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Oscar Svensson
Guida alla Roma 15/16
18 ago 2015
18 ago 2015
10 domande a tre romanisti per inquadrare la nuova stagione dei giallorossi. Si può di nuovo parlare di scudetto o è tabù?
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Oscar Svensson
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Sì, la rosa della Roma è certamente migliorata: è stato finalmente acquistato un grande centravanti, Dzeko; una’ala rapida e di talento come Salah, atteso alla conferma della mezza stagione in viola; un portiere di livello internazionale, Szczesny; e Iago Falque, che al Genoa ha disputato una grande stagione (e che potrebbe giocare molto perché conosce la fase difensiva e sa crossare bene: due caratteristiche rare tra le ali romaniste).

 

In uscita, sono stati venduti giocatori che nella passata stagione erano altrove (Bertolacci, Romagnoli, Destro da gennaio, Viviani) oppure altri che non erano indispensabili (Holebas, Astori e Mapou al Lione).

 

A tutto ciò bisogna aggiungere il rientro di Castan, l’anno scorso in campo per soli 45 minuti complessivi, e quello prossimo (si spera) di Strootman, nella scorsa stagione solo 326 minuti in campo. Due giocatori che sarebbero titolari in quasi tutte le squadre di Serie A, e ovviamente lo saranno anche nella Roma, quando torneranno al loro livello fisico migliore.

 

https://www.youtube.com/watch?v=_Wq8cQ-ldJo

I mesi che bastarono a fare innamorare Roma di Kevin Strootman.


 



Credo che ci siano vantaggi per le squadre che puntano su una crescita organica, favorendo idee, pazienza e fiducia invece di comprare solo per comprare. Ciò detto, questa sarebbe stata una pessima scelta per la Roma di quest’anno: considerata la scarsa preparazione (atletica e tattica) mi sarebbe sembrato improbabile che la Roma potesse tornare ad alti livelli senza cambiare.  È stato meglio fare come Obama:

. Possiamo tranquillamente dire che la Roma si è comportata così e che la rosa è migliorata moltissimo con gli arrivi di Dzeko, Iago Falque, Salah, Szczesny, e il ritorno di Castan. Ma i miglioramenti veri si vedranno sul campo. Anche l'anno scorso, quando la Roma ha giocato il calcio più brutto che abbia mai visto giocare a una squadra di vertice, la rosa era di gran lunga più forte di quel che sembrava in campo. Non mi fido di niente finché non lo vedo sull'erba.

 



Come ha detto Oscar la rosa dello scorso anno ha ottenuto risultati (sotto tutti i punti di vista) inferiori al proprio potenziale. Per questo non è importante il valore dei singoli (Salah>Gervinho; Dzeko>Destro/Doumbia) quanto il fatto che sembrano giocatori presi apposta per migliorare il gioco di Garcia. È vero che se una squadra non segna è colpa del gioco collettivo, ma è vero anche che il reparto con maggiori responsabilità è l'attacco. Dzeko e Salah, nell'unica amichevole giocata insieme, hanno combinato a tratti come una coppia di attaccanti, con Iago Falque che dall'altra parte restava molto largo per andare al cross. A me anche lo spagnolo piace, ma la Roma ha sviluppato molto gioco dalla parte di Salah (viene molto incontro, e anche Dzeko) sacrificando lui, che non è un solista (mi chiedo se Garcia lo sa o debba ancora accorgersene). Ma se faccio i conti il risultato è comunque positivo, perché quei due hanno un potenziale enorme. E forse il vero miglioramento si noterà a centrocampo: con dei riferimenti più affidabili davanti sono sicuro che Pjanic mostrerà tutto il suo talento e la sua utilità, anche se non è un trequartista né veramente un playmaker, e che Nainggolan riuscirà a farsi vedere più spesso in area di rigore, anche se non è un incursore... insomma, non tutto è al posto giusto, ma la squadra è migliorata.

 



 



Da dicembre 2014 in poi, la Roma ha cominciato ad affrontare problemi di gioco senza trovare più soluzioni. In sostanza, la squadra non riusciva a iniziare l’azione in modo lineare quando pressata, e lanciava lungo verso il nulla; quando faticosamente si riusciva ad arrivare sulla trequarti, la circolazione della palla era sterile a causa dei mancati movimenti delle punte e degli interni; questa lentezza rendeva ancora più prevedibile il ricorso a Totti, che così veniva facilmente disinnescato; l’area era spesso vuota, mancava cioè un riferimento in grado di raccogliere eventuali assist, oppure in grado di rompere le linee difensive avversarie, solitamente molto chiuse. A un certo punto la Roma si è basata quasi esclusivamente sull’improvvisazione del talento individuale, ma se anche i poeti a volte perdono l’ispirazione, figuriamoci i giocatori. Tutti questi problemi hanno condotto a un dato quasi da retrocessione: 22 gol nel girone di ritorno, solo il Parma ha fatto peggio.

 



Devo dire

? Comincio da dietro: ritengo Morgan De Sanctis un ottimo portiere e un leader indiscutibile, ma è di una generazione di portieri per cui non era necessario saper giocare con i piedi. Poi nessuno dei centrali difensivi l'anno scorso sapeva impostare il gioco e far salire la squadra (Astori era il migliore passatore, se gli si perdona il piccolo dettaglio che non sa difendere). Ma non è proprio per questo che c'era De Rossi e la salida lavolpiana? In teoria sì, ma ha avuto un anno difficile. C'era una pessima circolazione del pallone, e un gioco lento, prevedibile, privo di sovrapposizioni. Sarebbe facile incolpare la mancanza di impegno, ma per me non era quello il problema. Era peggio: la squadra non aveva la minima idea di cosa doveva fare, né in fase di possesso palla né in fase difensiva.

 

Quindi forse il problema principale è questo: che non è chiaro chi sia veramente Rudi Garcia. Il primo anno la Roma ha recuperato molte partite nel secondo tempo e Garcia sapeva quando inserire Mattia Destro per farlo rendere, ha anche schierato Gervinho da 9 con risultati interessanti (ad es. nell'unica vittoria contro la Juve in questi due anni). Dall'inizio della stagione scorsa, però, la Roma sembrava cambiata, gestiva le partite in modo nuovo, con inizi di partite furiosi e secondi tempi lenti e noiosi. Anche il tentativo di giocare con il rombo a centrocampo e due attaccanti, che prometteva bene anche se non poteva curare la Roma da un giorno all'altro, non era magari come gli esperimenti di Guardiola, ma aveva un suo valore. Nessuna rivoluzione, ma bensì evoluzione. Poi, però, durante la crisi della scorsa stagione Garcia sembra essersi dimenticato tutto, la primavera è passata insistendo con la stessa strategia, ormai fallita. Non capisco perché Garcia non ha osato provare qualcosa di nuovo quando era palese che il gioco era diventato prevedibile e lento. Ho letto dei racconti del suo ultimo anno a Lille, e ricordano l'involuzione della Roma nel 2015, ma ho anche visto con i miei occhi che Garcia ha provato diverse cose, prima. Allora, mi chiedo, chi è il vero Garcia?

 



A quanto detto aggiungo solo la mancanza di un atteggiamento chiaro. La Roma era una squadra di possesso e dominio o di ripartenza? A questa domanda Rudi Garcia ha risposto: «Le grandi squadre sanno giocare in tutti i modi». E secondo me non è vero. La Roma non era né carne né pesce: con un centrocampo tecnico e riflessivo (passaggi corti e orizzontali) però non così tecnico da uscire dal pressing palla a terra, e un attacco in cui a volte giocavano simultaneamente trequartisti di fascia con la tendenza a portare il pallone (Ljajic) ed esterni che hanno bisogno di campo (Gervinho, Iturbe). Variava molto la lunghezza della squadra, non c'era un'organizzazione nel pressing e i palloni recuperati nella metà campo avversaria sono stati pochissimi, ma non si sono mai neanche viste le linee di difesa e centrocampo vicine all'altezza dell'area di rigore difensiva. Il risultato peggiore è stato snaturare il gioco di quasi tutti: un centrocampo poco dinamico costretto a giocare in modo diretto, lanci dalla difesa anche se di piedi buoni ce n'erano pochi e attaccanti in grado di riciclarli ancora meno, ali veloci, ma non molto tecniche a cui veniva data la palla sui piedi contro difese schierate... Garcia sembra volere tutto al tempo stesso, e il risultato è

...

 

https://www.youtube.com/watch?v=fCCo7KduczU

Roma – Parma del 15 febbraio, uno dei punti più bassi del gioco della Roma nella scorsa stagione.


 



 



A livello di reparto i problemi dovrebbero essere risolti: alla Roma sono mancati i gol degli attaccanti (i due cannonieri della scorsa stagione, Totti e Ljajic, hanno segnato solo 8 gol ciascuno; e nell’intero girone di ritorno tutti gli attaccanti giallorossi hanno segnato solo 9 gol), e al riguardo i nuovi arrivi hanno un buon curriculum. Dzeko ha segnato più di 200 gol in carriera, e non ha bisogno di presentazioni; ma anche Salah ha dimostrato di saperci fare (9 gol nei 4 mesi fiorentini) mentre Falque ha addirittura raggiunto quota 13 al Genoa. Rimane il dilemma su alcuni giocatori in rosa: quale Gervinho vedremo, quello imprendibile del primo anno, o quello sgonfiato dalla Coppa d’Africa della scorsa stagione? Iturbe riuscirà finalmente a usare il talento per trovare la sua dimensione o continuerà ad avere poca fiducia nei propri mezzi e a intristirsi?

 

Non credo si potesse fare di più nel reparto offensivo: però non bastano i grandi nomi a risolvere i problemi, ora tocca a Garcia dare un senso a questa squadra.

 



Sì, no...

? I problemi dell'anno scorso andavano oltre le qualità dei singoli, si è trattato di un corto circuito collettivo. Come se il software della squadra avesse preso un virus. Dzeko e Salah, ma anche Iago Falque, alzano la qualità e possono anche risolvere partite e mascherare tanti difetti, ma il vero salto di qualità si fa solamente se funziona il collettivo (con cui mi riferisco non solo agli 11 in campo, ma allo staff tecnico, alla vita quotidiana a Trigoria). Durante l’estate la Roma non ha nemmeno preso lo specchio della porta avversaria per moltissime partite, e qualcosa di nuovo è si è visto solamente nelle ultime amichevoli con Valencia e Sevilla. Forse il fatto che abbiano giocato Salah e Dzeko in queste ultime partite è una coincidenza, ma forse sono la prova che qualcosa di concreto che sta cambiando.

 

https://www.youtube.com/watch?v=YkHEl97-RBg

I non sottovalutabili 13 gol di Iago Falque la scorsa stagione.


 



La qualità è davvero tanta, ma soprattutto, anche se non è il più dinamico tra i centravanti, Dzeko 

. Il controllo spalle alla porta di Salah non è "da Barcellona" (per capirci) ma ha la tendenza naturale a giocare in verticale, per questo ogni sua palla è una giocata che può sbilanciare le difese avversarie. Anche Falque mi sembra molto più adatto al gioco con il centrocampo di quanto non lo sia Ljajic (che comunque non ha fatto male). Non vorrei ripetermi: ma con Dzeko e Salah (il terzo sceglietelo voi, ci sono anche Ibarbo e Iturbe, che in un attacco che funziona potrebbero fare molto meglio dello scorso anno), Pjanic, Nainggolan, Strootman e chi per loro non avranno tutto il peso della palla addosso, il baricentro si alzerà naturalmente e verranno fuori qualità utilizzate poco l'anno scorso. Forse, se vogliamo fare i pessimisti, non è un bene che ad avere una responsabilità simile sul gioco del resto della squadra siano solo due giocatori, per giunta arrivati da pochissimo.

 



 



Oltre a un gioco di squadra che non sia basato semplicemente sulle capacità dei singoli, manca qualcosa nel reparto difensivo. Ancora una volta, la Roma sta cambiando per intero la linea difensiva: compreso il portiere, su 5 titolari solo uno ha giocato sempre lo scorso anno, Manolas.

 

Alla Roma mancano chiaramente dei terzini, un ruolo che quest’anno se possibile assume ancora più importanza con l’arrivo di Dzeko: avere il bosniaco in squadra e non rifornirlo di cross dalle fasce sarebbe semplicemente delittuoso. Per questo c’è bisogno non solo di un terzino sinistro, che pare sarà Digne (ma puntare solo su Digne significa rischiare molto: è un talento in divenire, potrebbe servirgli tempo), ma anche di un terzino destro, perché tutti vorremmo sempre vedere Maicon in campo, ma l’età passa anche per lui. Florenzi terzino destro è una soluzione temporanea apprezzabile, ma non credo definitiva. Dopo l’addio di Mapou, mancano due centrali di livello: va bene Rüdiger dallo Stoccarda (che però rientrerebbe solo a fine settembre), ma un onesto mestierante per ogni evenienza glielo affiancherei.

 



Manca il terzino sinistro e, dopo le cessioni di Romagnoli e Yanga-Mbiwa, due centrali che però partiranno dalla panchina. Per me quelli sono i buchi da coprire, tutti in difesa.

 

Il centrocampo mi piace moltissimo, anche dopo l'ultima primavera: mi piace il fatto che abbiano tutti caratteristiche diverse. Non solo le stelle come Pjanic e Strootman, ma anche i giovani Paredes e Uçan hanno uno spazio speciale nel mio cuore e dovrebbero giocare di più. Messi assieme formano un centrocampo più o meno completo, a occhio ci manca solamente un incursore. L'attacco, con Dzeko e Salah, credo sia in grado di essere almeno competitivo. Potenzialmente è un attacco super, ma più di ogni cosa, questa squadra è in bisogno di idee. Purtroppo quelle non si comprano.

 

https://www.youtube.com/watch?v=1HlbnLWDt0M

Il probabile nuovo terzino sinistro della Roma.


 



I terzini sono fondamentali in questo contesto per dare ampiezza ed equilibrio. Altrimenti la densità al centro diventa solo un casino senza sbocchi. Digne fa abbastanza bene tutto, ma il cross non è la sua specialità. Serve soprattutto a destra un terzino alla Maicon, che resti molto alto quando Salah si abbassa al centro. Bruno Peres secondo me sarebbe perfetto. Salvo miracoli però continueremo a sentire la mancanza di un difensore con i piedi di Benatia. Rüdiger può impostare, ma a me sembra o immaturo o irrimediabilmente rigido, il talento ce l'ha e se fisicamente diventasse più elastico potrebbe anche competere con Castan e Manolas per la maglia da titolare. Ma se si tratta di sostituire Castan e Manolas quando sono stanchi io mi affiderei a Capradossi della Primavera.

 



 



L’unica sicurezza che porterà il portiere polacco è che tutti sbaglieremo la

del suo cognome. Nel poco che si è visto nelle amichevoli giocate, si può dire che Szczesny è un portiere esuberante: molto convinto dei suoi mezzi, senza paura di commettere errori, a volte spettacolare. Le qualità tecniche sono da portiere di ottimo livello: buon piazzamento, abbastanza rapido anche nello scendere a terra, e soprattutto buone capacità di impostazione. Si tratta di una qualità sottovalutata nei portieri, ma potrebbe essere un valore aggiunto, visti i problemi nell’inizio azione della Roma. Proprio per questa ragione, è possibile che alla fine sia proprio Szczesny a diventare il titolare.

 



Non credo proprio. Sembra un miglioramento con la palla tra i piedi rispetto a De Sanctis, e questo va benissimo. Ma non ricordo così tanti errori di De Sanctis, e non dovuti all'età avanzata (contro il CSKA ha sbagliato un cross/tiro, con il Sassuolo ha sbagliato sul gol di Zaza, ma questi sono errori che fece anche dieci anni fa).

 

Temo che Szczesny sia un passo

. Spero di sbagliarmi, ma vedo in lui Alexander Doni reincarnato: un portiere simpaticissimo capace di fare parate assurde, con reazioni degne di Spiderman, ma che soffre dannosi cali di concentrazione. Magari non ho capito niente, e Szczesny si rivelerà un fenomeno o quasi. Magari. Ma per ora quasi continuo a preferire Morgan De Sanctis.

 



Tra i pali non lo so, non credo anzi, ma è importante aver preso un portiere in grado di giocare la palla con i piedi. Certo, non è Neuer, ma già

per me è un grande passo in avanti.

 

https://www.youtube.com/watch?v=eXOG7wX90R4

Le pallonate che Szczesny ha dovuto gestire nell’amichevole contro il Barcellona.


 



 



A questo punto mi aspetto che si comporti come un grande allenatore “assemblatore”: uno cioè che lascia grande spazio alle scelte dei singoli in campo, ma che almeno fornisce la squadra di un’organizzazione di gioco e un piano gara. Mi aspetto che aiuti i giocatori a trovare delle soluzioni di gioco a problemi tattici, invece di lasciarli allo sbando: quindi che riesca a essere molto più flessibile e reattivo dell’anno scorso.

 

Questa squadra avrebbe probabilmente bisogno di un restyling tattico profondo, ma non c’è tempo: mi accontento di vedere una squadra in grado di interpretare più moduli nel range che va dal 4-3-3 al 4-2-3-1; mi aspetto anche un’evoluzione sull’atteggiamento della squadra, meno pigra nell’aggredire l’avversario, in grado di realizzare una pressione organizzata sul primo possesso. Mi auguro poi che Garcia non ricorra sistematicamente al “lancio lungo e ci pensa Dzeko”: gli attaccanti che fanno reparto da solo possono creare dipendenza, nel senso che la squadra si impigrisce e diventa prevedibile nel voler saltare il centrocampo.

 



. Va detto che ho visto lo spogliatoio spaccato in due (o tre, o sette) durante crisi molto meno intense di quella che ha sofferto la sua Roma, e di questo va dato merito a Garcia. Sembra davvero uno capace di costruire un gruppo, e questa non è poca roba. Ma non mi aspetto molto di più; né intensità di gioco, né esperimenti tattici, né grandi miglioramenti dei giocatori. Sarà che sono traumatizzato dalla primavera scorsa, ma francamente non oso aspettarmi troppo. All'improvviso sono diventato come San Tommaso. Chiedo troppo se vorrei che l'allenatore di una delle rose più costose del campionato fosse in grado di fare quello che almeno dieci tecnici italiani saprebbero fare a occhi chiusi, cioè organizzare la squadra idee chiare in fase offensiva e difensiva?

 



 



Sono d'accordo con l'idea di Emiliano dell'allenatore-assemblatore, ma c'è un elemento in forte contraddizione con questa prospettiva: Rudi Garcia è rigido tatticamente. Ed è strano, perché il 4-3-3 di solito è il modulo degli allenatori che vogliono sperimentare sui movimenti, sugli schemi offensivi, non di quelli conservatori che vogliono solo mettere in campo una squadra equilibrata. Nelle amichevoli si è vista una spregiudicatezza che potrebbe sparire ai primi risultati brutti, un 3-3-4 secondo me insostenibile, anche perché con le ali che devono difendere diventa un 6-3-1 molto molto prudente. Mi aspetto sopratutto che Garcia si tolga la maschera del filosofo e si mostri per l'allenatore cinico che in realtà è, che metta in campo la squadra migliore a seconda dell'avversaria che ha davanti, preparando bene la partita e, se serve, che prepari partite difensive. L'ingenuità offensiva va bene solo se il gioco è brillante.

 



 



La Roma ha chiuso le ultime due stagioni al secondo posto, ma sempre con lo stesso enorme distacco dalla Juventus: 17 punti. La prospettiva realistica è che questo divario possa diminuire, ma per farlo la Roma dovrà elevare il suo livello competitivo notevolmente: la Juve non cederà.

 

Se i giallorossi riusciranno a essere costanti per tutto l’anno, bilanciando anche le energie a livello europeo, allora si potrà parlare di scudetto: già arrivare a un testa a testa sarebbe comunque un significativo miglioramento. Anche se la Juve lo fa sembrare facile, vincere un campionato dipende da una moltitudine di variabili, e a volte non basta dare il massimo per 38 partite. In ogni caso, dopo le improvvide dichiarazioni dello scorso anno (che sicuramente in quel momento avevano un senso comunicativo specifico, non erano le parole di un matto o di uno spaccone), Garcia farebbe bene a non esprimere in pubblico delle ambizioni troppo alte: spero che quest’anno si possa parlare molto sul campo, e meno in conferenza. Anche su questo l’allenatore francese è chiamato a un salto di qualità.

 



Direi che salire sul palco sarebbe un bel successo. Ma ricordo che la Roma è arrivata seconda l'anno scorso, con il gioco più brutto mai praticato da una squadra della colonna sinistra, e che non ero per niente contento. Quindi non lo so, forse dobbiamo guardare oltre la posizione nella classifica per valutare questo tipo di cose. Di sicuro raggiungere di nuovo la qualificazione per la Champions League sarebbe un successo per il cosiddetto progetto societario, ma in questo senso anche l'anno scorso dovrebbe essere considerato un successo, e invece... non lo era. Siamo tutti d'accordo qui, vero? Quello non era un successo, era un salvataggio disperato. Finire sul palco, allora, dovrebbe essere il traguardo minimo, ma non può essere l'unico parametro per giudicare. Vorrei vedere un sistema di gioco coerente in campo, idee che vanno oltre "diamo la palla a Gervinho o Salah o Totti,

".

 



Rudi Garcia deve vincere lo Scudetto, e la squadra deve giocare bene. Questa è un'ambizione doverosa che viene dalla campagna acquisti. Noi dobbiamo restare con i piedi per terra, però, e renderci conto che le nostre speranze di cambiamento non si basano sul rendimento di due giocatori. Mi sembra che un entusiasmo così grande non ci sia dai tempi dell'arrivo di Batistuta, ed è vero che abbiamo tutti la sensazione che questa squadra possa fare grandi cose, ma la competizione si è alzata rispetto allo scorso anno e la Roma è una delle poche squadre che già si sa come giocheranno. In Champions direi che passare il turno era alla portata lo scorso anno e se il sorteggio non ci è nemico di nuovo mi sembra anche questo un dovere.

 



 



Ecco, tra le tante variabili che possono andar male c’è di tutto: ci potrebbe volere molto tempo per vedere Castan e Strootman giocare al livello di due stagioni fa; Dzeko potrebbe non ambientarsi in Serie A o nella squadra, per colpa delle gufate di tutti i tifosi avversari che già agitano lo spauracchio Mario Gómez; Salah potrebbe rivelarsi un giocatore freestyle che non ha alcun interesse al gioco di squadra e non sa cos’è la fase difensiva; Torosidis potrebbe diventare titolare fisso a causa dei problemi sulle fasce; ma a parte questi scenari catastrofici, lo scenario peggiore che si può ipotizzare è che Rudi Garcia non riesca a trovare un ambiente tattico per esaltare le individualità a disposizione, perda il rispetto e la stima dei giocatori e finisca per doversene andare: sperando che non succeda dopo Roma-Juve, come accadde con Spalletti (e mentre lo scrivo cerco tutte le chiavi possibili nelle tasche), ma eventualmente a fine stagione.

 

https://www.youtube.com/watch?v=KxHA9tV3SOE

Ricorsi cosmici: Diego, Diego, Felipe Melo, i tre gol che la Juventus segnò alla Roma nella seconda di campionato. Due giorni dopo terminò l’avventura di Spalletti nella capitale. Anche quella partita si disputò il 30 agosto alle 18…


 



Scopriamo presto che la rotta dell'anno scorso non è stata invertita, e la Roma continua a soffrire sia per i risultati che per il gioco. Se i nuovi acquisti avessero dei problemi ad adattarsi, Dzeko e Salah potrebbero diventare un peso invece di una manna. Non c'è poi bisogno che mi dilunghi su quanto peggiorerebbe la situazione se si perde con la Juve alla seconda settimana e anche il derby poco più avanti. Con molta probabilità la Roma andrà di nuovo in un gruppo difficile in Champions, sempre con il rischio di essere buttata fuori entro dicembre. Se il campionato è già saltato a quel punto (diciamo, se la Roma avesse 10-12 o più punti di distacco) la stagione potrebbe considerarsi finita anche prima del 2016. A quel punto il rischio sarebbe di avere una reazione ancora peggiore, e finire a metà classifica.

 



Io ho paura che Salah una volta persa la timidezza iniziale possa avere problemi caratteriali in uno spogliatoio con caratteri forti quanto il suo se non di più. Ho paura che Dzeko si infortuni o cali di rendimento e che l'Olimpico finisca a fischiare anche lui. Ho paura anche che i primi risultati facciano chiudere a riccio Garcia, che come lo scorso anno neghi l'evidenza e che magari si arrivi così fino alla fine della prossima stagione.

 



 



Siete sicuri che lo debba scrivere? Io preferirei di no. Diciamo che è una parola di 8 lettere che poi si materializza in un pezzo di stoffa nell’anno successivo. In questo scenario migliore, non solo succede quello che deve succedere, ma la Roma riesce addirittura a valorizzare i giovani: Uçan e Paredes diventano quasi titolari; Strootman torna a essere uno dei centrocampisti più forti d’Europa, e imbruttisce agli avversari insieme a Manolas; Castan non ci fa rimpiangere Romagnoli manco per un minuto e ci dimostra che la forza di volontà è più forte di qualunque sfortuna; Iturbe si sblocca psicologicamente e, aiutato da Dzeko in modalità Toni, diventa un giocatore finalmente di livello internazionale. La stagione poi si conclude all’ultima giornata a San Siro con un gol di tacco al volo di Totti, mentre Bertolacci e Romagnoli assistono disperati dalla panchina. Inquadratura finale: Sabatini, seduto davanti a Galliani, si fa una canna in tribuna per festeggiare e finalmente rilassarsi un po’.

 



La Roma batte la Juve nella seconda settimana, in inverno e in primavera si solidifica nella classifica, ed è in cima, o a un passo dalla cima della classifica prima delle ultime dieci partite. E poi chissà? In Champions,

, la Roma potrebbe anche arrivare ai quarti. Dipende tutto dal sorteggio.

 



Credo anche che la Juve con 3 uomini fondamentali in meno avrà bisogno di tempo per tornare ai livelli dello scorso anno (per fare meglio dovranno vincere la Champions) e se giocheranno come se niente fosse, come se Pirlo e Vidal e Tévez fossero giocatori sostituibili al volo allora tanto di cappello... ma nel "miglior scenario possibile" la Roma gioca a memoria ed è comunque superiore alla Juve. Così come Garcia non si fa fregare di nuovo da Sarri (altra vera competitor allo Scudetto secondo me) o dalle velleità di Milan e Inter. Insomma, una Roma che vince lo Scudetto con 3 o 4 giornate d'anticipo.

 



 



4-3-3: Szczesny; Maicon, Manolas, Castan, Digne; Keita, Nainggolan (Strootman), Pjanic; Salah, Dzeko, Gervinho.

 



Premessa: per come la vedo io, non esiste più l'11 di nessuna squadra. Quel concetto è morto. Devi avere almeno 13, forse 14, titolari per mantenere la qualità da agosto a maggio.

 

De Sanctis; Florenzi, Manolas, Castan, Digne (o chi prenderà Sabatini); DDR, Pjanic, Strootman; Salah, Dzeko, Gervinho.

 

Non sono completamente convinto che il 4-3-3 sia la migliore scelta con questa rosa, e mi piacerebbe vedere più di un 4-4-2 o un tipo di rombo, con Dzeko accompagnato da Salah (o Totti, o Ljajic, o Gervinho), con migliore copertura sulle fasce.

 



4-rombo-2: Szczesny, Florenzi (B. Peres?), Manolas, Castan, Torosidis (Digne?); Keita, Nainggolan, Strootman, Pjanic; Salah, Dzeko.

 
 

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