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(di)
Dario Pergolizzi
Guida alla Sampdoria 2019/20
28 ago 2019
28 ago 2019
Che stagione aspettarsi dai blucerchiati dopo la fine dell'era Giampaolo.
(di)
Dario Pergolizzi
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 Fabio Depaoli (Chievo), Julian Chabot (Groningen), Mehdi Leris (Chievo), Jeison Murillo (Valencia), Gonzalo Maroni (Boca Juniors), Leonardo Benedetti (Spezia), Morten Thorsby (Heerenveen), Tommaso Augello (Spezia), Marco Pompetti (Inter).

 

 Joachim Andersen (Lione), Dennis Praet (Leicester).

 

La squadra di Giampaolo ha chiuso lo scorso campionato con la più alta percentuale di conversione delle occasioni da gol, il 38% in media a partita. Ovviamente, l’incidenza di Fabio Quagliarella in questa statistica è immane: l’attaccante campano, che ha chiuso da capocannoniere con 26 reti, ha centrato la porta con 63 tiri su 137, meno solo di Cristiano Ronaldo come quantità complessiva di tiri in porta.

 



 



La scorsa stagione della Sampdoria è stata caratterizzata dai numeri strepitosi di Fabio Quagliarella e dall’ennesima conferma dell’efficienza del

. I blucerchiati si sono confermati come una delle squadre più riconoscibili della Serie A, una di quelle dall'identità più netta. La Sampdoria aveva un undici titolare definito e pochi ballottaggi, e ha beneficiato del gioco collettivo studiato da Giampaolo, ma come spesso accaduto in questi ultimi anni, le è mancato qualcosa per poter ambire a rimanere nella lotta europea fino alla fine.

 

La squadra genovese ha avuto un altro anno spaccato a metà: con una prima parte entusiasmante (29 punti nel girone d'andata, ad appena tre punti di distanza dal quarto posto) e una seconda meno positiva (24 punti nel girone di ritorno e nono posto finale, con il quarto posto addirittura a 16 punti). Forse avrebbe aiutato, in questo senso, un mercato leggermente più ricco: la Sampdoria avrebbe avuto bisogno di un altro finalizzatore credibile oltre a Quagliarella, e magari un centrale di livello più alto, visto che la costanza difensiva è stato forse il più grande difetto strutturale. La Sampdoria ha mostrato un buon calcio e forse, dopotutto, non era solo sufficientemente attrezzata per poter competere con chi gli è arrivato davanti.

 

In questo senso, i tifosi più ottimisti si aspettano molto dalla trattativa che dovrebbe portare al passaggio della società dalle mani di Massimo Ferrero a quelle della cordata statunitense rappresentata ufficialmente da Gianluca Vialli. È una trattativa che è andata avanti per molti mesi in maniera non del tutto trasparente e che è stata ufficializzata solo pochi giorni fa. E non è nemmeno detto che andrà a buon fine. Solo pochi giorni fa Ferrero

sprezzante: «I tifosi si illudono che il grande Vialli possa fare chissà cosa, sono molto felice se Vialli prende la squadra, ma deve dire ai suoi investitori che io ho chiesto una cifra adeguata e se mi danno un euro di meno la Samp non è in vendita».

 

Insomma: è un momento di passaggio per la Sampdoria, a livello societario ma anche tecnico, visto che sulla panchina dei blucerchiati è arrivato un altro tecnico dalle idee molto nette come Eusebio di Francesco.

 



Tornando alle questioni più contingenti: in estate sono state abbastanza pesanti le cessioni di Andersen e Praet, due titolari indiscussi di Giampaolo. Riscattati dal prestito Audero e Jankto, tra i nuovi arrivi ci sono due profili interessanti per motivi diversi come Jeison Murillo dal Valencia, dotato ormai di grande esperienza, e Depaoli dal Chievo, che potrebbe rivelarsi potenzialmente un constistente upgrade di Bereszyński sulla fascia destra, almeno da un punto di vista tecnico. In difesa il giovane Chabot sembra essere un profilo di completamento, con Colley che parte in posizione di vantaggio per una maglia da titolare al fianco di Murillo, come si è visto anche dalla prima di campionato contro la Lazio.

 

A centrocampo la situazione è un po’ più complicata: l’eclettico Leris può rivelarsi una buona riserva, mentre Thorsby, mezzala arrivata a zero è stato subito scalzato da Ronaldo Vieira nelle amichevoli precampionato. Lo spostamento del centrocampista inglese nella posizione di intermedio ha aperto alla ricerca di un vice-Ekdal.

 

Per quanto riguarda il reparto d’attacco, è stato lo stesso Di Francesco a chiarire la situazione già a metà luglio: «Siamo nel pieno del mercato, ma io le mie richieste le ho già fatte come detto in conferenza. Il mio compito ora è fare delle valutazioni in prospettiva futura per avere le idee chiare, ma il fatto che manchino degli esterni d’attacco è evidente».

 

L’unico profilo offensivo arrivato dal mercato finora è il giovanissimo Maroni dal Boca Juniors, stellina delle giovanili argentine, trequartista elegante dal fisico esile e con tantissime incognite, tra cui un infortunio alla caviglia a ridosso dell’inizio della stagione. Il reparto non sembra attualmente pronto per il tridente di Di Francesco, e infatti nella prima partita ufficiale della stagione, in Coppa Italia contro il Crotone, è stato rispolverato il vecchio 4-3-1-2 con Ramirez dietro la coppia Caprari-Quagliarella.

 



Un assaggio delle qualità di Maroni nel precampionato.


 

Per la prima di campionato contro la Lazio, invece, Di Francesco è tornato all'amato 4-3-3, con Gabbiadini e Caprari sulle fasce a supportare Quagliarella unica punta. Per l'occasione, quindi, è stato ripescato anche Ekdal come vertice basso del centrocampo, affiancato da Vieira e Linetty come mezzali. Contro la squadra di Simone Inzaghi, però, la squadra blucerchiata è sembrata far fatica ad assorbire le idee di Di Francesco, soprattutto in difesa, dove la linea è stata fatta a pezzi dai movimenti in profondità di Immobile e dalle ricezioni tra le linee di Correa e Milinkovic-Savic. Una crisi di rigetto strana per una squadra che sembrava abituata a tenere la linea di difesa molto alta anche con Giampaolo.

 



D'altra parte il gioco di Di Francesco è di sicuro la novità più corposa arrivata in estate. Nella prima intervista ufficiale, l’ex allenatore della Roma ha dichiarato: «Come sistema di gioco partiremo dal 4-3-3 che può essere modificato a partita in corso in base alla situazione. Mi piace dare alla squadra una forte identità, in passato già l'aveva e voglio dargliela con il mio modo di giocare».

 

Allacciandoci all’ultima frase, possiamo iniziare a immaginare la Sampdoria 2019/20 partendo dai punti di contatto con quella precedente. Viene immediatamente in mente la linea difensiva a 4, che Di Francesco organizza in maniera abbastanza simile a quella di Giampaolo, con l’adozione di un sistema di marcatura a zona pura, fatto di movimenti perfettamente sincronizzati in funzione della posizione del pallone.

 

Tre su quattro componenti della linea che si affacciano al campionato come “titolare” (Bereszinski, Colley e Murru) hanno già parecchia familiarità con questi movimenti, mentre Murillo ha potuto sperimentare sotto Marcelino un approccio difensivo basato sugli stessi principi. Per aiutare la difesa a trovare solidità sarà fondamentale il supporto del centrocampo – tasto dolente dell’ultimo anno a Roma per Di Francesco – e in questo senso la maturità tattica raggiunta da Ekdal può aiutare molto.

 

Da vedere invece chi affiancherà il regista nel corso della stagione come mezzali. Linetty, Jankto e Ronaldo Vieira sono in lizza per i due posti, ma il funzionamento e i compiti dei centrocampisti saranno parecchio legati alla composizione definitiva della rosa: senza l’arrivo di almeno un altro esterno offensivo, la rosa della Sampdoria sembra troppo corta per il 4-3-3 e non è da escludere un ritorno del rombo in corso d'opera, magari con Ramirez nel ruolo di trequartista.

 


Il disastroso esordio in Serie A della Sampdoria.


 

In ogni caso, il centrocampo sembra essere il nodo più difficile da sciogliere per Di Francesco. Uno dei problemi della Sampdoria dello scorso anno, d'altra parte, è stato lo scarso apporto in termini di gol e di rifiniture per l'attacco da parte dei centrocampisti, forse prosciugati fisicamente dai compiti in fase di risalita del campo e di pressing. L'allenatore abruzzese dovrà pensare a risolvere in fretta questa problematica forse anche prima di aver riorganizzato il suo reparto offensivo. Come ha dimostrato la prima partita in Serie A iniziare la stagione senza poter contare su due ali ai fianchi di Quagliarella potrebbe essere un grosso dilemma, anche provando a rilanciare Caprari a destra.

 

Certo, potrebbero esserci degli esperimenti, come allargare Ramirez o adattare Leris, ma in generale se consideriamo le tipologie di esterni utilizzati con profitto da Di Francesco a Sassuolo e a Roma sembra evidente che a questa Sampdoria farebbe molto comodo un giocatore rapido e creativo sull'esterno capace di creare superiorità numerica e rifinire l’azione per innescare Quagliarella.

 

Il mercato, insomma, non sembra aver dato grandi risposte a Di Francesco, che dovrà dimostrarsi all'altezza di trovare da solo le soluzioni necessarie a sostenere le ambizioni della Sampdoria.

 



La 27 di Quagliarella fregiata col logo della Serie A sul petto come award per la vittoria del titolo di miglior attaccante della stagione precedente è a tutti gli effetti un cimelio che non può mancare nella vostra collezione di maglie da calcetto, grazie al tocco di modernismo su una delle divise più tradizionali del campionato e al giusto tributo a uno degli attaccanti italiani più sbalorditivi dell’ultimo decennio.

 

https://twitter.com/sampdoria/status/1163222524102156289

 



Potrei consigliarvi di scegliere Audero come portiere di backup a basso costo, oppure di scommettere pochi fantamilioni su Depaoli e aspettare il momento in cui scalzerà Bereszinski, oppure sulla sufficienza fissa (con pochi bonus) di Ekdal, oppure ancora una volta sull’esplosione di Caprari. I fantamilioni più sicuri da spendere, però, rimangono ovviamente quelli su Fabio Quagliarella. Se avete bisogno di argomenti convincenti, rileggete la statistica a inizio articolo. Certo, se l'asta dovesse farsi un po' accesa potrebbe essere una buona idea sfilarvi, considerando che le punte delle squadre d Di Francesco faticano sempre molto.

 



E votatelo al Puskas.


 



La dirigenza riesce a correggere gli equivoci tattici del reparto offensivo, mettendo sotto contratto Ben Arfa e il giovane Dennis Man come ali. La squadra, dopo qualche pareggio di troppo, ingrana un discreto filotto di risultati prima della sosta invernale e si ritrova in piena zona Europa League all’inizio del girone di ritorno. Sfruttando l’onda dell’entusiasmo la squadra blucerchiata riesce a mantenersi a queste altezze fino a fine stagione, giocandosi il piazzamento fino all’ultima giornata.

 



Di Francesco si ritrova a dover allenare una rosa senza esterni offensivi all’altezza e non riesce a mettere insieme una squadra né solida né efficace. Tifosi e media lo accusano di essere un allenatore monotono, con poca inventiva, che non riesce a staccarsi dal 4-3-3. Dopo aver preso 6 gol dalla Juventus al Ferraris a fine dicembre, l'allenatore abruzzese, braccato dalle domande dei giornalisti, esplode in conferenza stampa ricordando a tutti di aver raggiunto una semifinale di Champions League con un cambio sistema impronosticabile. Il giorno dopo si dimette. La squadra viene affidata di nuovo a Claudio Ranieri, che traghetta la squadra verso una salvezza tranquilla.

 

 

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