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Fabio Severo
Guida agli Australian Open: il maschile
17 gen 2016
17 gen 2016
La presentazione dello slam più strano della stagione.
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Fabio Severo
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Il tennis riparte sul serio ed è una caccia all’uomo. Si cercano disperatamente nomi nuovi da iscrivere nell’albo dei vincitori dei tornei. E la ricerca parte dall’Australia, dove fa caldo, dove la condizione fisica è più importante che altrove e dove le sorprese, non fosse altro perché ci si trova all’inizio della stagione, sono sempre in agguato.

 





 

Nel primo torneo della stagione l'anno scorso, Djokovic ha perso da Ivo Karlovic ai quarti di finale, e da lì in poi ha raggiunto almeno la finale in sedici tornei consecutivi. L'ultimo, che poi è il primo di questa stagione, è stato proprio quello di Doha che, a chiudere un cerchio, ha vinto in finale contro Nadal, con un impressionante 6-1 6-2.

 

«È facile analizzare la partita», ha detto Nadal subito dopo. «Ho giocato contro un giocatore che ha fatto tutto alla perfezione. Non conosco nessuno che abbia mai giocato a tennis in questo modo. Da quando ho cominciato questo sport non ho mai visto nessuno giocare a questo livello».

 

https://www.youtube.com/watch?v=gx6NyRJDbyY

Sconfortante.



 

Abbandonando le ammissioni di insicurezza con cui rifletteva sulle sue disavventure dell'anno passato, Nadal ormai sulla sua crescente incapacità di battere Djokovic ipotizza un fenomeno di saturazione dell'espressione agonistica, un avversario insormontabile non per carenze tattiche o atletiche, ma per un fatto oggettivo. Non ci riesce lui, non ci riesce nessun altro, perché è così, punto.

 

Federer, come in altre occasioni, mette più in prospettiva, flirtando però con il negare l'evidenza: «L'anno scorso ho giocato piuttosto bene contro di lui», ha detto nella conferenza stampa alla vigilia del torneo, forte delle tre sconfitte date a Djokovic sulle sei in totale che Nole ha patito in tutta la stagione. «Penso che a giocare bene siano ancora gli stessi giocatori. Certo Novak merita di avere una piccola stella accanto al suo nome, perché ha giocato così bene. E vale lo stesso per Stan, che ha vinto due Slam in due stagioni e comincia una terza in cui potrebbe vincerne un altro».

 

Ma in realtà non vale lo stesso per Stan Wawrinka, e accanto a Novak Djokovic non va una stellina, ma dodici titoli in sedici finali giocate consecutivamente. Più adeguato è allora il commento di Bernard Tomic alle attuali prestazioni di Nole: «It's just a joke», è una barzelletta come sta giocando Djokovic adesso. Si dice che il suo tabellone a Melbourne sia facile, ma non esiste un tabellone che gli si presenti ostico in questo momento. Non più di quello che gli farà incontrare ipoteticamente Nishikori nei quarti, Federer in semifinale e Nadal o Murray in finale. Questi sono gli avversari noti, il resto è una flebile incognita.

 

Negli anni in cui Nadal era quasi imbattibile, se non per pochissimi, le grandi sorprese sono arrivate da avversari che nel giorno giusto sono riusciti a fare tutto quello che volevano, in un modo talmente enfatico da rappresentare degli unicum, prestazioni che chiaramente non potevano ripetersi a comando e non indicavano la forma media del giocatore, ma un'eccezione di lucida follia. Jo-Wilfried Tsonga nella semifinale dell'Australian Open del 2008, Robin Söderling negli ottavi a Parigi nel 2009, Lukás Rosol al secondo turno di Wimbledon nel 2012 hanno battuto Nadal provando il tutto per tutto su qualsiasi colpo, pur di evitare di finire bloccati nella routine logorante dello spagnolo. In inglese si chiama "hitting through your opponent", colpire attraverso l'avversario, colpire oltre, al di là della pressione psicologica e della sfiducia nel risultato. Come ha fatto Wawrinka nella finale di Parigi, come nessun altro è riuscito a fare per un anno intero. "Vola come una farfalla, pungi come un'ape".

anche Claudio Giuliani, qualche giorno fa.

 



Rafael Nadal è ancora in grado di vincere uno Slam? Un anno fa si presentava agli Australian Open al rientro dall’infortunio che lo aveva costretto a un finale di 2014 pessimo, culminato con l’operazione all’appendice. Un mediocre Nadal perse in tre contro Berdych, che vendicò 17 sconfitte consecutive contro il maiorchino, per poi perdere nel turno successivo. Fu l’inizio della peggiore stagione del maiorchino da quando vinse il suo primo Slam nel 2005, a 19 anni. Da allora aveva sempre vinto almeno uno Slam per anno. Il 2015, appunto, è stato il primo chiuso da Nadal senza vittorie nei quattro tornei più importanti.

 

https://www.youtube.com/watch?v=sHqWglQ4Q0E

 

In Australia Rafa ha vinto solamente una volta, nel 2009. Ha perso due finali che poteva forse vincere: la prima contro Djokovic, nella famosa battaglia delle sei ore; l’altra contro Wawrinka, ma da infortunato. Quest’anno a Doha si è rivisto in discrete condizioni, anche se si è arreso a Djokovic non riuscendo ad andare oltre i tre game vinti, facendosi superare anche negli scontri diretti contro il serbo, che conduce ora 24 a 23.

 

https://www.youtube.com/watch?v=-kaaXz4IgrA

Una delle migliori sfide tra i due.



 

Nadal è la testa di serie numero 5 del torneo australiano, ma può dormire sogni tranquilli: Djokovic è dall’altra parte del tabellone e a lui dovrà pensare, se ci arriverà, solamente in finale. Anche perché al primo turno giocherà contro il suo amico Fernando Verdasco, che Nadal batté in una memorabile semifinale australiana nel 2009, al quinto set.

 

Verdasco, ex top 10, rappresenta la classica mina vagante: se è in giornata può dare fastidio a tutti, altrimenti, com’è frequente, si arrende giocando qualche bel colpo da cercare su YouTube il giorno dopo. Se supererà Verdasco, Rafael dovrà poi incrociare Kuznetsov, che lo ha portato al terzo set a Doha. Più avanti, verosimilmente, giocherà contro Anderson. Ai quarti ci sarebbe Stan Wawrinka, per la rivincita della finale 2014.

 

Rafa non centra una semifinale in uno Slam da Parigi 2014: un po’ troppo lontano per fare previsioni di questo tipo. Ad ogni modo, vincendo l’Australian Open, Nadal potrebbe cogliere un record molto prestigioso: sarebbe l’unico tennista ad aver realizzato il Career Grand Slam due volte nell’era Open, ovvero vincere almeno due volte tutte e quattro le prove maggiori (Laver ci riuscì una volta tra i dilettanti e una tra i professionisti). E allora torniamo alla domanda iniziale: Nadal può ancora vincere uno Slam? Nadal può ancora vincere uno Slam diverso dal Roland Garros? Forse la risposta è un’altra domanda: Nadal può vincere uno Slam dove gareggia questo Djokovic?

 



Trentacinque anni da compiere ad agosto, 17 Slam in bacheca, oltre 1000 partite vinte da professionista, record migliorati di anno in anno e nessuna voglia di smettere: Roger Federer torna in Australia ed è chiamato a riscattare la scialba prestazione del 2015, quando perse da Andreas Seppi.

 

A Melbourne lo svizzero è arrivato in semifinale per 11 volte di fila (2004-2014), ha vinto quattro volte (2004, 2006, 2007, 2010) e ha perso un’altra edizione in finale contro la sua nemesi Nadal, nel 2009. Non arriva in fondo in questo torneo dal 2010, l’inizio dell’era dei Fab Four.

 

Lo svizzero ha dimostrato di poter perdere negli Slam anche da tennisti “mediocri”: Stakhovsky a Wimbledon e Robredo a New York nel 2013, Seppi a Melbourne 2015. Un Federer che perdesse prima dei quarti di finale non rappresenterebbe più una sorpresa, considerata l’età e le difficili condizioni di Melbourne (anche se, verosimilmente, giocherà spesso in nottata) e specie dopo che Raonic lo ha affrontato nella finale di Brisbane con un piglio diverso—forse solamente perché vedeva nell’angolo del suo avversario un allenatore che non aveva creduto sufficientemente in lui (Ljubicic, passato da Raonic a Federer nelle ultime settimane). Un anno fa Federer aveva battuto Raonic nella stessa finale.

 

https://www.youtube.com/watch?v=Nekb0FDP4D4

È sempre un bel vedere.



 

Il tabellone di Melbourne poi non gli agevola certo il compito. Esordirà contro il georgiano Basilashvili, ma già al secondo turno potrebbe trovare Dolgopolov, uno da evitare, sempre. E poi al terzo turno potrebbe esserci la rivincita contro Dimitrov, che a Brisbane lo ha portato al terzo set e che quest’anno sembra avere molta voglia di fare il definitivo salto di qualità. Poi ci sarebbero ancora altri giovani sul suo cammino, Goffin o Thiem, mentre in zona quarti di finale ci sarebbe Tomas Berdych per poi trovare ancora una volta Djokovic, stavolta in semifinale, come ai bei tempi.

 

A 34 anni, 5 mesi e 24 giorni diventerebbe il terzo tennista più anziano a vincere uno Slam in Era Open dopo Ken Rosewall (US Open 1970, Australian Open 1971 e 1972) e Andrés Gimeno (Roland Garros 1972).

 



Il giorno che Stan Wawrinka vinse gli Australian Open 2014, il suo primo successo maggiore, pose fino a un dominio che durava dagli US Open 2009, quelli vinti da Juan Martín del Potro (infortunato, si sta allenando per tornare a marzo dopo due operazioni al posto sinistro). Dal 2010 al 2013, infatti, Nadal, Federer, Djokovic e Murray si sono spartiti le 16 prove dello Slam giocate. Poi è arrivato Wawrinka a dare speranza al mondo degli attori non protagonisti del tennis. E quindi è arrivato Cilic nello stesso anno, a New York, e poi di nuovo Wawrinka a Parigi 2015, l’unico a surclassare Djokovic e per di più in una finale Slam.

 

Da tre anni lo svizzero si prepara al torneo australiano, con il quale sembra avere un feeling speciale, vincendo il torneo di Chennai. La vittoria al Roland Garros 2015 ha convinto che non era una meteora. Parliamo di un giocatore che, nel 2014, ha vinto uno Slam e centrato due quarti di finale, a Wimbledon e New York, e che nell’anno successivo ha fatto anche meglio: la vittoria a Parigi, le semifinali a Melbourne e New York, e i quarti di finale a Wimbledon.

 

Il tabellone gli ha messo di fronte un paio di turni facili: il primo avversario serio potrebbe essere Jack Sock, al terzo turno. Più in avanti ci sarebbe Milos Raonic, fresco vincitore del torneo di Brisbane. Analizzando questa parte di tabellone, non sembrano esserci tennisti in grado di evitare l’ottavo di finale dello svizzero. Anche perché Stan, a dispetto di quanto si dice sulla sua imprevedibilità, ha raggiunto almeno i quarti in otto degli ultimi nove Slam.

 

Diciamo che l’imprevedibilità può essere più facilmente in positivo, nel senso che Stan potrebbe

salire di livello dai quarti in su, salendo su quel livello di tennis che lo ha portato a vincere due Slam. Per quanto complicato, non inserirlo tra i candidati sarebbe disonesto.

 



Andy Murray ha dichiarato che se la compagna Kim dovesse improvvisamente partorire in queste due settimane si ritirerebbe subito dal torneo: «Ma se il bambino nascesse tra la semifinale e la finale tornerebbe a casa lo stesso?», «Sì Succederebbe la stessa cosa». Un fattore esterno che potrebbe allentare la concentrazione dello scozzese, che in Australia deve difendere la finale dello scorso anno.

 

Murray si trova bene in Australia, quella dello scorso anno è stata la quinta finale: tutte perse, tre da Djokovic e due da Federer. La scorsa stagione lo scozzese è stato piuttosto regolare, ma è sembrato del tutto impotente, tatticamente e tecnicamente, tanto contro Nole quanto contro Federer. Particolarmente preoccupanti le sconfitte al quinto set, spesso con punteggi schiaccianti, come se portare l’avversario al quinto gli costi uno sforzo che lo sfinisce.

 

https://www.youtube.com/watch?v=RXmp-ezEEQE

Lo scorso anno anche un quarto set è stato insostenibile.



 

Non si capisce se sta preparando qualche cambiamento o questo è il suo modo di attendere sul bordo del fiume il cadavere dei suoi avversari passare. In Australia sarà, se non altro, aiutato da un ottimo sorteggio: quarti di finale ipotetici con Ferrer, semi con uno tra Wawrinka e Nadal. Se dovesse diventare papà, in quella parte del tabellone si aprirebbe una voragine.

 



Non ci sarà Richard Gasquet, che lamenta i postumi di un infortunio alla schiena rimediato nella IPTL, il carrozzone delle esibizioni tennistiche che si gioca in Asia mentre bisognerebbe fare la preparazione atletica.

 

Non ci saranno nemmeno Tommy Haas, che medita di tornare a marzo, e Janko Tipsarevic. Anche il giovane Kokkinakis, un anno fa protagonista di un grandissimo match di primo turno vinto contro il lettone Gulbis, non parteciperà per un problema a una spalla.

 



 



Milos Raonic sta lentamente rimettendo insieme i pezzi. Reduce da una pessima seconda metà di 2015, piena di problemi fisici, ha iniziato il 2016 ripetendo la finale a Brisbane dello scorso anno. Ha cambiato allenatore, fisicamente sembra a posto, e il servizio gira. E quello è l’essenziale. Ma che ce ne facciamo di un altro 25enne che, nella migliore delle ipotesi, arriverà ai quarti di finale (il risultato che deve difendere)?

 

Due anni fa Jeff Sackman ha scritto

in cui contestava una sopravvalutazione del concetto di “consistenza” (intesa come regolarità) nel tennis. I giocatori sembrano ossessionati dal mito dell’equilibrio, del raggiungimento di un livello

del proprio tennis. Facendo così, prendendosi di fatto meno rischi, rincorrono la chimera del gioco di Djokovic, in fondo sopravvalutandosi. Raonic è tra i tennisti che più dovrebbero prestare orecchio alla tesi, per quanto provocatoria. Il canadese negli ultimi anni ha migliorato la propria fase difensiva, i propri spostamenti laterali, la rapidità in uscita dal servizio, ma cosa ha ottenuto in cambio? Niente.

 


Però è stato convocato da Drake all’All-Star Game con il “Team Canada”: vuoi mettere.



 

Raonic deve prendersi più rischi: i suoi fondamentali da fondo potrebbero portargli più vincenti di quanto ottiene attualmente, soprattutto nei game di risposta, dove ha percentuali di punti vinti ridicole. La regolarità, col suo tennis, lo potrà portare fino alla partita contro un giocatore migliore di lui, che finirà per perdere. Il giocatore migliore di lui in questi Australian Open potrebbe arrivare molto presto: al quarto turno teorico c’è Kevin Anderson e il canadese, attualmente, non parte necessariamente favorito.

 



Bernard Tomic si è ritirato dal torneo di Sidney mentre era sotto per 6-3 3-0 contro Teymuraz Gabashvili. Al cambio di campo ha confidato all’arbitro, Mohamed Lahyani: «Ho un buon tabellone a Melbourne, è appena stato pubblicato». Era stato sorteggiato, infatti, contro l’uzbeko Denis Istomin. Lahyani

a fargli cambiare idea da leader carismatico qual è, ma Tomic è stato irremovibile.

 



 

In conferenza stampa ha detto poi di non ricordare lo scambio di parole con l’arbitro, che aveva avuto una nottata difficile e che non voleva giocare due partite di fila causa pioggia. Insomma: era con la testa a Melbourne, e se Tomic c’è con la testa è una buona cosa. Il tabellone è

invitante.

 



Cosa voglia fare Nishikori da grande, cosa aspettarsi da lui, è un enigma. Un anno fa colse i quarti di finale a Melbourne, perdendo in tre veloci set contro Wawrinka. Prima dell’Australian Open ha giocato il torneo di Brisbane, dove è stato sconfitto da Tomic: non i prodromi di un gran Australian Open, ma si vedrà. Prima degli US Open 2014, dove giocò la sua prima finale Slam, aveva saltato i Master 1000 preparatori per via di un infortunio.

 





 

Grigor Dimitrov sta migliorando, anche se non

tutti vorrebbero. Non sembra dare segnali di quel salto qualitativo che si chiede al suo tennis per arrivare a vincere uno Slam. Ma quanto meno sembra essersi lasciato alle spalle un 2015 che non si è neanche guadagnato una menzione su

.

 

https://www.youtube.com/watch?v=0wJUcFxUrsg

 

A Brisbane ha tolto, per la prima volta in carriera, un set a Roger Federer. A Sidney è arrivato in finale, persa contro Troicki, e seppur non battendo alcun avversario di grande livello (Dolgopolov il migliore della rosa) ha mostrato quel minimo di continuità che gli è richiesta per non buttare completamente via il suo talento. «Può essere che io sia talentuoso, ma il talento non ti fa vincere le partite. La regolarità sì» ha dichiarato qualche settimana fa, come se avesse capito che ha ancora davvero bisogno di costruirsi come giocatore, che i rovesci lungolinea mozzafiato in anticipo valgono un solo quindici. Mikael Tillström, il suo allenatore, dice di star lavorando per provare a semplificare un minimo il suo gioco: «Sa fare talmente tante cose che a volte non riesce a scegliere». Questa sproporzione tra il potenziale Dimitrov e l’attuale Dimitrov finirà prima o poi di mandarci ai pazzi?

 

A 24 anni Nadal aveva già vinto 9 Slam, Federer 6, Djokovic 4. Quello che può consolare Dimitrov è che l’età media del tennis si sta notevolmente alzando, e a 24 anni si è ancora relativamente giovani. L’Australia è sempre un buon posto in cui iniziare a vincere, anche se ci si accontenterebbe di un piazzamento. Al secondo turno lo dovrebbe aspettare Roger Federer: regicidio servito?

 



 



10 anni fa Baghdatis raggiungeva la finale degli Australian Open, perdendo da Roger Federer in quattro set. Una decade dopo avremmo forse immaginato di ritrovare il cipriota in ciabatte, ma non con una bacheca così vuota: appena 4 tornei vinti, tutti 250.

 

https://www.youtube.com/watch?v=HD1nLtt8s68

 

Contro Tsonga non ci sarà partita vera e propria, ma qualche colpo da esibizione è legittimo aspettarselo. Proponiamo a Baghdatis di scendere in campo direttamente in infradito.

 



Uno dei primi turni più interessanti, anche per il fatto che si tratta di un inedito assoluto. Ci si può attendere una partita a ritmi alti, tra due tra i giocatori più intelligenti del circuito. Le traiettorie strette e diagonali di Kohlschreiber contro la regolarità aggressiva di Nishikori. Molto fondo campo, ma di qualità.

 



Il bielorusso fa di tutto per trascinare i suoi avversari sul territorio del fioretto, e Federer è forse l’unico giocatore che amerà abboccare e accettare la sfida a chi tira la stop volley più smorzata, il backspin più teso, il cambio di ritmo più controintuitivo. Per una partita il tennis potrebbe sembrare un altro sport.

 

https://www.youtube.com/watch?v=BGpNOHd4T-s

Dolgopolov avrà affinato lo smash nel frattempo?



 



10 giorni fa Borna Coric, classe ’96, ha raggiunto la prima finale in carriera a Chennai e nel 2016 ci si aspetta molto da lui. Anche Coric si aspetta molto da sé stesso, visto che qualche tempo fa ha dichiarato, con un pizzico di modestia: «Penso che il mio gioco sia simile a quello di Djokovic. Mi muovo bene, non sbaglio molte palle, sono un lottatore e il rovescio è il mio miglior colpo. Al momento sono il miglior giocatore della mia generazione». Tutto l’hype sarà immediatamente testato nell’ipotetico secondo turno contro il connazionale Cilic, da cui ha già perso nel 2015 a Shanghai: 6-1, 6-2.

 



Se un nostalgico del tennis serve & volley volesse proprio sentirsi male davanti al televisore può scegliere questa partita. Sia Gulbis che Chardy credono che per vincere bisogna tirare più forte dell’avversario. Il lettone teoricamente avrebbe anche il talento per immaginare qualcosa di più complesso, ma non sembra averne né l’intelligenza né l’ambizione.

 

https://www.youtube.com/watch?v=PgoIIBBQn60

 

Assisteremo probabilmente a una partita in cui i due proveranno ad abbattersi fisicamente a vicenda.

 



I due hanno giocato contro a Perth, in occasione della Hopman Cup, Murray si è imposto in tutta tranquillità (6-3; 6-4), ma è sempre interessante osservare la crescita del giovane tennista tedesco, i piccoli miglioramenti che propone di partita in partita.

 

https://www.youtube.com/watch?v=gUzxpK9sxv0

 

Classe ’97, quasi due metri di altezza, ad appena 18 anni si ritrova a gestire un corpo che deve ancora trovare la propria forma definitiva. Impressionante soprattutto la leggerezza con cui si muove nonostante le gambe lunghissime, quasi un unicum nel circuito.

 



Questo Australian Open sarà l’ultimo Slam di Lleyton Hewitt, cui il tabellone forse regalerà un’ultima grande battaglia sul campo centrale contro David Ferrer, se entrambi supereranno il primo turno. Pronti con i fazzoletti?

 
 

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