembrano sgranare il vostro schermo 4K. La produzione dopo febbraio è scesa notevolmente e il suo spot in questa graduatoria si basa su stime di buon senso più che sulla fredda matematica. La maggior parte degli analisti, e noi con loro, prevede incrementi di 4/5 punti totali anche in considerazione dello sviluppo di Indiana con la crescita di Bennedict Mathurin. Raccoglie il testimone di Ja Morant nel ruolo di giovane incognita del Draft: speriamo che vada meglio.

7. Giannis Antetokounmpo, Milwaukee Bucks

Siamo da tempo alla quota periscopio di sessanta partite, margine che deve far riflettere ogni owner coscienzioso. Le condizioni delle ginocchia (i bollettini medici sono misteriosi), la rivoluzione in panchina con Adrian Griffin e le sirene dal mercato suggeriscono che questa annata potrebbe nascondere molte insidie. Nelle ultime stagioni ha spinto il suo corpo al limite e per tutelare la longevità della carriera ad alti livelli sembra ormai necessario apportare qualche modifica salvifica al suo approccio. Il numero di triple tentate per gara è precipitato ai livelli del 2018 (meno di 3 per sera), involuzione confermata dal pessimo rendimento ai tiri liberi, vista la percentuale del 64.2%. In format di punteggio differenti non ha più il fascino magnetico che esercitava in gioventù, tuttavia nello standard tradizionale è difficile trascurare il suo profilo. A rimbalzo non vende sogni ma solide realtà (11.8 carambole a sera!). Tuttavia, l’innesto di Damian Lillard gli fa perdere ulteriore terreno, visto il possibile calo di Usage Rate.

8. Anthony Edwards, Minnesota Timberwolves

Prima di saltare sulla sedia e formulare pensieri sconnessi, è necessario rinfrescare un assunto semplice: la fragilità è il nemico numero uno del fantabasket. Edwards è reduce da 79 partite, a conti fatti, quasi 20 (!) di più della maggior parte dei grandi veterani che sopravanza in questa lista. La pressione della lega sul tema delicato del load management potrebbe accorciare questa distanza ma, fatta una legge, è facile trovare anche l’inganno. Le cifre già più che discrete (circa 34 fantapunti complessivi) potrebbero presto flirtare con la quota 40: i segnali di una star che vuole prendersi il proscenio ci sono tutti. Scorer già sopra media, il tallone d'Achille è certamente la gestione della palla, che per pura cortesia definiremo “deficitaria” (3.3 possessi persi in luogo dei 4.4 distribuiti ai compagni per assist vincenti). Sul fronte dei rimbalzi, qualche apprezzabile progresso è già andato a popolare i suoi numeri lo scorso anno. Chi non risica, non rosica.

9. Anthony Davis, Los Angeles Lakers

Lo scorso anno ha rinverdito i fasti dell’Araba Fenice: un uccello mitologico che rinasce dalle ceneri dopo la morte (in senso di fantabasket, si intende). Le presenze restano poche in assoluto ma sono state in linea con quelle di Steph Curry, LeBron James e Kevin Durant. Trovare un centro capace di scollinare i 40 fantapunti totali dopo le prime 5 posizioni è un lusso e resta la vostra alternativa per combattere con fierezza la concorrenza che ha appena selezionato Nikola Jokic e Joel Embiid. A ogni contatto nel pitturato che gli procurerà una smorfia, il vostro livello di ansia potrebbe materializzare numerose farfalle nello stomaco come per i più aspri amori adolescenziali. Ha scollinato da poco i 30 anni e probabilmente stagioni di fragrante élite sono in oroscopo. Per cuori forti e temprati.

10. Domantas Sabonis, Sacramento Kings

Il lituano ha giocato quasi tutte le partite e ha replicato le cifre del 2020-21 bissando la miglior produzione numerica della carriera, uno sforzo che lo ha introdotto nei primi 10 della classifica nei mesi centrali della stagione. L’intesa con De'Aaron Fox è telepatica, la gestione dei palloni persi in lento ma costante progresso, ormai la doppia cifra per punti segnati e rimbalzi catturati (12.3) è di ordinanza. Si trova nel picco delle possibilità fisiche e il successo della scorsa annata potrebbe indicare ulteriori piccoli margini di crescita sia a livello di effort che in quello statistico. Sopra ogni cosa, si tratta di un giocatore regolare, quasi monotono, essenzialmente privo di punti deboli: magari non eccelle come realizzatore ma non vi lascia mai a piedi, anche quando deve giocare per mesi con una mano rotta. È il vostro direttissimo per un torneo al sole: lasciate stare una volta per tutte le fanta-fidanzatine sbagliate.

11. Damian Lillard, Milwaukee Bucks

Il tormentone estivo sulla trade Heat-Blazers ha rinverdito i fasti delle soap opera anni ‘90, ma alla fine è stato spedito a Milwaukee. Gli acciacchi fisici lo avevano apparentemente consegnato a un certo oblio, almeno a livello di prime dieci posizioni assolute. Invece nel 2022-23 la risposta di Dame sul campo si è tramutata in 42 punti totali con picchi di produzione al minuto tali da far impallidire anche i monarchi assoluti della specialità. A casa di Giannis non avrà la stessa carta bianca, ma il suo atterraggio in una squadra che ne brama il talento offensivo dovrebbe mantenerlo alto nelle valutazioni generali. Resta una delle opzioni migliori per ottenere da un esterno un'efficienza produttiva tipica di un lungo classico, ad ogni modo le motivazioni dopo l’approdo mancato a Miami sono da testare. Le cifre abbaglianti sono destinate a scendere, ma in coppia con LaMarcus Aldridge ha pur sempre fatturato alla grande.

12. Kevin Durant, Phoenix Suns

Come direbbe Britney Spears: “Oops!…I Did It Again”. KD si immerge nella sua consueta formula di super team, questa volta con la compagnia di Devin Booker, Bradley Beal e senza Deandre Ayton. La sottrazione di Chris Paul promette un ritmo di ben altro livello rispetto al solito, un fattore che in teoria dovrebbe esaltare le sue caratteristiche. La carta d'identità è ancora relativamente verde ma il chilometraggio e gli acciacchi che le sue giunture hanno accumulato sconsiglia di chiedere la garanzia e un volume di partite esagerato. Dopo anni di contesti tecnici difficili, i Suns potrebbero aiutarlo a garantire una produzione in linea con i migliori del lotto, anche se la presenza di talento diffuso e di scorer di peso probabilmente lo terrà distante dai 40 fantapunti tutto compreso. Nel corso degli anni la sua vena di passatore si è forse inaridita (i 3.5 assist nelle sue 8 gare con Phoenix rappresentano un picco negativo dal 2011) ma quando quel jumper è in azione, la retina ondeggia soave come al solito.

13. Steph Curry, Golden State Warriors

Tra il 2020 e il 2023 ha mantenuto la linea di galleggiamento delle fatidiche 60 partite e lo scorso anno, quando i vari ranking (anche il nostro, mea culpa) hanno cominciato a suggerire alternative per la discesa dei numeri, ha estratto dal cilindro una stagione mostruosa. Ha sfiorato i 30 punti segnati per sera e catturato 6 rimbalzi (record in carriera!), cifre che hanno compensato le statistiche difensive che restano sotto media per un esterno. La presenza di un accentratore come Chris Paul in linea teorica sembra minacciare il tradizionale flow offensivo, ma è certo che per averlo al meglio in primavera forse è indispensabile un piano per gestire le energie.

14. LeBron James, Los Angeles Lakers

Quando il motore prende i giri sono ancora dolori per tutti: sua maestà ha collezionato 42 punti totali ma li ha distribuiti sulla miseria di 55 partite, quota assolutamente prevedibile, che ha finito per spezzare molti sogni di gloria. Il nuovo corso dei Lakers sembra aver imboccato la strada giusta, un fattore che potrebbe garantire maggiore attenzione al suo fisico ed evitare al numero 23 sanguinose rincorse playoff. Ci sono i presupposti per sognare una stagione 2023-24 più uniforme e magari costellata da meno infortuni e crisi di panico generali. La quota di palloni recuperati è al minimo storico, ma resiste ancora un clamoroso 50% registrato sul campo.

15. LaMelo Ball, Charlotte Hornets

La ricca estensione contrattuale che gli hanno concesso gli Hornets la dice lunga sul potenziale che si porta appresso e la sindrome di Stoccolma che rischia di maturare, perché Charlotte in questo momento non sembra un luogo ideale per sviluppare il talento. Se gli infortuni sono pronti a mettersi da parte, potrebbe fare impazzire la vostra calcolatrice: siamo potenzialmente nei dintorni dei 25 punti, 9 assist e 6 rimbalzi per serata. Nelle poche apparizioni del 2022-23 (solo 36) ha tirato con eccessiva generosità dalla linea dei 3 punti (10 tentativi convertiti con il 37%) ma intorno a lui non abbondavano le opzioni offensive. Se l’intesa con Brandon Miller decolla…

Il solito immaginifico LaMelo.

16. Trae Young, Atlanta Hawks

Reduce da un'annata deludente sotto molti aspetti: le sue letture non entusiasmano i puristi e la convivenza con Dejounte Murray ha finito per ritoccare verso il basso il comparto statistico. In fondo ha 25 anni appena compiuti e non è il caso di farsi prendere dal panico, ma questa stagione assomiglia a quella della verità per il leader emotivo degli Hawks. Resta una certezza quando si tratta di crivellare la retina (in faretra ci sono 30 punti a sera) ma la gestione delle palle perse (4.1) non è migliorata nel corso degli anni. Urge un passo in avanti e forse la presenza in panchina di Quin Snyder riuscirà a disciplinare le sue innegabili qualità.

17. Julius Randle, New York Knicks

Ha sempre avuto una cattiva stampa e il linguaggio del corpo con cui affronta certi momenti della stagione non ha certo aiutato a sostenere la sua causa. Al netto dell'atteggiamento, ci sono i numeri che sono molto più invitanti del previsto: siamo intorno ai 37 fantapunti totali. A fare la parte del leone ci sono 25 punti segnati a sera conditi da 10 rimbalzi, mentre il resto del suo contributo si perde a causa di un numero elevato di palloni persi. Stoppatore sotto media per le doti fisiche, in linea di massima in difesa tende a fare il telepass ma il bilancio è ancora positivo. Nei playoff il rendimento è crollato come Wall Street nel 1929 e la critica lo aspetta al varco.

18. Devin Booker, Phoenix Suns

Hombre del partido? Sulle sue tracce è comparso Bradley Beal, una presenza che promette di erodere possessi offensivi e prezioso Usage Rate dalla disponibilità di uno dei migliori esterni della lega. A testimoniare la stagione tremenda dal punto di vista degli infortuni dello scorso campionato ci sono da registrare le sue misere 53 apparizioni. Realizzatore di grande efficacia e indubbia eleganza, nel corso del tempo ha leggermente diminuito il contributo a rimbalzo mentre difensivamente parlando la produzione è simile a quella di Stephen Curry. Safe Pick.

19. Mikal Bridges, Brooklyn Nets

Sono due anni che non salta una partita: di stacanovisti come lui hanno perso lo stampo. Leader tecnico ed emotivo dei giovani Nets, nella breve parentesi con la nuova maglia ha sfoggiato doti offensive interessanti e dimostrato di poter costruire le sue conclusioni in modo autonomo. A Brooklyn ha registrato 26.7 punti per partita e quasi 5 rimbalzi, con medie percentuali da tiratore di razza come attesta l’88% ai tiri liberi. Le difese NBA sono ormai pronte ad adeguarsi e preparare le contromisure del caso, come già visto nei playoff, ma tutto lascia presagire il miglior anno della carriera.

20. Jaren Jackson Jr., Memphis Grizzlies

Reduce da una brutta esperienza con la pallacanestro FIBA questa estate, si rituffa nella zona di comfort NBA dove il timing per le stoppate (3 a sera) e le giocate difensive lo hanno già reso una stella. Deve migliorare a rimbalzo e come passatore, ma in compenso non siamo troppo distanti dai 20 punti per partita. L’upside è troppo ghiotto per passare con disinvoltura la candidatura e senza Ja Morant per diverso tempo le statistiche potrebbero impennarsi rapidamente. Il tiro da fuori e la percentuale ai liberi dimostra una potenziale morbidezza di polpastrelli interessante.

21. Pascal Siakam, Toronto Raptors

Una grande stagione individuale non è bastata per mettere le mani su uno dei quintetti All-NBA (utili per guadagnarsi una succulenta estensione di contratto), i problemi di rendimento dei Raptors hanno contribuito a spegnere i riflettori su quanto di buono ha prodotto. Al Draft non è un nome di grande cabotaggio ma la sua regolarità potrebbe fare al caso degli owner meno sensibili al richiamo dei giocatori più strombazzati. Porta in dote circa 37 fantapunti, praticamente il record carriera e scende in campo con discreta affidabilità anche se da questo punto di vista potrebbe fare ancora meglio. Poco eccitante ma molto solido.

22. James Harden, Philadelphia 76ers

"Il Barba" è alla ricerca di un centro di gravità permanente che non gli faccia mai cambiare idea su Daryl Morey e sulla gente. A dire il vero ci sarebbe Joel Embiid, ma a quanto pare questo non basta per arginare i propositi di trade, una possibilità tutt’altro che remota nel corso di questa annata. Le cifre sono in netto calo e seguono in modo progressivo la carta d'identità che si sta avvicinando al lato sbagliato dei 30. La produzione resta interessante, per quanto allineata con le cifre erogate nel 2013 quando era appena approdato a Houston. Di certo un grande classico.

23. Lauri Markkanen, Utah Jazz

Nella off-season ha onorato l’impegno di leva e servito il suo paese. Personaggio alternativo che ha firmato la miglior stagione della carriera, ora è arrivato il difficile momento della conferma. Come fatturato siamo a 35 punti totali, un bottino che arriva soprattutto dalla vena realizzativa (specialità della casa) e da una discreta indole a rimbalzo (8.6), dove si difende abbastanza bene nei confronti dei migliori della pista. Nel corso degli anni ha evidenziato qualche problema di troppo dal punto di vista fisico, ma ai Jazz hanno lavorato egregiamente per attenuare questo problema. La gestione allegra dei possessi (1.9 palloni persi) non intacca il suo appeal generale.

24. Donovan Mitchell, Cleveland Cavaliers

Ha compilato la miglior stagione di sempre sotto molti aspetti e i giovani Cavaliers si aspettano un apporto ancora più significativo nel 2023-24. Una caratteristica importante della sua produzione è la tendenza ad accelerare verso la fine dei giochi, particolare nei vostri playoff farà una bella differenza. Negli ultimi tre mesi è stato cronometrato sui 40 punti totali che hanno alterato diversi equilibri e cambiato le prospettive degli owner che avevano scommesso su di lui. Se riesce a giocare 70 partite abbondanti ci sono i presupposti per scalare i primi 20 del ranking.

25. De'Aaron Fox, Sacramento Kings

Secondo Domantas Sabonis, nei momenti cruciali delle partite è sufficiente mettere la palla in mano a De’Aaron Fox e restare a guardare con fiducia. Il play dei Kings ha sfoggiato una stagione da antologia e ripagato il grande investimento che Sacramento ha fatto: le capacità tecniche e fisiche, così come la sua leadership, hanno raggiunto lo zenith. Tanta grazia si è riverberata anche nel fanta: la produzione ha toccato le stesse quote del 2020-21 (poco meno di 35 punti totali) ma con molte partite giocate in più (73). Lecito attendersi numeri simili anche nel 2023-24.

Zoom zoom.

26. Kyrie Irving, Dallas Mavericks

Ci sono ombre che lo circondano da anni, sia per quanto riguarda la capacità di elevare il rendimento delle sue squadre, sia dal punto di vista disciplinare, perché dietro l’angolo c’è pronta una dichiarazione capace di scatenare un putiferio. Come rendimento fantasy queste preoccupazioni fanno meno paura: il talento di Kyrie è da sempre garanzia di numeri interessanti. La scorsa stagione è rimasto sulla soglia dei 27 punti a partita (stabili dal 2019) e aggiunto una quota interessante di assist e rimbalzi. Se azzecca il momento della redenzione, siamo di fronte a un jolly, ma ai dubbi espressi in precedenza dovete sommare la fragilità fisica.

27. Bam Adebayo, Miami Heat

Croce e delizia di ogni analista: ogni anno sembra destinato a scalare i vertici e avvicinarsi ai numeri dei “mammasantissima” della disciplina, ma resta sempre incollato alle consuete statistiche. Sono tre stagioni che l’ancora difensiva di Miami confeziona 32 fantapunti, in ogni caso non va trascurato il fatto che lo scorso anno è sceso sul parquet ben 75 volte. A 26 anni appena compiuti sta entrando nel prime della carriera e a prescindere dai probabili scossoni del roster ci sono i presupposti per una piccola ma significativa impennata dei suoi numeri. Forse è l’anno buono?

28. Zion Williamson, New Orleans Pelicans

Abbiamo passato tutta l’estate ad ascoltare i suoi buoni propositi, ci siamo allietati con le dichiarazioni sulla dieta e confortati riguardo le confessioni su cosa avrebbe potuto fare meglio. Il battage mediatico è stato importante e ora devono seguire i fatti, le 29 presenze della scorsa stagione hanno affossato i Pelicans e i ricordi del mese in cui sembrava aver preso per mano la squadra si sono affievoliti. A livello puramente statistico siamo poco sotto il contributo di Julius Randle anche se il potenziale è di altro spessore, però tra i due ci sono 48 partite giocate di differenza. Se gli astri sono allineati potrebbe farvi dominare la lega, ma siamo dalle parti dell’atto di fede.

29. Paolo Banchero, Orlando Magic

Secondo la logica e la tradizione, tra la prima e la seconda stagione NBA c’è spesso un salto notevole in termini di rendimento e di incremento dei numeri. Questa regola d’oro non ha fatto lievitare le quotazioni del leader dei Magic, che nelle proiezioni di inizio stagione è molto trascurato a vantaggio dei soliti veterani o di volti più familiari. Si parte da una ottima base di 29 punti totali con una produzione al minuto di quasi 0.90; con un anno di esperienza in più, anche un banale incremento del 10/15% pagherebbe enormi dividendi. Lontano da molti radar.

30. Kawhi Leonard, L.A. Clippers

Se sta bene fisicamente è un fuoriclasse come attesta la prestazione che ha sciorinato nei playoff contro Phoenix, ma riuscire a districarsi tra i bollettini medici e i problemi alle ginocchia è un esercizio frustrante. Da un paio di anni si tiene sulle 50 partite di stagione regolare, un rendimento che spinge per forza di cose in basso il suo appeal. I numeri sono poi scesi al livello degli ultimi anni di San Antonio (poco sotto i 35 punti totali), ma in fondo ha solo 32 anni. Secondo i rumors è guarito dall’ultimo infortunio e pronto a guadagnare la scena, anche perché può uscire dal contratto nel 2024. Un rischio!

31. Jalen Brunson, New York Knicks

Il cambio di casacca ha fruttato una decina di fantapunti in più (siamo oltre la quota dei 30 totali in scioltezza) e ne ha notevolmente migliorato lo status generale. Se avete investito nel primo giro in un lungo o in un'ala, si candida a diventare il vostro target di riferimento perché da questo momento in poi le scommesse superano le certezze a livello di esterni. Una maggiore familiarità con i compagni e i minutaggi mostruosi di coach Thibodeau possono regalare margini interessanti. Quando si tratta di attaccare gli spazi e di trovare il punto debole delle difese avversarie è uno dei migliori della lega, se cresce come rubapalloni e nella percentuale ai tiri liberi può fare onde.

A Mark Cuban non piace questo elemento.

32. Karl-Anthony Towns, Minnesota Timberwolves

Talento offensivo strabordante, tendenza agli infortuni scoraggiante. Ha collezionato le stesse presenze di Zion (29) e ormai il roster sembra saldamente nelle mani di Anthony Edwards, a peggiorare le cose c’è la problematica convivenza con Rudy Gobert. Il fatturato è crollato di quasi 10 fantapunti dal 2019, la media di produzione al minuto è scesa ai livelli della stagione da matricola nel 2015. Se arrivati a questo punto dovete puntellare il roster con un lungo è di certo una risorsa appetibile, ma i punti interrogativi sono pari alle effettive certezze.

33. Victor Wembanyama, San Antonio Spurs

Cerchiamo di mettere l’hype da una parte e ragionare in termini speculativi e meramente statistici. Nel 2003-04 il LeBron rookie ha girato intorno a un totale di 30 punti, lo scorso anno Banchero da prima scelta assoluta ha finito con cifre molto simili. Possiamo quindi supporre una forchetta tra i 25 e gli oltre 30 fantapunti, a seconda del caso migliore o peggiore, con un grado di attendibilità realistico. La media punti al minuto grazie alla sua versatilità e al ruolo che favorisce il punteggio, dovrebbe essere molto appetibile a prescindere dai numeri effettivi. La tenuta fisica è da testare perché il fantomatico rookie wall potrebbe fare capolino. Scelta di classe.

34. Jimmy Butler, Miami Heat

Veste la maglia degli Heat dal 2019 e ormai per tradizione vive la stagione regolare come una parentesi rosa tra una cavalcata playoff e l’altra. Abbonato a cifre egregie anche se non trascendentali, continua a galleggiare sui 20 punti abbondanti per allacciata di scarpe cui aggiunge 6 rimbalzi e altrettanti assist. Cerca di gestire al meglio le energie residue e i vari infortuni: il ruolino di marcia di norma si attesta a meno di 60 presenze, decisamente poche per investire pick più prestigiose. A queste latitudini è però quasi impossibile trovare di meglio.

Di sicuro il Media Day se lo è messo in tasca fischiettando.

35. Fred VanVleet, Houston Rockets

Nemico giurato dei format in cui la percentuale al tiro fa la parte del leone (ha chiuso il 2022-23 con il 39.3% dal campo), approda in una franchigia in cui è destinato a vestire i panni del leader tecnico. A Toronto si è trovato spesso nella situazione di forzare e di gettare verso il canestro puro materiale edilizio per fornire ossigeno alla fase offensiva, in Texas è ragionevole pensare a una maggiore vena di passatore per agevolare Jalen Green, Amen Thompson e i vari giovinastri. Da segnalare il fatto che non scende sotto i 30 punti totali dalla stagione 2020-21. Sempre affidabile.

36. Jaylen Brown, Boston Celtics

Pietra angolare dei Celtics, nel 2022-23 ha migliorato il fatturato statistico e ha cominciato ad attirare le attenzioni degli appassionati della materia. Porta in dote circa 35 punti, si mantiene sulla produzione di un punto per minuto giocato, un lusso troppo sottovalutato. Come realizzatore puro il talento sembra sbocciato definitivamente, almeno a livello di stagione regolare. L’innesto di Kristaps Porzingis non consente voli pindarici e lascia immaginare la possibilità di un fisiologico decremento. Pick storicamente molto snobbata ma di sicuro rendimento.

37. Paul George, L.A. Clippers

Beniamino assoluto delle matricole degli ultimi anni che lo hanno eletto come modello ideale di completezza tecnica e riferimento della “vecchia” generazione. PG13 ha dovuto fare i conti con molti infortuni, tuttavia lo scorso anno quando è sceso in campo ha dato l’impressione di poter ambire a una seconda giovinezza. Stabile sui 33 fantapunti da tempo immemore, le presenze negli ultimi due anni però si fermano a 87 in totale. Le sue fortune a livello statistico sono legate alla tenuta di Kawhi Leonard e l’impatto di Russell Westbrook che si candida a un ruolo di peso.

38. DeMar DeRozan, Chicago Bulls

Le somme algebriche che ha compilato nelle ultime due stagioni e le apparizioni sopra la media (siamo oltre quota 70) valgono probabilmente le prime 30 posizioni del ranking. Tuttavia, qualche elemento lascia supporre un calo rispetto a un 2022-23 che lo ha già visto faticare più del solito nella seconda parte dell’annata, soprattutto a febbraio. Le primavere sono 34, siamo di fronte a un clinic deambulante e un raffinato interprete della lunetta (si naviga su quota 87%). Nel 2023-24 potrebbe superare nella classifica dei marcatori all-time un mito come Larry Bird: scusate se è poco.

39. Cade Cunningham, Detroit Pistons

Sceso in campo 12 volte lo scorso anno, i Pistons hanno tirato un sospiro di sollievo quando Cade ha ben figurato in allenamento come sparring partner di Team USA. Realizzatore di buona fattura, i problemi arrivano a livello di selezione di tiro (41.6% in carriera) e quando si rende necessario favorire la fase di playmaking a quella realizzativa. Aspetti che miglioreranno con il progresso del curriculum (ha solo 22 anni), magari agevolati da aggiustamenti del roster che non brilla a livello di talento. Può sorprendere in positivo ma la tenuta sulla distanza è da verificare.

40. Desmond Bane, Memphis Grizzlies

Ha giocato buona parte del 2023-24 in disordine fisicamente, la speranza è che l’operazione all'alluce abbia funzionato. Meno di 60 apparizioni, sommate al caos originato dalle disavventure di Ja Morant contribuiscono a far leggere con difficoltà la sua posizione. Le 25 gare senza il leader sono destinate a registrare ottimi numeri, ma poi il nuovo contesto con un ingombrante Marcus Smart, un minutaggio ridotto o la possibile rilocazione in ala piccola presenta diverse insidie. Appeal notevole ma contesto assai poco leggibile.

41. Evan Mobley, Cleveland Cavaliers

Il suo secondo anno è stato seguito con attenzione spasmodica ma non sono arrivati i sostanziali progressi che molti si attendevano. Evan è certamente “vittima” di un hype esagerato e di un metro di valutazione ancorato alla statistica, anche se ribadirlo sulla preview di un Draft Fantasy può risultare paradossale. I lunghi spesso maturano con calma: una doppia doppia sembra alla portata, la propensione alla stoppata intriga e non sai mai cosa ti capita quando scegli un prospetto del genere. In fondo non vorrete mica selezionare per l’ennesima volta Myles Turner?

42. Zach LaVine, Chicago Bulls

Discreto esempio di durabilità, è riuscito a saltare in tutto solo 5 partite nel passato campionato. Grazie al talento a disposizione e il solito primo passo mortifero ha accumulato un bottino interessante (32.3 punti), anche se una partenza in sordina ne ha fatto calare le quotazioni almeno per questa fascia del Draft. La media di produzione al minuto è calata sensibilmente (per quanto ancora nel range dello 0.90) e lo status ai Bulls suggerisce che in città sia in corso una valutazione per spedire le sua labbra a un indirizzo nuovo. In questo momento: sottovalutato.

43. Dejounte Murray, Atlanta Hawks

Persa la libertà di azione che coach Popovich gli aveva regalato agli Spurs è tornato a confezionare statistiche più convenzionali; sviluppare la chimica con Trae Young è un processo che richiede calma e gesso. Vive e prospera nella media distanza, attitudine che generalmente non va a genio al nuovo timoniere Quin Snyder che sta provando a modificare parte del suo consueto gioco offensivo. Difensivamente non ha ancora registrato i picchi dei primi anni della carriera, ma i suoi palloni rubati sono un classico apprezzabile. Media punto al minuto che non esalta.

44. Kristaps Porzingis, Boston Celtics

La parentesi nella capitale ha ridato slancio alla carriera e acceso nuovamente i riflettori sulle grandi qualità: a uno sguardo più attento possiamo notare che il fatturato è rimasto in linea con le migliori annate di New York e di Dallas. A una vena realizzativa in ascesa dobbiamo però annotare una minore incidenza a rimbalzo rispetto ai primi anni, un minus che cristallizza il contributo ai consueti standard (+3 punti in tutto). A fare la differenza ci sono le 65 volte in cui ha timbrato il cartellino, soglia inedita dal 2016. Arriva a Boston per vincere e non per ritoccare i suoi record.

45. Brandon Ingram, New Orleans Pelicans

Realizzatore di estrema eleganza, nel corso del tempo ha incrementato il suo Usage Rate che ormai è stabilmente nei dintorni del 30%. Non fa della versatilità la sua arma vincente e forse le disavventure a livello FIBA ne hanno inficiato le quotazioni. Da quando si è trasferito dai Lakers (2019) mantiene incredibilmente le stesse cifre che oscillano solo di un punto (tra i 32.7 e i 33.8 complessivi in quattro annate). La salute di Zion resta un grande fattore per registrare un significativo aumento o decremento, ma scende in campo troppo poco per incidere davvero.

45. Jamal Murray, Denver Nuggets

Tornato alla piena efficienza fisica, il suo apporto è stato fondamentale per conquistare l’anello e garantire adeguato sostegno a Nikola Jokic. I numeri sono destinati a salire: nella serie con i Lakers ad esempio, ha realizzato oltre trenta punti per partita con medie di tiro davvero strabilianti. Lo standard della stagione è certamente destinato a cifre più ragionevoli; il nuovo status di Murray suggerisce in ogni caso un incremento netto molto interessante e un ruolo più importante negli schemi dei Nuggets in regular season. Un campione NBA irradia prestigio.

47. Alperen Sengun, Houston Rockets

Quanti di voi hanno visto almeno un paio di partite dei texani? Tra le cose che vi siete persi c'è questo ragazzo che ha disputato un'ottima annata, dato un boost alle sue prospettive e alla fanta-carriera. Salito a 27 punti totali, siamo di fronte a uno Jokic-bonsai che ha la vena del passatore malandrino e irridente del Sabonis (quello senior) di fine carriera. Ovviamente stiamo parlando solo dei lampi perchè poi dobbiamo considerare la consistenza complessiva e la situazione tecnica di Houston, e qui arrivano molti punti interrogativi. Potrebbe finire in gloria o molto male, difficile ipotizzare gli stessi numeri ma è pronto a farvi divertire. Genuino hype.

Tutti sul carro di Alperen.

48. Josh Giddey, Oklahoma City Thunder

Alla tenera età di 21 anni è in rampa di lancio per la fatidica terza stagione nella lega, nel 2022-23 ha risolto alcuni dei suoi problemi con il tiro da fuori (3 tentativi a sera con il 32%) e in estate ha lavorato molto per superare di slancio questa percentuale. L’apporto a livello di assist (6.2) e di rimbalzi è rimasto stabile (7.9) ma è cresciuta esponenzialmente la produzione di punti al minuto (0.93) che lascia presupporre margini di progresso notevoli. Non è un fulmine di guerra ma è grosso e fluido nei movimenti: può diventare il miglior australiano della storia della NBA.

49. Darius Garland, Cleveland Cavaliers

Produce cifre discrete che si avvicinano ai profili di Cade Cunningham e di Fred VanVleet, il problema è che i numeri sono leggermente scesi e la squadra in cui gioca è ricca di talento e di altri giocatori che bramano possessi e molto spazio offensivo. La produzione al minuto è in linea con gli esterni di questa fascia (quindi livellata verso il basso), ma parliamo pur sempre di un ragazzo di 24 anni che può ancora crescere e migliorare il repertorio. In queste posizioni o anche poco sopra si tratta senza dubbio di una offerta che non potete rifiutare. Una certezza.

50. Anfernee Simons, Portland Trail Blazers

Uno dei migliori tiratori della nuova generazione, i suoi tempi di rilascio del pallone e la meccanica sono a livelli sinfonici. Consapevole delle qualità balistiche, la produzione offensiva è troppo ancorata al perimetro: vive oltre la linea del tiro da tre, non contribuisce attivamente a rimbalzo, la gestione delle palle perse (è un passatore pigro e ancora accademico) risulta deficitaria da un paio di stagioni. Come prevedibile i numeri difensivi sono ancora sotto la media ma la partenza di Damian Lillard lascia dei vuoti enormi che sono pronti a tramutarsi in un 2023-24 con possibilità incredibili per il talento a disposizione. Deve incrementare i viaggi in lunetta (converte vicino al 90%) e prendere uno dei sedili di comando dei nuovi Blazers.

On the Bubble:

Myles Turner, Indiana Pacers - Ha giocato una stagione eccellente, difficile da replicare.

Deandre Ayton, Portland Trail Blazers - Doppia doppia di ordinanza, effort ondivago.

Kyle Kuzma, Washington Wizards - Porzingis è andato via e gioca per giustificare il suo contratto.

Bradley Beal, Phoenix Suns - Squadra molto profonda e si ferma spesso per infortuni.

Jordan Poole, Washington Wizards - Autostima di alto livello, mezzi più che discreti.

Jrue Holiday, Boston Celtics - Un classico evergreen circondato da fanta-sanguisughe.

Walter Kessler, Utah Jazz - Materiale da doppia doppia, ottimo stoppatore (2.3).

Scoot Henderson, Portland Trail Blazers - Talento cristallino e semaforo verde?

Franz Wagner, Orlando Magic - Situazione simile a Giddey: il terzo anno è decisivo.

Scottie Barnes, Toronto Raptors - Alto potenziale tecnico e fisico, cerca riscatto.

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