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Guida al Chievo 2018/19
17 ago 2018
17 ago 2018
Il club veronese è ripartito da Lorenzo D'Anna, che sta cercando di portare un gioco più propositivo rispetto al passato.
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Piazzamento lo scorso anno: 13°

Chi in più: Semper (Dinamo Zagabria), Barba (Sporting de Gijón), Rossettini (Genoa), Tanasijevic (FK Rad Belgrad), Joel Obi (Torino), Kiyine (Salernitana), Djordjevic (Lazio)

Chi in meno: Gamberini (ritiro), Dainelli (Livorno), Cesar (svincolato), Gobbi (Parma), Castro (Cagliari), Bastien (Standard Liegi), Inglese (Parma)

Una statistica interessante dello scorso anno: il Chievo è stata l’ultima squadra per dribbling tentati (9.9 a partita) e dribbling riusciti (5.4 a partita) dell’ultimo campionato di Serie A.

Tomovic può giocare al posto di Rossettini o Bani, Depaoli può giocare al posto di Jaroszynski (con Cacciatore a sinistra), Obi può giocare al posto di Rigoni, Djordjevic può giocare al posto di Stepinski.

Il 17 luglio, a un mese esatto dall’inizio del campionato, la Procura Federale ha chiesto la retrocessione in Serie B del Chievo. Il precampionato della squadra di Lorenzo D’Anna era iniziato da dieci giorni, nella Val di Pejo.

Alla presentazione della squadra, organizzata all’interno di una umile sala conferenze, mancavano due dei nomi più rappresentativi del Chievo dell’ultimo triennio: Lucas Castro, che ha seguito Maran nell’esperienza di Cagliari, e Roberto Inglese, che era stato acquistato dal Napoli l’anno precedente. Campedelli ha salutato i giornalisti presenti con la voce dimessa e un sorriso fatalista: «Siamo nati per soffrire, siamo destinati a soffrire».

Negli ultimi anni il Chievo era quasi riuscito a mettersi alle spalle quella condizione di provinciale a tutti i costi, di piccola realtà aggrappata con le unghie e con i denti alla permanenza nella massima serie. Lo aveva fatto attraverso le idee e l’organizzazione di Maran, un allenatore capace di portare fino al nono posto una squadra in cui il miglior marcatore (Paloschi) segna 8 gol.

L’anno scorso, Maran si è visto sfuggire il Chievo tra le mani al termine di un mese di novembre più che dignitoso, che lo aveva portato persino a toccare il settimo posto. Poi 2 punti nelle successive 10 partite, e un tracollo verticale interrotto solo alla 35esima giornata con la promozione in panchina di Lorenzo D’Anna, allenatore della Primavera e vecchia gloria societaria, che ha tirato fuori il Chievo dalla retrocessione con 3 vittorie nelle ultime 3 partite.

Forse questi ricordi attraversavano la mente di Campedelli, quando ha espresso l’augurio che il Chievo riesca a essere «quello che è sempre stato, magari brutto, sporco, cattivo, ma che dia fastidio a tutti, in tutti i campi».

La folle stagione del Chievo, divisa tra il settimo e il diciottesimo posto.

Come è andato il mercato

Il mercato in entrata ha iniziato a muoversi soltanto dopo il 25 luglio, il giorno in cui il Tribunale della FIGC ha annullato la richiesta di penalizzazione della Procura Federale. Sulla base di una formulazione dell’accusa approssimativa e irregolare, il giudice ha dichiarato «improcedibile» il deferimento e ha restituito gli atti alla procura («errori marchiani nei numeri e in sede procedurale, (...) quando si ha torto spesso si prova a suggestionare il tribunale», ha commentato l’avvocato difensore del Chievo).

Il futuro del Chievo rimane però sospeso nell’incertezza. Nello stesso grado di giudizio, vale la pena notare, al Cesena è stata confermata per intero la sanzione richiesta dall’accusa, che nel caso del Chievo avrebbe significato retrocessione. A metà settembre avrà luogo il processo di appello, ma è ormai scongiurato il rischio che le sanzioni del tribunale vadano a riflettersi sulla stagione passata.

Nelle tre settimane di mercato che gli rimanevano, il direttore sportivo Romairone ha provato a colmare i buchi di una rosa che aveva ormai da tempo superato il limite delle proprie possibilità. Nel reparto difensivo, il segno del tempo ha inciso più che altrove: sono scaduti i contratti di Dainelli, Gamberini e Cesar, e sono arrivati il 21enne Tanasijevic e il 24enne Barba a far compagnia al 24enne Bani, già 16 presenze nella passata stagione.

A centrocampo, la principale novità è rappresentata dal 20enne belga Sofian Kiyine, appena tornato dal prestito alla Salernitana. Kiyine ha giocato tutte le partite del precampionato, ha segnato un bel gol di testa contro la Virtus Verona e si è guadagnato la fiducia di D’Anna, che già lo aveva allenato nel Chievo Primavera: «Ha corsa, talento e vede la porta, ma deve crescere dal punto di vista tattico. Io punto su di lui e spero di vederlo sbocciare».

Le somiglianze tra Kiyine e Hadji in un video di indubbio impatto.

Kiyine di sicuro è un giocatore molto riconoscibile. È alto 182 cm (stando a internet, ad occhio anche qualcosa di più), porta la chioma afro raccolta in una folta coda e gioca solo di prima, spesso di piatto, spesso in appoggio spalle alla porta. Potrebbe essere più preciso ma è un’interessante arma tattica, e ha un buon tiro dalla distanza. Nel precampionato ha giocato sempre da mezzala, preoccupandosi di velocizzare uno sviluppo del possesso altrimenti troppo farraginoso, e di lottare per le seconde palle a ridosso della trequarti.

Il mercato ha inseguito anche profili diversi: veterani con la valigia sempre pronta (Rossettini), giocatori di mezza età in cerca di riscatto (Obi), e role player ormai ai margini della lega (Djordjevic). Tra questi, Rossettini è quello che ha le maggiori chance di partire titolare. È reduce da una stagione grigia al Genoa ed è quel tipo di difensore che fa ormai parte dell’identità del Chievo: molto lento, precocemente brizzolato, tutto sommato completo. Obi è un acquisto tatticamente inquadrato nel gioco di D’Anna e può coltivare legittime ambizioni, sempre che riesca a evitare i continui infortuni.

In attacco non è cambiato niente. Birsa e Giaccherini trascineranno tutto il peso delle responsabilità creative, mentre il posto al centro del tridente se lo è guadagnato Stepinski con il gol salvezza segnato al Crotone. Alle loro spalle, molti proveranno a diventare titolari durante la stagione: Pucciarelli, Meggiorini, il macchinoso Djordjevic, l’eterno Pellissier, il giovane trequartista Leris, che nel precampionato è stato provato anche da mezzala.

Come attaccherà il Chievo?

D’Anna non ama molto parlare di tattica. Quando ha perso 5 a 0 contro l’Hoffenheim ha premesso: «La cosa che mi preoccupa di più è che non ho visto la squadra lottare. (...) Dobbiamo ritrovare velocemente il nostro spirito battagliero, ritrovato quello si può anche proporre calcio».

Anche quando aveva perso contro il Napoli, con un più lusinghiero 2 a 0, aveva mantenuto ben saldi gli stessi punti di riferimento: «Sono contento per come la squadra è stata in campo, per come ha lottato e per come ha corso». Seguendo la strategia di comunicazione, che va dal consiglio di amministrazione alla guida tecnica, il Chievo sembra pronto a una stagione di grande sacrificio, e alla possibilità di una consistente penalizzazione.

Eppure qualcosa si è intravisto, tanto sul campo quanto nelle interviste di D’Anna. Dietro la scorza di una squadra ruvida votata al contenimento, il Chievo coltiva la lieve ambizione di costruire dal basso. La sensibilità tecnica è bassa, i meccanismi sono ancora rudimentali e la palla trova raramente sbocco una volta arrivata al terzino, ma non è mancato il coraggio di provarci anche in situazione di svantaggio.

Il modulo base è il 4-3-3, e la manovra si concentra quasi esclusivamente sulle catene laterali, con il supporto di Radovanovic che si muove verso l’esterno per creare superiorità. Qualche soluzione più complessa è spuntata fuori quando la prima costruzione riusciva a consolidarsi, come la mezzala Rigoni che si abbassava sulla destra per favorire la sovrapposizione del terzino Depaoli.

L’obiettivo principale è portare il pallone tra i piedi di Valter Birsa, l’unico giocatore in grado di piegare al suo estro il sistema offensivo del Chievo. Nella transizione da Maran a D’Anna, Birsa ha perso la posizione strategica di vertice alto del rombo di centrocampo, ma ne ha conservato le responsabilità. Partendo dalla posizione di ala destra si muove in zone centrali per favorire la risalita del campo, e a quel punto il Chievo si preoccupa di proporre quanti più uomini in ampiezza, confidando nel sinistro preciso e nella visione di gioco sopraffina dello sloveno.

L’azione qui sopra è una delle più interessanti prodotte dal Chievo nel precampionato. Il possesso si consolida a destra dopo un cambio di gioco di Radovanovic verso Depaoli. Contemporaneamente, Birsa si accentra per costruire il triangolo di fascia, Cacciatore e Pucciarelli garantiscono ampiezza sulla fascia opposta. In questo momento il modulo di partenza è completamente trasformato: Rigoni è andato a fare il terzino, Depaoli l’ala, Birsa il trequartista, Leris (l’altra mezzala) la seconda punta.

Poi Birsa valuta le opzioni a disposizione e sceglie di usare Stepinski come sponda. Sul pallone di ritorno, Pucciarelli e Leris hanno già attaccato contemporaneamente l’area da sinistra verso destra. Dopo un ulteriore dribbling, Birsa riesce a vedere con la coda dell’occhio l’enorme spazio che si è creato per l’inserimento di Pucciarelli. Anche se Pucciarelli finisce per sprecare clamorosamente il filtrante perfetto di Birsa, l’azione aiuta a delineare le potenzialità di questo Chievo.

Qualche giorno dopo, in Coppa Italia contro il Pescara, Rigoni ha segnato di testa sugli sviluppi di un’azione simile, ma con Giaccherini che si era ripreso il posto di Pucciarelli.

Ci si può fidare della difesa del Chievo?

A dispetto dello spirito battagliero invocato da dirigenti e allenatore, è la fase difensiva a rappresentare il principale margine di crescita del Chievo. In questo precampionato, chissà se per un caso o per una valutazione tecnica, il Chievo ha affrontato Napoli e Hoffenheim, due squadre che che adottano con disinvoltura i principi del gioco di posizione e giocano ad alti ritmi anche la fase di non possesso. Dal confronto ne è uscito malconcio, 7 gol subiti e 0 segnati.

Il Chievo di base cerca di difendere con un baricentro molto basso, aumentando l'intensità negli ultimi 30, compattandosi in un 4-5-1 compatto per poi ripartire con pochi passaggi. Certo, non tutto sembra poter funzionare per il meglio: ad esempio, a Birsa e a Giaccherini è richiesto un lavoro di copertura delle linee di passaggio che non hanno nelle corde. E in assenza di attaccanti atleticamente sopra la media (aspettando l’esplosione di Stepinski, se mai arriverà), risalire il campo sembra a tratti un’impresa.

Anche la pura difesa posizionale ha mostrato diverse crepe. Nella pesante sconfitta contro l’Hoffenheim, le linee di difesa e centrocampo sono state terrorizzate dai movimenti tra le linee dei giocatori di Nagelsmann, e hanno iniziato a scappare all’indietr, senza avere i mezzi tecnici e fisici per difendere l’area di rigore. L’Hoffenheim si è persino concesso il lusso di passare in vantaggio su colpo di testa, a ricordare che non ci sono più i Gamberini e i Dainelli di una volta. La scelta dei titolari al centro della difesa ci dirà qualcosa in merito alla direzione tattica del lavoro di D’Anna.

Sulla carta, Barba e Bani hanno i mezzi tecnici e fisici per comandare il reparto, ma la continuità di rendimento e l’intesa reciproca sono tutte da provare. Tomovic è stato una sciagura per tutto il precampionato, sia con la palla che senza, ma potrebbe giocarsi la carta esperienza, così come Rossettini. Tanasijevic si è messo in mostra per aver infortunato Insigne e poco altro, l’impressione è che possa vivere una stagione di ambientamento.

L’equilibrio che verrà a trovarsi tra i due centrali influenzerà inevitabilmente lo stile difensivo del Chievo. D’Anna ha detto che intende alzare il baricentro con l’aumentare della condizione fisica, ma prima deve almeno trovare un modo di proteggere l’area di rigore. Poi, chissà, potrebbe anche diventare la squadra divertente che i suoi dirigenti non si aspettavano di aver costruito. Per il momento, le sconfitte nel precampionato possono almeno aiutare nella definizione di un’identità tattica.

Giocatore di cui avere la maglietta

È il 2018 e ancora non avete una maglietta di Sergio Pellissier? Avreste dovuto farlo quindici anni fa. Pensateci, quante altre occasioni credete di avere? Perché dovrebbe sottoporsi ancora, a 39 anni, al supplizio di allenarsi tutti i giorni per poi segnare un solo gol bellissimo in Coppa Italia? È un regalo del cielo.

Se proprio non vi volete comprare quella di Pellissier potete ripiegare sulla 13 di Kiyine, per chi vuole concedersi solo giocate stilose. Però poi dovete farvi crescere i capelli di Kiyine.

Giocatore da comprare al Fantacalcio

Stepinski probabilmente non è l’attaccante su cui puntare per vincere il fantacalcio. Avrà poche occasioni per segnare, spenderà molte energie in fase di non possesso e rischia di prendere molti gialli. Però è uno di quei giocatori potrebbe acquistare popolarità nel corso della stagione. Ha mostrato buoni lampi, un sapiente gioco di sponda, una buona esplosività nel breve e nel lungo, una voglia matta di spaccare tutto. Sul piano della soddisfazione personale, potersi vantare delle proprie intuizioni al momento dell’asta vale almeno metà del premio finale.

Giocatore chiave

Valter Birsa è uno di quei giocatori di cui la provincia del nostro calcio ha disperatamente bisogno. È intelligente, è divertente, è decisivo dalla trequarti in sù. Nel 4-3-3 di D’Anna i suoi movimenti devono compensare diversi equilibri: la sovrapposizione del terzino, l’arretramento della mezzala, l’allargamento del centravanti. Birsa ci mette poco a riappropriarsi del suo ruolo di regista offensivo, e a presiedere da quella zona tutto quello che succede in un attacco altrimenti troppo piatto.

Miglior scenario possibile

Il Chievo si salva giocando un calcio gradevole. D’Anna diventa l’esempio che è possibile coltivare gli allenatori nelle seconde squadre e lanciarli in prima squadra, per di più replicando lo stesso impianto di gioco (e questo fa impazzire i detrattori del metodo belga). Kiyine promette di diventare tutto quello che Witsel non è mai diventato e si prende un posto da titolare (questo fa impazzire i detrattori dei centrocampisti belga). Giaccherini riprende le sembianze di quel suo clone che segnò a Courtois (questo riconcilia le precedenti categorie).

Peggior scenario possibile

Il Chievo retrocede. La retorica da guerra di trincea va in mille pezzi di fronte all'entusiasmo delle neopromosse Parma, Frosinone, Empoli. Il vuoto lasciato da Dainelli e Gamberini torna a tormentare regolarmente la difesa durante l’anno. D’Anna alterna tutti i centrali a disposizione senza trovare la combinazione vincente. Il Chievo non perde la fama di squadra catenacciara ma perde ogni tipo di pericolosità offensiva, finendo per lasciare il solo Pucciarelli a inseguire i lanci lunghi di Radovanovic come un alano al parco.

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