Guida al college basket 2017/18
Squadre da titolo, eroi di culto e fenomeni per il prossimo Draft, ma prima un punto su tutto quello che sta succedendo in NCAA
La favorita
Bottini: Allora, per rovinarmi la vita più di quanto ci pensi già da solo, sarò io a dire che l’Associated Press nel ranking di inizio stagione ha messo al primo posto i Duke Blue Devils.
Lorenzo Neri: Le alternative c‘erano ed erano anche buone, ma tra chi vede tornare gran parte dell’organico della scorsa stagione e chi invece ha investito molto sulla caccia ai migliori freshman — anche in odore di One & Done, un anno al college e poi via verso la NBA — Duke si presenta ai nastri di partenza con un mix più che interessante, guidata principalmente da due giocatori che si propongo per essere tra i protagonisti della stagione. Grayson Allen, il collegiale più odiato d’America, torna a Durham per il suo quarto ed ultimo anno assetato di vendetta dopo una stagione sottotono; accanto a lui trova il debuttante più atteso, quel Marvin Bagley III che è stato il sogno proibito di tanti atenei, prima di cedere alla corte di Coach K. Già perchè poi ci sarebbe sempre Coach K…
Bottini: Quindi vogliamo far passare sottotraccia come qualche anno fa Coach K reclutasse i giocatori secondo un lombrosiano criterio di white power e irritazione sottocutanea, e ora ce lo ritroviamo tutto gioviale con quattro prospetti tra i primi dieci della nazione a fare il Calippo meglio del Calippo? E che ha già le mani su due dei tre migliori talenti del 2018? Il Signore della Morte ha mille facce e noi cosa diciamo a Coach K? Not this year.
Neri: Beh sì, è riuscito a imporsi nel recruiting in pochissimo tempo, sfruttando la sua fama e un ottimo programma per accaparrarsi i n°1 delle ultime due classi liceali secondo ESPN (Bagley e Harry Giles) e venerdì notte è arrivata la notizia che anche R.J. Barrett, fenomeno canadese classe 2000, vestirà Blue Devil nella prossima stagione. Ma oltre a prendersi i migliori, stavolta ha fatto bene anche nello scegliere i giusti tasselli da inserire a livello di organico. Detto di Bagley, che Coach K ha già anticipato di voler provare in più ruoli e non solo in quello da lungo, ha aggiunto anche la possente point guard Trevon Duval, un tiratore come Gary Trent Jr. e la versatilità offensiva di Wendell Carter in posizione di ala. Insomma, quest’anno non dovrebbero mancargli le bocche da fuoco.
E Duval e Bagley già nella prima partita contro Elon hanno dimostrato un bel feeling
Le alternative
Bottini: Quindi chi può salvarci dal sesto titolo di Duke? Io dico Arizona, Kansas o Michigan State.
Arizona è la squadra con il livello di talento più alto dopo Duke: se quest’anno ha imparato a contenersi, Allonzo Trier è un possibile Player of the Year. Poi ho visto una foto di DeAndre Ayton recentemente e fa davvero impressione: è tipo Apollo Creed con il tiro in sospensione. Se Rawle Alkins torna in campo a breve, nessuna squadra potrà rivaleggiare fisicamente con loro.
Michigan State ha riportato a Lansing tutta la recruiting class dello scorso anno, che era una delle migliori di sempre per Tom Izzo, compreso Miles Bridges che a quest’ora poteva stare tranquillamente in NBA. In più hanno aggiunto Jaren Jackson, figlio d’arte e McDonald All-American. Possono essere loro i successori dei Flintstones o spostando Bridges a giocare da 3 si comprometteranno le spaziature?
Infine Kansas, dopo aver vinto il quattordicesimo titolo consecutivo della Big12, riuscirà a tornare alle Final Four? La squadra è molto buona ma molto corta, anche se molti sottovalutano l’impatto che potrebbe avere Malik Newman. Devonté Graham potrà essere per Frank Mason Jr. quello che Joel Berry è stato per Marcus Paige. Poi quest’estate ho visto Azubuike rompere un canestro sotto i miei occhi, il che lo rende immediatamente uno dei miei giocatori preferiti.
Neri: Il ritorno di Miles Bridges credo sia stata una sorpresa per tutti, Izzo compreso. Per me sono loro i più pericolosi: completi in tutti i ruoli, allenati bene (ok, sono di parte) e soprattutto con una combinazione di capacità, stazza e atletismo che possono vantare in pochi.
Anche Arizona è molto interessante, pronta come sempre a buttarla sulla componente fisica a costo di uccidere le proprie spaziature offensive, e la stessa identica cosa la si può dire anche di Kentucky. John Calipari è famoso per avere grande appeal sui migliori liceali della Nazione con la promessa di renderli pronti al passaggio NBA nel minor tempo possibile, ma con questa strategia riesce a costruirsi ogni anno una corazzata giovane e atletica tale da mettere gli Wildcats sempre ai primi posti dei ranking: tra tutti, Hamidou Diallo è un giocatore che nelle sue mani può fare ottime cose grazie ai suoi incredibili mezzi atletici.
Le possibili sorprese
Bottini: Possiamo dire che queste squadre sono molto superiori alle altre o ci saranno delle sorprese? (SPOILER: è il college basket, ci sono sempre delle sorprese) A me personalmente piace molto USC: già lo scorso anno ha mostrato dei segnali incoraggianti, ma era stritolata in una conference molto selettiva verso alto, mentre quest’anno direi che in Pac-12 dietro Arizona ci sono loro. Il frontcourt Metu-Boatwright è di ottimo livello, oltre a McLaughlin in cabina di regia è disponibile anche Thornton dopo il trasferimento da Duke e hanno quel coltellino svizzero di Melton. In più Enfield è davvero un bravo coach.
Enfield era il coach della Florida Gulf Coast ribattezzata “Dunk City”, una delle squadre più divertenti di sempre. Con Chimezie Metu il coach può riportare un po’ di quella filosofia a South L.A.
Su Wichita State possiamo partire dal fatto che KenPom la metta al primo posto e che finalmente hanno lasciato la Missouri Valley Conference e sono approdati in American, che gli darà la possibilità di affrontare avversari migliori e di conseguenza di ricevere un miglior seeding per il torneo. Praticamente è la squadra che scorso anno è arrivata ad un possesso dallo sconfiggere Kentucky per le Elite Eight. L’unico dubbio è quando torneranno disponibili i due loro migliori giocatori, Landry Shamet e Markis McDuffie, entrambi infortunati in preseason. Ho anche scoperto che questo sarà l’ultimo anno di Connor Frankamp e ammetto che questa notizia mi ha turbato.
Last but not least ho sempre avuto una perversa passione per Bob Huggins e West Virginia, ma quest’anno i Mountaineers sono meglio della squadra che ha buttato l’occasione di eliminare Gonzaga. Jevon Carter è un Mike Conley che la mattina va in classe. Te chi ti giochi qui per iscritto così da farti sbeffeggiare fino a marzo?
Neri: West Virginia sarebbe anche nel mio taccuino se non fosse che tutta quella forza difensiva il più delle volte si perde in maniera oscena in attacco: ho ancora negli occhi l’ultimo possesso contro gli Zags nelle scorse Sweet 16, dove in 25 secondi sono riusciti a conquistarsi tre possessi per pareggiare senza avere la minima idea di come riuscirci.
Il mio dollaro sporco lo metto con grande convinzione su Villanova: la maturazione del coach più elegante di sempre aka Jay Wright ha portato il gioco degli Wildcats non solo ad essere bello da vedere ma pure efficiente, e il titolo NCAA conquistato nel 2016 lo testimonia. Vero, le perdite di Josh Hart e dell’eroe Kris Jenkins sono pesanti, ma Jalen Brunson sembra pronto a prendere le redini della squadra e Mikal Bridges può diventare il miglior two-way player del lotto.
Bottini: Me ne gioco altre due: Miami e Rhode Island. Se Larranaga non verrà ammanettato dai Federali prima di Marzo ha un paio di guardie come Bruce Brown e Ja’Quan Newton a proteggerlo dai guai e in più anche Lonnie Walker, il 5 star recruit che può fargli vincere l’ACC o farlo finire al gabbio (o entrambe le cose). I Rams di Dan Hurley sono fisici, esperti e tignosi: la squadra che non volete beccare al Torneo insomma.
Neri: A questo punto pure io ne aggiungo due. La prima è Cincinnati, che vede tornare i suoi migliori tre realizzatori della scorsa stagione tra cui Jacob Evans, uno dei dark horses per il ruolo di miglior giocatore della stagione. Non aspettatevi partite spumeggianti da parte loro, ma la solidità nella propria metà campo è un fattore che rischia di farsi sentire nella parte finale della stagione.
Infine, non vorremmo mica dimenticarci dei vicecampioni in carica? Gonzaga ha perso gran parte del quintetto in estate, ma coach Few rimane uno dei migliori allenatori del panorama collegiale e la squadra sembra particolarmente lunga anche quest’anno.