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Guida agli ottavi di Champions pt. 1
16 feb 2015
Fabio Barcellona, Emiliano Battazzi, Fabrizio Gabrielli, Daniele Manusia, Fulvio Paglialunga e Oscar Svensson discutono delle possibilità delle squadre inglesi e di quelle tedesche nella fase decisiva della Champions League.
(articolo)
27 min
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Le inglesi: Chelsea, Arsenal, Manchester City

Fabio Barcellona

Faccio una premessa: il calcio inglese è sopravvalutato. Se parliamo di prodotto di intrattenimento è il numero uno: stadi belli e sempre pieni, atmosfera fantastica, FA Cup leggendaria. In campo, invece, nonostante si spenda più che in tutti gli altri campionati il livello non è pari al contorno: l’anno scorso hanno piazzato una sola squadra in semifinale, due anni fa erano tutte fuori agli ottavi.

Detto questo, in gara sono rimaste Chelsea, Manchester City e Arsenal. Ad inizio stagione avrei puntato sul Chelsea: per Mourinho, perché hanno preso Fabregas, Diego Costa, Courtois; perché avevano già preso Matic a gennaio e Hazard è cresciuto (e anche perché hanno ceduto David Luiz). Però Mourinho sembra avere oltrepassato il confine che separa l’attenzione tattica per le caratteristiche degli avversari dalla passività, il realismo dall’opportunismo. Ormai, ogni volta che il Chelsea deve giocare contro un avversario più o meno del suo rango, la tattica è quella di parcheggiare il bus e andare di contropiede. Che Cuadrado sia stato preso per questo? Per me non paga comunque, se li vedo giocare così (e non ho dubbi che giocheranno così contro il PSG) avranno tutto il mio tifo contro. E poi perché hanno venduto Schürrle?

Il Manchester City ha grandi giocatori per qualità, personalità ed esperienza internazionale, ma la somma del valore dei singoli calciatori è inferiore al valore complessivo della squadra. Potrebbero e dovrebbero giocare meglio e Pellegrini dovrebbe mettere mano in maniera più decisa nei meccanismi tattici invece che limitarsi a mettere in campo una squadra sì organizzata, ma priva di guizzi. Hanno perso in casa dal CSKA Mosca, rendiamoci conto. Hanno beccato il Barça e per me vanno fuori. Rimane l’Arsenal che ha avuto in sorte il Monaco. Una bella botta di fortuna. Nonostante abbia preso ad investire pesantemente invece che vendere (Özil, Giroud, Sanchez, Welbeck, Chambers, Debuchy) la squadra di Wenger sembra sempre l’eterna promessa, solo che il peso degli anni comincia a farsi sentire. Si è capito che non vedo grosse prospettive in questa Champions per le inglesi?

Emiliano Battazzi (@e_batta)

Nelle ultime 10 stagioni almeno una squadra inglese è arrivata in finale in ben 7 edizioni della Champions League. Nessuno ha fatto meglio, neppure le squadre spagnole. Quest’anno ad inizio stagione avrei segnalato anch’io, come Fabio, il Chelsea come possibile vincitore finale, e non ho cambiato idea. Non so a che punto siamo del processo evolutivo del “nuovo” Chelsea di Mourinho: probabilmente questo è l’anno in cui si vince il campionato e basta, ma una squadra con una colonna centrale formata da Courtois-Cahill-Matic-Fabregas e che “finisce” con Diego Costa, non può che essere candidata alla vittoria finale. Mourinho non regalerà spettacolo, questo lo sappiamo già, ma venderà carissima la pelle.

Il City di Pellegrini è come un regista che indovina film a intermittenza, e non si capisce mai se sia solo bravo o un vero e proprio autore. Nel girone il City ha offerto prestazioni al limite dell’imbarazzante ma in Premier se la giocano ancora per la vittoria. Non si è risolto il dubbio degli equilibri di centrocampo, con Yaya Touré capace di essere il migliore e il peggiore della squadra nello stesso momento e il City soffre sempre contro le squadre che praticano un perfetto gioco collettivo. Per questo penso che contro il Barça si concluderà la sua avventura europea. Ma se fossi in Luis Enrique non mi fiderei di una squadra che schiera l’attaccante con il miglior rapporto gol/minuti giocati nella storia della Premier League: Sergio Agüero.

L’Arsenal di Wenger si candida a maggiore delusione della stagione e la Champions avrebbe dovuto vincerla quasi 10 anni fa nella finale di Parigi. Adesso è difficile: addirittura quinto in campionato, a centrocampo soffrono sempre di grande indisciplina tattica, e la difesa dipende dalla forma di Koscielny. Wenger sta cambiando modulo per aiutare Özil ad esprimere il massimo delle sue potenzialità, ma Arsène neppure quest’anno riuscirà a cambiare il destino, e rimarrà l’unico allenatore nella storia ad aver perso le finali di tutte e 3 le competizioni europee.

Daniele Manusia (@DManusia)

Le vostre impressioni rafforzano la mia idea che la Premier League sia un campionato in calo. Un calo comunque relativo, dato che guardo con piacere una partita qualsiasi di FA Cup, tra una squadra di Championship e una di PL, figuriamoci se mi permetterei di snobbare Chelsea, City e Arsenal. Però ho l'impressione che anche il livello dello scontro per il primo posto in campionato si sia livellato; più o meno tutte le squadre nella parte alta della classifica mi sembrano ancora alla ricerca di un gioco definito e la gara sembra tra chi riesce a perderlo, lo Scudetto, che a chi lo merita davvero. Il Chelsea non dovrebbe aver problemi ma dopo un ottimo inizio direi che Mourinho non sta riuscendo a trasformare una squadra quasi imbattibile in una vincente.

Non so se ha ragione Fabio, contro il PSG probabilmente il possesso palla sarà dei francesi ma il Chelsea di quest'anno ha alzato il baricentro di parecchi metri grazie a Matic, e con Fabregas possono gestire il tempo senza diventare schiavi della frenesia di Hazard e Oscar. Il problema è che quando non riescono a schiacciare l'avversario negli ultimi venticinque metri soffrono le ripartenze e al tempo stesso non riescono a pressare a tutto campo. La coppia Matic-Fabregas è completa quando sono in possesso del pallone ma lo spagnolo non è più quello di Londra (non veramente, almeno) e il serbo deve coprire troppo campo a destra, a sinistra, in avanti e all'indietro (l'unica direzione che difende non benissimo, tra l'altro). Davanti hanno intensità ed efficacia: Hazard è il miglior dribblatore al mondo per come sceglie le giocate e le zone decisive in cui farle, ma non ha davvero fantasia; lo stesso vale per Oscar, mentre Willian mi sembra un ripiego finché Mourinho non trova l'Hazard della fascia opposta. Cuadrado non è abituato all'intensità inglese ma se Mourinho riesce a fargli il lavaggio del cervello e settarlo in modalità "puntare l'avversario e passare il pallone" potrebbe diventare davvero devastante.

Per rispondere a Fabio: Schürrle sarebbe stato ottimo in contropiede, anche per questo credo che Mourinho vorrebbe una squadra più elastica, capace di interpretare la stessa partita in modo diverso a seconda dei momenti, senza parcheggiare il bus insomma. Bisogna vedere se ci riuscirà.

L'Arsenal è un’altra squadra che gioca meglio quando lo fa in modo passivo, preferendo l'intensità alla tecnica o alla fantasia. Wenger sembra davvero sceso a patti con il diavolo, cioè con il calcio inglese, l'Arsenal in ripartenza se la gioca alla pari (quasi) con tutte, resta da capire cosa succederà sul medio-lungo periodo. Vedremo, non mi dispiacerebbe se dopo l'ottavo di finale contro il Monaco vedessimo un Arsenal in versione Atletico Madrid, o almeno in versione Chelsea 2013/14 (mentre il Chelsea 2014/15 potrebbe essere come il Real Madrid 2013/14, se riuscite a non perdervi).

Il City invece, al di là dello scontro con il Barcellona, mi sembra la meno competitiva delle tre, con dei difetti chiarissimi e sempre uguali, anche se per vincere la Champions basterebbe che i singoli a disposizione di Pellegrini cambiassero una partita per uno, uno alla volta, fino alla finale. Sarebbero in grado, ma dubito che succederà. Sul piano del gioco Pellegrini non riesce a trovare un XI che garantisca equilibrio e qualità e solidità, c'è sempre una sola, a turno, delle tre qualità necessarie per arrivare in fondo. Per carità, Luis Enrique non ha esperienza, ma il City gioca davvero come una squadra che non vorrei dover tifare.

Fabrizio Gabrielli (@conversedijulio)

Il trivia eviscerato da Battazzi m'ha un po' destabilizzato: avevo rimosso il poco invidiabile primato di Wenger di aver perso le finali di tutte e tre le maggiori competizioni europee per club. Accidenti, che pena, mi si è acuita quell'aura da crepuscolo malinconico, da dissolvenza in uscita su sottofondo di violini tzigani che dall'inizio della stagione vedo avvolgere Arsène. Voglio dire: l'Arsenal per come l'abbiamo conosciuto in questi dieci anni mi sa che sta per scomparire. Per provare a spiegare cosa prevedo per le inglesi nel cammino di questa Champions League, cercando di non ripetere le annotazioni di chi mi ha preceduto, mi avventurerò in una metafora ardita. Tempo fa, con mia moglie, ci siamo impegnati in una gara per foodbloggers. Alla vigilia di una gara a eliminazione diretta abbiamo tentennato davanti a tre piatti: il concetto alla base di ognuno di quei piatti è un po' la visione che ho rispettivamente di Arsenal, Chelsea e Manchester City.

All'inizio avevamo pensato a delle frittelle di angulas, le pregiatissime neonate di anguilla. La frittella di neonata è un classico, usare l'angula come ingrediente innalzava l'asticella qualitativa ma quanto lontani ci avrebbe potuto portare? L'impressione era quella di cavalcare un'onda eighty, passatista. Oltretutto non sarebbe drammatico se Wenger uscisse agli ottavi, di fronte al suo passato? In effetti lo sarebbe anche se si trascinasse ancora un po', a braccetto con la sua ombra. La frittella d'angulas è l'Arsenal.

Poi avevamo virato sulla zuppa di pesce: inconfondibile, chiara, extra quoram, che è anche il claim di una sambuca reclamizzata da Mourinho (sambuca peraltro nata a Civitavecchia). La zuppa di pesce è il Chelsea: Hazard è lo scattante gambero gobetto e Diego Costa lo scorfano, Cuadrado la cicala di mare e Fabregas la canocchia. Il Chelsea, come la zuppa, come Mourinho, è una portata unica, e a seconda della cena – del contesto - in cui te la servono può risultare divertente, pesantissima o indigesta.

Alla fine abbiamo scelto di presentarci con un piatto chiamato Tortelli neri “colti in castagna”, che è un po' il Manchester City: una farcia di cioccolato al rosmarino, una salsa di mandorle e lambrusco, scaglie di castagne. Componenti singole capaci di farci svoltare la gara, ma per le quali evidentemente non siamo stati in grado di trovare equilibrio e solidità, come dei Pellegrini confusi e illividiti.

Siamo stati mestamente eliminati. Ma continuo a esser convinto che sia dipeso dal fatto che di fronte, a giudicarci, avevamo Andrea Berton del Trussardi Alla Scala.

Fulvio Paglialunga (@FulvioPaglia)

Ok, per le inglesi non è il momento migliore degli ultimi anni. Ma io di Mourinho non mi fido mai. O meglio, mi fido: a volte riesce dove non sembra, a volte perde qualcosa e non capisci perché. Ma ha i giocatori ed è lui, quell'inspiegabile mistero carismatico che ti rende un personaggio odioso e amabile al tempo stesso. Io di Mou ho una spregiudicata considerazione, soprattutto da quando è all'estero e dunque se ne può parlare liberamente senza passare per partigiani di questa o quella squadra (è il dolce ondivagare delle opinioni di chi è ateo, quando il calcio è a questi livelli perché la sua partigianeria si esprime molto più in basso). E non ho nulla in contrario (Fabio mi perdonerà) con i pullman davanti alla porta e i contropiede: li trovo meravigliosamente dignitosi, un'altra espressione del gioco che non dev'essere per forza dominio né possesso, ma è gol, in qualunque modo arrivino. Poi il PSG ha uomini e mezzi, ma non parte davanti. Perché non ha Mou, che è uno che può fare la differenza. E adesso ha pure Cuadrado, che avrei voluto vedere ancora in Italia e invece vedrò in Champions. Tutto sommato, meglio per lui.

Il City ha solo mie simpatie, mi intriga ma so che non avrà speranza (che è anche un po' il destino delle squadre che hanno le mie simpatie): ha singoli che ce la possono fare da soli ma è anche quella continua sensazione di incompiutezza di una squadra che non diventa mai tale. Dove vogliono cantare tutti e chi dovrebbe ordinare le voci ogni tanto si distrae. Certo, avercelo Agüero nella propria squadra. Però dovresti comunque augurarti di non avere il Barcellona contro. Invece è così, dunque di cosa sto parlando?

Dell'Arsenal è rimasto il nome e comunque Arsenal è una roba che suona bene: non è una squadra che incute timore, se non alla pronuncia, e ha ormai il segno degli anni di Wenger; però non mi troverete mai d'accordo nel dileggiare una squadra che gioca in modo passivo, perché da sempre sono abituato a fare fuoco con la legna che ho e dunque non mi stupisco se lo fanno anche gli altri.

A me il calcio piace vederlo e quindi lo vorrei sempre spettacolare, ma immaginandomi dall'altra parte direi al Fulvio seduto in poltrona che se vuole divertirsi può usare il telecomando e scegliere un film on demand, perché io invece devo vincere. E al netto di tutte queste teorie, contro ha il Monaco. Insomma, ce la può fare.

Oscar Svensson (@blogistuta)

Resto scettico sul Manchester City, nonostante la partita strepitosa a Roma di dicembre. La difesa è debole (Demichelis è il loro difensore più affidabile, devo aggiungere altro?), il centrocampo non convince completamente. L’attacco è forte, anzi fortissimo, ma non come sarebbe potuto essere, per via dell’esclusione di Jovetic dalla lista (non c’è squadra che potrebbe migliorare con un’assenza del genere). Le caratteristiche di Jovetic sarebbero state un’arma in più, specialmente contro un Barcellona vulnerabile dietro. In realtà tutto quel che sto dicendo sul Man City vale anche per il Barcellona: difesa sospetta, centrocampo non sempre al meglio, attacco mostruoso, illegale, strepitoso. In ogni caso, però, in ogni reparto, il Barcellona è più forte. Poi non si sa mai, anche i blaugrana hanno le loro giornatacce.

L’Arsenal ha tanti problemi, tra cui la difesa, il cent... no, aspetta. Facciamo così: tutto tranne Alexis Sanchez è un problema per Wenger. Credo che la squadra a disposizione basterà per battere il Monaco, tanto organizzato quanto noioso, mi sembra probabile però che escano ai quarti. Così possono concentrarsi sul campionato e qualificarsi per la prossima Champions, un ciclo molto da Arsenal, un giudizio severo ma giusto sui loro pregi e i loro difetti. Chiamate Bill Murray e Hollywood: ho un idea per Ricomincio da capo 2.

Se per il Manchester City e l’Arsenal ci può essere leggerezza, nel senso che non potranno puntare molto più in alto dei quarti, questo discorso non vale per il Chelsea. È una legge della natura che dove c’è Mourinho c’è anche un’aria di cattiveria e grettezza. Non importa se vincono o perdono, è un elemento essenziale. Quest’anno, il famoso secondo anno di Mourinho, il Chelsea ha una rosa nettamente in linea con quel che vuole fare Mourinho e non mi sorprenderebbe se vincesse tutto. Di sicuro è favorito con il PSG, allenato da un Laurent Blanc per niente all'altezza dell'avversario che ha davanti; dopodiché molto dipenderà dal sorteggio (come sempre). Hanno i giocatori per segnare in ogni partita, ma la difesa lascia dei dubbi. Cosa succederà contro una squadra che può mettere l'unico mediano, e di conseguenza la difesa, nei guai? Non c’è una squadra in Premier League con quella qualità. Ma, come sappiamo, in Europa ci sono eccome.

Le tedesche: Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Schalke 04, Bayer Leverkusen

Fabio Barcellona

I tedeschi hanno fatto quattro su quattro portando tutte le loro squadre sono agli ottavi. Già questo mi pare notevole, anche considerando che, oltre al Bayern, in lizza ci sono la quarta, la sesta e la quindicesima del campionato.

Ovviamente il caso è il Borussia Dortmund, un caso persino statistico. In Bundesliga il Borussia è al secondo posto per tiri effettuati (17 a partita) ed è la squadra che dopo Bayern Monaco e Bayer Leverkusen subisce meno tiri (8.9 a partita). Per capirci, in Italia solo la Juventus ha un differenza tra tiri tentati e tiri subiti migliore di quella della squadra di Klopp. È anche al decimo posto nei primi cinque campionati europei per occasioni gol create, mentre è drammatica la percentuale di conversione in gol dei tiri.

Il Borussia era il penultimo peggiore attacco con soli 18 gol fatti in 19 partite e una percentuale di 5.7 gol ogni 100 tiri tentati, in un campionato in cui la media di questo dato è quasi il doppio. Eppure non sceglie malissimo i suoi tiri, considerando che è perfettamente in media nella percentuale di tiri da dentro l’area di rigore. Il discorso coinvolge Immobile, ma non solo: Ramos e Aubemayang hanno le stesse percentuale realizzative e Mkhitaryan non ha segnato nessuno dei 35 tiri fatti. L’anno scorso Lewandoski ha concluso il campionato con una percentuale realizzativa doppia rispetto a quella attuale di Immobile (17% contro 8.6%).

Fuori dai numeri, guardando le partite l’impressione è quella di una Formula Uno con le ruote sgonfie. L’energia, chiave dei successi della squadra di Klopp, sembra esaurita e l’entusiasmo scemato. Forse i continui addii dei migliori, e gli arrivi non all'altezza, e le valigie sempre pronte dei campioni rimasti (Hummels, Reus), forse tutto questo ha privato la squadra della enorme vitalità messa a servizio del gegenpressing di Jürgen Klopp.

L’allenatore del Borussia è comunque fonte primaria di ispirazione per Roger Schmidt, tecnico del Bayer Leverkusen, che sembra avere esasperato il calcio di Klopp: riconquista immediata della palla dopo averla persa e rapidissima manovra in verticale per arrivare al tiro prima e più spesso possibile. Pure qui, un paio di dati statistici: in un calcio che sembra sempre più orientato al possesso palla il Bayer Leverkusen ha una percentuale di precisione nei passaggi bassissima, 68.6%, terzultima nella Bundesliga (sebbene giochi corto: la lunghezza media dei passaggi è inferiore solo a quella del Bayern Monaco). La squadra di Schmidt tira molto e tira tanto da fuori area (è al secondo posto in tutte e due le statistiche). E tira immediatamente: è di gran lunga la squadra europea che più tira in porta entro i sette secondi dall’inizio dell’azione. I numeri descrivono una squadra che gioca una fase offensiva basata sulla verticalità: si cerca prima possibile un appoggio avanzato e si accompagna l’azione in massa alla massima velocità possibile. E si tira in porta prima possibile. Nessun interesse a consolidare le posizioni e il possesso palla. Perso il pallone lo si deve riconquistare prima possibile.

Si dice che Schmidt in allenamento obblighi la sua squadra a riconquistare il pallone prima di un segnale sonoro che parte dopo cinque secondi dalla perdita del possesso. La strategia di Schmidt funziona in genere piuttosto bene anche se non è così raro vedere la squadra assolutamente sbilanciata in fase di transizione difensiva se il five seconds pressing è fallito. Sarà molto interessante vedere come il gioco frenetico del Bayer Leverkusen riuscirà a mettere in crisi la precisissima zona di Simeone.

Per completare le tedesche mi preme dire che l’anno scorso lo Schalke 04 ha preso 9 gol dal Real Madrid agli ottavi. E che ogni partita di Guardiola merita di essere vista anche perché disseminata di originalità tattiche sempre nuove: un master di sapienza calcistica.

Emiliano Battazzi (@e_batta)

Ho colpevolmente snobbato la Bundesliga per molto tempo ma adesso sono pronto a riparare: è il campionato avanguardista per eccellenza ed è bellissimo, perché si segna più che negli altri campionati maggiori europei, e si va a ritmi più veloci, molto più veloci della Premier League. Il Borussia si sta facendo sorpassare sul proprio terreno: è solo terzo nella speciale classifica del gegenpressing: la statistica citata da Fabio del possesso palla recuperato entro 7 secondi. La crisi del Borussia mi sembra legata a due fattori: (1) in un campionato in cui molti adottano un calcio vertiginoso per ritmi (anche il Wolfsburg) bisogna mantenere alta la concentrazione e le motivazioni, e quella di Klopp è una squadra che inizia il campionato sapendo di non poterlo vincere (il Bayern di Guardiola è oggettivamente mostruoso nell’arco di 34 partite), e di dover comunque recitare il ruolo della migliore delle altre. Questo spiegherebbe anche il diverso rendimento con la Champions, dove nessuno gioca a quei ritmi, e le motivazioni emergono appena senti la musichetta in campo.

Poi (2) c'è un problema qualitativo come dice Fabio: ovviamente Immobile non è Lewandowski, i continui infortuni di Reus hanno pesato molto, e a centrocampo la coppia Gundogan-Sahin sembra una barzelletta rispetto a quella di due anni fa. Si tratta comunque di un avversario terribile per la Juve, perché in Serie A questi ritmi ce li sogniamo, e in Europa li soffriamo molto.

Andiamo avanti. Il Bayer Leverkusen è il nuovo Borussia? Guidato da Schmidt, un uomo che 7 anni fa era dirigente d’azienda e allenava i dilettanti, probabilmente è the next big thing in Bundesliga. È quasi impossibile giocarci contro - con i terzini che attaccano addirittura il primo possesso avversario - e a Simeone toccherà scoprire come attaccarli. Ad esempio c’è un problema sul lato debole, perché la difesa scala sempre dal lato del pallone, lasciando molto spazio. Il problema è arrivarci, dall’altro lato, perché appena inizi ad impostare i tedeschi ti rubano il pallone, e calciano verso la porta. Schmidt si è dotato di un’ottima batteria di tiratori (Son, Bellarabi e Çalhanoğlu), ma è difficile segnare spesso da fuori area. E quindi è probabile che anche questa sia una strategia offensiva: permette alla squadra di non essere prevedibile dopo aver riconquistato il pallone. Qui l’idea di fondo è: per i difensori avversari è molto difficile difendere sotto pressione, sapendo che il Leverkusen prenderà una decisione pochi secondi dopo aver riconquistato il possesso.

Non si capisce bene in che fase siamo del processo evolutivo del Bayern: a me sembra che i miglioramenti nel dettare i tempi di gioco siano esclusivamente dovuti a Xabi Alonso, non ad un apprendimento della squadra. Le altre squadre cominciano a capirlo: il Wolfsburg ha completamente bloccato Xabi vincendo la partita con semplici contropiedi. Il Bayern è una favorita naturale, forse quella principale, ma il successo dei tedeschi dipenderà dalla capacità di Guardiola di individuare sempre nuove soluzioni, al suo meticoloso studio dell’avversario, cui dedica fino a 12 ore al giorno, persino a casa, dove si è fatto costruire uno stanzino che chiama la cueva.

Chiudo con lo Schalke: non passerà il turno contro il Real, ma attenzione perché sta cambiando in meglio, e soprattutto ha maggiore solidità difensiva, grazie a Roberto Di Matteo, che ha portato la squadra dal decimo al terzo posto in poco più di tre mesi, ed è uno che la Champions l’ha già vinta, parcheggiando il bus davanti alla porta.

Fabrizio Gabrielli (@conversedijulio)

Ammetto come Emiliano la mia colpevolezza nell'aver sempre seguito poco, o meglio con scarso interesse rispetto a quanto ne meritasse, la Bundesliga. Non so dove affonda le radici questo antigermanismo, forse è semplicemente figlio di una specie di invidia del pene di ritorno: se siamo davvero certi "di aver posseduto una volta un membro altrettanto grande e di averlo in seguito perduto per evirazione" starà tutto alla Juventus dimostrarlo (non di averlo avuto, ma almeno di non averlo perso del tutto; e poi il BVB sarà pure in crisi in campionato, ma in Champions League non ha fatto fatica a dimostrare che il livello di testosterone resta sempre altissimo). Il problema è che credo d'essermi messo in una trappola per topi dalla quale farò difficoltà ad uscire; perciò per illustrare le mie aspettative sulle tedesche mi toccherà continuare a cavalcare l'onda delle metafore gastronomiche.

Su Guardiola c'è rimasto poco da dire: è il Ferran Adrià del calcio europeo-se-non-mondiale, uno che decide di chiudere El Bulli di punto in bianco e gettarsi in un'altra avventura senza perdersi d'animo né perdere consensi. Ci ha insegnato come materie prima dalla consistenza solida possano essere servite sotto forma gassosa, e poi come ogni ingrediente presente in natura possa essere di fatto sferificato (mi pare significativo, almeno semanticamente, che la sferificazione per esistere abbia bisogno del cloruro di calcio). Se davanti alla domanda su chi siano i candidati alla palma di miglior cuoco d'Europa non mettiamo Adrià, e quindi Guardiola, solo due aggettivi possono calzarci a pennello: provocatori o incoscienti.

Lo Schalke 04 invece mi viene più di paragonarlo a una birra (aggravante dell'antigermanismo: pensare sempre in termini di stinco di maiale + saukerkraut + birra, forse). Pensavo alla Kellerbier - con quell'opalescenza, quella torbidità che la rende imprescutabile -, ma sarebbe un'ingiustizia, un sacrificio sull'altare del gioco di parole ammiccare così al (poco compianto invero) Jens Keller. Piuttosto mi pare una Schlenkerla, l'affumicata di Bramberga di non facilissima beva che son sempre tutti lì a lamentarsi di quanto sappia di scamorza, eppure finisce ogni anno per ottenere piazzamenti e riconoscimenti lusinghieri. Anche se Di Matteo mi pare più tipo da luppoli Saaz, da metodologie Pilsner, da andare-sul-sicuro.

Infine c’è il Bayer 04 di Leverkusen, una squadra dal nome che suscita nostalgie passatiste e che invece è molto al passo coi tempi, con un allenatore come Roger Schimdt capace di infondergli un mood gasatissimo, reattivo ai limiti della frenesia come la miscela di acqua, zuccheri, caffeina e taurina che dà il nome alla prima squadra importante allenata dal coach.

E se nel range dei gusti che hanno le squadre tedesche c’è una completezza che svaria da Ferran Adrià alla Red Bull, forse qualche domanda sulla veridicità della nostra neoinvidia del pene dovremmo farcela sul serio.

Fulvio Paglialunga (@FulvioPaglia)

Premessa: sono contento che siano arrivate quattro tedesche su quattro fin qui. Non perché me ne freghi nulla della Germania, come del resto per nessun altra Nazione in genere, ma proprio perché vedo queste quattro tutte lì come una punizione per chi predica un calcio istintivo. Certo è bello inventarsi qualcosa ogni tanto, creare un modello disordinato di pallone che si sviluppi ugualmente, ma è anche vero che la programmazione funziona meglio e consente lo stesso di poter improvvisare e creare nuovi “casi”. Dunque, la Germania ha costruito con calma e adesso raccoglie, anche in modo strambo come con il Borussia Dortmund.

Io al BVB voglio bene, per il muro giallo e per come si è rialzata la squadra quando rischiava il fallimento, diventando proprio l'esempio del modello tedesco per modalità e tempi. Dunque ora che è quartultimo in campionato vuol dire che quel modello è finito? No, è che forse ha ragione Emiliano: dover correre per arrivare secondi è frustrante. Ma la Champions è un appiglio per salvare la stagione ed è forse ancora alla portata di Klopp e dei suoi. Fossi Allegri non mi fiderei, pur avendo un vantaggio psicologico. Certo è che se il Borussia dimentica facilmente i guai del campionato diventa un caso da studiare. Ancora.

Il Bayern vabbè, davvero c'è qualcosa da aggiungere? Sì, forse non è imbattibile. È fortissimo nel cammino lungo, non è detto che lo sia anche nelle partite secche (più o meno), soprattutto se a un certo punto dovesse vedersela con Barcellona o Real. Può vincere la Coppa, ma non ne sarei così sicuro. Però passa il turno, ovvio: anche se quando è partita la Champions ho scritto qui i motivi per tifare Shakhtar, ma tanto io tifo sempre per le squadre che non ce la fanno.

Sono attratto dal Bayer Leverkusen e dalla sua trasformazione, dal suo gioco ossessivo e dalla possibilità che sia qualcosa di nuovo da vedere. Certo, contro l'Atletico Madrid sarà una partita che potrebbe far godere un sacco. Che poi potrebbe pure essere una partita con botte da orbi: però mica male, comunque.

Lo Schalke 04 mi ricorda sempre il tempo che ci ho messo per imparare a pronunciarlo, mi ricorda Roberto Di Matteo e il suo calcio alla ricerca della botta di culo che lo ha portato fino a vincere una Champions, ma anche che gioca contro il Real e, dunque, ci sta già salutando.

Daniele Manusia (@DManusia)

Sulle tedesche sarò breve cercando di spiegare perché al momento sono sicuro che Guardiola vincerà questa Champions League. Ovviamente, come per ogni altro campo dello scibile umano, le opinioni sono passeggere, quindi se qualcuno la spara grossa argomentando come sto facendo io adesso abbiate pietà se poi non ci prende. Tra l'altro nel calcio di solito si preferisce spararla grossa in negativo, collezionando giocatori finiti e squadre bollite, solo perché in generale ci sono più giocatori finiti e squadre bollite che non il contrario.

Venendo a Guardiola, ho potuto ammirare dal vivo di cosa è capace il Bayern di Monaco quando ha schiacciato sotto il suo tacco la Roma, quando ancora la Roma aveva qualche ambizione. Non ho mai visto giocare così bene a calcio, ma potrei dire che non ho mai visto giocare così a calcio e basta, nel senso che era quasi un altro sport. La creatività con cui la squadra di Guardiola inventa nuove linee di passaggio, la perversione con cui ogni singolo giocatore si muove per ricevere più palloni possibili. Il sadismo con cui il Bayern costringe le sue avversarie a perdere ogni forma, i giocatori avversari a lasciare la posizione, la marcatura, a rinunciare alla propria identità per correre dietro al pallone come galline dietro al mangime. Tutto questo ha raggiunto vette inedite quel giorno mentre seduto al freddo in tribuna soffrivo e godevo, godevo e soffrivo. A quel livello gli interessi personali non hanno alcun significato, rosicare perché la squadra corrosa dal Bayer è la tua squadra del cuore sarebbe come telefonare a tua madre pochi minuti prima che un meteorite si abbatta sulla terra.

Aggiungo che Guardiola sembra aver imparato la lezione dello scorso anno, quando la squadra ha perso motivazioni dopo la vittoria del campionato e il calo stagionale è arrivato in corrispondenza delle partite più importanti. Sembra quasi che abbia appositamente anticipato il calo, in un momento in cui il Bayern può vincere anche senza giocare il suo miglior calcio, per poi tornare a passare i propri cingoli sui corpi di avversari di livello (fermo restando che l'ultima partita giocata è finita 8-0). Aggiungo anche che a me il Borussia prima, e il Leverkusen ora, mettono ansia. D'accordo l'intensità, ma non sono pronto ad abbracciare quel tipo di greatness, poi mi vengono gli attacchi di panico.

Oscar Svensson (@blogistuta)

Qualche mese fa ho letto Pep Confidential, il libro che racconta dall’interno il primo anno di Guardiola al Bayern. Ho anche visto il Bayern dominare la mia Roma in una partita che abbiamo tenuto tutti a mente, ogni giorno, senza volerlo. Sono rimasto con due impressioni principali: (1) il libro, per quanto abbia del potenziale, è deludente e ripetitivo fino quasi a diventare noioso; (2) Pep Guardiola non è per niente noioso, anzi: se potessi scegliere una persona al mondo con cui andare a cena sceglierei lui. Per parlare di tutto e capire come pensa, e magari chiedergli anche di venire a fare tre anni alla Roma prima di godersi il resto della vita lontano dallo stress.

Gli voglio proprio bene e per questo sto per scrivere qualcosa che sembra strana persino a me: la semifinale dell’anno scorso contro il Real Madrid è stata la cosa migliore che potesse capitare a Guardiola. Credo che grazie a quella partita il Bayern di quest'anno resterà lucido fino alla fine della stagione. Emiliano ha già accennato all'ineluttabilità del campionato tedesco e le conseguenze per il Dortmund, ma potrebbe diventare un caso anche per il Bayern. Dopo la manita madrileña il Bayern arriverà fino in fondo più tosto e affamato, e una squadra di Guardiola in cerca di gloria può dare davvero spettacolo. (Aiuta anche il fatto che, alla rosa dell’anno scorso, hanno aggiunto giocatori non-proprio-scarsi come Mehdi Benatia, Xabi Alonso e Robert Lewandowski).

Il Dortmund è tra le squadre più affascinanti di questa Champions per i motivi già descritti. Per quanto sarà possibile giocare due stagioni così diverse e indipendenti, senza che queste si incrocino? Presto ne sapremo di più, a cominciare dalla partita con la Juventus. Come ha scritto Emiliano, la verticalità del Dortmund pone delle domande alla Juve, che di sicuro non è abituata a giocare a 250 km/h. Se il Dortmund riesce a fare quello che fa sempre può mettere la Juve seriamente nei guai. Dovranno andare all-in però, se non alzeranno il ritmo ad un livello pazzesco credo che la Juve passerà il turno, anche perché, tutto sommato, Tevez e Pogba sono di un altro livello rispetto alle proprie controparti giallonere.

E le altre due? In un certo senso è un peccato che il Leverkusen abbia pescato l’Atletico Madrid, forse l’unico avversario in grado di sciogliere la loro energia nucleare in una caramella e ingoiarsela. Avrei voluto vederli contro la Juve, con il Chelsea, o anche con il Barcellona. Sfide il cui fascino risiede nel contrasto degli stili. Non che sia già scritto il passaggio dell’Atletico ma se avessi dovuto scegliere una squadra al mondo in grado di resistere al gegenpressing rossonero avrei indicato proprio i ragazzi di Simeone.

Concludo con un confessione: non capisco lo Schalke 04. So che è uno dei club più grandi in Germania, so che giocano in uno stadio sempre strapieno, ma non li capisco, non so qual è la loro identità, la loro storia. Da lontano (e sicuramente da ignorante) vedo solamente giocatori ed allenatori presi a caso, il salvataggio di una partita di Football Manager venuta male. Sarà l’ombra dell’anno scorso e il 2-9 incassato proprio dal Real Madrid, ma questa mi sembra proprio una partita con il risultato già scritto. Daje Carletto.

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