Posizione lo scorso campionato: 6°
Chi in più: Mateo Musacchio, Ricardo Rodríguez, Franck Kessié, André Silva, Andrea Conti, Fabio Borini, Hakan Calhanoglu, Antonio Donnarumma, Leonardo Bonucci, Lucas Biglia, Nikola Kalinic.
Chi in meno: Keisuke Honda, Mario Pasalic, Gerard Deulofeu, Mati Fernández, Lucas Ocampos, Andrea Poli, Alessandro Plizzari, Juraj Kucka, Andrea Bertolacci, Gianluca Lapadula, Mattia De Sciglio, Leonel Vangioni, Carlos Bacca.
La rivoluzione, le sue macerie e le sue luci
La rivoluzione cinese, guidata da Yonghong Li, Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli, ha rovesciato il vecchio gruppo di potere incarnato da Silvio Berlusconi e Adriano Galliani, e cancellato quasi ogni residuo del passato, attraverso una strategia sul mercato aggressiva e per certi versi sorprendente, facilitata dall’assenza di vincoli imposti dal Fair Play Finanziario (almeno per quest'anno).
Subentrata ufficialmente ad aprile, la nuova proprietà ha ricostruito quasi per intero l’undici di base rossonero. In difesa sono stati comprati due terzini offensivi come Andrea Conti e Ricardo Rodríguez, l’ex capitano del Villarreal, Mateo Musacchio, e poi Leonardo Bonucci, il grande colpo dell’estate rossonera, quello che più di tutti ha alzato l’asticella e certificato le ambizioni della nuova dirigenza. A centrocampo sono invece arrivati uno dei migliori registi del campionato, Lucas Biglia, e uno dei migliori rookie della scorsa Serie A, Franck Kessié. Il reparto avanzato è stato infine potenziato con Hakan Calhanoglu, che Vincenzo Montella intende però utilizzare a centrocampo, Fabio Borini e i due centravanti che hanno sostituito Carlos Bacca e Gianluca Lapadula: André Silva e Nikola Kalinic.
Tra le trattative chiuse da Fassone e Mirabelli va aggiunta quella per il rinnovo del contratto di Gianluigi Donnarumma. Un accordo complicato che ha portato in dote anche il fratello Antonio, pure lui portiere.
Il movimento rivoluzionario non ha coinvolto Montella, una delle poche figure rimaste a fare da ponte tra vecchio e nuovo ordine. Le idee del tecnico campano sono state una delle poche certezze del Milan nella scorsa stagione, nonostante una rosa poco adatta al suo modo di intendere il calcio. Come da abitudini, Montella ha cercato un compromesso tra le sue idee e il materiale a disposizione, “sporcando” i princìpi del gioco di posizione con quelli di un calcio reattivo e verticale.
Il Milan ha oscillato tra i due estremi a seconda delle fasi della stagione e dell’avversario affrontato, mantenendo alcuni riferimenti: la costruzione paziente dell’azione dal basso, adattandosi alle linee di pressing avversarie e ricorrendo a giocate schematiche in caso di pressione alta; l'utilizzo di verticalizzazioni immediate verso la trequarti o dei cambi di gioco come inneschi privilegiati della fase di rifinitura; un atteggiamento in generale poco aggressivo in fase di non possesso, aggiustando lo schieramento in base all’avversario con l’idea di coprire il centro e indirizzare la manovra sulle fasce.
Il "Diavolo" ha però faticato a trovare un punto d’equilibrio. Mai davvero in controllo del pallone senza essere pienamente una squadra reattiva, l’assenza di un’identità tattica definita si è riflessa sui risultati: entusiasmanti nella prima parte della stagione (vittoria in Supercoppa italiana contro la Juventus e terzo posto alla fine del girone d’andata), deludenti nella seconda, coincisa con infortuni e cali di rendimento di alcuni giocatori chiave. In particolare di Giacomo Bonaventura e Suso, ai quali erano affidate le maggiori responsabilità creative, compensate solo in parte da Gerard Deulofeu, preso in prestito durante la sessione invernale del calciomercato e decisivo per il raggiungimento del sesto posto.
La ricerca del controllo del pallone
La rivoluzione estiva ha certamente dato a Montella una squadra più vicina ai suoi ideali, attorno a cui modellare un’identità tattica maggiormente definita e orientata al controllo del pallone. Gli acquisti di Bonucci, Biglia, Musacchio e Rodríguez hanno decisamente innalzato il livello della prima costruzione del Milan, portando la qualità e l’intelligenza nella gestione della palla necessaria a risolvere uno dei principali problemi della scorsa stagione: la resistenza al pressing. Ora il Milan ha piedi buoni in abbondanza per aggirare la pressione avversaria e costruire sempre l’azione da dietro.
Il Milan sfrutta un punto debole del centrocampo a rombo del Cagliari: la copertura dell’ampiezza. Rodríguez salta il pressing rossoblù cambiando gioco su Conti e dà il via all’azione del gol di Cutrone.
La vocazione a iniziare l’azione in maniera pulita è così marcata da spingere a giocare palla a terra da dietro davvero in ogni circostanza, anche quando la prudenza suggerirebbe il contrario.
Anche adesso che il Milan non ha più problemi a portare il pallone fuori dalla difesa, l’innesco privilegiato per la fase di rifinitura resta la verticalizzazione verso la trequarti o un'apertura verso i giocatori più larghi, terzini o esterni d’attacco a seconda dello sviluppo dell’azione. A centrocampo manca ancora un giocatore che sappia collegare in maniera fluida le fasi e faccia risalire il campo in maniera più graduale, migliorando non solo la fase di possesso, ma anche il recupero immediato della palla in caso di errore. Avere un centrocampista che raccordi il gioco tra difesa e trequarti aiuterebbe la squadra ad alzare il baricentro e a concentrare gli uomini nella zona della palla, facilitando il pressing immediato in caso di perdita del possesso.
Da Musacchio a Suso: le verticalizzazioni dalla difesa verso uno degli esterni continuano a fare la differenza.
I posti a fianco del mediano sono stati finora occupati da Kessié e da Calhanoglu, due giocatori abituati a pensare in verticale nei sistemi di provenienza, rispettivamente l’Atalanta di Gasperini e il Bayer Leverkusen di Roger Schmidt. Vale la pena soffermarsi sul turco, più portato di Kessié, per caratteristiche tecniche, a interpretare il ruolo di mezzala di possesso. Spostato a centrocampo in pianta stabile da Montella, l’incidenza di Calhanoglu nel gioco del Milan è stata finora limitata. Da mezzala sinistra il turco è chiamato a coordinarsi con Ricardo Rodríguez nella prima costruzione, abbassandosi nello spazio liberato dal terzino quando quest’ultimo si alza per garantire ampiezza in zone profonde oppure facendosi trovare alle spalle del centrocampo avversario quando Rodríguez resta in posizione, quasi da terzo centrale difensivo.
Abituato dal sistema frenetico di Schmidt ad alzare costantemente l’intensità del proprio gioco, soprattutto attraverso verticalizzazioni rapide e frequenti tiri dalla distanza, Calhanoglu fatica ancora a trovare i giusti tempi in una squadra dal possesso più ragionato. Tenuto conto del normale ritardo di condizione (su cui pesa anche la squalifica dovuta al mancato trasferimento al Trabzonspor, che gli ha fatto perdere gli ultimi 4 mesi della scorsa stagione), resta qualche dubbio sulla redditività dell’investimento fatto da Montella. Calhanoglu ha mostrato le cose migliori quando gli è toccato verticalizzare per rifinire la manovra e forse si troverebbe più a suo agio giocando stabilmente tra le linee negli ultimi 30 metri. Anche partendo dall’esterno, accentrandosi da sinistra e giocando in pratica a specchio con Suso, visto che Montella ha mantenuto il 4-3-3 come sistema di base.
In assenza di nuovi acquisti che colmino questa lacuna, la soluzione più immediata resta l’inserimento a centrocampo di Bonaventura. Già formato nel ruolo da Montella durante la scorsa stagione, il numero 5 rossonero completerebbe con Calhanoglu e Rodríguez una catena sinistra decisamente imprevedibile. Vista la naturalezza con cui si muove sia sull’esterno che dentro il campo, Bonaventura potrebbe alternarsi con Rodríguez per dare ampiezza alla manovra oppure scambiare la posizione con Calhanoglu togliendo riferimenti agli avversari.
Il suo ritorno in pianta stabile nell’undici titolare sarebbe però importante soprattutto per riequilibrare le responsabilità creative sui due lati del campo. Come già era capitato nella scorsa stagione dopo l’infortunio di Bonaventura, è toccato a Suso farsi carico di gran parte delle responsabilità nell’ultimo terzo di campo. I suoi isolamenti (con successivo cross o con la classica palla tagliata sul secondo palo rientrando sul sinistro) sono ancora la situazione più ricercata per rifinire o finalizzare l’azione. Suso ha iniziato alla grande, firmando 2 gol e 2 assist nelle prime due giornate, ma è chiaro che una squadra che ambisce a fare il salto di qualità non possa dipendere in maniera così sbilanciata dalla forma di un solo giocatore.
Un possesso più equilibrato sarebbe fondamentale anche dal punto di vista difensivo, per riuscire finalmente a difendersi col pallone. Il controllo della palla sarà la stella polare che guiderà il gioco del Milan in ogni momento. Rispetto allo scorso anno sono infatti diminuite le fasi di attesa nella propria metà campo, in favore di un atteggiamento molto aggressivo sia nella fase difensiva pura che negli attimi immediatamente successivi alla perdita del pallone, per accelerarne il più possibile il recupero.
La partita col Cagliari ha però mostrato quanto siano ancora ampi i margini di miglioramento del pressing milanista. L’uscita delle mezzali sul regista rossoblù (Cigarini) o su uno dei difensori centrali in possesso apriva infatti uno spazio alle loro spalle che il rombo di centrocampo del Cagliari ha utilizzato per creare superiorità numerica sulle fasce (grazie ai tagli verso l’esterno delle mezzali e ai movimenti in appoggio del trequartista, João Pedro, e delle due punte), saltare il pressing milanista e risalire il campo.
Il Cagliari esce dal pressing milanista sulla propria fascia destra, poi Padoin cambia gioco e João Pedro arriva al tiro dal limite dell’area.
Agevolato dal calendario, che ha messo sulla sua strada avversari decisamente inferiori dal punto di vista tecnico, l’inizio di stagione del Milan è stato molto incoraggiante: 6 vittorie in 6 partite ufficiali, con un solo gol subito. Montella ha potuto fare esperimenti – come ad esempio il 3-5-2 visto nella partita di ritorno contro lo Shkendija, che da quando è stato comprato Bonucci in molti vedono come futuro approdo tattico – e testare le connessioni in una squadra ricostruita dalle fondamenta.
In attesa di avversari più complicati da gestire, la linea difensiva, completamente nuova, ha dato buone risposte: Conti si è confermato il terzino che garantisce una spinta continua per tutta la partita con uno stile molto aggressivo in difesa, sempre pronto a spezzare la linea per marcare l’avversario di riferimento; Rodríguez sta imparando a compensare l’esuberanza del compagno sulla fascia opposta per equilibrare la squadra, ma la sensibilità del suo sinistro (anche nei calci piazzati) e la tranquillità nella gestione della palla si sono già rivelate decisive; Musacchio e Bonucci hanno iniziato a conoscersi e hanno permesso di alzare il baricentro di diversi metri e difendere in avanti come piace a Montella.
Kessié ha già preso possesso del centrocampo, garantendo un mix di qualità uniche: forza fisica e strappi in conduzione che ne fanno già un giocatore imprescindibile, nonostante l’errore costato il gol contro il Cagliari. In attacco l’asse a sorpresa tra Suso e Cutrone ha originato tutti i gol segnati su azione in campionato: un’intesa non programmata che è allo stesso tempo uno dei segnali più positivi di inizio stagione, ma anche il punto di partenza dei problemi che deve risolvere Montella.
L’estate eccezionale vissuta da Cutrone (4 gol in 6 presenze) ha infatti rallentato l’inserimento di André Silva, l’acquisto più caro (38 milioni di euro più 2 di bonus) dopo Bonucci. Il portoghese non dovrà soltanto ribaltare le gerarchie con Cutrone, ma dovrà anche gestire la concorrenza di Kalinic, più pronto a entrare stabilmente nell’undici titolare. Montella ha ovviamente la possibilità di modificare il 4-3-3 in favore di uno schieramento a due punte, ma le caratteristiche dei suoi attaccanti sono simili e tradirebbero l’impostazione mantenuta in estate, comportando un cambio sostanziale nel modo di giocare (più verticale e orientato allo sfruttamento delle fasce) e la rinuncia a uno (o anche due) dei giocatori più creativi della rosa: Bonaventura, Calhanoglu e Suso.
Anche se è probabile che il Milan continuerà a muoversi tra diversi sistemi e registri tattici, perché la rivoluzione produca i risultati sperati sono necessari dei punti di riferimento che non trasformino la flessibilità in confusione. Montella ha convinzioni sufficientemente forti e princìpi di gioco chiari per dare le sicurezze di cui la squadra ha bisogno, ma, come ogni allenatore, sarà obbligato a fare scelte dolorose, magari sconfessando in parte l’incredibile campagna acquisti della società.
Un progetto ambizioso
Il tecnico rossonero ha finora tracciato una strada piuttosto chiara e ambiziosa, che punti al controllo del pallone – e quindi costruzione pulita dell’azione, occupazione contemporanea di tutti gli spazi nella trequarti offensiva, aggressività in fase difensiva e negli attimi successivi alla perdita del possesso per tornare velocemente in controllo della palla – senza snaturare l’indole verticale di buona parte della squadra. Le aree d’intervento sono diverse: la gestione della palla e una maggiore imprevedibilità nella fase di rifinitura, per rimediare alle sofferenze in transizione difensiva viste nelle prime partite stagionali (l’ingresso in squadra di Biglia aiuterà, ma c’è bisogno di un altro centrocampista in grado di gestire meglio tempi e modi del passaggio dalla difesa alla trequarti); i meccanismi del pressing e la scelta dei tempi di uscita e contrasto (solo il Genoa ha commesso più falli del Milan dopo le prime due giornate).
Per Jean-Paul Sartre «la rivoluzione non è questione di merito, ma di efficacia, e non v'è cielo. C'è del lavoro da fare, ecco tutto». Per Montella sarà sicuramente una stagione impegnativa.
Miglior scenario possibile
Montella trova l’amalgama ideale: la squadra gioca fasi di possesso brillanti, ma sa anche assecondare la propria tensione verticale a seconda dell’avversario e dei momenti della partita. La nuova spina dorsale (Donnarumma, Bonucci, Biglia e il centravanti) fa la differenza e guida i compagni: il Milan non si accontenta del quarto posto, ma prova a ridurre il gap con Juventus e Napoli. Il che ovviamente non significa lottare per lo scudetto.
Peggior scenario possibile
Montella fatica a trovare un equilibrio, la flessibilità tattica si trasforma in confusione e più di un nuovo acquisto delude: il Milan resta fuori dalle prime quattro posizioni e, come rivelato da Fassone al Guardian, gli investimenti sul mercato si riducono e la dirigenza deve fare i conti con la possibile cessione di un pezzo pregiato della rosa.
Giocatore da comprare al Fantacalcio
Franck Kessié. Ok, ha perso la palla che ha innescato il gol di João Pedro e a volte tende a fidarsi troppo delle sue qualità. Ma basta guardare la prestazione dopo l’errore commesso per capire il livello del giocatore. Nel centrocampo del Milan è già insostituibile e oltre a garantire un rendimento molto alto, può portare diversi bonus. L’anno scorso, all’esordio in Serie A, ha segnato 6 gol: può migliorarsi ancora, specie se verranno confermate le gerarchie di Crotone e sarà lui il primo rigorista rossonero.