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Michele Serra
Guida al Super Bowl 2023
10 feb 2023
10 feb 2023
Analisi della sfida tra i Kansas City Chiefs e i Philadelphia Eagles.
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Michele Serra
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Non sono stati dei playoff NFL ricchi di sorprese. Certo, era lecito aspettarsi di più da Vikings, Chargers e Bills, ma, alla fine, il Super Bowl tra Kansas City Chiefs e Philadelphia Eagles era uno degli scontri più prevedibili. Anche uno dei più ricchi di fascino: da una parte il giocatore più forte della Lega alla guida di un attacco ad altissimo livello, dall’altra la squadra più attrezzata e profonda su entrambi i lati del pallone. Così come era successo l’anno scorso per i Rams, le mosse di mercato fatte in estate degli Eagles - fatte per aumentare la qualità generale della squadra - hanno dato i loro frutti e sfideranno Mahomes e compagni per il prezioso Vince Lombardi Trophy. Quella tra Kansas City Chiefs e Philadelphia Eagles appare una finale più equilibrata che mai, il più classico dei “testa o croce”. È interessante allora andare a vedere intorno a quali temi tattici potrebbe risolversi il 57esimo Super Bowl in attesa della partita che si giocherà alle ore 00:30 italiane di lunedì 13 febbraio. Quando i Chiefs hanno il pallone La cessione di Tyreek Hill ai Miami Dolphins ha cambiato il modo di attaccare dei Kansas City Chiefs: chi pensava, però, che la perdita di un’arma letale come Hill potesse far deragliare l’intero reparto, beh, è rimasto deluso. A livello di efficienza, il reparto guidato da Eric Bienemy ha concluso la stagione al primo posto in DVOA; lo stesso dicasi per statistiche più immediate ed esplicative, come le yard totali (oltre 7000) e i primi down guadagnati (408). È arrivato, invece, secondo in percentuale di conversione dei terzi down (48.7%, dietro ai Bills) e in percentuale di conversione in redzone (69.4%, dietro ai Cowboys). Se confrontiamo questa stagione con le annate 2019 e 2020, in cui l’attacco dei Chiefs ha fatto le fiamme, la differenza principale sta nella lunghezza media dei passaggi. Kansas ha provato a surrogare il rendimento di Hill con le aggiunte di Marquez Valdez-Scantling, del rookie Skyy Moore e di Mecole Hardman - oltre che del solito Travis Kelce, di cui parleremo nel dettaglio più avanti - ma è evidente che l’impatto non potesse essere lo stesso. Il passing game di Kansas City, dunque, è meno verticale rispetto a quello a cui eravamo abituati, come testimoniano le 7.2 yard aeree di media per passaggio tentato: erano 8.4 nel 2020 e 8.8 nel 2019. Altro importante cambio di rotta, sempre dettato dalle necessità di un attacco diverso, è rappresentato dall’ampio utilizzo di due o anche tre tight end in campo contemporaneamente; ad eccezione degli offensive linemen, il secondo tight end Noah Gray è rimasto in campo per il 52% abbondante degli snap offensivi. Jody Fortson, terzo nella depth chart, quasi nel 17% delle volte. A livello di frequenza di corse (39%), Kansas City è rimasta in linea con gli anni precedenti. Gli elementi di novità sono, come detto, un assetto offensivo più “pesante” e l’arrivo via draft di un tipo di running back che a Kansas non aveva da anni: stiamo parlando di Isiah Pacheco, scelto con la 251esima chiamata assoluta. Sebbene qui condivida il backfield con Jerick McKinnon, il giocatore da Rutgers è abituato dai tempi del college a sobbarcarsi gran parte del lavoro offensivo; è un corridore molto fisico, che sa resistere ai contatti e lotta per ogni yard, ma è anche molta pazienza quando c’è da aspettare che i blocchi si sviluppino. Tiene i piedi sempre in movimento - un po’ alla Le’Veon Bell, un maestro in questo - per farsi trovare pronto non appena trova un varco in cui buttarsi.

Pacheco non viene molto impiegato come ricevitore fuori dal backfield, se non per qualche screen (dove può far valere il baricentro basso e la resistenza ai contatti): per tutto il resto c’è Jerick McKinnon. L’ex Vikings beneficia della creatività del coaching staff dei Chiefs, che sa come metterlo nelle giuste condizioni, sfruttando anche ciò che la difesa concede.

Questa situazione è esemplificativa del modo in cui i Chiefs sfruttano le debolezze altrui, ma anche dell’ottimo lavoro di Mahomes nel manipolare le difese avversarie. Qui Seattle sembra difendere in cover 7, una difesa man/match che può essere a uomo o a zona a seconda del tipo di tracce corse dagli attaccanti. Senza dilungarci sulle particolarità di questo schieramento, vi basti sapere che l’apex defender, il difensore più vicino al cornerback, ha come assegnazione la traccia esterna del running back o del tight end sul proprio lato. In questo caso, l’apex che ci interessa è il linebacker sul lato debole - quello dalla parte opposta del tight end: sarà lui a dover marcare la traccia flat di McKinnon, che uscirà dal backfield non appena partirà l’azione. Kansas City usa una RPO - run pass option - per togliere un primo riferimento ai linebacker. Poi Mahomes va in scramble sulla destra, tenendo l’occhio sul quel lato del campo, salvo poi “ribaltarlo”, servendo McKinnon sull’altro. A quel punto, però, il linebacker è fisicamente troppo lontano per raggiungerlo in tempo: 16 yard e primo down. Un vantaggio per la squadra di Andy Reid potrebbe essere rappresentato dalla porosa difesa sulle corse di Philadelphia, 21esima in DVOA da questo punto di vista. Non sarà comunque facile, visto lo spazio occupato dai vari Jason Hargrave, Jordan Davis e Fletcher Cox. Nonostante l’interno della linea offensiva dei Chiefs sia di ottimo livello, nel Conference Championship contro Cincinnati, Mahomes e compagni hanno fatto molta fatica a muovere il pallone tramite corse; sono infatti più propensi a usare uno schema a zona, rispetto a uno a gap. Ciò significa che gli o-linemen bloccano fisicamente il difensore più vicino ad essi: nell’altro caso, invece, userebbero dalla propria posizione a bloccare sull’esterno. Nella gara contro Cincinnati, si è visto l’impatto di una delle migliori difese sulle corse della NFL, con i difensori interni dei Bengals che hanno sovrastato fisicamente gli attaccanti dei Chiefs. L’uomo attorno a cui ruota la produzione offensiva del reparto, però, è ovviamente Travis Kelce. Pur senza Tyreek Hill a distogliere le attenzioni delle difese avversarie, il fratello del centro degli Eagles è reduce da una stagione da All-Pro, culminata con career high in ricezioni (110) e touchdown (12). È lui l’uomo che le difese raddoppiano e che crea spazio, con la sua sola presenza, per i compagni. Di seguito vediamo alcuni esempi di come difendere su di lui rappresenti la prima e la seconda opzione per le difese avversarie e di come riesca ad avere ugualmente un impatto sul gioco pur non toccando palla.

Nel primo caso, la difesa di Jacksonville si di dispone in cover 3, con i due cornerback a spartirsi un terzo del fondo del campo. In questo schieramento, il punto debole del campo è rappresentato dalle seam, le zone centrali tra gli hashmarks (i “trattini”) e i numeri. É proprio lì che Noah Gray si infila, entrando ancora di più dentro il campo approfittando della posizione dei due linebacker. I due difensori dei Jaguars, infatti, si sono fermati a raddoppiare Kelce nella hook zone, la zona bassa davanti alla linea di scrimmage. Gray finisce il lavoro inserendosi nella parte di campo scoperta e ricevendo per 27 yard. Nella giocata successiva, invece, vediamo come le difese si adattino a Kelce in redzone. Cincinnati è schierata con 2 safety alte, tradendo - all’apparenza - una cover 2 o 4. In realtà Lou Anarumo, defensive coordinator dei Bengals - ha chiamato Tampa 2. Anche in questo caso non ci dilungheremo: vi basti sapere che si tratta di una cover 2 mascherata, caratterizzata dalla presenza di un linebacker come “terza safety” (guardate Logan Wilson scalare in coverage al centro del campo). La presenza di Wilson serve a raddoppiare Kelce, che infatti sembra essere la prima lettura di Mahomes. Il QB dei Chiefs, però, non riesce a servire il tight end, finendo per essere placcato da Hubbard per il sack. Nell’ultimo, invece, Kelce è allineato come Y receiver, il ricevitore più vicino alla linea di scrimmage, mentre Noah Gray è il fullback dietro di lui. Allo snap, Gray corre una flat, mentre Kelce si occupa semplicemente di disturbare legalmente il diretto marcatore del compagno: si parla in questo caso di rub route, dove “rub” sta per “strofinare”, proprio a significare che colui che corre questa traccia deve solo preoccuparsi di ostacolare legalmente un difensore. Ovviamente, l'attenzione principale sarà rivolta alla linea offensiva dei Chiefs contro la straripante d-line degli Eagles. Come detto, la prima è forte e in salute, ma la seconda è andata a un passo dalla storia, realizzando 70 sack stagionali (a soli 2 dal record all-time dei Bears 1974). Il reparto guidato da Jonathan Gannon non ama utilizzare il blitz (21% di frequenza nel 2022), come è lecito aspettarsi da una difesa con tanti playmaker in grado di vincere il proprio 1-contro-1. La capacità della linea difensiva di Philadelphia di incidere sarà una delle chiavi della partita. Nel Championship Cincinnati ha utilizzato una tattica già vista nelle altre sfide contro i Chiefs nell’ultimo anno solare: non più di 4 rusher e il resto dei difensori a zona, per cercare di togliere qualunque tipo di riferimento profondo a Mahomes. Si è rivelata una partita effettivamente complicata ma, nel secondo tempo, il numero 15 dei Chiefs ha dissezionato la difesa avversaria con lanci in corsa e sotto la pressione della pass rush avversaria. Prepariamoci allora a vedere una difesa che cambia schieramento - non ne ha uno fisso, ma ama cambiarlo anche in corsa prima dello snap - e che sfrutta gli stunt dei d-linemen per mettere alla prova le o-line avversarie, come è già capitato tante volte in stagione regolare. Quando gli Eagles hanno il pallone Una delle regole auree del football americano è quella di cercare di costruire una squadra competitiva nella finestra di tempo in cui il quarterback è ancora un rookie. Sfruttando l’impatto ridotto del suo contratto sul salary cap si possono rinforzare gli altri reparti, pagando il giocatore più importante della squadra a cifre contenute. Questo è esattamente quello che ha saputo fare Philadelphia, dando al suo quarterback Jalen Hurtsh tutto quello che un passatore può desiderare attorno a sé: un running game efficiente, forse la migliore linea offensiva della Lega e due eccellenti ricevitori. Uno di questi, A.J. Brown, è arrivato in estate via trade da Tennessee, contribuendo a dare un boost notevole all’intero reparto. Gli Eagles rimangono, però, una squadra che dà grande importanza alle corse per volontà dell'allenatore Nick Sirianni: nel 2022 ha chiuso al sesto posto per frequenza di utilizzo delle stesse (50.4%), mentre lo scorso anno finirono primi (52.7%). È inoltre prima in rushing DVOA, a proposito di efficienza. In attacco utilizzano indifferentemente schemi di corsa a zona e a gap, grazie all’atletismo di tutti i componenti della linea offensiva: non è un caso che la squadra sia seconda per second level yards, cioè quelle guadagnate al secondo livello, tra le 5 e le 10 yard oltre la linea di scrimmage. Il titolare del backfield è Miles Sanders, autore di un’altra eccellente stagione. Le sue yard a portata, 4.9, sono il secondo peggior dato nella sua giovane carriera (pur essendo comunque una cifra molto alta per un giocatore così utilizzato); l’annoso problema della produzione offensiva, invece (9 touchdown in 3 stagioni, 0 nella scorsa), sembra essere solo un ricordo, come testimoniato dalle 11 mete realizzate quest’anno. Una parte importante del gioco di corsa degli Eagles, però, risiede nelle gambe di Jalen Hurts. Il quarterback ha finito la stagione regolare con 760 yard e 13 touchdown, frutto sia della propria elusività e della capacità di rompere tackle, ma anche del modo in cui Sirianni e l’offensive coordinator Shane Steichen lo utilizzano. Phila ama schierarsi in 11 personnel - 1 running back, 1 tight end e 3 ricevitori - anche in situazioni di corsa. Va da sé che i bloccanti saranno meno, ma lo spazio a disposizione maggiore:

Trovarsi a difendere le corse degli Eagles in inferiorità numerica - cioè quando tanti uomini sono impiegati fuori dalla box per difendere un eventuale passaggio - potrebbe essere letale per i Chiefs. L'importanza delle corse, ovviamente, va di pari passo con l’insistenza per tutto quello che riguarda play action e RPO: Hurts è 11esimo per passaggi tentati da play action (133) e primissimo in passaggi tramite RPO (122). L’attacco aereo degli Eagles non è complicato da un punto di vista teorico: tante finte di corsa per mettere Hurts (e la difesa, ovviamente) in movimento, tante tracce centrali con l’obiettivo di mettere i wide receiver nello spazio e sfruttare le loro doti con il pallone in mano (il QB degli Eagles ha concluso la regular season con 1773 yard guadagnare dopo la ricezione, decimo dato più alto in NFL). Sui passaggi intermedi (tra le 10 e le 19 yard di lunghezza), il numero 1 degli Eagles ha fatto registrare un passer rating di oltre 113: su quelli intermedi centrali, il dato sfiora i 133. A.J. Brown è il tipo di giocatore che serviva agli Eagles per fare un salto di qualità in termini di passaggi profondi. Brown si è inserito facilmente nel nuovo contesto, molto simile a quello di Tennessee da cui proviene: un’altra squadra che fa ampio uso di corse e play action per muovere le difese. La presenza dell’ex Titans ha permesso a Jalen Hurts di fare un grande salto di qualità nei passaggi profondi (20+ yard), come testimonia il proprio passer rating su questi tipo di azione: 61.5 lo scorso anno, 104 nel 2022. Sul lato opposto agirà DeVonta Smith. L’ex Heisman Trophy ha tutto quello che si richiede a un ricevitore dominante, tranne la stazza; corre benissimo le tracce, è pericoloso con il pallone in mano e lotta sui palloni contestati come se fosse ben più alto e grosso; quando Hurts, suo grande amico dai tempi del college, lo serve, il suo passer rating è di 111, settimo dato più alto tra i ricevitori con almeno 100 target.

DeVonta Smith viene messo in movimento, evidenziando la marcatura a uomo di Dallas (c’è un giocatore che si muove assieme a lui). Poi Phila va di RPO, a cui si aggiunge la jet motion dello stesso Smith: Jourdan Lewis non ha modo di colmare la distanza dal marcatore, touchdown. Nel secondo esempio, contro Washington, gli Eagles utilizzano uno schema mesh che si unisce a un sail. Il primo consiste, per riassumere, nel creare due tracce orizzontali di fronte alla linea di scrimmage che si intersecano (mesh significa appunto “mescolarsi”), per costringere i due diretti marcatori a fare una scelta, o addirittura a ostacolarsi tra loro, come se dovessero passare su un blocco cestistico. Sul lato dove corre DeVonta Smith, che riceve, si crea una situazione di sail, cioè una combo di tre tracce: una corta ed esterna (quella corsa da Smith), una corner route (o comunque una traccia media verso l’esterno) e una verticale. Così si crea naturalmente spazio nella difesa e si danno 3 livelli di lettura progressivi al quarterback, dal passaggio più corto al più lungo. L'ultimo esempio è un’altra variazione della RPO, la split zone RPO. Il nome si riferisce al tipo di blocco portato dal tight end verso il backside end (cioè l’uomo di linea esterno sul lato opposto a quello in cui si sviluppa l’azione, in questo caso il numero 89 verso il lato sinistro). L’azione poi si sviluppa con un passaggio corto per A.J. Brown, che trova facilmente un primo down anche grazie alla distanza del proprio marcatore. Questa è una delle circostanze che la difesa dei Chiefs dovrà evitare per non concedere yard facili agli Eagles. Approfittando di uno schieramento a zona con l’obiettivo di togliere il fondo del campo, nel Divisional Round contro i Jaguars il reparto guidato da Steve Spagnuolo ha concesso molti passaggi di questo tipo. Kansas è solita disporsi indifferentemente con una o due safety alte; il tipo di atteggiamento che vedremo al Super Bowl sarà, probabilmente, simile a quello tenuto contro Cincinnati. Così come gli Eagles, anche i Bengals hanno un paio di ricevitori dominanti - senza contare l’ottimo Tyler Boyd; soprattutto Ja’Marr Chase è stato oggetto di particolari attenzioni da parte di Spagnuolo e compagni, attraverso l’utilizzo frequente di una bracket coverage (cioè un semplice raddoppio con cornerback e un altro difensore, in genere una safety).

Guardate l’attenzione che genera Chase nella difesa dei Chiefs, che su di lui difende sempre a uomo con l’aiuto di una safety alta. Nel primo caso, è il ricevitore in basso nello schermo; negli altri due, quello più in alto. In questi ultimi, è stato Boyd a sfruttare i maggiori spazi lasciati dalla difesa di Kansas City: al Super Bowl qualcuno oltre a Brown e Smith saprà salire in cattedra allo stesso modo? A differenza dello scorso anno, i Chiefs versione 2022 hanno prodotto moltissimo a livello di pass rush (55 sack, secondi dietro gli Eagles, contro i 31 del 2021), il tutto pur blitzando molto meno (da 33.5% di frequenza a 24.2%). Nel Championship contro Cincinnati, la d-line ha svolto un ottimo lavoro, spesso e volentieri accompagnato da quello della secondaria. Il cornerback numero 1 è L’Jarius Sneed, sicuramente uno dei meno pubblicizzati della Lega. Al suo fianco giostrano i rookie Trent McDuffie e Jaylen Watson. Il primo è senza dubbio una delle note più liete nella stagione dei Chiefs, pur senza mettere a referto un singolo intercetto. Aspettiamoci comunque ampio aiuto da parte delle safety, per evitare di lasciare i cornerback sull’isola contro Brown e Watkins. Da monitorare, ovviamente, sono le condizioni fisiche di Jalen Hurts: l’infortunio alla spalla patito a dicembre continua a limitarlo, come ammesso dallo stesso giocatore nelle conferenze stampa degli ultimi giorni. Arrivare all’atto finale con una partita equilibrata è quasi un’ovvietà, ma è davvero difficile farsi un’idea di come può andare la partita. Ci aspetta un bellissimo scontro tra la squadra migliore della NFL e il suo giocatore simbolo che più la rappresenta.

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