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Redazione
Guida alla finale di Europa League
18 mag 2016
18 mag 2016
Tutto quello che c'è da sapere sulla bella sfida di stasera tra il Liverpool di Klopp e il magico Siviglia di Unai Emery.
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Io non direi che il Siviglia sia in difficoltà nella Liga, almeno da quando c’è Emery. Il problema del campionato spagnolo è che nell’arco di 38 partite l’abisso economico e quindi inevitabilmente anche tecnico che c’è tra le prime tre squadre (Barcellona, Real e Atletico Madrid) e il resto della lega diventa incolmabile rendendo praticamente inaccessibile il podio, soprattutto per un club che per questioni finanziarie è costretto a rivoluzionare la rosa ogni anno come il Siviglia. Se escludiamo le prime tre squadre, quindi, è come se la squadra andalusa fosse arrivata due volte seconda e una volta quarta negli ultimi tre anni. È banale ma in Europa League le partite sono di meno e gli avversari di livello tecnico più basso.

 



Aggiungo che Emery non è un allenatore da progetto. Lavora molto nella preparazione tattica di partita in partita e questo significa che quando può concentrarsi su una sfida importante di Coppa può studiare con calma l’avversario e provare aggiustamenti, dando il meglio di sé. I primi mesi di campionato li passa a fare esperimenti: a cercare di capire le carte a disposizione, a fare turnover, anche a costo di perdere dei punti. Il Siviglia ha fatto il minimo indispensabile in Liga avendo la qualificazione europea già archiviata con la finale raggiunta in Coppa del Re.

 



In realtà il rendimento tra campionato e coppa è stato molto distante solo quest’anno. I due quinti posti coincisi con le ultime due vittorie dell’Europa League sono da considerare ottimi risultati, specie nella passata stagione, chiusa a un punto dal Valencia arrivato quarto. Rispetto al recente passato, il Siviglia quest’anno ha sbagliato la campagna acquisti. Mariano non vale Aleix Vidal, Immobile e Llorente non si sono rivelati all’altezza come sostituti di Bacca (e meno male che Gameiro si è confermato ad alti livelli), Konoplyanka non si è imposto come ci si aspettava. La rosa insomma era troppo corta per poter competere su più fronti, specie all’inizio, quando il Siviglia era in Champions League. Non è un caso che gli andalusi abbiano perso molti punti proprio all’inizio del campionato, per poi riprendersi e mollare di nuovo quando è stata data giustamente la priorità all’Europa League.

 

http://i.imgur.com/3aPTW.gif

 



Forse c’è un po’ di tutto e anche secondo me conta molto questa sorta di ciclo del prodotto di Emery: ad inizio stagione si perdono dei punti, poi un c’è un picco e alla fine un’altra caduta (nelle ultime 9 partite di Liga, una sola vittoria e un pareggio). L’Europa League è un torneo esigente, 17 partite sono tantissime (quest’anno per il Siviglia sono 15, visto che ha iniziato in Champions) e gli andalusi non hanno una rosa adatta alle tre competizioni. Ed è vero che non hanno le risorse delle grandi, ma dopo Barça, Real e Atleti ci potrebbe essere il Siviglia e invece non c’è. Ci sono degli aspetti anche bizzarri: in questa Liga il Siviglia non ha mai vinto una partita fuori casa, è un evento quasi incredibile. Per me Emery è veramente molto bravo a capire i momenti delle partite, a giocare sui dettagli, a leggere gli errori degli avversari: forse è talmente camaleontico che si adatta perfettamente a una doppia partita, e un po’ meno a un campionato di 38 partite, soprattutto quello spagnolo. Certo, se gli allestissero una grande squadra, potremmo finalmente vedere un salto di qualità anche nella Liga.

 

 



 



Per me già lo è: quanti allenatori possono vantare un curriculum europeo come il suo, con due vittorie consecutive dell’Europa League e una terza finale? Al di là dei risultati, c’è anche una capacità storica di valorizzare i giocatori. E non va dimenticato che anche all’Almeria e al Valencia aveva fatto bene: praticamente ha fallito solo in Russia allo Spartak Mosca. Elegante, lavoratore instancabile: ma cosa vogliamo chiedere di più ad un allenatore? Eppure non se ne parla mai per le grandi squadre europee.

 


Come ha detto Emiliano, Emery valorizzava al massimo i suoi giocatori già prima di approdare a Siviglia (Mata e Alba li ha lanciati lui a Valencia), è maestro nel preparare le partite, arriva sempre in fondo all’Europa League pur senza avere la squadra più forte: non credo ci sia da aggiungere altro per rispondere che sì, Emery è il più sottovalutato allenatore del continente anche se non vincesse la terza coppa. Inoltre, tralasciando il livello di organizzazione della sua squadra, è un allenatore estremamente professionale che anche in conferenza stampa sa sempre scegliere bene le sue dichiarazioni. Strano che nessun grande club non abbia ancora ingaggiato un tecnico con un tale profilo, oltre che curriculum.

 



Come ha detto Emiliano: ma davvero dobbiamo aspettare che vinca ancora? È chiaro che per ragioni narrative stiamo tutti aspettando la terza Europa League, sarebbe un risultato clamoroso, quasi inquietante (non solo per le difficoltà che presenta il percorso, ma anche perché mica è facile trovarcisi: ad esempio quest’anno il Siviglia si era qualificato per la Champions League). D’altra parte sarebbe estremamente semplicistico inquadrare la valutazione di un allenatore alla luce del risultato di una partita. Possiamo già emettere un giudizio su Emery oggi, e solo quella strana sensazione di sorpresa che proviamo nel parlare ancora del Siviglia finalista di Europa League può rendere l’idea del tipo di giudizio. Soprattutto, mi pare che Emery abbia la capacità di dare un senso a giocatori che tra pochissimi mesi non avranno più senso alcuno: ho bruttissime sensazioni su Éver Banega all’Inter.

 


Intanto, il prof. Emery in cattedra.


 

 



 



Direi tutte e due le cose, anche se “rivoluzionato” è una parola un po’ forte. È

che uno dei grossi limiti del Liverpool di Rodgers fosse la riconquista del pallone ed è indubbio che questo sia anche uno dei punti forti di Klopp. In questo senso, mi sembra che tatticamente l’arrivo dell’allenatore tedesco abbia funzionato in maniera perfetta, come l’incastro tra due pezzi di un puzzle. Anche a livello emotivo, lo stile hard rock di Klopp è sembrata la medicina ideale per una delle principali debolezze di Rodgers, cioè la mancanza di carisma, l’incapacità di motivare i propri giocatori. E in una competizione ad eliminazione diretta come l’Europa League anche questo conta tantissimo (non so se vi ricordate

in semifinale).

 


Follia.


 


Mi accodo a Dario nello scrivere che è molto difficile discernere l’apporto del Klopp tattico da quello del Klopp motivatore. Guardando le partite del Liverpool è evidente la differenza rispetto alle altre squadre inglesi nello stile e nell’organizzazione di gioco, ma è indubbio che il supporto di Anfield sia stato determinante nel cammino europeo dei “Reds”. Klopp ha il grande merito di essersi calato nel ruolo di catalizzatore dell’entusiasmo tutta la tifoseria che ha ripagato lui e la squadra fornendogli decisamente una marcia in più nelle gare casalinghe in Europa League. Nelle sette partite europee in trasferta il Liverpool ha vinto una sola volta (contro il Rubin a Kazan), segnando solo quattro reti, mentre in casa le ha vinte tutte. In questo senso, in uno stadio neutrale come il St. Jakob-Park, in cui le due tifoserie avranno un ruolo relativamente limitato, sarà il Klopp tattico a dover fare la differenza. Curiosamente è quasi un anno che gli uomini di Emery non vincono fuori dalla Spagna, striscia cominciata con la Supercoppa Europea persa 5-4 a Tbilisi: l’’unica vittoria in trasferta in EL è giunta a Bilbao.

 



Considerando le difficoltà che deve affrontare un allenatore che subentra in corsa, Klopp ha decisamente cambiato in meglio il Liverpool. C’è molto di più oltre l’hype: i progressi nelle varie declinazioni della fase di non possesso (il pressing sull’impostazione avversaria, la difesa nella propria metà campo, l’immediata riconquista della palla) sono stati evidenti. I “Reds” sono poi in grado sia di schiacciare l’avversario nella propria metà campo che di giocare un calcio più diretto. A volte manca l’equilibrio, ma l’organizzazione è abbastanza solida da far pensare che la squadra sia vicina al salto di qualità. Se la rivoluzione ancora non c’è stata, ci sono buoni motivi per credere che avverrà nel prossimo futuro.

 



 



Il problema della specificità della Premier è enorme e non lo scopriamo certo con Klopp. Anche quest’anno il campionato lo ha vinto una squadra che, seppur molto organizzata tatticamente e con un allenatore italiano, è il prototipo di un “kick and rush” 2.0: cioè una squadra molto inglese. Forse non è un caso che in Premier il Liverpool di Klopp abbia registrato quasi la stessa media punti di quello di Rodgers (1,60 vs 1,50 a partita), mentre in Europa League sia andato alla grande, con la media che si impenna a 1,92 e una sola sconfitta nella trasferta di Villareal. Parliamo in ogni caso di competizioni troppo diverse e di un allenatore che ha preso in mano la squadra a stagione già inoltrata, è quasi impossibile dare un giudizio. Va sottolineato il percorso europeo del Liverpool: ha eliminato due squadre tedesche e una spagnola, cosa che succede ormai sempre più raramente per le squadre inglesi. In Europa la grande organizzazione tattica di Klopp sopperisce al classico problema del disordine delle squadre inglesi, abbinata ad un ritmo che in pochi possono vantare.

 



Non penso che si possa giudicare la bontà di un aspetto tattico unicamente dal risultato di una singola finale, 90 minuti in cui le due squadre sono terrorizzate dalla paura di perdere e il peso di fattori su cui l’allenatore non ha influenza (infortuni, fortuna, condizioni sfavorevoli) aumenta esponenzialmente. Secondo me è ancora presto per dire che il gegenpressing non funziona in Premier League. È vero che Klopp in campionato ha registrato quasi la stessa media punti di Rodgers ma è anche vero che il Liverpool ha finito in crescendo la stagione, mano a mano che assimilava i principi tattici dell’allenatore tedesco (delle ultime 15 partite in Premier, il Liverpool ne ha vinte 8 e ne ha pareggiate 5). Solo a partire dall’anno prossimo avremo qualche dato in più per rispondere a questa domanda.

 



 

Nella prima parte della sua stagione con il Liverpool, Klopp ha dovuto fare i conti con innumerevoli infortuni che gli hanno impedito di operare qualsiasi tipo di turn-over, mentre sperimentava diversi sistemi di gioco con calciatori non particolarmente adatti al suo stile (uno su tutti Benteke). Questo, oltre al fisiologico adattamento ai principi di un allenatore così diverso da Benitez, ha allontanato definitivamente i “Reds” dalle zone alte della classifica e fatto sì che il focus della stagione si spostasse gradualmente sulla coppa, mente l’infermeria si svuotava. È presto per esprimere giudizi su quanto visto in Premier, visto che la classifica era già compromessa, ma l’inaspettata qualificazione a questa finale potrebbe essere ancora più importante di un campionato da protagonisti. Oltre alla coppa c’è in palio la qualificazione alla prossima Champions e per il Liverpool potrebbe rappresentare il primo capitolo di una nuova era ai vertici del calcio europeo.

 

 



 



Per il Siviglia tutto gira attorno a Banega e al suo ruolo di regista, sia per rendere la circolazione fluida che per trovare la punta in profondità. Se si blocca l’argentino si costringe la squadra ad attaccare solo sull’esterno perché il doble pivote N’Zonzi-Krychowiak  in fase di possesso si limita alla circolazione orizzontale. Gira Banega e tutto il Siviglia riesce anche a mantenere il possesso sotto pressione. Per il Liverpool in questa fase dell’evoluzione della squadra l’ingranaggio fondamentale credo sia James Milner. Ha capito cosa vuole Klopp dal punto di vista dei movimenti in campo per un centrocampista e rende fluida la circolazione raccogliendo dalla difesa e collegando i reparti. Il suo inesauribile dinamismo è contagioso: scatta palla al piede rompendo la linea centrale, oppure passa la palla e si muove subito per creare una nuova linea di passaggio. Il tutto senza mai togliere il piede dall’acceleratore.

 


James Milner king degli assist.


 



Sì confermo, per il Siviglia assolutamente Éver Banega. “El Tanguito” è il giocatore chiave perché è l’unico in grado di ordinare la squadra: finché il pallone è tra i suoi piedi i compagni possono tenere le posizioni corrette per attaccare in maniera pericolosa, in caso contrario il Siviglia può diventare una squadra molto facile da pressare e capace di perdere il pallone in zone rischiose. Per il Liverpool dico Emre Can, il centrocampista più bravo a rompere le linee avversarie, in corsa palla al piede o con un passaggio. Tornato in campo contro il Villarreal dopo un infortunio che avrebbe dovuto tenerlo fuori fino alla fine della stagione, la sua prestazione è stata una delle chiavi nel 3-0 che ha portato il Liverpool in finale.

 



Se parliamo di “luce accesa”, da una parte c’è Banega e dall’altra c’è Coutinho. Le manovre delle due squadre hanno una pulizia diversa, una fluidità diversa quando il pallone passa da loro. La finale sarà anche battaglia sulla trequarti, e per questioni di fiducia ogni squadra vorrà avere il proprio miglior giocatore al meglio. Intorno a loro però si muoveranno i giocatori che andranno a orientare gli episodi decisivi della partita, e in termini di duelli scommetto su Vitolo contro le imprecisioni difensive di Alberto Moreno. Se arriva un cross sul secondo palo, Vitolo c’è sempre.

 



Credo si stia sottovalutando l’impatto che ha avuto Roberto Firmino nel mondo Reds. Firmino ha semplificato l’avvio della rivoluzione di Klopp: lui, che ha speso quattro anni e mezzo all’Hoffenheim, conosceva alla perfezione il contro-pressing alla tedesca, e ha rappresentato il classico uomo giusto al momento giusto. Firmino, più di Sturridge e Benteke, è l’attaccante giusto per Klopp: tecnico, come solo un brasiliano sa essere; veloce, di gambe e di pensiero, nelle transizioni difesa-attacco; generoso nel guidare il resto della squadra alla riconquista del pallone.

 

Per il Siviglia dico Krychowiak, lo straordinario equilibratore di centrocampo, che ha oggi una tale personalità ed esperienza, da permettergli di leggere tutte le situazioni di gioco e di andare a trovare la miglior posizione in campo.

 

 



 



L’inizio azione del Siviglia sarà cruciale: toccherà spesso a Banega scendere per aiutare i due pivote difensivi, per non scollegare le linee. E più in generale, come il Siviglia riuscirà a far circolare il pallone nella propria metà campo: quanti secondi impiegherà il Liverpool a ritornare in possesso dopo una palla persa? Perché il Siviglia, se supera il gegenpressing, ci mette un attimo a bucare la difesa del Liverpool (Lovren-Touré), con i filtranti di Banega nei corridoi creati da Gameiro in profondità.

 

https://www.youtube.com/watch?v=IntT6W-8Xkk

 



Concordo pienamente con quanto detto da Emiliano. Aggiungo solo che tra due squadre dai principi di gioco simili, un grosso vantaggio lo avrà chi saprà stupire l’avversario. In questo senso, mi allaccio a quello che diceva Daniele prima, del fatto che Emery è un allenatore molto bravo a studiare le debolezze dell’avversario. Una grossa debolezza del Liverpool, che Klopp ha ereditato da Rodgers e che non è ancora riuscito a correggere, è la fragilità sulle palle inattive e sui cross sul secondo palo. Per adesso il Siviglia non si è dimostrata una squadra particolarmente abile a sfruttare questi punti deboli (tra Liga ed Europa League la squadra andalusa ha segnato appena 10 gol su palla inattiva). Ma chissà che Emery non abbia pensato a qualche soluzione

per l’occasione.

 


Il Siviglia è maestro nel chiudere gli spazi centralmente e dirottare la manovra avversaria sulle fasce, mentre non di rado il Liverpool ha avuto difficoltà a penetrare le linee avversarie e questo potrebbe essere uno dei temi della gara, anche se Firmino, Sturridge e Coutinho danno notevole imprevedibilità agli sviluppi offensivi della squadra di Klopp. Sarà interessante vedere anche come due centrali quali Touré e Skrtel gestiranno i contropiedi degli andalusi.

 



Io credo che Klopp abbia organizzato una veglia in suffragio del ginocchio di Jordan Henderson. Proprio per quello che dice Flavio, non credo che il tedesco voglia regalare un uomo nel mezzo, facilmente controllabile dai mediani andalusi. Anche nel quarto di andata a Dortmund, Klopp preferì inserire un centrocampista in più, ruotando il triangolo centrale di centrocampo. Se Henderson sarà della partita, potremmo assistere ad una finale molto più bloccata tatticamente di quanto tutti ci aspettiamo.

 

 



 



Se si gioca a ritmi bassi vince il Siviglia, se si gioca a ritmi alti il Siviglia comunque se la gioca. La squadra di Emery è ormai perfettamente in grado di gestire qualunque momento emotivo della partita, è andata sotto nel punteggio prima a Bilbao e poi a Donetsk e alla fine ne ha ricavato una vittoria e un pareggio. In più il Siviglia disegna transizioni perfette, e questo non dovrebbe permettere al Liverpool di entrare tanto facilmente in quella fase in cui la carica agonistica prende così tanto il sopravvento che i Reds abbandonano ogni velleità di controllo e divorano psicologicamente la partita. Saranno costretti alla prudenza, e il Liverpool quando sembra in controllo non è mai davvero in controllo, potrebbe regalare un gol da un momento all’altro. Il Liverpool vince solo se fa capire chiaramente e da subito al Siviglia che sul piano della tecnica non c’è partita, generando quel ciclone di fiducia che poi Klopp cavalca e porta direttamente alla coppa, altrimenti il controllo mentale sulla partita ce l’avranno gli andalusi.

 



 



Non è detto che l’equazione dei ritmi sia dimostrata. Certo è che la gestione dei momenti (emotivi, psicologici, oltre che tecnico-tattici)  in una partita secca è fondamentale: come in una partita di tennis tra due giocatori fortissimi, il match finisce per girare verso l’uno o l’altro, passando attraverso la conquista di pochi punti nei momenti chiave. Nelle conferenze stampa pre-partita è andato in scena un copione consolidato: Emery enfatico e sognatore; Klopp martellante e aggressivo. Persino troppo aggressivo il tedesco, che ha battuto soprattutto su un punto: il Liverpool ha meritato questa finale al 100%, e chi l’ha meritata può anche vincerla. Come se la questione del merito non fosse stata accettata nel suo spogliatoio. O peggio, come se fossero già sazi del risultato ottenuto.

 



La questione dei ritmi è da valutare, potrebbe anche essere anche una questione di pura forza fisica: in certi tratti della partita di ritorno contro il Villareal, si è visto un Liverpool dominante fisicamente.

Secondo quanto detto da Emery a

, si tratta di due squadre in qualche modo simili e quindi la differenza starà nei dettagli: non basterà essere migliori nei 90 (o 120)  minuti, bisognerà gestire bene tutti i momenti di gioco, e quindi soprattutto quelli in cui l’avversario sembra prendere il sopravvento.

 

 



 



Perché il DS Monchi è bravo nel capire cosa vuole il suo allenatore e a prendere un giocatore che rispecchi quelle caratteristiche. Un giocatore con le qualità giuste per la squadra in cui gioca difficilmente fallisce. In questo senso ad esempio in estate è arrivato Immobile perché Emery voleva un giocatore che mimasse i movimenti in profondità di Bacca e che esaltano la visione di Banega. Immobile ha fallito, ma Monchi non si è impuntato e ha ammesso l’errore cedendolo subito, e favorendo quindi l’esplosione di Gameiro che non a caso ha caratteristiche simili. Come ha detto proprio

: “Non esistono brutti acquisti, ma scarsa resa”. Ovvero con l’approccio del Siviglia gli acquisti in attacco hanno sempre una logica dal punto di vista calcistico perché concordati con la proposta del suo allenatore e se non funzionano è per motivi che hanno a che fare con una valutazione errata del DS sulla capacità di adattamento o di livello del giocatore. Nessuno dei nominati è un fenomeno, quasi tutti però sono ottimi giocatori presi da Monchi (tranne quelli al Valencia ovviamente) e dove alcuni hanno fallito, loro invece sono esplosi esaltati dal contesto giusto. Insomma il vero fenomeno è il DS.

 



Innanzitutto perché sono bravi, poi perché lo stile di gioco di Emery è fatto apposta per esaltare gli attaccanti. Nella Liga il Siviglia è stata la squadra che in percentuale ha tirato meno di tutte da fuori area e contemporaneamente quella che tirato più di tutte da dentro l’area piccola. Significa che raramente forza una conclusione, ma al contrario cerca di arrivare il più possibile vicino alla porta per chiudere l’azione. Il vantaggio per un attaccante è indubbio: pur non avendo alle spalle una squadra che crea molto sa che prima o poi durante la partita avrà un’occasione pulita per fare gol. In campionato solo Luis Suárez (17) ha tirato più volte da dentro l’area piccola di Gameiro (16); in Europa League, pur giocando solo 8 partite, il francese è con Bakambu il giocatore che ha tirato più di tutti da dentro l’area piccola (7 volte). Minore è la distanza con la porta, maggiore è la probabilità di segnare: elementare, no?

 


Elementare.


 



Monchi è un altro sottovalutato ed è probabilmente il miglior DS di Spagna, ma su questo punto potrebbe esserci qualcosa di più, come ha ben evidenziato Federico: i centravanti di Emery segnano da sempre e penso sia dovuto anche ai movimenti delle tre mezzepunte. In particolare le ali creano sempre molte occasioni da gol, con combinazioni rapide il cui obiettivo è servire a centro area l’attaccante di riferimento.

Il centravanti deve creare profondità, dettare le tracce dietro la linea difensiva avversaria: in un modulo in cui spesso si usa un falso centravanti, il 4-2-3-1, Emery invece vuole soprattutto i movimenti da punta pura. Quelli che fa Gameiro, con i suoi bei canali di

.

 

 



 



Spero Mignolet, soprattutto nel caso in cui si dovesse arrivare ai rigori. Non posso non tifare per questo buon portiere che nel suo club ha dovuto sopportare l’ostilità crescente dei suoi stessi tifosi e che in nazionale deve lottare contro la concorrenza impossibile di Courtois. Una vittoria grazie alle sue parate probabilmente non cambierebbe nulla nel corso della sua carriera, ma mi darebbe comunque l’assurdo gusto della rivincita.

 


Il grande protagonista potrebbe essere Sturridge perché è un calciatore tanto determinante quanto fragile. Sono convinto che senza tutti gli infortuni con cui ha dovuto fare i conti (questa è la seconda stagione di fila in cui non riesce nemmeno a sfondare il muro dei 1000 minuti giocati in campionato), oggi sarebbe a pieno titolo uno dei migliori attaccanti del mondo. Nel 2013/2014,  l’ultima stagione in cui è riuscito ad avere un minutaggio da titolare, ha segnato 21 gol e servito 7 assist, ovvero ha fatto registrare un contributo realizzativo da 1,11 non-penalty goals più assist per 90 minuti. Con appena 26 anni sulle spalle (o meglio, sulle gambe), spero che una sua firma in finale apra un nuovo capitolo della sua carriera.

 



Coutinho, che si consacra sul palcoscenico internazionale dopo anni di crescita costante e impetuosa.

 



Il grande protagonista sarà Krychowiak che a tempo praticamente scaduto rincorre Firmino lanciato solo verso la porta per 30 metri buoni, entra in scivolata da dietro arpionando la sfera e subito dopo rialzandosi con essa e passandola Banega per il lancio del gol vittoria di Gameiro. Con il francese che esulta tutti corrono però verso la propria porta ad abbracciare il polacco rimasto immobile con i muscoli ancora in tensione e il sorrisino beffardo di quello che queste cose le fa tutti i giorni anche con

. Una posa che verrà presa per la statua in marmo a grandezza naturale posizionata davanti al Sánchez Pizjuan tra dieci anni.

 

https://www.youtube.com/watch?v=CWqP9gZ1UPs

 



In negativo, la coppia centrale nella difesa del Liverpool. L’equilibrio in una partita bloccata, come credo sarà, può rompersi solo su una situazione da palla inattiva o su un errore individuale. Nel primo caso, l’assenza di Sakho può essere determinante; nel secondo caso, Lovren, che non è mai stato uno tranquillo e sereno nell’uno contro uno, può aver risentito dell’esclusione dalla rosa della Croazia per l’Europeo di qualche giorno fa.

 



Indico un altro possibile protagonista: Konoplyanka, che l’anno scorso giocò la finale nel Dnipro. Anche se non dovesse giocare dall’inizio (com’è probabile), le sue combinazioni veloci, i suoi dribbling e la sua facilità di tiro sono perfetti per una finale: oltre alla possibilità di avvicinarlo a Gameiro per mandare in tilt i centrali del Liverpool. Non ha disputato una grande stagione, disordina un po’ troppo la squadra, ma rimane il giocatore tecnicamente più dotato.

 

 



 



Dico Siviglia perché negli scontri diretti in Europa League è diventata praticamente imbattibile. Ma non ve l’andate a giocare ché ho sbagliato praticamente tutti i pronostici di questa Europa League.

 



La Dea dell’Europa League ha deciso che quando il Siviglia arriva in finale poi alza la coppa. Siamo a quattro su quattro e chi sono io per mettermi contro di Lei e non pronosticare la quinta?

 


Io vado controcorrente e visto che per ma l’avrebbe vinta il Borussia Dortmund, sarà la squadra che ha eliminato i tedeschi, cioè il Liverpool, ad alzare la coppa.

 



Sarò banale: la squadra più forte, ovvero il Liverpool.

 



Siviglia. Alla vigilia

, dietro Borussia Dortmund e Napoli avevo messo il Liverpool, ma paradossalmente avevo più fiducia allora nella squadra di Klopp… perché come fai a non dire Siviglia?

 



Per me la maledizione di Klopp, che ha perso quattro finali di fila (Champions League e 2 DFB-Pokal con il Dortmund e una Coppa di Lega col Liverpool) continuerà. Pertanto dico Siviglia, magari ai rigori.

 



Il Siviglia vince la coppa per la terza volta di fila e costringe l’UEFA a cambiare il format dell’Europa League, trasformandola in una sorta di America’s Cup: il Siviglia aspetta ogni anno in finale, qualificata di diritto, mentre gli sfidanti si affrontano in una sorta di grande Intertoto.

 

 

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