Il draft, la lotteria di giocatori “amatoriali” in adozione in tutte leghe principali dalla NBA alla MLB, dalla NHL alla NFL e persino nella lega calcistica della MLS, è uno dei costrutti fondamentali dello sport professionistico americano. Quello NFL è in particolar modo legato a doppio filo con la NCAA (l’ente che si occupa di tutti gli sport collegiali USA). Nessuna lega ha il supporto e l’aiuto che la NCAA rivolge al campionato di football professionistico, e questo rapporto simbiotico è dovuto soprattutto al fatto che sono i due campionati più seguiti degli USA.
Dove vivo io, a Denver, il football regna sovrano. Anche ora durante l’offseason, in cui il football non si gioca da due mesi e non si giocherà fino a settembre, si parla più di football e di mercato che dei playoff NBA o NHL. La situazione è comune ad altre città americane dove il football tende a fagocitare qualsiasi discorso. Anche dove non è presente una locale squadra NFL è infatti spesso presente una prestigiosa squadra di football collegiale, per cui il tifo è veramente intenso. Il football americano è molto più di uno sport in questo paese, basta guardare agli incassi televisivi e alle enormi strutture sportive – ad esempio i 4 stadi la cui capienza supera i 100.000 posti sono tutti stadi di NCAA football.
Pressione
I giocatori collegiali sono molto più che ragazzini che sperano di diventare professionisti, ma lo sono già da anni (quasi) a tutti gli effetti. Ricevono allenamenti da allenatori milionari – gli impiegati pubblici dello stato largamente più pagati di tutti – le loro partite vengono trasmesse in televisione a milioni di spettatori e le squadre hanno tutti sponsor tecnici di primo livello. Se la NFL è la miglior lega al mondo di football, allora il football collegiale di prima divisione si può considerare come la seconda miglior lega al mondo. Immaginate un momento uno scenario in cui i fenomeni dell’Eurolega fossero pagati solamente con borse di studio e avrete una vaga idea della pressione addosso a uno studente NCAA.
Da quest’ottica è molto più facile percepire lo stress della vita da studente-atleta e l’intensità vissuta nel cosiddetto draft process (il percorso dei giocatori dalla fine della stagione collegiale al draft), dove ogni giocatore è sottoposto a provini infiniti, con le squadre NFL che a volte fanno “backround check” che renderebbero invidiosi gli agenti CIA.
Ci sono una serie di processi a cui sono sottoposti questi ragazzi: i primi sono i vari All-Star Game seguiti poi dalla Combine di Indianapolis, dove i migliori prospetti vengono sottoposti a test atletici. Non tutti però vengono invitati ai vari All-Star Game o alla NFL Combine, e per i prospetti più sotto traccia c’è sempre un’altra opportunità d’oro per mettersi in mostra: il “Pro Day” della propria università. È un’occasione per i giocatori per essere testati atleticamente, intervistati e rientrare nei taccuini degli scout NFL.
Sono andato al Pro Day di Colorado a osservare alcuni atleti mettersi in mostra per fare il grande passo, quello verso il football professionistico.
Il giocatore fatto e finito e il diamante grezzo
Due dei quattro giocatori di cui parlerò hanno ottime prospettive di essere scelti al draft, il che significa anche avere una certa garanzia di essere portati avanti dalla squadra che li sceglie ed ambire a una lunga carriera professionistica. Si tratta di due giocatori che non potrebbero essere più diversi per il profilo che si portano dietro. Il primo è Rashard Higgins, detto “Hollywood” per il livello di intrattenimento che ha portato ai tifosi di Colorado State negli ultimi anni.
Higgins corrisponde al profilo del tipico fenomeno NCAA che però, una volta sbarcato in NFL, perde molto impatto nei cuori dei tifosi per via dello scarso upside percepito. Higgins è infatti già al momento, rispetto agli standard pari età, un giocatore fatto e finito.
Higgins è un ex All-American (premio dato ai migliori due ricevitori di ogni stagione NCAA) ed è stato leader per touchdown segnati e yard ricevute nel 2014 di tutto il football di division I. Con quel tipo di produzione sul campo Higgins è diventato uno dei protagonisti più importanti e seguiti del panorama collegiale. Eppure, nonostante sembrerebbe avere un futuro assicurato, le sue prospettive professionistiche sono tutt’altro che garantite. Molti scout e analisti credono sia troppo piccolo di statura e anche troppo lento per essere un vero fenomeno a livello NFL. Higgins è 1,88 per 82 chili molto strutturati, e il fatto che non siano considerati sufficienti dovrebbe far capire il livello della severità di giudizio.
Higgins si è imposto a livello NCAA soprattutto grazie a una tecnica suprema, che usa soprattutto nel correre le tracce e inventarsi giocate spettacolari e fondamentali per la propria squadra. Eppure sembra essere anche questo parte del suo problema: mentre altri prospetti sono molto indietro nella tecnica, gli allenatori del NFL considerano questa in qualche modo “allenabile” e sono molto più intrigati da giocatori esplosivi e grossi ed esplosivi, anche se grezzi tecnicamente. La logica del discorso esiste ma non è sempre corretta. Lo stesso Higgins ci ha ricordato che: «Se sai giocare, sai giocare, Jerry Rice non era il più veloce ma sapete cosa ha fatto, è il GOAT, il più grande di sempre».
E Jerry Rice è effettivamente uno dei migliori esempi della fallacia del processo e di come non sempre il più grosso e il più veloce siano necessariamente il più forte in proiezione NFL. A volte la tecnica di base e la volontà di un giocatore contano molto più di qualsiasi altro fattore.
Higgins è molto sicuro di sé.
Ma se c’è un tipo di giocatore che intriga tutti i coach e general manager NFL è il “diamante grezzo”, giocatori che lasciano intravedere ottime doti atletiche e il cosiddetto “upside”, ma che non hanno inciso particolarmente né in termini di impatto sul campo né dal punto di vista meramente statistico nella carriera collegiale.
Stephone Nembot, oltre ad essere un personaggio incredibile, corrisponde questo profilo. Camerunese di nascita, è in America da solo cinque anni ed è arrivato con pochissime conoscenze del football. Come tanti ragazzini africani, il primo amore sportivo di Nembot è stato proprio il calcio, esperienza che continua ad aiutarlo nell’essere veloce di piedi, fattore importantissimo per un offensive lineman come lui.
Il problema di Nembot non sta nella stazza, è infatti uno dei giocatori più grossi e imponenti dell’intero NFL draft 2016, ma nella mancanza d’esperienza e tecnica dov`è ancora molto acerbo.
Lo stesso Nembot ha raccontato: «sento di migliorare e allo stesso tempo star ancora imparando. Per esempio quest’anno era il primo dove ho cominciato a reindirizzare la protezione, una cosa che non ho mai fatto prima. Vorrei solo che con le conoscenze che ho ora potessi tornare al college (visto che Nembot ha finito la laurea ed esaurito i 4 anni di gioco non può più giocare a football con Colorado nda), solamente per applicare quel che ho imparato quest’anno. Perché quest’anno era il primo vero anno di football per me, dove ho potuto imparare e sapere più cose».
La distanza che separa uno dei talenti più compiuti del college football come Higgins e un ragazzo così nuovo allo sport come Nembot è un abisso. Eppure tra il 28 e il 30 si troveranno in corsa per la scelta della stessa squadra.
A colmare la distanza che separa i due giocatori c’è il concetto di “potenziale”, che è ciò che intriga tutti gli scout, allenatori e general manager NFL. Per quanto in questo momento Nembot e Higgins siano giocatori di competenze e livello assolutamente diverso, la stazza, le movenze e il fisico potente, rendono Nembot il classico caso di giocatore che fa intrigare ogni squadra NFL per quello che potrebbe diventare.
Higgins ha migliorato i suoi numeri della Combine al proprio Pro Day, ed è stato l’osservato principale della giornata, ma è Nembot che ha rubato la scena: quando è apparso davanti agli scout per le misure ha attratto un interesse speciale. Venti uomini letteralmente incollati a guardare un ragazzo che viene misurato e pesato. È un effetto straniante, che lascia pensare a un’asta di schiavi scelti per la loro prestanza.
Il percorso di Nembot è tra i più particolari del mondo del draft, e per questo è anche molto conscio dell’opportunità che ha davanti a sé, e non prende nessun aspetto di questa esperienza per scontato. Mi spiega che per lui «è un privilegio solo sapere che ci sono squadre che mi stanno osservando. Anche se non ce la faccio almeno so che ho avuto un’opportunità. Non prendo niente per scontato, è un esperienza abbastanza cool».
Se da una parte Higgins è molto sicuro di sé, Nembot è un atleta estremamente umile. È anche l’unico di questo gruppo ad aver giocato sia in uno degli All-Star Game di fine anno (lo Shrine Game), che la Combine di Indianapolis, e non ha finito di stupire gli osservatori NFL nemmeno al suo Pro Day, essendo intervistato da diverse squadre dopo la sua prestazione sul campo.
Quella di Stephane Nembot è una storia abbastanza incredibile.
Entrambi hanno buonissime prospettive di essere scelti al Draft e dovrebbero essere entrambi in corsa per una scelta al terzo giorno del draft (dal 4° al 7° giro). Ai due basta una sola squadra, un solo coach che creda nella tecnica di Hollywood o nel potenziale di Nembot.
L’uomo dei record ed il fenomeno nascosto
Questi due ovviamente non sono stati gli unici partecipanti a questi Pro Day. Tutti i vari compagni che li hanno affiancati sperano di avere un’opportunità in NFL.
Il primo è un altro fenomeno del college football, Nelson Spruce. Spruce è il tipico giocatore che domina in NCAA a suon di record ma che viene visto con sospetto in NFL per i suoi limiti fisici e atletici.
Spruce è detentore di praticamente tutti i record per ricezione della storia di Colorado ed anche un paio di record della propria conference, la Pac-12 (che ha prodotto un numero infinito di giocatori NFL, per non dire Pro Bowler e Hall of Famer). Eppure Spruce, ancora più di Higgins, ha ricevuto pochissime attenzioni mediatiche e dai front-office NFL. Nonostante tutto il bene che ha fatto al college è visto come un giocatore molto limitato per i livelli della lega dove l’atletismo e le dimensioni dei giocatori diventano di livello assoluto.
Per Spruce, forse più di qualsiasi altro giocatore, fare una buona prestazione al proprio Pro Day era più che mai essenziale. Per questo si è fatto trovare dimagrito rispetto al peso della combine (e il peso a cui ha giocato per gran parte della carriera), e questo lo ha aiutato moltissimo nei test atletici dove ha migliorato in quasi tutte le prove. Soprattutto nelle 40 yard (il test atletico più seguito, dove i giocatori corrono per 40 yard e che serve agli scout a valutare la velocità del prospetto), Spruce è riuscito a migliorarsi, passando da un quasi 4.70 a un 4.55, molto più nella norma per gli standard, altissimi, della NFL. Può risultare strano che un giocatore che ha giocato a livelli assoluti in college venga valutato non in base a quello fatto sul campo ma più sul come compie esercizi di atletica, non siete gli unici.
Come nel caso di Nembot, le squadre NFL sembrano più disposte a giocarsi un biglietto della lotteria su dei giocatori meno affidabili ma con maggiori potenziali che su giocatori più pronti ma i cui limiti sono più visibili all’orizzonte.
Nelson Spruce tirato a lucido.
Intanto, per Colorado, Spruce è stato stellare negli ultimi due anni ed è stato il leader indiscusso dell’attacco dei Buffs, cosa che invece non si potrebbe dire di Nembot, che era uno dei punti deboli della linea d’attacco dei Rams. Ma la dura realtà del NFL è anche questa: se non hai i requisiti fisico/atletici per dominare rischi di essere dominato dal diretto avversario. Fa parte della natura fisica di questo sport.
Ma se Spruce potrebbe avere una possibilità al draft del 28 aprile è anche grazie ad una vetrina così importante e sottovalutata come il Pro Day.
Mentre mi avvio al secondo Pro Day della giornata vedo che è presentato Morgan Fox, un defensive end che non ha giocato né per Colorado State né Colorado ma per la più piccola Colorado State Pueblo, università che gioca nella division II del college football (un po’ la Serie B del college football).
Fox incarna il giocatore dalle enormi potenzialità che non avendo giocato in grandi piazze in NCAA passa sottotraccia.
È stato uno dei difensori più devastanti della division II, totalizzando il secondo maggior numero di sack nell’intera divisione con 17 in appena 12 partite, una media impressionante. Fox è un defensive end che ha i requisiti fisici necessari per giocare anche a livello NFL (6-4 di altezza per 259 libbre) e la lista di premi e record che ha collezionato è senza fine. Ma questo conta poco, in division II, anche se sei potenzialmente un fenomen,o difficilmente verrai considerato dalla NFL.
Infatti Fox non è davvero un osservato speciale come altri al Pro Day di Colorado, ma è venuto qui per mettersi in mostra sperando che qualcuno si convinca a dargli una possibilità in NFL.
Ma deve aspettare il suo turno, lasciando che i giocatori dell’università di casa si mettano in mostra davanti agli scout. Fox cerca di tenersi caldo, muovendosi costantemente e nervosamente per le quasi due ore di esercizi atletici e allenamenti dei prospetti di Colorado. Ma la maggior parte degli scout hanno già assistito in una giornata intera a due Pro Day e non rimangono per vedere gli allenamenti di Fox e un gruppetto di altri prospetti da scuole minori, costretti dai ritmi infernali di questi appuntamenti a scappare al successivo Pro Day in giro per l’America.
Le speranze sembrano minime purtroppo per lui che dovrà sperare che uno dei pochi scout che sia rimasto l’abbia notato, e che magari si sia interessato a vedere le statistiche e i numeri che ha messo a referto nella sua illustre carriera.
Road to Chicago
Questi sono solo quattro esempi di un processo immenso ed infinito che vediamo ogni anno. Un processo che include un numero illimitato di giocatori che cercano di farcela nella NFL, la più grande, ma anche in tanti modi unica e perfida, lega di football al mondo in cui giocare professionista. La selezione è spietata e per mesi gli scout vanno in ogni scuola ed angolo USA in cerca di fenomeni nascosti come Fox, o di diamanti grezzi come Nembot che potrebbero sviluppare in futuri titolari d’alto livello. O in cerca di conferma di prospetti considerati limitati per il piano di sopra come Higgins e Spruce.
Appuntamento a Chicago dal 28 aprile per il draft 2016.